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LA MACCHINA CHE AVEVO...
Post n°336 pubblicato il 24 Luglio 2007 da kleombroto
Stavo facendo una ricerca su internet in merito ad alcune funzioni del menù dei videoregistratori Digital Betacam e Google mi ha fatto scoprire una società di produzioni umbra che, probabilmente, ha fatto uso dei traduttori automatici tipo Babelfish per costruire le sue pagine web in lingua straniera. Infatti compare la scritta, che è già tutta un programma: translations with software automatic system. Non avevo il minimo dubbio! Il risultato di quelle inglesi, in cui mi sono imbattuto io, è irresistibile almeno quanto il mitico Nando Moriconi, l'Americano a Roma interpretato da Alberto Sordi. Alcuni esempi? Productions video I count third per intendere Produzioni video conto terzi... Oppure Tall Definition per Alta definizione. Il massimo per me è la traduzione di Riprese per eventi live con regia mobile ob van fino 6 camere broadcast: Restarts for event live with regal mobile ob van thin 4 (chissà perché 4 e non 6?) rooms broadcast. Non ci credete? Visitate http://www.mgvideoproduction.it/index_in.htm. |
Post n°335 pubblicato il 12 Luglio 2007 da kleombroto
Ci sono dei poveracci che ritengono di essere dei gran furbi. Non riesco a interpretare meglio di così certe e-mail che mi arrivano ogni tanto. Leggete questa qua: >Da: (qui avevano messo il mio indirizzo come se avessi scritto io) A parte il fatto che il cretino, casualmente, ha imbroccato il nome di una persona che conosco (però l'indirizzo che dà, naturalmente, è fasullo) e quindi ho aperto l'e-mail per capire che cavolo voleva questo tizio da me, vi prego di notare che secondo me si tratta dei soliti cinesi che vogliono piazzare medicinali taroccati. Purtroppo le lingue sembrano essere il punto debole dei cinesi, notare la frase: Ciò che ti toglierà dai problemi (che puai anche comprare su internet) sono soluzioni medicinali alle erbe. A parte il "puai" invece che "puoi", trovo irresistibile la costruzione di tutto il periodo, da cui si desume che, se uno vuole, i problemi li "puà" facilmente comprare su internet. E, in effetti, a comprare delle medicine in rete dai cinesi, dopo quello che è successo pochi giorni fa coi dentifrici Colgate al solvente, significa proprio andarsela a cercare. Domain Name: INTIMATERESULT.COM Come vedete, il proprietario si chiama Xin Net Technology Corporation (nome abbastanza collocabile geograficamente), ma la cosa buffa è che il tutto fa riferimento a una persona fisica situata in Sudamerica. Buffa cosa, la globalizzazione, eh? Registrant: Administrative Contact: Steven Marcus
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Post n°334 pubblicato il 08 Luglio 2007 da kleombroto
Mi è capitato varie volte di sottolineare come di Maurizio Costanzo non se ne possa più. Praticamente onnipresente, lavora come la formichina odiosissima della favola di Lafontaine. Sarà perché mi è sempre stata più simpatica quella sfigata della cicala, sarà perché sono convinto che, al giorno d'oggi in Italia è già un miracolo che uno riesca a lavorare "il giusto", questo sciagurato che prende tutto per sé, occupando lo spazio e guadagnando i soldi che potrebbero mantenere più che decorosamente qualche decina di famiglie, mi sta abbastanza antipatico. Non posso quindi non accogliere con soddisfazione questo scritto di Marco Travaglio, che copio e incollo col sorriso sulle labbra, dato che un articolo così vorrei averlo scritto io... Banale cinqueLavorando per la Rai, per la Fininvest, per Mediaset e avendo lavorato anche per La7, era naturale che Maurizio Costanzo facesse un giro anche a Sky, affinché gli abbonati al satellite abbiano anche loro la giusta punizione. Il programma inaugurato dalla Tessera P2 numero 1819 s'intitola "Stella" e si sottotitola "Siete pronti a cambiare?". Nel senso che, se siete pronti a cambiare, avete sbagliato programma. Se invece non siete pronti, allora beccatevi Costanzo tutte le sere via satellite per l'intera estate. Dopodiché, annuncia lui minaccioso, "in settembre ripartirà il Costanzo Show su Canale5". E chi trovasse la sua presenza via etere ancora riduttiva, può sintonizzarsi su Radio Rai a una cert'ora notturna: vi troverà, tanto per cambiare, Maurizio Costanzo che biascica banalità e ovvietà. Il problema di Costanzo è questo: teme sempre di restare disoccupato, anche se non si comprende proprio come la cosa potrebbe accadere. Oltre ai suoi modici impegni televisivi e a quelli della sua deliziosa signora, infatti, l'ex vice-Gelli (nella P2 aveva il grado di Maestro) ha qualche piccolo impegnuccio anche nella carta stampata, curando una rubrica sul Messaggero, una su Panorama, una su Libero e, per passare inosservato, anche una sul Riformista. In più insegna all'università e dirige il teatro Parioli, è consulente di una dozzina di enti locali, fra i quali, almeno fino a qualche tempo fa, la Provincia di Roma e il Comune di Genova. Ha curato l'immagine di Irene Pivetti quand'era presidente della Camera (lei, non lui). Ha collaborato con le Ferrovie dello Stato, infatti guardate come sono ridotte. E ultimamente s'è dedicato, con analogo strepitoso successo, alla Telecom. L'altro giorno qualche quotidiano, con grave sprezzo del pericolo, ha pubblicato la notizia della sua consulenza da 7 milioni di euro per la società così ben gestita da Tronchetti Provera. "È tutto alla luce del sole", ha spiegato lui, meravigliato di tanto clamore, "con fatture e relativi pagamenti di tasse. Da vent'anni sono consulente, ho partecipato a decine di riunioni con i vertici dell'azienda per pianificare le strategie aziendali e gli spot, come gli ultimi con Christian De Sica". Costanzo rivela che i 7 milioni della Telecom si riferiscono anche all'ultima parte della gestione Colaninno-Gnutti-Consorte, quando lui, che all'epoca lavorava già a Canale 5 e ne era addirittura il direttore, lavorò alla "rilettura dei palinsesti de La7 e alle risorse artistiche". In pratica, lavorava per due televisioni concorrenti (si fa per dire, naturalmente). E guardacaso Fabio Fazio, che aveva in programma uno Show proprio in concomitanza col Costanzo Show, fu liquidato con una congrua buonuscita perché non partisse nemmeno. Ma nessuno s'azzardi a parlare di conflitto d'interessi, perché qui il conflitto non si nota proprio: si notano solo gli interessi. Ora pare che Tessera 1819 sia un po' in freddo con Piersilvio, che formalmente sarebbe il responsabile di Mediaset, ma lui non lo nomina nemmeno: quando parla di Berlusconi, lui si riferisce a Silvio, che poi è il padrone. Lo conosce come le sue tasche, dai tempi in cui lui era maestro della nota loggia e Silvio (tessera numero 1816) era un semplice "apprendista muratore". Poi il muratorino superò il maestro. "Con Berlusconi - dichiara Costanzo al Magazine del Corriere - il rapporto è sempre stato chiaro e leale, ma la libertà che si respira su satellite è un'altra cosa". Ecco: il problema è che cosa se ne fa, uno come lui, della libertà. Per invitare Giovanni Falcone, come ai tempi belli, forse ce ne voleva un bel po'. Ma per invitare Platinette e Costantino Vitagliano, Fabrizio Corona e Lele Mora, come fa oggi, della libertà ne può fare volentieri a meno. Resta da capire perché mai, un anno fa, prim'ancora di metter mano alla Gasparri, il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni abbia sentito l'irrefrenabile impulso di nominarlo consulente del governo per "l'innovazione e il digitale terrestre". Forse temeva anche lui che restasse disoccupato. Marco Travaglio - da L'Unità |
Post n°333 pubblicato il 02 Luglio 2007 da kleombroto
Maurizio Tortorici non lo dimentichiamo Un avvenimento tragico accaduto 14 anni fa, la drammatica storia di una vita spezzata. Una vicenda da ricordare e raccontare a chi non la conosce LUCIO BAOPRATI Aprile 1993, Livorno è in piena crisi occupazionale. Dalla Borma al Cantiere è cassa integrazione. La politica parla di nuove aree produttive e di porto turistico. I familiari del Moby Prince chiedono ancora verità. Il Livorno del patron Achilli e Lady Giusy milita nei Dilettanti. Ma è comunque Livornomania: la squadra di Zoratti è in piena corsa promozione. Domenica 18 vince in trasferta a Sanremo e si porta ad un punto dalla capolista Vogherese. Segnano Campistri e Moschetti, doppietta, per la gioia dei mille tifosi al seguito. Tra quei mille c’è anche un giovane meccanico di 22 anni, con la passione per la moto, Maurizio Tortorici. Un ragazzo responsabile e ben voluto. Lo conoscono un po’ tutti, abita nel quartiere San Marco, in via Tranquilli. Una via che gli si addice: per la gente è il classico bravo bimbo. È martedì 20. Da giorni Maurizio sta lavorando ad una moto, una Kawasaki X 250. Verso le 13,15 esce di casa: è ansioso di provarla. Passa da via Solferino, al Bar Danila, dove è solito fermarsi, con lui un amico. Prendono via Salvatore Orlando, l’amico si ferma alle Officine Lami, Maurizio prosegue il suo giro di prova, forse accelera, forse impenna. Su quel tratto è in servizio la Volante della Polizia Stradale comandata dal livornese Flavio Pontanari. Nel weekend i carabinieri hanno ritirato 5 patentini, 10 carte di circolazione e sequestrato 25 ciclomotori. Probabilmente Maurizio lo sa, come sa che la sua moto è senza assicurazione. Probabilmente pensa al padre, che ha problemi di salute: non vuole dargli pensieri, non vuole farlo agitare. Alla sprovvista viene colto da tutti questi pensieri. È un attimo, una scelta istintiva, dá gas. Parte l’inseguimento. Dal finestrino della Volante spunta una pistola. In piazzale Zara vengono esplosi due colpi. Una prima sbandata della moto, poi la svolta in via delle Cateratte. La strada si restringe, un camion gli viene incontro, Maurizio lo evita sterzando bruscamente ma perde il controllo, sbanda violentemente e cade. La moto si va ad incastrare nel guard-rail. Sono circa le 14. Maurizio è a terra, stordito e sulle ginocchia. Il poliziotto Pontanari, arma in pugno, scende dall’auto. Gli balza davanti, gli punta contro la Beretta ed esplode un colpo che colpisce Maurizio all’addome. Pontanari viene allontanato dal collega, la macchina viene circondata da una folla rabbiosa. Arrivano tre volanti, si fanno strada con pistole e mitragliette. Maurizio nel frattempo viene soccorso da un automobilista che lo porta all’ospedale. L’operazione finisce alle 17.30, così come la sua vita. Per i familiari e i molti amici accorsi è una tragedia immane, ma è tutta la città che si sente ferita. Nella notte non mancano momenti di tensione davanti alla questura. Il giovedì successivo 5mila studenti scendono in piazza e convergono nuovamente alla questura dove protestano con un sit-in obbligando il Questore a scendere e dare spiegazioni. Allo stadio uno striscione per Maurizio fa il giro del campo. Un altro, Maurizio nel cuore della Nord è steso sopra lo striscione Fedayn. Partano le indagini, si ipotizza l’omicidio volontario. Ma l’arma è difettosa. Passano 10 anni, Pontanari viene condannato per omicidio colposo. Fa circa due anni, poi la pena è sospesa. Torna a lavorare, prima a Viareggio poi alla questura di Lucca come impiegato civile. Intanto lo Stato vuole da lui i soldi che ha dovuto risarcire alla famiglia Tortorici. Il Tirreno ne racconta il dramma. In una clamorosa intervista il povero omicida accusa la Polizia stessa di mobbing nei suoi confronti. La mattina del 7 febbraio 2006 sale sul tetto del Tribunale di Viareggio e minaccia di buttarsi di sotto. Si dice disperato perché deve pagare allo Stato 125mila euro. Il giorno dopo Stefania Tortorici, sorella di Maurizio, legge la notizia e scrive immediatamente una lettera: altro che soldi, dovrebbe sentirsi disperato per aver ucciso suo fratello. Pontanari dice che da quel giorno la sua vita è diventata un inferno. Ma è sempre la stessa storia, le solite lacrime di coccodrillo. Le armi in faccia continuano ad essere puntate lo stesso, difettose o meno che siano. Ed un brivido corre sulla schiena a ripensare alle parole, raccolte dai testimoni, che Maurizio, sanguinante, pronunciò sul selciato: «Mi hanno sparato. Non ho fatto niente. Muoio...». |
Post n°332 pubblicato il 02 Luglio 2007 da kleombroto
"Copio e incollo" da http://www.senzasoste.it Parlare del paziente lavoro documentario di studiosi come Claudia Cernigoi, Alessandra Kersevan e tanti altri sulla vicenda delle foibe istriane non è solo un'operazione di precisazione storiografica. E neanche solo un occasione per distinguere questi lavori dalla paradossale accusa di negazionismo: dove quest'ultimo nega la mole documentaria in nome dell'estrapolazione di qualche dettaglio lo storiografo la assume tutta e nella sua complessità. Non si tratta di nemmeno un'occasione per fare storia, anche se ce ne sarebbe un gran bisogno, rimettendo al centro dell'attenzione eventi già a lungo discussi quando la storiografia del '900 italiano è tutta da riscrivere. Parlare di questo lavoro documentario è invece mettere in evidenza lo sbarco di Orwell in Italia, che con l'invenzione delle foibe ha scritto un capitolo sinistro della verità istituzionale che si fa verità di fatto in concorso con il potere mediale. Infatti, la vicenda delle foibe dopo l'entrata dei partigiani jugoslavi a Trieste è ristretta a decine di casi, e non a migliaia come deciso dalla verità mediale, è episodica e non ha i caratteri ne' qualitativi ne' quantitativi della pulizia etnica pianificata (ci sono infoibati per pure vendette personali ad esempio). Il ristretto numero di infoibati spiega per esempio il fatto di come gli intervistati in tv siano quasi sempre esuli o parenti di esuli istriani e non parenti di infobati (che, se fossero stati migliaia, avrebbero avuto un numero superiore di parenti a testimonianza). C'è da chiedersi come sia avvenuto tutto questo, come sia potuto accadere che si sia potuto non tanto cambiare interpretazione sui fatti ma produrre una vera e propria storia parallela di questo paese che è diventata verità istituzionale e indiscussa. Tanto che l'attenzione mediale, ma anche la didattica nelle scuole, al 10 febbraio è persino superiore a quella nei confronti del 25 aprile. E tutto attorno a migliaia di infoibati che, fortunatamente, non sono mai stati tali. C'è davvero da chiedersi come si sia naturalizzato quest'evento che rovescia la verità storica su quanto avvenuto sul fronte orientale dove gli italiani diventano martiri del terrore venuto da est quando invece hanno invaso la Jugoslavia, come responsabili diretti di decine di migliaia di morti e corresponsabili dell'invasione nazista di quel paese che ha causato oltre un milione di morti e innumerevoli episodi di indescrivibile atrocità. Tra le spiegazioni possibili ci sta il potere mediale sulla storia, che è una novità dell'ultimo ventennio che gli storici hanno imparato sulla loro pelle, ma anche il declino della capacità della politica di avere una propria idea di storia dopo la crisi delle grandi narrazioni. Da quando si è fatta funzione del mediale la politica ha perso contatto con la ricerca e con la capacità di analizzare il passato. Il problema è che il potere di significazione del passato, che produce qualcosa di esemplare che vale per il futuro, è stato assunto dal mediale che ha cominciato a produrre storia. Dal punto di vista istituzionale questa è stata l'occasione per fare una storia che guarda direttamente alla politica del presente. Creando eventi che mettono in secondo ordine l'origine della costituzione nella lotta partigiana si sono poste le premesse storiografiche per il suo sgretolamento da destra, per un nuovo assetto costituzionale decisionista e liberista. E i teorici dell'"uscita dal '900", nella fretta di sbarazzarsi di un patrimonio storico e nel tentativo di traghettarsi in ogni porto, hanno contribuito ad accellerare questo processo che di emancipatorio non ha proprio nulla e porta le inquietanti caratteristiche dell'invenzione statale e mediale della verità. E siamo arrivati a chi ha tutto da perderci in questo emergere di un nemmeno tanto informale ministero della verità: eppure leggi di esponenti verdi che parlano di "pulizia etnica" dei "comunisti" come se fosse successo davvero, per non parlare del presidente della Camera che qualche mese fa ha tenuto un convegno dove, equiparando i gulag a questo fenomeno mai esistito in questi termini, neanche si è soffermato un attimo sulle fonti documentarie. per l'occasione di questa inventata giornata della memoria incollo quindi il link dell'intero libro "Operazione foibe" di Claudia Cernigoi. http://www.pasti.org/foibets.html Le fonti documentarie su questa invenzione sono state aperte. Spetta ora agli studiosi di storia delle comunicazioni di scrivere "Orwell in Italia, l'invenzione delle foibe". Se il testo della Cernigoi ci aiuta a capire il passato, questo testo da scrivere ci aiuterebbe per il futuro. E ne avremmo un gran bisogno. Piuttosto, a proposito di quanto accadde durante la seconda guerra mondiale in queste disgraziate regioni del nostro Nordest, consiglio un altro spunto di riflessione, tratto sempre da http://www.senzasoste.it: Storia del lager di Gonars, il più grande tra i campi per internati civili operanti in Italia durante la seconda guerra mondialeA seguito della vasta opera di revisionismo storico che sta attraversando il nostro paese, operazione che mira a dare un’immagine distorta e quanto mai lontana dalla realtà della tragica esperienza fascista. L’opera di mistificazione della realtà passa attraverso il mito autoassolutorio dell’”italiano brava gente”, non in grado di compiere le nefandezze dell’alleato nazista, ma al contrario portatore di civiltà e capace di grandi gesti umani. Niente è mai stato più falso di ciò, infatti le truppe e i civili italiani compirono gravi e ignobili crimini, tra i quali uno dei peggiori è stato l’internamento coatto in veri e propri campi di concentramento di migliaia di civili jugoslavi. Molto spesso l’opinione pubblica, in special modo quella italiana, ritiene a torto che la drammatica esperienza dei campi di prigionia durante la seconda guerra mondiale sia stata solamente una prerogativa della Germania nazista o dell’Impero del Sol Levante. La località di Gonars, per molti cittadini livornesi altro non è che un autogrill dove 99 tifosi amaranto furono sequestrati e ingiustamente diffidati. Non tutti sono a conoscenza che quella ridente località friulana ospitò dall’ottobre del 1941 al marzo del 1942 il più grande tra i campi per internati civili operanti in Italia durante il secondo conflitto mondiale. Il campo dipendeva dalla IIª Armata che durante la seconda guerra mondiale occupò, distrusse e incendiò diverse regioni della Jugoslavia. Le finalità di occupazione italiana imposero delle vere e proprie campagne di pulizia etnica, che prevedevano l’internamento forzato di intere popolazioni slave per sostituirle in seguito con coloni di origine italiane. Il campo di Gonars era uno dei molti destinati a tale ignobile scopo. Le condizioni di vita all’interno del campo erano molto dure, a causa del sovraffollamento combinato alla cronica malnutrizione degli internati. Questo trattamento inumano riservato ai civili jugoslavi favorì il diffondersi di pediculosi, scabbia e malattie infettive varie. Particolarmente critica fu la situazione delle donne in stato di gravidanza, che nell’80% dei casi partorirono feti già morti. Lo scarno vitto, del tutto insufficiente a coprire il fabbisogno calorico per una persona, consisteva in una brodaglia con qualche maccherone o un po’ di riso e meno di 200 grammi di pane. Gli stessi internati poi non indossavano altro, se non i vestiti che avevano con loro al momento del loro arresto, condannandoli a enormi sofferenze durante il periodo invernale. Infatti va ricordato che molti degli internati del campo erano seminudi e in molti casi pure scalzi. Va inoltre menzionato che durante il periodo in cui il campo restò in funzione, si ebbero non meno di 439 decessi. Tutto questo per ricordare che il fascismo non è stata una benevola dittatura che spediva al mare i propri oppositori, ma al contrario un feroce regime che perseguiva ferocemente tutti coloro che non si uniformavano alle sue leggi. La cosa più triste è che di questi campi non rimane quasi più traccia alcuna, cancellati da uno stato apparentemente democratico che in realtà non ha mai rotto quei legami col regime fascista. RIFERIMENTI AL TEMA web: www.gonarsmemorial.org Alessandra Kersevan, Un campo di concentramento fascista. Gonars 1942-1943, ed. Comune di Gonars /Kappavu, 2003 |
Post n°331 pubblicato il 01 Luglio 2007 da kleombroto
Mika Brzezinski, conduttrice della trasmissione Morning Joe della rete Msnbc, ha dimostrato di essere una giornalista. da www.beppegrillo.it |
Mi è arrivato anche questo tentativo comico di phishing, al solito scritto coi traduttori automatici. Ma chi può pensare che esista qualcuno così idiota da credere a un messaggio simile? Non ho elementi per affermare che il tizio sia coinvolto nelle mail contraffatte, certo è che nei paesi dell'est europeo Internet viene usata con disinvoltura estrema... Un tentativo così patetico di phishing non può non far venire in mente la storiella del virus albanese... |
Post n°329 pubblicato il 28 Giugno 2007 da kleombroto
Vi ricordate "In fuga per tre" (oppure l'originale francese "La capra") dove un vero delinquente, appena uscito di galera, si ritrova a fare il babysitter a un imbranato, sfigato, stupido poveraccio che aveva assaltato una banca?
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Post n°328 pubblicato il 22 Giugno 2007 da kleombroto
Eccomi qui in questo nuovo ambiente di lavoro. Piccolo piccolo, spartano come in molti casi si intende l'ambiente dove si montano i servizi per il telegiornale. Conta soprattutto che mi pagano, del resto io devo lavorare, mica fare volontariato, e che posso firmare i miei montaggi (a Rainews 24 questo non accadeva, venivo inserito nel rullo di coda e basta; i lavori montati al Mc Donald's pechinese, in quanto appaltati, vanno in onda pure loro senza firma). |
Post n°327 pubblicato il 14 Giugno 2007 da kleombroto
Ho avuto problemi enormi di connessione (ho un cellulare Vodafone che uso come modem) per quanto riguarda tutti i servizi di Libero.it, compresa l'e-mail e, naturalmente, anche ad accedere alla community.
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Post n°326 pubblicato il 01 Giugno 2007 da kleombroto
Ultimi minuti del mio contratto RAI. Da domani inizia un'altra avventura, la scrittura del mio terzo libro. Quindi, non avrò da annoiarmi. E chissà che non trovi il tempo di aggiornare questo blog un po' più frequentemente. Oltre al libro, naturalmente, prosegue la collaborazione col "Mc Donald's pechinese" e ho in essere una trattativa per passare la stagione estiva con un network privato. Che mi dite? Esiste da qualche parte un tizio cui chiedere se per piacere le mie giornate possono durare 36 ore invece delle 24 che bastano ai comuni mortali? |
Post n°325 pubblicato il 15 Maggio 2007 da kleombroto
Ho avuto un bel po' di cosette da fare in questi giorni, il blog ne ha risentito. Però mi corre l'obbligo di denunciare un paio di episodi di semianalfabetismo. Primo: sono abbonato a un certo numero di servizi via web, alcuni dei quali inviano offerte di lavoro. Devo incazzarmi o mettermi a ridere se mi arriva un annuncio con la seguente frase: |
Post n°324 pubblicato il 04 Maggio 2007 da kleombroto
Proibito sull'isola dell'amore il "Love Bug", stimolatore sessuale azionato a distanza Il Love Bug, dal sito della Ann Summers NICOSIA (Cipro) - Fate la guerra, non fate l'amore. O, almeno, fatelo nei modi più tradizionali possibili. Il vecchio adagio figlio della rivoluzione sessuale e pacifista anni '60 viene rovesciato proprio nella terra che, secondo la mitologia greca, ha visto nascere la dea dell'amore Afrodite: l'isola di Cipro. Dove le autorità locali hanno messo fuori legge un nuovo modello di vibratore. Motivo? Il telecomando senza fili che lo aziona, che ha un raggio di azione di sei metri, ed è per questo accusato di essere "una minaccia alla sicurezza nazionale". Le onde radio che emette, insomma, interferirebbero con i sistemi militari.
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Post n°323 pubblicato il 01 Maggio 2007 da kleombroto
Tradizionale "concertone" del Primo Maggio in piazza San Giovanni. Oggi ricordiamo le vittime del lavoro, le cosiddette "morti bianche". Un breve filmato trasmesso da Rainews 24 ci fa vedere Vauro Senesi, il vignettista del "Manifesto", che sta scrivendo: "Perché si chiamano morti bianche?". Poi disegna un operaio e, con la gomma, lo fa sparire. Risposta: "Perché vengono cancellate". Vorrei però ricordare anche i mei colleghi della Orbit, una volta ci lavoravano 700 persone e ora sono 200, 100 delle quali in Cassa Integrazione. Rilancio un appello andato in onda ieri durante "Tempi dispari" su Rainews 24. Andrea Rivera, intervistato da Silvia Arcelli, ha detto: "... cercherò di portare la voce di operai che, purtroppo, hanno voce soltanto nelle manifestazioni in cui perdono ancora dei soldi per mantenere il posto di lavoro, perché fare degli scioperi, in Italia, vuol dire perdere 100, 200 euro a sciopero, e per loro è tanto. Io ricordo sopratutto gli operai della FIAT, di Melfi, ricordo tutti i cassaintegrati, ricordo... c'è una società, che adesso ti dico al volo... perché avevo promesso a loro di ricordarli, se la mandate in onda sono contento... perché mi ha telefonato il sindacalista... perché nessuno dello Stato li ascolta... è la Orbit Communications di Roma, di Tor Sapienza... che da 700 unità sono passati a 200 e 100 sono in cassa integrazione... Vorrei che qualcuno facesse qualcosa per questa gente". |
Post n°322 pubblicato il 30 Aprile 2007 da kleombroto
Roma, 30 aprile 2007. Vado alla filiale della Banca di Roma/Capitalia di Saxa Rubra per ritirare lo stipendio, anche perché ho un disperato bisogno di contante. Arrivo davanti alla porta e scopro che le luci sono spente. L'agenzia è chiusa, per uno sciopero indetto da tutte le sigle sindacali. Ecco, si scrive "sciopero", si legge "ponte". Venerdì 27 sono arrivato a Saxa dopo le 17, colpa mia, vabbè, ma il 28 era sabato, il 29 domenica, domani è il 1° maggio. I sindacati dei bancari (e non solo) hanno un enorme talento nell'indire scioperi di venerdì, così il weekend diventa un po' più lungo, per loro che hanno 15 mensilità e per quelli, come me, che devono "allungare il collo" un altro giorno. Figuriamoci quando si presenta l'occasione di agganciare tra loro sabato, domenica e martedì! |
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