una manciata di more
..."un importante valico e un incrocio di strade"...
AREA PERSONALE
Post n°60 pubblicato il 23 Febbraio 2014 da una_manciata_di_more
“Salta nel buio di una salita gelida, da una finestra rotta. Scappa da un cliente. L'ha sfregiato con un coltello. Da dove poi era uscito sto coltello manco lo ricordava. Lo teneva lui, il cliente. L'aveva abbordata per divertirsi. Con lame, lacci e altre varianti dei passatempi sadici. Lei peraltro batteva per sé. Nessuno l'aveva mai costretta, ché la cosa la divertiva. Parecchio. Anche in mezzo a giochetti come quelli. E si dava solo a chi le piaceva. Il cliente, in questo caso, era un uomo giovane. Bello. Sommariamente ideale, dondolante tra la perfezione intellettuale e la fisica armonia”. Che sia questa la sintesi del vagare tra l'ufficialità e la clandestinità. Ogni donna è abilissima nell'arte del meretricio. Ogni uomo in quella dell'inganno. Nessuna differenza di sostanza. Ma di forma. In entrambi i casi si finge, di scegliere il proprio cliente e la propria prostituta. In entrambi i casi lo status quo delle cose gestisce i fili di burattini sciolti. Considerazione scontata per chi non soccombe alle scelte imposte. Sia per chi palesemente vi sfugga sia per chi apparentemente vi si allinea. Un anarchico, amico di vecchia data, dice che ormai non sopporta più, anzi s'annoia mortalmente a sentire il lamento degli uomini che si costruiscono gabbie dorate o non e poi non respirano. Che almeno lui conosce i propri limiti e l'arte dell'arrangiarsi senza scendere a compromessi con il sistema e con chi del sistema fa parte anche solo superficialmente. Insomma nessuna ammirazione. Un altro amico, anarchico anche lui, e persino stirneriano, biasima chi si lamenta delle gabbie e poi, esattamente come gli uomini banali di cui il primo s'annoia, si lamenta. Perché le sue origini borghesi sono difficili da debellare. E non se ne va in giro con una chitarra in mano, perché non sa suonare, ma con un taccuino su cui scrivere racconti. Questo banalmente vorrebbe dire che nel suo caso per mangiare un pezzo di pane dovrebbe o chiedere l'elemosina agli uomini banali, o mangiare alla caritas (istituzione totalitaria creata dagli uomini banali adhocchianamente), o campare sulle spalle della propria banale e borghese famiglia, o magari fare la scimmia da circo per racimolare qualche soldo, comunque prodotto dal sistema di uomini banali e capitalisti, o rubare agli uomini banali facenti parti del sistema o infine darsi ad altre attività a scapito degli uomini banali. In ogni caso mischiarsi col sistema capitalistico in cui uomini banali e noiosi hanno messo radici, senza porsi domande. Al limite comportandosi da giunchi. Si piegano ma non si spezzano. Ma a questa osservazione sull'arte del campare il primo amico risponde: “diciamo che limito le spese al massimo, e porto sempre dietro una chitarra e altri aggeggi utili. E non dormo tutto il giorno. E poi non ho un lavoro, quindi di tempo per ingegnarmi ne ho”. Che a dire il vero non pare molto lontano come “modus campandi” dalle possibilità prima elencate. Ma gli elenchi, si sa, sono banali e capitalisti. Un altro amico ancora, meno giovane dei primi due, e libertario (si offende se lo chiamiamo anarchico) fa una vita a prima vista allineata e banale. Ha una casa, piccola, con orto. Un lavoro. Una famiglia da mantenere seppure separato (ebbene si, anche i libertari mettono al mondo catene). Ma pare soddisfatto. Certo circondato dal suo piccolo mondo, ha smesso i panni del libertario che indottrina il mondo alla libertà, per dedicarsi alla coltura della bieta. Anche lui convinto che la scelta, la sua scelta, almeno sia pensata e ogni giorno riaffermata. Anche lui annoiato dalla gente banale che si lamenta della mancanza di respiro. Sti' tre prima o poi li farò incontrare. E forse, ma non ne sono certa come non sono certa che la prostituta indipendente si renda presto conto di essere costretta a prostituirsi o l'uomo di essere costretto a ingannare, quel giorno guardandosi scopriranno che si biasimano a vicenda. Uomini banali. Anche loro. Non allineati, non sistematizzati, eppure banali e noiosi come tutti gli altri. Mentre per me, che sono priva di “vena artistica”, sono tutti uomini coraggiosi. Come le puttane che decidono di darsi come e con chi vogliono, quando decidono. Come gli uomini che ingannano. Perché, ma con questo non voglio schierarmi dalla parte di chi normalizza tutti gli agiti o gli atteggiamenti in virtù di quel male comune che è la società, non è facile scegliere liberamente. Non per chi decide di vagare per il mondo con una chitarra in mano e tanti amici da cui farsi ospitare, non per chi lotta contro le proprie tragedie familiari e borghesi, non per chi fugge dall'esterno per crearsi un mondo intorno che rispecchi i propri ideali di libertà e non per chi si costruisce catene e gabbie e con la stessa risolutezza le distrugge per crearsene altre. Ché in fondo, puttana, cliente, libertario, anarchico o banalmente allineato siamo fatti di sangue e testa. Di cuore e ossa. A volte siamo portati a soccombere a un'emozione più forte di ogni convinzione, altre volte siamo portati a lottare ed emergere nella nostra totale diversità in un mondo di uguali. Banale anche questa considerazione...e noiosa. Come ogni pensiero espresso, ormai detto e ridetto, agito e riagito. Eppure la puttana continua a fare la puttana. L'ingannatore l'ingannato e il mentitore. L'anarchico il ribelle col taccuino e la chitarra. L'allineato, apparente o meno continua a affermare la propria indipendenza. E io...io me ne fotto. Perché mi costruisco gabbie che non sono certo di ferro ma neanche di piuma e poi le demolisco. Sperando in fondo di continuare a fare il bello e il cattivo tempo senza rendere conto a nessuno. Sperando in fondo che prima o poi una di queste scelte, mia o della puttana libera, sia scevra da fili invisibili. Un giorno forse. Quando questo sistema sarà soppiantato da un altro e altri reti saranno gettate sul mare dei nostri desideri.
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Post n°59 pubblicato il 19 Gennaio 2013 da una_manciata_di_more
forse è giunto il momento. forse sono arrivate le forbici del tempo e dello spazio a tagliare il legame. i legami. la vita scorsa. non lo so. non sento niente. non so niente. mi tremano le gambe nei pensieri perchè in fondo ci si abitua. al sentimento. al calore.al colore. al freddo. e quando poi spariscono...un po' si muore. magari dopo la morte si muore ancora. o si rinasce. non lo so. resto in attesa mentre vado. con il contrario nelle coste. che se fosse per me non ci sarebbe. potessi contrallarlo sto contrario non ci sarebbe. eppure è lì. e si sente. si sente forte. finchè quest'anno non finisce. questo secolo non finisce. questa pagina. |
Post n°58 pubblicato il 10 Giugno 2011 da una_manciata_di_more
“non essendo radicato nelle singole parti costitutive onelle tendenze unilaterali del gruppo, egli si contrappone a tutte queste con l’atteggiamentoparticolare dell’oggettivo, che non significa una semplice distanza anon-partecipazione, bensì una formazione particolare costituita di lontananza evicinanza, di indifferenza e impegno” Exursus sullo straniero, G. Simmel La citazione mi pare la sintesi del mio modo di rapportarmia tutti voi. e scrivo a te che vivi le stesse discronie chevivo io, pur se in modo differente. La vita da straniero è una vita a metà. E leparole possono essere una pallonata scagliata a freddo su un viso che guardadall’altra parte, in due parole: disorientamento e bruciore. Gestisco spesso ilgioco perché mi è naturale, sono al di fuori e traggo i dadi. Dimentico peròche nel gioco ci sono anche dentro e che la razionalità sragionata alle voltemi trascina nelle sabbie mobili, per cui l’unico modo di salvarsi per respirareancora è l’immobilità. Conclusione: destino certo di morte. Ché l’immobilità ègià morte. (è il principio zero della termodinamica). I passi falsi, poi, sono di lì a pochi metri e la cadutasenza protezione rischia lo schianto e lo spappolamento. Fosse per te tibutteresti, giusto perché non hai cognizione. Io no. La morte, è vero, lainteriorizzo ma la temo ancora. E non ho, per questa volta almeno, intenzionedi contaminarmi. Preferisco rimanere straniero. Di tanto in tanto qualchescambio è ammesso, ma la contaminazione no. E dire che io di contaminazionivivo. Ma sai quando il terreno è arido è facile che s’incendi, si decostruisca.E c’ho impiegato tanto a formulare una bozza di vita fertile. |
Post n°57 pubblicato il 24 Luglio 2010 da una_manciata_di_more
ancora una volta da queste parti: è inutile sta città me la porto dentro anche se non m'appartiene più. il tevere e l'umidità che rende catatonici e sudati. questo mi resta della mia vecchia amata. resta un amore adolescenziale certo di quelli che non si scordano mai. ma finisce così come è cominciato tutto in un bagno di fumo fritto. niente che mi porti a desiderarla di nuovo. niente. perchè n' ho conosciuto troppe altre come troppe alte genti che vi sopravvivono e respirano a mala pena e apreno le cosce come la terra che li accoglie. puttane e puttani. senza però scordare il sapore della vittoria che non è proprio una vittoria ma sicuramente non l'ennesima sconfitta. pittosto quella cosa di mezzo che armonizza la nostra resistenza alla vita indifferente e perchè no? spesso crudele e cruda. ma cosa vi devo dire se non che mi piace proprio per questo suo essere vorticosa imprevedibile e maliziosa anche maligna? c'ha carattere la vita e io amo le personalità forti...quelle che stanno sopra e sovrastano in potenza e atto. quelle che scendono giù giù fino ai confini e più e risalgono a velocità irrilevanti anche ma risalgono. e sono come dire ben pronta a ricominciare uno due e ricominciare uno due e ricominciare all'infinito se dovesse servire a non avere rimpianti se dovesse servire a non sentirmi morta nonostante la tristezza della sopravvivenza. basta che il caldo fa straparlare e fa rotolare quel pò di logica grammaticale che resta sparsa a tocchetti nei neuroni alla fonduta. |
Post n°56 pubblicato il 27 Marzo 2010 da una_manciata_di_more
stordita dal profumo delle fragole pestate mi gongolo sull'altare dell'impudicizia. blasfemia stà lontana da me chè co ste letture atee mi neghi il pensiero errante senza sosta e senza realtà ch'io in fondo amo. e non piegatevi idioti dimentichi alla facilità della ragione che privilegia chi lascia da parte i lavori di mano perchè qualcuno o qualcosa glielo permette. passione. |
Non si può impedire a qualcuno di farsi o disfarsi la propria vita,
si tenta, si soffre, si lotta ma le persone non sono di nessuno,
nel bene e nel male.
P.V. Tondelli
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