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"A novembre potevamo sfasciarci, ora siamo campioni d'Europa. Il calcio è questo. Questo successo è stato costruito sul momento di difficoltà che abbiamo vissuto all’inizio della stagione. Me lo godo più di quanto non abbia fatto nel 2003, perché ad agosto avevamo iniziato con tante incertezze e le certezze le abbiamo trovate giorno dopo giorno. La mia è una gioia da condividere con tutte le persone che mi vogliono bene, con i tifosi e la famiglia. Perché alla fine si lavora e si cerca di vincere proprio per vedere la felicità di chi ti sostiene". Carlo Ancelotti, allenatore del Milan

"Il Milan ha probabilmente meritato di vincere, hanno alcuni giocatori fantastici. Ora abbiamo bisogno di andare avanti e rafforzare la nostra squadra, ma questo club può fare ancora un'altra di queste finali, ne sono sicuro". Gerrard, giocatore del Liverpool

 

COPPA ITALIA 2007

"Non avevo ancora vinto niente. Sono diversi anni che faccio l'allenatore ora una 'coppettina' la potrò mettere in bacheca anch'io: avevo detto a Mancini che se non avessi vinto mi sarei fatto prestare una delle sue. Il merito è dei ragazzi. La squadra ha passo avanti notevoli in questa stagione, ma anche nella scorsa. Dedico questa vittoria anche al presidente Franco Sensi» Luciano Spalletti, allenatore della Roma

"La Roma è stata bravissima all'andata, noi oggi siamo stati straordinari, abbiamo fatto la gara che volevamo, ma siamo stati sfortunati a non andare in gol nel primo tempo. Per me c'era il rigore su Stankovic. Nel secondo tempo siamo stati eccezionali, poi l'espulsione ci ha tolto un giocatore importante (Cordoba)". Roberto Mancini, allenatore Inter

 

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BUON COMPLEANNO

Post n°58 pubblicato il 26 Luglio 2007 da freccia_argentea
Foto di freccia_argentea

Ottant'anni di vita e una storia che non si misura solo con i successi.

Una bacheca che non si può considerare da museo del calcio: tre scudetti, otto coppe Italia, una coppa delle Fiere, un torneo anglo-italiano

 La Roma è la squadra più cinofila d'Italia: il film "Cinque a zero" di Mario Bonnard, ispirato dal clamoroso successo sulla Juventus del 15 marzo 1931, è la prima pellicola italiana dedicata al calcio.

E poi la musica: dalla famosa canzone "Campo Testaccio" modellata su un tango argentino a "Roma Roma" di Antonello Venditti e alla recente "Mai sola mai" di Conidi

Il teatro: la commedia "Raggio di luna" 

IL PRIMO SCUDETTO Dopo due secondi posti (1930-31 e 1935-36) e la conquista della Coppa Coni - antesignana della futura coppa Italia -, la Roma festeggiò il quindicesimo compleanno con il primo scudetto della sua storia. I simboli di questo successo sono l'allenatore austroungherese Alfred Schaffer, il centravanti Amedeo Amadei, nato a Frascati e ribattezzato il Fornaretto, il portiere Guido Masetti, riportato in campo dopo l'addio all'attività. La Roma conquistò il titolo solo l'ultima giornata, battendo in casa 2-0 il Modena con i gol di Cappellini e Borsetti. I giallorossi chiusero a 42 punti, secondo il Torino a 39 e terzo il Venezia a 38. La partita chiave fu il successo conquistato 1-0 sul campo del Venezia con una rete di Amadei - 18 gol il suo bottino finale - e le grandi parate di Masetti. La Roma di Schaffer è una squadra esperta, che pratica un calcio basato sulla forza della difesa e sul contropiede, affidato alla velocità delle ali Krieziu e Pantò.
LA COPPA DELLE FIERE Il periodo più oscuro della Roma è legato al dopoguerra. La Roma visse anni durissimi, con la retrocessione in serie B nel 1951, il momento più buio della storia giallorossa. Dopo l'immediata risalita in serie A, la Roma alterna luci e ombre, fino alla conquista della coppa delle Fiere, madre della coppa Uefa, nella stagione 1960-61. I giallorossi, allenati dall'argentino Carniglia, raggiungono la finale dopo aver eliminato U. St Gilloise (0-0 e 4-1), Colonia (2-0, 0-2 e 4-1 nello spareggio), Hibernian (2-2, 3-3 e 6-0 nello spareggio). Nella doppia finale, la Roma supera il Birmingham: 2-2 in Inghilterra, 2-0 all'Olimpico con l'autorete di Farmer e sigillo di Pestrin. I 12 gol dell'argentino Pedro Manfredini si rivelano decisivi. La vittoria in coppa delle Fiere è un exploit isolato, che avrà un bis nella conquista della prima coppa Italia, nel 1964. I problemi economici della società non consentono di aprire un ciclo. È una Roma a tratti bella, ma povera.
LO SCUDETTO DEL DIVINO Il secondo scudetto passa alla storia come simbolo dell'era-Falcao. In realtà, la Roma dei primi anni Ottanta è figlia del progetto dell'ingegner Dino Viola, divenuto presidente nel maggio 1979, e di un allenatore svedese che inaugura a Roma l'era della "zona". Viola e Liedholm costruiscono una squadra di campioni: Falcao e Bruno Conti, Ancelotti e Tancredi, Nela e Maldera. Il capitano, il simbolo, è Agostino Di Bartolomei. Lo scudetto della stagione 1982-83 è il picco di un ciclo straordinario. Dal 1980 al 1986 la Roma vincerà quattro coppe Italia (1979-80, 1980-81, 1983-84, 1985-86) e raggiungerà la finale di coppa dei Campioni, maledettamente persa ai rigori all'Olimpico con il Liverpool il 30 maggio 1984. Lo scudetto del 1983 matura dopo un duello con la Juventus di Platini: la conquista matematica avviene l'8 maggio 1983, 1-1 in casa del Genoa. La omenica successiva, grande festa allo stadio Olimpico e storico concerto di Antonello Venditti al Circo Massimo, con una cornice di oltre 300 mila persone che cantano "Grazie Roma" tra i monumenti della Città Eterna.
BATIGOL E TOTTI Dopo la ricostruzione con Mazzone e il calcio spettacolo di Zeman, il presidente Franco Sensi, proprietario unico della Roma dal 9 novembre 1993, decide che è arrivato il momento di vincere. Sensi capisce di avere in Francesco Totti il miglior talento del calcio italiano e vara un progetto ambizioso, modellandolo sul suo giovane campione. Nell'estate 1999, Sensi ingaggia Fabio Capello e il centravanti Vincenzo Montella. Non basta per vincere: lo scudetto finisce sulle maglie della Lazio. Nell'estate 2000, Sensi svuota il portafoglio, affidando la campagna acquisti a Franco Baldini. La Roma acquista Emerson, Samuel, Zebina, ma, soprattutto, l'argentino Gabriel Batistuta, pagandolo 70 miliardi di lire. I gol di Batistuta alla fine si rivelano determinanti, ma la Roma vince l'ennesimo duello con la Juve grazie anche al talento di Totti, alla duttilità tattica di Delvecchio, agli affondi di Cafu e Candela e al muro difensivo rappresentato dall'argentino Samuel. Due mesi dopo la Roma vince la Supercoppa di Lega, ma il ciclo di Capello finisce qui, condito da due secondi posti pieni di rimpianti.
LA "PRIMA" DI SPALLETTI Dopo l'era Capello, la Roma sprofonda in una grave crisi economica. La cura dimagrante porta alla perdita di pezzi da novanta ed alla pessima stagione 2004-2005, in cui i giallorossi si salvano solo alla penultima giornata - 1-0 in casa dell'Atalanta - ed al cambio di quattro allenatori. Nell'estate 2005, arriva Luciano Spalletti, che ha appena trascinato l'Udinese in Champions League. L'allenatore toscano ricostruisce la Roma partendo dalle fondamenta. Fissa le regole dello spogliatoio, introduce una nuova cultura del lavoro e lancia un nuovo modulo di gioco, il 4-2-3-1, che fa diventare la Roma la squadra più spettacolare del calcio italiano. Dopo il record delle 11 vittorie consecutive nel 2006, nella seconda stagione di Spalletti, la Roma conquista la coppa Italia (6-2 e 1-2 nella doppia finale con l'Inter) e chiude il campionato al secondo posto.
Fonte: Gazzetta.it

 
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