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PERCHE' E COME DIVENTARE VEGETARIANI, OPUSCOLI PER GENITORI E FIGLI!!!

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PROTESTA

Post n°304 pubblicato il 08 Agosto 2008 da wolf_72dc

Riaprite il blog di modelle.vegan

riaprite TOP VEGAN MODELLS

 
 
 

PROTESTA PETA!!!

Post n°303 pubblicato il 14 Luglio 2008 da wolf_72dc
Foto di wolf_72dc

Protesta in topless per le attiviste della Peta. Chiuse in gabbia, hanno manifestato a Sydney, in Australia, di fronte a uno dei ristoranti della catena Kfc, che vende pollo fritto. "Chicks agree: boycott Kfc", recitano i cartelli: ragazze (anche pollastrelle in inglese) uniamoci, boicottiamo Kfc. La manifestazione è stata interrotta dall'arrivo della polizia

 
 
 

Ue, via libera al "pollo al cloro"

Post n°302 pubblicato il 29 Maggio 2008 da wolf_72dc

Tanto per darvi idea, di cosa vogliono farci mangiare.... già sappiamo che i Polli vengono allevati in lager.... già non bisognerebbe mangiare la loro carne, ma oltre a questo anche la beffa:


Era stato messo al bando nel 1997

Proteste immediate di ambientalisti e produttori
ROMA - Dal 1997 era al bando in Europa. Oggi con una decisione che fa discutere la Commissione Europea ha dato il via libera al pollo al cloro importato dagli Stati Uniti. I commissari hanno posto fine a un embargo che durava da undici anni contro le carni bianche americane, trattate con sostanze a base di cloro. L'esecutivo comunitario ha proposto di autorizzarne l'importazione per un periodo transitorio di due anni, dopo che Washington aveva chiesto l'apertura delle dogane europee.

Le condizioni.
Il provvedimento dovrà passare nelle prossime settimane all'esame del Comitato per la salute animale e la catena alimentare: ratificare o bocciare la proposta, per trasferirla eventualmente al Consiglio Agricoltura. L'apertura delle frontiere sarà però soggetta ad alcune condizioni. Dovrà essere usata una sola sostanza chimica a base di cloro, tra le quattro utilizzate comunemente per disinfettare il pollame. Sarà proibito l'uso di cocktail di sostanze e il lavaggio dovrà avvenire con acqua potabile. Inoltre le aziende saranno tenute all'uso di etichette in cui si espliciti che il prodotto è stato decontaminato con il cloro, mentre le autorità americane dovranno fornire dati sulla possibile resistenza agli antibiotici che questi trattamenti potrebbero provocare.

Tutte le sostanze in questione, si legge nel comunicato della Commissione, "sono state valutate scientificamente dall'Efsa (l'autorità per la sicurezza alimentare europea) sui loro possibili effetti diretti sui consumatori e tutte hanno ricevuto un parere positivo".


Le reazioni. Nonostante le rassicurazioni di Bruxelles, la decisione ha provocato le immediate proteste delle organizzazioni del settore, in primis ambientalisti e produttori europei. D'altronde la differenza tra Europa e Stati Uniti nella produzione di pollame è ben radicata. La normativa americana autorizza le aziende, al momento della macellazione, a disinfettare in superficie le carni bianche con una soluzione di sostanze clorate per sopprimere eventuali batteri come quello della salmonella. Mentre l'Europa, in questo settore ha scelto di applicare misure igieniche rigorose, e quindi anche più costose, lungo tutta la catena alimentare, dalla fattoria alla tavola.

Contrari ambientalisti e produttori.
Sul piede di guerra la Coldiretti che afferma: "Occorre impegnarsi per evitare che questa preoccupante novità arrivi sul mercato comunitario senza che imprese e consumatori ne sentano il bisogno". Dello stesso avviso anche Legambiente. "Se l'Europa ha scelto di degustare il pollo in varechina - dice l'organizzazione ambientalista - l'Italia non deve rinunciare a difendere la sicurezza sanitaria dei suoi consumatori e la sua tradizione enogastronomica, nota in tutto il mondo per la salubrità e tipicità dei suoi prodotti".

Anche gli ambientalisti si preoccupano non di migliorare lo stato di allevamento dei polli, ma soltanto didifendere la propia FILIERA!!! VERGOGNATEVI!!!




 
 
 

Post N° 301

Post n°301 pubblicato il 02 Maggio 2008 da wolf_72dc
 

tratto da : http://www.scienzavegetariana.it/news_dett.php?id=491

Effetto serra: vince l'alimentazione vegetariana sul consumo "locale" | 25/04/2008

Per risparmiare gas serra, molto più potente mangiare "vegetale" che "locale".

Uno studio di due ricercatori della Carnegie Mellon University, pubblicato nel numero di aprile 2008 della rivista scientifica Environmental Science and Technology, mostra che "comprare locale" ha un'importanza limitata, per risparmiare gas serra, mentre è molto più "potente" la scelta di consumare cibi vegetali anziché animali, consentendo un "risparmio" fino a 8 volte maggiore.

I motivi dello studio

Gli studi sul "consumo sostenibile" offrono ai consumatori un numero sempre crescente di informazioni relative all'impatto sull'ambiente in generale, e sul clima in particolare, delle loro scelte di consumo. Molti di questi studi hanno concluso che l'impatto dei singoli individui è dovuto a tre fattori principali: il cibo, l'energia usata in casa, e i trasporti.

I ricercatori della Carnegie Mellon, Christopher Weber e Scott Matthews, affermano che di questi tre fattori, quello del "cibo", cioè di che cosa ciascuno sceglie di mangiare, è il più "potente", perché:

  • è quello che in termini quantitativi ha il maggior impatto.
  • Ha il maggior livello di scelta personale, perché non dipende dalle normative, dalla disponibilità di mezzi pubblici o di fonti di energia alternative, ecc. Sul che cosa mangiare il singolo consumatore ha pieno potere.
  • Si può applicare già subito, non è a medio o lungo termine come possono esserlo altri aspetti che implicano cambiamenti nelle infrastrutture, nei beni disponibili, nella tecnologia usata.

Tra i vari consigli sul come scegliere il cibo, negli ultimi anni si è fatto strada quello di "mangiare locale": nel 1995 è stato coniato il termine "food-miles", che potremmo tradurre come "km-cibo", che misura quanto il cibo viaggia dalla sua produzione al consumatore finale. Maggiore sono i "km-cibo" di un dato alimento, maggiore è il suo impatto negativo sull'ambiente, e il consiglio è quindi quello di consumare cibi prodotti il più vicino possibile, per risparmiare km-cibo.

Lo studio di Christopher Weber e Scott Matthews ha voluto però misurare quanto davvero impatta sul risultato finale il viaggio dal produttore al consumatore, rispetto ai costi totali (in termini ambientali) di produzione del cibo, per capire se conviene davvero puntare sul "consumare locale" o piuttosto su altri aspetti. Il loro studio ha quindi considerato l'intero ciclo di vita della produzione dei cibi, dalla produzione delle materie prime, al trasporto, fino all'arrivo sulle nostre tavole e ha calcolato in particolare l'impatto sull'effetto serra di tutti questi passi.

I risultati: locale "contro" vegetale

Il risultato, pubblicato ad aprile 2008 sulla rivista Environmental Science and Technology, è stato che le emissioni di gas serra (non solo di CO2, ma di tutti i gas che contribuiscono all'effetto serra) associate al cibo sono dominate dalla fase di produzione, che contribuisce per l'83%, piuttosto che dal trasporto delle materie prime, che contribuisce per l'11%, o dal trasporto finale dal produttore al consumatore, che contribuisce solo per il 4% (ed è questo che viene considerato nel calcolo dei km-cibo).

Il che significa che "comprare locale" può contribuire solo per un 4-5% al risparmio nell'emissione di gas serra. Risparmi davvero rilevanti si ottengono solo scegliendo invece i cibi che, nella fase di produzione - che è quella che impatta davvero - sono più "convenienti", cioè i cibi vegetali.

Gas serra emessi per la produzione di cibo

In questo grafico possiamo chiaramente vedere quanto l'effetto serra causato dalla produzione di carne, pesce, uova e latticini (i cosiddetti "cibi animali") sia maggiore di quello causato dalla produzione di vegetali. Carne, pesce e uova impattano sul totale per il 40%, i latticini per il 18%, i cereali per l'11%, la frutta e i vegetali per l'11%, le bevande per il 6%, gli oli per il 6% e rimane poi un 8% di "altro".

Carne, pesce, uova e latticini sono responsabili di oltre la metà delle emissioni di gas serra per la produzione di cibo, quasi il triplo di quelle derivanti dalla produzione di cereali, frutta, verdura (gli ingredienti di base dell'alimentazione vegetariana).

Misuriamo i km-cibo

I ricercatori hanno anche calcolato i km-cibo per le varie categorie di alimenti e scelte di consumo. Per dare una definizione applicabile alla vita di tutti i giorni a questi risultati, hanno calcolato i "km equivalenti" dei vari tipi di scelta, cioè i km che si dovrebbero fare in auto per produrre la stessa quantità di gas serra ottenuti invece dalla produzione o dal trasporto del cibo. O, per dirla in un altro modo, i km che si "risparmiano", in termini di gas serra, decidendo di comprare i prodotti locali, e quelli che si risparmiano scegliendo invece certi tipi di cibo al posto di altri.

Ed ecco i risultati.

In una famiglia media, scegliendo di comprare solo prodotti locali per un anno intero, si "risparmiano" 1600 km.

Scegliendo di mangiare cibi esclusivamente vegetali anche per un solo giorno la settimana, si risparmia già di più, 1860 km.

Scegliendo di mangiare cibi esclusivamente vegetali per tutto l'anno, si risparmia molto di più, quasi un ordine di grandezza: 13.000 km.

Il che significa che l'alimentazione 100% vegatale è otto volte più potente di quella "locavora" (cioè che prevede solo consumi di prodotti locali), in termini di risparmio di emissioni di gas serra.

Non solo gas serra

Va notato che il consumo diretto di alimenti vegetali, piuttosto che la produzione di vegetali da usare come mangime per animali da cui si "ricavano" i "cibi animali" (carne, pesce, latte, uova), è benefico per l'ambiente non solo per prevenire l'effetto serra, ma anche per molti altri aspetti che questo studio non ha preso in considerazione: sono tante le ricerche e i dossier di istituzioni sovrannazionali che mostrano come con un'alimentazione a base vegetale, o per lo meno con una drastica diminuzione del consumo di alimenti animali, si possa alleggerire moltissimo la nostra "impronta ecologica" sul pianeta.

Questo nuovo studio sui gas serra ne è solo l'ennesima riprova.

Preparando i nostri piatti con ingredienti vegetali anziché animali si può risparmiare, nel processo di produzione, fino al 90% dell'energia e dell'acqua, oltre il 90% dei vegetali coltivati e delle terre coltivabili, per non parlare della drastica riduzione nell'uso di sostanze chimiche (fertilizzanti, erbicidi, pesticidi) e dell'eliminazione del problema enorme dello smaltimento delle deiezioni degli animali d'allevamento (sotto forma di liquami altamenti inquinanti).

Conclusioni: sì locale, ma ancora di più vegetale!

Questi dati non devono servire a concludere che non sia importante "consumare locale": ogni abitudine positiva per il risparmio energetico, anche se impatta in modo blando, è giusta e va sostenuta. Ma i risultati dello studio ci dimostrano che, se è giusto seguire questa "buona norma", a maggior ragione è giusto e importante imparare una sana abitudine che ci fa risparmiare molto di più, fino a 8 volte tanto: l'abitudine a diminuire il più possibile il consumo di carne, pesce, latte, uova - fino anche all'eliminazione totale, perché maggiore è la diminuzione, maggiore è il guadagno per l'ambiente.

Fonte:

Christopher L. Weber and H. Scott Matthews, Food-Miles and the Relative Climate Impacts of Food Choices in the United States, Environ. Sci. Technol., 16 Apr 2008

 
 
 

news:

Post n°300 pubblicato il 19 Marzo 2008 da wolf_72dc
 

Esperti di salute nel mondo raccomandano la dieta vegetariana
La dieta vegetariana non protegge soltanto la salute personale ma contribuisce anche alla salvaguardia dell'ambiente, così hanno affermato i responsabili della salute della Chiesa avventista a livello mondiale, riuniti in un congresso all'Università avventista di Loma Linda, California.
13 marzo 2008

Organizzato 25 anni or sono da numerosi professionisti avventisti, il Congresso sulla nutrizione e il vegetarianesimo quest'anno ha riunito oltre 700 rappresentanti provenienti da tutto il mondo. Gli avventisti hanno contribuito a confermare i benefici della dieta vegetariana che prima del 1950 era considerata "con molto scetticismo". Il dottor Allan Handysides, direttore del dipartimento della Salute della Chiesa avventista, ha sottolineato che l'opera dei pionieri in questo campo ha fatto progressi e in occasione dell'ultimo Congresso avventista sull'alimentazione, che ha avuto luogo dal 4 al 6 marzo scorso, oggi i consumatori tendono ad evitare la carne per salvaguardare la natura e i diritti degli animali.
"Certamente queste sono buone ragioni, ha sottolineato Handysides, ma chi tende a divenire vegetariano lo fa anche e soprattutto per ragioni di salute. Infatti gli avventisti hanno anche l'abitudine di fare ginnastica regolarmente, bere molta acqua ed esercitare uno stretto controllo sull'alimentazione. Nutrire le nazioni del mondo in rapida crescita diventa un grosso problema. Per far crescere il corrispondente di una libbra di proteine vegetali, occorrerà un decimo di acqua e di energia in meno di quella richiesta per la medesima quantità di proteine animali. Non ci possiamo aspettare che tutta la popolazione del mondo accetti di divenire vegetariana, ma se convincessimo ad esserlo almeno per due volte la settimana, e la cosa è fattibile, avremmo grossi vantaggi".
Gli oratori hanno anche presentato i meriti di una dieta vegan - vegetariani che mettono da parte uova, latte, formaggi e spesso anche sottoprodotti animali quali le gelatine ed il miele - sono particolarmente magri ed hanno un tasso di colesterolo più basso dei vegetariani, hanno sottolineato gli oratori. Tuttavia studi preliminari indicano che i dati di mortalità nei vegan sono leggermente più alti dei vegetariani. Questi dovrebbero probabilmente adeguare maggiormente l'apporto di vitamina B-12 e di calcio".
Handysides aggiunge: "Possiamo dire che la dieta vegan è superiore alle altre, tuttavia la dieta vegetariana è superiore ad una dieta che include la carne. I benefici ottenuti dalla cioccolata che contenga almeno il 75% o più di cacao, apporterà una maggior quantità di sangue al cuore e al cervello dell'anziano. Le qualità protettive e antiossidanti della cioccolata spesso sono diminuite dal latte e da altri additivi del cacao".
I partecipanti al congresso hanno sottolineato che noci, mirtilli, lamponi ed altre bacche colorate favoriscono l'aumento del colesterolo buono, l'HDL.
Il ricercatore della cattedra della Loma Linda University, il dottor Joan Sabati, che per primo ha scoperto una diecina di anni or sono la diminuzione dei rischi di attacchi al cuore del 30 e 40% grazie ad una dieta che comprende un quarto di tazza di noci quattro volte alla settimana, ha spiegato che i sottili involucri marroni di mandorle e arachidi sono le parti più nutrienti.
Il dottor Peter Landless, vice direttore dei Ministeri della Salute della Chiesa avventista, presentando l'astinenza dall'alcol, altro segno distintivo dello stile di vita avventista, ha detto che se anche un uso limitato di alcol riduce i rischi di attacchi al cuore, i presunti benefici non cancellano gli effetti delle miriadi di sostanze dannose. Introdurre l'alcol in casa può drasticamente accrescere la probabilità di indurre all'alcolismo un bambino. Infatti, il 40% dei bambini si avvicina all'alcol prima dei 14 anni.
L'anno prossimo gli esperti della salute della Chiesa avventista si riuniranno a Ginevra, Svizzera, con i rappresentanti dell'Organizzazione mondiale della salute per la prima Conferenza internazionale sugli stili di vita.

 
 
 
 
 

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