Creato da manu_el1970 il 29/04/2009
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« Ma arrivò il mattino... | Gocce di sudore... » |
Foto in bianco e nero compaiono improvvise ed è un tuffo dentro a emozioni, chiuse dentro a casseti del cervello che pensavo dimenticati.
Un vecchio gettone della Sip scovato dentro a un contenitore dove non ci mettevo mano da una vita, lo guardo come una reliquia, sorrido.
Camminando dopo cena sull'argine vicino casa, la sera che avanza, la luce che passo dopo passo diventa lentamente scuro e poi buio, nel mentre il sole ad ovest regala i suoi ultimi raggi che colpiscono delle nuvole e trasformano il cielo in un quadro da levare il respiro.
Il giallo e il turchese, un viola acceso e un blu scuro e poi poco più chiaro, immagini che l'occhio cattura e il cervello respira, poi finiscono dentro a qualche altro cassetto tra le pieghe della mente, pronta a farti rivivere a distanza di tempo le stesse identiche emozioni, solo un po' più amare.
Una lucciola solitaria cattura la mia attenzione, la guardo nella sua danza leggera e sospesa quasi come questo tempo, dove anche le lancette sembrano giocare con le emozioni, passo dopo passo i ricordi affiorano dalle secche di questo tempo che corre così veloce dimenticandosi del bello che fu.
La memoria torna indietro, ad anni innocenti e giochi fatti di niente ma che avevano dentro tutto, volti di amici persi e mai più ritrovati, nomi e sorrisi, occhi vispi e infinite partite a calcio in una via spoglia di auto ma piena di fantasia.
Avevamo poco ma era tutto e quel tutto ci rendeva felici, era ancora lontano il futuro e anche quella voglia di essere già grandi, si era ancora innocenti nei pensieri, maschi con maschi, femmine con femmine, quel prenderle in giro, inventare battute per farsi accettare dagli amichetti, il loro fare più maturo dietro a sorrisi di scherno e in certi atteggiamenti, una battaglia persa in partenza anche se non lo capivamo, poi con il tempo i rifiuti diventarono ricerca e attrazione verso quelle forme che di lì a pochi anni avrebbero perso quell'innocenza.
La sveglia del mattino, inventare mille scuse per rubare pochi minuti a farmi coccolare dal tepore delle coperte, poi quel grido che che faceva capire di poter trovare ben altre coccole.
I riti del mattino, la colazione inzuppando dei biscotti nel tè, vestirsi con la luce fioca di un paio di watt e fuori ancora buio pesto, faccia ancora piena di sonno e un enorme cartella in spalla e via coperti da far vedere solo gli occhi, dai muoviti, dai cammina, dai che sei in ritardi, dai che due palle ma questo lo tenevo per me.
L'odore di pane che veniva dal forno vicino a casa, così intenso che aveva il potere di svegliarmi all'istante, ancora poco traffico per le strade mentre lo sguardo severe di una suora mi accompagnava dentro a scuola.
Il gorgoglio della moka mi riporta nel presente, fuori un bel sole alto e una giornata da inventare, intanto mi verso un caffè nero e fumante da sorseggiare amaro e lentamente, molto lentamente, come si dovrebbe prendere gran parte della vita, giusto per prolungarne il sapore o semplicemente una piccola ribellione a questa società che corre fin troppo veloce.
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