La greca

E dai che pattinava la Fata su quel lago morto,
bello come una raccolta di lacrime.
Pattinava per ridargli un po’ di vita.

Pensava che andando su e giù sulla superficie ghiacciata prima o poi
l’avrebbe spaccata con l’attrito dei pattini e con il piedino calzato che,
ad ogni giro,
sbatteva con forza sulla crosta lucente.

Zigzagava, con il cappello rosso puntato verso il cielo,
guardando dietro sé quel fiocco bagnato
che luceva come un’agonia.

Canticchiava felice per quel giorno di sole e di freddo.

E quando venne il caldo, Apanbi, il suo tenero amore, fu subito pronto a stringerla.