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FONTE LA REPUBBLICA..... MICA PIZZA E FICHI!!!!!

Post n°299 pubblicato il 28 Gennaio 2008 da wolf_72dc

La produzione di bestiame mondiale è responsabile di più gas dell'intero sistema dei trasporti
Il consumo di carne raddoppierà entro il 2050, se non varieremo l'alimentazione
La bistecca fa male alla Terra
l'effetto serra ci cambia la dieta
di MARK BITTMAN
NEW YORK - Un cambiamento epocale nell'uso di una risorsa che si dà per scontata potrebbe essere imminente. No, non si tratta di petrolio, ma di carne. Come il petrolio anche la carne è soggetta a una domanda crescente a mano a mano che le nazioni diventano più ricche e ciò ne fa salire il prezzo. E come il petrolio anche la carne è qualcosa che tutti sono incoraggiati a consumare in quantità minori. La domanda globale di carne si è letteralmente impennata negli ultimi anni, sulla scia di un benessere crescente, alimentata dal proliferare di vaste operazioni di alimentazione forzata di animali d'allevamento. Queste vere e proprie catene di montaggio della carne, che partono dalle fattorie, consumano quantità smisurate di energia, inquinano l'acqua e i pozzi, generano significative quantità di gas serra, e richiedono sempre più montagne di mais, soia e altri cereali, un fatto che ha portato alla distruzione di vaste aree delle foreste pluviali tropicali.

Proprio questa settimana il presidente brasiliano ha annunciato provvedimenti di emergenza per fermare gli incendi controllati e l'abbattimento delle foreste pluviali del Paese per creare nuovi pascoli e aree di coltura. Negli ultimi cinque mesi soltanto, ha fatto sapere il governo, sono andate perse 1.250 miglia quadrate di foreste.

Nel 1961 il fabbisogno complessivo di carne nel mondo era di 71 milioni di tonnellate. Nel 2007 si stima che sia arrivato a 284 milioni di tonnellate. Il consumo pro-capite di carne è più che raddoppiato in questo arco di tempo. Nel mondo in via di sviluppo è cresciuto del doppio, ed è raddoppiato in venti anni. Il consumo mondiale di carne si prevede che sia destinato a raddoppiare entro il 2050.

Produrre carne comporta il consumo di tali e tante risorse che è una vera impresa citarle tutte. Ma si consideri: secondo la Fao, la Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite, le terre destinate all'allevamento del bestiame costituiscono il 30 per cento delle terre emerse non ricoperte da ghiacci del pianeta. Questa stessa produzione di bestiame è responsabile di un quinto delle emissioni di gas serra della Terra, più di quelle emesse dai trasporti nel loro complesso. Uno studio dello scorso anno dell'Istituto nazionale di scienze dell'allevamento in Giappone ha stimato che ogni taglio di carne di manzo da un chilogrammo è responsabile dell'equivalente in termini di diossido di carbonio alle emissioni di una vettura media europea ogni 250 chilometri circa e brucia l'energia sufficiente a tenere accesa per 20 giorni una lampadina da 100 watt.

Cereali, carne e perfino energia sono collegati tra loro in un rapporto di interdipendenza che potrebbe avere spaventose conseguenze. Benché circa 800 milioni di persone di questo pianeta soffrano la fame o siano affette da malnutrizione, la maggior parte dei raccolti di mais e soia coltivati finiscono a nutrire bestiame, maiali e galline. Ciò avviene malgrado un'implicita inefficienza: per produrre le stesse calorie assimilate tramite il consumo di carni di bestiame allevato e il consumo diretto di cereali occorrono da due a cinque volte più cereali, secondo quanto afferma Rosamond Naylor, docente associato di economia all'università di Stanford. Nel caso di bestiame allevato negli Stati Uniti con cereali questo dato deve essere moltiplicato ancora per dieci. Negli Stati Uniti l'agricoltura praticata per soddisfare la domanda di carne contribuisce, secondo l'Agenzia per la Protezione Ambientale, a circa tre quarti dei problemi di qualità dell'acqua che caratterizzano i fiumi e i corsi d'acqua della nazione.

Considerato poi che lo stomaco delle bestie allevate è fatto per digerire erba e non cereali il bestiame allevato a livello industriale prospera soltanto nel senso che acquista peso rapidamente. Questo regime alimentare ha reso possibile allontanare il bestiame dal suo ambiente naturale e incoraggiare l'efficienza dell'allevamento e della macellazione in serie. È tuttavia una prassi che provoca problemi di salute tali che la somministrazione di antibiotici è da ritenersi usuale, al punto da dar vita a batteri resistenti agli antibiotici.

Questi animali nutriti a cereali contribuiscono oltre tutto a una serie di problemi sanitari tra gli abitanti più benestanti del pianeta, quali malattie cardiache, alcuni tipi di cancro e diabete. La tesi secondo cui la carne fornisce un apporto proteico è giusta, purché le quantità siano limitate. L'esortazione americana quotidiana a consumare carne - del tipo "guai a te se non mangi la bistecca" - è negativa.

Che cosa si può fare? Risposte facili non ce ne sono. Tanto per cominciare occorre una migliore gestione degli sprechi. A ciò contribuirebbe l'abolizione dei sussidi: le Nazioni Unite stimano che questi costituiscono il 31 per cento dei guadagni globali dell'agricoltura. Anche migliori tecniche di allevamento sarebbero utili. Mark W. Rosengrant, direttore della tecnologia ambientale e della produzione presso l'istituto senza fini di lucro International Food Policy Research afferma: "Occorrerebbe investire nell'allevamento e nella gestione del bestiame, per ridurre la filiera necessaria a produrre un livello qualsiasi di carne".

E poi c'è la tecnologia. Israele e Corea sono tra i Paesi che stanno sperimentando tecniche di sfruttamento delle scorie e del letame animale per generare elettricità. Altro suggerimento utile potrebbe essere quello di far ritorno al pascolo. Mentre la domanda interna di carne è ormai uguale ovunque, la produzione industriale di bestiame è cresciuta due volte più rapidamente dei metodi di base di sfruttamento delle terre, secondo quanto risulta alle Nazioni Unite. I prezzi reali di carne bovina, di maiali e pollame si sono mantenuti costanti, forse sono perfino scesi, per 40 anni e più, anche se ora stiamo assistendo a un loro aumento di prezzo. Se i prezzi elevati non costringono a cambiare le abitudini alimentari, forse sarà tutto l'insieme - la combinazione di deforestazione, inquinamento, cambiamento del clima, carestia, malattie cardiache e crudeltà sugli animali - a incoraggiare gradualmente qualcosa di molto semplice: mangiare più vegetali e meno animali.
Nel suo studio del 2006 sull'impatto dei consumi di carne sul pianeta, intitolato "La lunga ombra del bestiame", la Fao dice: "È motivo di ottimismo prendere atto che la domanda di prodotti animali e di servizi ambientali sono in conflitto tra loro ma possono essere riconciliate". Gli americani, in effetti, stanno comprando sempre più prodotti eco-compatibili, scegliendo carni, uova e latticini prodotti con metodi sostenibili. Il numero dei prodotti e dei mercati di questo tipo si è più che raddoppiato negli ultimi 10 anni.

Se gli attuali trend continueranno, invece, la carne diventerà una minaccia più che un'abitudine. Non diventerebbe del tutto insolito consumare carne, ma proprio come i SUV dovranno cedere il passo a vetture ibride, l'epoca dei 220 grammi al giorno di carne sarà giunta alla fine. Forse, dopotutto, non sarà poi così drammatico.
(copyright The New York Times)
(Traduzione di Anna Bissanti)


(28 gennaio 2008)
 

 
 
 

BUON 2008

Post n°298 pubblicato il 02 Gennaio 2008 da wolf_72dc

A tutti .... ma sopratutto alla Simo.....

Auguro un anno con meno carne per tutti!!!!

 
 
 

AUGURI

Post n°297 pubblicato il 20 Dicembre 2007 da wolf_72dc

AUGURI AD UNA PERSONA SPECIALE

lotta guerriera!!!

 
 
 

Post N° 296

Post n°296 pubblicato il 06 Dicembre 2007 da wolf_72dc

Polli messi al forno, prima di “impazzire”
di Guglielmo Donadello - 11/10/2005

Fonte: disinformazione.it

Questo articolo è datato, ma purtroppo molto attuale!
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Polli messi al forno, prima di “impazzire”
Guglielmo Donadello, consulente aziendale settore zootecnico e agroalimentare (Liberazione, 19 novembre 2000)

 

Che cos’è oggi il pollo da carne? Stiamo parlando di broiler.

 


Tutti i polli che compriamo e mangiamo, in tutto il mondo, sono oramai solo di un paio di razze ibride (denominate COBB 500, i cui brevetti sono in mano alla The Cobb Breeding Company LTD), nate nei segreti laboratori di genetica applicata, selezionate esclusivamente per l’ingrassaggio. Il risultato di queste selezioni è una vera macchina biologica ad elevatissimo “indice di conversione”: un broiler mangia un chilo e mezzo di mangime e ne “produce” uno di carne. Lo fanno vivere solo 35 giorni (non ha neanche il tempo per diventare pazzo). Questi polli denominati “galletti” quando arrivano a “maturazione” pesano vivi in media sui 2,3 chili e preparati a busto circa 1,2. Per avere queste rese così elevate e cicli biologici così accelerati servono allevamenti e mangimi adatti.

 

Come vengono allevati
Si chiama allevamento integrato. Assoggettato, cioè, alla filiera industriale della produzione di carne, le cui principali fasi sono: produzione della gallina ovaiola, incubatoi delle uova, produzione dei pulcini, magnifici, macelli, industria di lavorazione, logistica, commercializzazione nella rete della grande distribuzione organizzata. Nel nostro paese due aziende controllano oltre il 70% del mercato. Una è l’AIA del gruppo Veronesi e l’altra è del gruppo Amadori.

 


L’allevamento viene svolto in grandi capannoni dove possono stare decine di migliaia di volatili: con una densità di 10-15 per metroquadro, sino a 30 chili di “carne” a mq. (I regolamenti UE per gli allevamenti biologici stabiliscono in tre polli per metro quadrato la densità massima ammissibile). Beccano tutto ciò che ha colore paglierino, giorno e notte, grazie all’illuminazione artificiale. Le temperature sono sempre elevate (anche a causa della luce e delle deiezioni, che vengono raccolte con una ruspa per la produzione della pollina, sottoprodotto usato come concime agricolo o combustibile; e fino a 10 anni fa come mangime per bovini da ingrasso).

 


Le condizioni igieniche sono terribili. Gli animali vivono dal primo all’ultimo giorno della loro brevissima vita calpestando e dormendo sulle loro deiezioni. Le infezioni batteriologiche sono contrastate dal primo all’ultimo giorno di vita con gli antibiotici contenuti nei mangimi; ma per i virus – come si sa – non ci sono farmaci. Da qui l’uso di vaccini che, come è noto, creano una quantità di anticorpi che contrastano l’estrinsecazione delle manifestazioni patologiche del virus, ma impediscono la eradicazione dello stesso, consentendo che animali solo apparentemente sani siano commercializzati: con il rischio che il virus si trasferisca dall’animale all’uomo. A questo si aggiunge il rumore spaventoso provocato dal pigolare di 50.000 – 100.000 animali spaventati, tenuti in quelle condizioni.

 


L’organismo del broiler, che è pur sempre un animale diurno, viene messo a dura prova, l’apparato digerente stressato, la sua capacità di resistenza agli agenti patogeni fortemente indebolita. Nel territorio dove sono inseriti, senza un minimo di criterio di biosicurezza, questi allevamenti sono delle vere e proprie bombe batteriologiche, pericolose e costose per tutta la collettività. Pericolose, in quanto incubatoi di possibili virus trasmissibili agli uomini, come salmonelle e influenze; costose, come il caso dell’ultima peste aviaria costata alla sola regione veneta 110 miliardi, e altri 500 allo stato.

 

Cosa mangiano

 


I polli dovrebbero mangiare mais, soia e fibre. Trasformano proteine vegetali in proteine nobili. I broiler, che rappresentano il 99% dei 520 milioni di polli e dei 22 milioni di tacchini che mangiamo ogni anno, mangiano esclusivamente mangimi industriali, prodotti in larghissima misura da due o tre aziende. Le formule di questi mangimi sono top secret; possono in questo modo metterci dentro di tutto e di più. Il mais e la soia, che sono i componenti principali (fino al 60/70%), sono in grandissima parte di importazione e di produzione transgenetica, perché costano meno. Contrariamente alle normative per i bovini, i mangimi per pollame e tacchini possono contenere farine di carne e di pesce, pannelli di olio esausto, grassi di origine animale. La vicenda di due anni fa dei polli belgi alla diossina è dovuta a un “eccesso” di PCB, ma se sta nei limiti tollerati si può dare da mangiare ai polli anche oli esausti di motori.

 


Ma i risultati migliori si ottengono con le proteine animali derivate dalle interiora, dalle teste, dalle zampe, dalle piume derivate dai loro fratelli morti in precedenza; oltre alle proteine animali acquistate dove costano meno (farine di sangue e di pesce). Ai polli ed ai tacchini ne vengono somministrate una quantità fino al 30% nel tacchino, un po’ meno per il pollo.

 

Cosa si ottiene

 


Si ottengono dei pulcinotti venduti come galletti o tacchini, con una carne senza gusto né qualità organolettiche, e di dubbia salubrità.

 


I polli così allevati se li cucini due minuti di più letteralmente si sbriciolano, se li lasci raffreddare rilasciano il classico odore di pesce con cui sono stati allevati. Oggi la carne di pollo non viene offerta da nessun ristorante degno di questo nome, viene data solo nelle mense delle fabbriche, delle scuole o per le mense delle famiglie sotto i due milioni al mese.

 


Per i tacchini è ancora peggio: la carne è letteralmente immangiabile. Amadori la tritura, aggiunge un po’ di manzo e propone in questi giorni con la pubblicità i rotoloni di carne “per una buona domenica da passare in famiglia”. Questi rotoli sono fatti con la carne di tacchini con aggiunta di carne di manzo e – come si dice in gergo – con la giusta quantità di aromatizzanti.

 


Nessuno, ad esclusione dei pochi NAS, protegge i consumatori. Nessuno controlla, e i nostri 7000 veterinari pubblici, come da precise istruzioni, guardano, registrano, e alla fine non possono fare altro.

 

 
 
 

solo X LA SIMO!!!

Post n°295 pubblicato il 06 Dicembre 2007 da wolf_72dc

UNIAMOCI TUTTI e CONCENTRIAMOCI su chi sta peggio in assoluto e viene ignorato anche dalle associazioni animaliste...

Sono giorni intensi... probabilmente anche domani sarò discola come oggi e mi vedrete di sfuggita...

...stavo per dire: come il Sole quando fa capolino tra i nuvoloni (...hihihi...).

ECCO COSA MI HA APPENA INOLTRATO UN AMICO (grazie Carlo!!). Posterò solo la situazione dei Polli perchè, tra le altre, è sicuramente la peggiore. Ero indecisa anche sulla situazione delle lumache, cucinate vive, ma questo è accaduto anche ai Polli al tempo dell'influenza aviaria e qui in Italia non si consumano certo lumache (salvo rare eccezioni), quindi concentriamoci e UNIAMOCI TUTTI x salvare sugli ultimi degli ultimi: i Polli.

Polli
In natura polli e galline vivono in gruppi di 5 o 6 femmine capeggiati da un maschio, il gruppo vaga compatto alla ricerca di cibo. Di tanto in tanto gli animali scavano un buco nella terra e si fanno un bagno di polvere per liberare le penne e la pelle dai parassiti.
Per sfuggire ai predatori, scappano sugli alberi. Nel gruppo tutti si conoscono e ognuno sa qual è il suo rango e quello degli altri, l'ordine gerarchico è stabilito e fatto rispettare a suon di beccate.
Nei moderni allevamenti i polli da ingrasso sono stipati in capannoni su superfici libere ma estremamente ridotte: lo spazio per ogni pollo non supera i 20-30 centimetri quadrati, tanto che se uno di loro volesse muoversi dovrebbe mettersi d'accordo con tutto il resto dei polli. Gli animali devono raggiungere il peso ottimale per la vendita in soli 38 giorni.
La loro alimentazione è estremamente spinta, l'illuminazione, anche se non intensa per evitare l'eccessiva attività, è costante in modo tale che i polli si nutrano ininterrottamente nell'arco delle 24 ore. Il peso corporeo troppo elevato e raggiunto in un così breve periodo, non permette alla struttura ossea di svilupparsi ed adeguarsi. Negli ultimi giorni della loro vita questi animali si muovono con difficoltà a causa delle ossa e delle articolazioni deformate. La lettiera su cui vivono non viene mai cambiata ma viene sostituita solo quando, trascorsi i 38 giorni, vengono portati al macello e sostituiti con nuovi animali. Questo comporta una forte esalazione di gas e produzione di ammoniaca che provoca gravi malattie respiratorie. Sono sottoposti a continui trattamenti farmacologici, necessari per sopportare lo stress e le parassitosi, conseguenza inevitabile di un tale sovraffollamento.

Galline ovaiole
Le galline ovaiole sono rinchiuse in gabbie dove lo spazio riservato ad ogni individuo è uguale alla superficie di un foglio A4. Ogni gabbia contiene 4 animali che non riescono nemmeno ad aprire totalmente le ali, non possono circolare, sono praticamente costretti a rimanere fermi in fila di fronte alla mangiatoia. Questa situazione, insostenibile per loro, provoca un notevole stress che scaturisce in atteggiamenti aggressivi. Per evitare danni gravi si ricorre al taglio del becco quando sono ancora nella fase di crescita. Questo taglio, che non viene effettuato in maniera professionale, oltre ad essere doloroso al momento della sua effettuazione, lascia spesso scoperti i terminali nervosi provocando dolore per il resto dell'esistenza dell'animale. Lo sfruttamento intensissimo a cui vengono sottoposte le galline, essendo anche riusciti ad eliminare il periodo di "muta" (periodo nel quale in natura le galline non producono uova e cambiano le piume) non permette loro di avere un ciclo produttivo che superi i due anni, trascorso il quale vengono macellate.

Trasporto e macellazione dei polli da ingrasso e delle galline ovaiole
Le galline così come i polli da ingrasso sono talmente stipati sui camion, per il trasporto al macello, che alcuni di loro muoiono per soffocamento. Il loro scarso valore economico non giustifica una maggiore attenzione. La percentuale degli animali morti è già calcolata e assorbita dal profitto totale degli animali venduti dall'allevamento. I polli da ingrasso vengono catturati di notte da individui che, costretti ad un lavoro poco gratificante e irritati dalla levataccia, li trattano come se fossero palloni, lanciandoseli gli uni con gli altri e stipandoli fino all'inverosimile (si arriva anche a 25.000 esemplari per carico) in gabbie piccolissime.
Nell'autocarro poi queste gabbie vengono riposte una sopra all'altra così che gli escrementi degli animali della gabbia più in alto cadano su quelli più in basso. Una volta al macello la sofferenza continua: scaricati vengono appesi ai "gambieri", ganci metallici, a testa in giù e terrorizzati, raramente storditi dall'ossido di carbonio, viene loro tagliata la gola.

 
 
 
 
 

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DIRITTI DEGLI ANIMALI

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http://www.mclink.it/assoc/lida/carta.htm

leggete e poi ragionate sul cosa sono gli allevamenti intensivi, se questi diritti vengono rispettati!!!!

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