#testdrive : Come si guida una Tipo modello rialzato per un fuoristrada leggero

In salita è giustamente aggressiva e procede anche veloce in sicurezza

Il confort è amplificato dall’elevata insonorizzazione 

Una tipo Cross, ovvero un cross over: in questo caso si tratta della Fiat Tipo Hybrid SW, ovvero una Familiare spaziosa, munita di una serie di dotazioni avanzate che la rendono attuale rispetto al modello di Tipo SW che avevamo provato già qualche anno fa. Considerato il mio trascorso rallistico, o almeno la parte relativa agli esordi, questa potrebbe essere la Fiat che ho sempre sognato, perché è un compendio di tutto ciò che un’auto di fascia media sostenibile può offrire nel 2023. Cioè un espositore delle dotazioni di ultima generazione che arricchisce la proposta con un motore nuovo, che è un 1.500 cc full-hybrid capace di erogare 130 CV: è un quattro cilindri a benzina, turbocompresso, combinato a un motore elettrico da 20,4 CV che

fa corpo unico con il cambio automatico a doppia frizione e sette rapporti.

Come si riflette tutto questo sull’automobilista che è al volante? In uno scatto brillante nei sorpassi, nella sufficiente aggressività in salita, nella riduzione delle emissioni e dei consumi soprattutto nel ciclo urbano, ma anche nei percorsi extraurbani dove secondo la Fiat è di 4,7 l/100 km. Nella nostra prova, con una guida ‘serena’, è sempre stato superiore ai 18 km/l. Una Tipo dalla guida alta, con i passaruota protetti dalle finitura di gomma nera che proteggono anche il sottoscocca dal muso e alla coda, con le fiancate arricchite dalla pedana cromata sotto alle quattro portiere, che secondo alcuni potrebbe preludere alla realizzazione di un modello completamente elettrificato. Ma ritorniamo a noi. Il peso, di 1455 km sul quale incide la dotazione elettrica (motore e batteria) è bene compensato dal motore di 1468 cc, un Euro6 da 96 kW, ovvero 131 CV a 5250 giri al minuto,

con una coppia che si sente alla guida di 240 Nm a 1500 giri.

È ovviamente a trazione anteriore mentre il cambio è DCT (Dual Clutch Transmission), ovvero meccanico sequenziale con possibile funzionamento automatico a controllo elettronico. Nel ciclo misto il consumo va dai 18 ai 20 km/l. Le ruote sono da 17’, con cerchi cross in lega diamantati, e raggiunge i 199 km/h secondo la Casa torinese, ma non l’abbiamo testata su pista, mentre va da 0 a 100 Km/h in circa 9,5”. Proviamo a spostarci un po’ sulle strade extraurbane e apprezziamo le dotazioni di sicurezza. Dai fari full led ai sedili avvolgenti e riscaldati, di foggia sportiva come il volante, regolabile in altezza e in profondità, in similpelle premium come il pomello del cambio in soft touch, che ci permettono di guidare in relax assecondati dal buon impianto di infotraitment guidato dal display centrale che è touchscreen. La guida è sicura e precisa come rassicurante è l’impianto frenante sempre pronto a rispondere adeguatamente anche in caso di emergenza.  Nel caso di tratti autostradali c’è il cruise control adattivo, al quale però è bene non adattarsi troppo, coadiuvato dal Lane control. A ogni buon conto la Fiat Tipo Hybrid Cross SW Red vi avviserà nel dubbio che vi siate rilassati un po’ troppo.

Monta ABS, ASR, ESC e l’Hill Holder, l’aiuto alla partenza in pendenza.

Di serie sono anche l’assistenza alla velocità intelligente e il riconoscimento automatico dei segnali stradali. Riprendiamo il percorso avviato dopo l’uscita dalla città e ci dirigiamo verso i colli morenici e la pedemontana, attraversando diverse graziose località collinari, da Reana del Rojale, a Qualso, poi Nimis, siti suggestivi nei quali è passata la storia del FVG. Quindi saliamo verso Ramandolo, la culla del vino dolce friulano per antonomasia che è il Verduzzo. Arrivati a Ramandolo saremo nel cuore del Cru, della zona Docg nella quale il Verduzzo prende il nome di Ramandolo e si offre in tutta la ricchezza che deriva da uve a bacca bianca nelle quali è però presente il Tannino, caratteristico componente dei vini rossi. Uve spesso fatte appassire per dare maggior tono al vino da dessert o da formaggi invecchiati o erborinati. Sulla salita del monte Bernadia la Tipo Cross Hybrid SW si arrampica decisa, mentre la guida, anche se riflette l’assetto rialzato del modello Cross, è sempre rassicurante. Proviamo anche il sistema di ausilio alla ripartenza in salita che è efficace e arriviamo a Ramandolo per goderci il panorama. Poi proseguiremo verso la vetta del monte Bernadia, ma questo sarà parte del racconto della prossima puntata.

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#testdrive : Una Tipo ibrida sostenibile ma anche performante

Una guida dinamica che non mette mai il confort in secondo piano

La versione Cross Red SW è spinta da un sistema mild hybrid da 130 Cv

Che Tipo ragazzi! È un’esclamazione che mi è stata generata dalla sorpresa nel riprovare la media cilindrata della Fiat, della quale avevo posseduto un paio di esemplari della fine degli anni ’80, nella versione ibrida. Sempre su Charlieinauto avevamo testato ormai più di tre anni fa la Tipo cinque porte e la SW, affidabili e sostenibili, e ci incuriosiva la versione Cross, quella ancor più recente, re-stilizzata e arricchita nel look, nelle dotazioni e negli accessori, non solo apparentemente ma in termini concreti. La SW, quella affidataci dall’Ufficio stampa PSA è una MY22 Hybrid 130 CV DCT RED SW.

Quindi, anche la Tipo si è fatta ibrida.

L’approccio è stato inizialmente dubbioso, perché non tutte le ibride provate ‘sono riuscite con il buco’. La troveremo invece sostenibile e brillante Qb. Ma di questo parleremo nelle prossime puntate. Cominciamo dall’inizio. Il ritiro avviene come di consueto per Fiat, a Milano. Quindi, la prova comincia nella metropoli. Station Wagon significa in questo caso 457 cm di lunghezza. Ma non spaventatevi, perché è dotata del sistema City che si attiva con un pulsante in vista sul cruscotto per facilitare le manovre in parcheggio e renderla più maneggevole in città, assieme alla telecamera posteriore. In ogni caso, quanto ad agilità se la cava bene anche se allo sterzo, il volante è di foggia sportiva in similpelle, funzione City a parte fa notare una certa rigidità che non guasta

perché eroga 130 CV e dispone di una coppia di 240 Nm.

Caratteristiche che facilitano la guida anche quando occorre districarsi nell’articolato traffico urbano. Parliamo del motore, del nuovo motore ibrido: quello a benzina, quattro cilindri turbo è di 1469 cc affiancato da una unità elettrica da 20,4 CV che è integrata nel cambio automatico a doppia frizione con sette rapporti da selezionare anche manualmente agendo sul classico comando a cloche sul tunnel centrale. Il sistema a 48 V è alimentato da una batteria da 0.8 kW/h. Come si ricarica visto che è una full hybrid, ovvero senza spina? Dispone di un sistema di recupero dell’energia in frenata. Quindi, in città nel traffico nervoso e in discesa è avvantaggiata. Ma a che cosa serve la modalità elettrica, la funzione che viene indicata con l’acronimo EV in azzurro sul ricco cruscotto? Negli spostamenti a percorrere soltanto pochi metri con il motore elettrico. Ovvero soltanto per parcheggiare, ma ci si è attivato anche in corsa, in discesa, e aiuta a ottimizzare i consumi. Per questo la Fiat indica correttamIMG_3983 IMG_3986 IMG_3075 IMG_3987 IMG_3989 IMG_3988IMG_3053 IMG_3055 IMG_3058 IMG_3073 ente questo sistema come mild-hybrid. Modifiche al muso e alla coda, i fari diversi, full led, il cruise control adattivo, il lane control, l’Attention assist, che apprezzeremo nel lungo e consueto tragitto di ritorno, i cerchi da 17’,

i badge RED indentificativi sui parafanghi anteriori,

le calotte degli specchietti rosse: è la versione RED, come rosso fiammante sono il colore della carrozzeria e perfino la chiave di avviamento. Dotazioni presenti assieme al sistema infotrainment Uconnect con schermo touch screen da 7 pollici compatibile con Android Auto e Apple Car Play, il climatizzatore automatico e il filtro per l’abitacolo con trattamento anallergico. Mah…. Dopo un primo ristoro fresco e dolce da Venchi a City live, avevamo appena parcheggiato in centro fruendo del varco per i veicoli elettrici e ibridi. Quindi, prima di rientrare facciamo serata in piazza Duomo, al ristorante panoramico della Rinascente, un sito sempre suggestivo nel cuore della vita milanese. Poi, ripartendo attraverso la città prendiamo dimestichezza con la guida della nuova Tipo Cross Hybrid.

È molto ben insonorizzata.

Infatti, se non fosse per le indicazioni riportate sul cruscotto, lasciando fare al cambio automatico abbiamo fatto fatica a capire in che marcia ci stavamo muovendo. Un paio di assaggi per capire come va il motore li otteniamo immettendoci sulla direttrice delle tangenziali, fino al casello dell’autostrada. Qui, aperta la sbarra grazie al Telepass affondiamo il piede sull’acceleratore è attiviamo così il sistema ibrido, che risponde subito regalandoci una brillante ripresa, risultante di un motore a benzina che continua a salire di giri, nonché del supporto di quello elettrico. Quindi, per i sorpassi e per la guida in montagna, la Fiat Tipo Hybrid 130 CV MY22 DTC Red SW Cross, si preannuncia divertente.

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#testdrive : come si comporta nelle strade extraurbane la Hyundai Kona full hybrid

Autonomia sostenibile e bassi consumi con prestazioni vivaci e appaganti

Una guida soft: il sistema di ricarica in movimento si sostituisce ai freni

Un motore termico e un motore elettrico attivi assieme con il supporto di una batteria potente che la vettura autoricarica: questa è la Hyundai Kona full hybrid. Un’auto nella quale le prestazioni non sono sacrificate rispetto ai consumi e alla sostenibilità della vettura, anzi. Un dato interessante di questa versione del SUV di fascia B della Casa coreana sta nel fatto che il passaggio dalla mobilità elettrica a quella a benzina avviene senza interruzioni. Addirittura, all’occorrenza, l’auto utilizza assieme entrambi i motori. Quello termico GDi è di 1.6 litri, con potenza massima di 105 Cv a 5.700 giri e coppia da 147 Nm a 4000 giri, quello elettrico da 32 kW, con potenza massima di 43,5 CV e 118 Nm di coppia istantanei. Assieme

generano 141 CV di potenza e una coppia massima di 265 Nm, che per un’auto come la Kona rappresenta un dato davvero interessante, la porta a livelli sportivi e si riflette in una guida brillante e performante, nervosa quanto basta per assicurare divertimento al volante. I due motori funzionano sia assieme, che separatamente, quello elettrico per tratti brevi e a bassa velocità. L’abbiamo provata in salita, sulle strade vocate al rallysmo delle nostre montagne. Un elemento importante di valutazione sui vantaggi della Kona full hybrid sta nel fatto che l’utilizzo del sistema di rigenerazione della batteria, di intensità regolabile e progressiva regolato costantemente con le palette al volante ci riduce, in molti casi evita, l’utilizzo dei freni, anche arrivando in velocità sui tornanti. Esattamente come accade sul modello completamente elettrico. In discesa poi, la sensazione di utilizzare un

sistema frenante che si comanda con le palette e non soltanto con il pedale

del freno, e si attiva nella modalità di guida Eco,  è del tutto particolare e appagante. Anche perché, come abbiamo già accennato anche in altre prove, si riflette nella ricarica della batteria e sull’aumento dell’autonomia dell’auto. La tecnologia ibrida, ovvero il motore elettrico accoppiato a quello termico, fa sentire il suo effetto soprattutto nei tratti di salita più impegnativi, o qualora occorra procedere a un sorpasso: in questi casi la Kona hybrid si proietta in avanti e si lancia verso la meta in piena sicurezza. È anche merito del cambio automatico a doppia frizione DCT a 6 rapporti. Tutto questo è assistito dalla tecnologia di supporto alla guida ADAS, e assicura grande tranquillità su strada. Così andiamo a divertirci, come accennato, sulle strade dei colli morenici del Friuli, tra Rive D’Arcano (Ud) e Fagagna. Le strade bianche o con asfalto antico, spesso cosparso di ghiaino, sono l’ideale per capire come si comporta la Kona Hybrid, trazione anteriore ma grande attenzione all’assistenza elettronica alla guida,

tanto che rimane incollata alla strada quasi fosse una 4×4.

Arriviamo a Col Roncone, dove si trova la prima di una serie di quattro fortificazioni che risalgono alla 1. Guerra mondiale e rappresentavano un baluardo, dai colli alla pianura, alla retrostante valle del fiume Tagliamento. Una passeggiata panoramica e un tuffo nella storia davvero interessanti. Poi, ‘green’ per ‘green’, visto che si trova a poca distanza, raggiungiamo Villaverde di Fagagna, sede del Golf Club Udine presieduto da Gabriele Lualdi, leader dell’innovazione meccanica per il mondo dell’automotive, anche per la F1. Passeggiando per il fiabesco scenario naturale del golf e del suo percorso a 18 buche, ci troviamo immersi in una gara tra golfisti austriaci, che qui sono di casa assieme ai grandi campioni del manto erboso. Forse la conclusione più coerente di una gita con un’auto sostenibile come la Kona full Hybrid, con consumi che vanno dai 23/24 ai 20 km/l di benzina.

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#testdrive : #full-hybrid migliore spunto e miglior rendimento

Sulla #Hyundai Kona guida brillante e bassi consumi

La versione 2022 migliorata anche nelle dotazioni per la sicurezza attiva

Full hybrid: che cosa significa? Innanzitutto che non è ‘plug-in’, ovvero che per utilizzare le risorse non endotermiche, in questo caso l’elettricità, quindi per ricaricare le batterie, non deve essere collegata alla rete fissa, ma genera la corrente da sola. Il più delle volte in frenata, altre in decelerazione. In questo caso, con l’intensità che è commisurata non soltanto a quella della frenata che chiederemo all’auto, ma anche all’intensità del rallentamento necessario a seconda delle condizioni del traffico. Il test, anche questa settimana si riferisce alla Hyundai Kona 1.6 HEVw2, un modello che dispone di una tecnologia sofisticata sotto il profilo della sicurezza attiva. E che è evoluta anche sotto il profilo dell’energia. Infatti, dispone di due comandi a paletta al volante che nelle auto a motore endotermico servono per cambiare le marce. In questo caso, innanzitutto perché le vetture elettriche non utilizzano il cambio dei rapporti tra il movimento dell’albero motore e quello da imprimere alle ruote. Poi, perché sono utilizzate per scegliere rapidamente, appunto come se stessimo cambiando marcia, il livello d’intensità del rallentamento e della frenata. Ciò significa che possiamo decidere la quantità di energia che il generatore collegato al movimento delle ruote trasmetterà alla batteria e quindi al motore. In questo caso è evidente che quest’auto, la Hyudai Kona 1.6 HEVw2, offrirà un

rendimento maggiore se sarà utilizzata in montagna,

o su un percorso misto, o nel traffico. Per cominciare, facciamo un giro per i colli morenici del Friuli, verso Moruzzo, Santa Margherita del Gruagno, dove raggiungiamo il Forte di Santa Margherita e quello gemello  di Col Roncone, realizzati durante la 1.Guerra mondiale, e poi Fagagna. Dove le strade in saliscendi sommano al piacere della guida la possibilità di ricaricare più rapidamente la batteria. Nel misto, anche in discesa verso il Golf Club Villaverde, a Fagagna, sul cruscotto gli strumenti che ci danno il quadro delle funzioni connesse al sistema del motore elettrico da 48 V sussidiario al motore a benzina a 4 cilindri di 1580 cc, ci evidenziano un livello di ricarica elevato. Per semplificare, se per la Kona full hybrid la Casa coreana dichiara un’autonomia di oltre 480 km, un risultato ottenibile senza difficoltà con una guida lineare, senza forzature, su strade come queste la Kona full hybrid assicura

notevoli soddisfazioni al volante senza sacrificare l’autonomia.

La sensazione di sicurezza che ci regala la guida utilizzando assieme all’acceleratore le palette al volante per decelerare è paragonabile a quelle che abbiamo provato al volante della Kona completamente elettrica, anche se in questo caso la potenza a nostra disposizione è un po’ inferiore (141 CV) ma sufficiente per una guida sicura. A rendere brillante la guida nel misto e sui saliscendi, assieme al motore elettrico ausiliario il cambio automatico a doppia frizione, che probabilmente influisce positivamente anche sui consumi: abbiamo raggiunto i 26 Km/l.

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#testdrive Hyundai Kona full hybrid è la soluzione?

Proviamo la versione che autoricarica il sistema elettrico

E’ ausiliario al motore a benzina per un totale di 141 CV e bassi consumi

Full-hybrid, che cosa significa? Lo chiediamo alla Hyundai Kona 2022, un modello che vi avevo già segnalato per la sua sostenibilità e affidabilità, e avevo testato lo scorso inverno. I vantaggi più evidenti di un’auto che non si ricarica soltanto collegandola alla colonnina elettrica? Ovviamente, la libertà di poter dedicare il proprio tempo a tutt’altro che la frenetica ricerca di una colonnina, se in trasferta, o di un albergatore o amico connivente che, a pagamento o per gentilezza vi consenta di connettervi alla sua rete di elettricità.

Nel caso di full-hybrid, è evidente che

l’elettricità della batteria di bordo vi può servire per compiere brevi,

o meno, tragitti in modalità elettrica, con la possibilità di accedere e attraversare il centro storico delle principali città perché in assenza di emissioni, nonché per ottimizzare il rendimento del motore endotermico, a benzina, e ottenere uno spunto più energico e immediato nelle partenze, nei sorpassi, ecc. Tutto questo nella Kona è già presente e l’auto si avvale di un sistema elettronico molto avanzato. Rispetto alla versione 2021, quella del 2022 è ovviamente migliorata nei dettagli, forse anche nel rendimento che è ulteriormente migliorato. Gli interni sono curati e in similpelle che ne portano la qualità al livello di un’auto di categoria superiore. Ne consegue che anche la sicurezza passiva viene migliorata dall’assenza di spigoli e angoli vivi presenti, anche se in parti con le quali è difficile venire a contatto, ancora in diverse vetture.

La Kona è un SUV di classe B, che come abbiamo visto è sul mercato anche nella versione completamente elettrica, che abbiamo provato anche nella versione 2022, e la full-hybrid è spinta da un motore a benzina a 4 cilindri assieme a un motore elettrico da 48 V, 43,5 CV, che porta la potenza complessiva a 141 CV. Ovvero, ci offre una vettura performante, ‘facilitata’ nelle prestazioni dalla doppia frizione e dal cambio sequenziale, a sei rapporti, che si comanda anche manualmente con le palette al volante, con una coppia appagante: 265 Nm. A trazione anteriore, 5 posti, ha un bagagliaio capiente di 361 cm. L’auto è la Hyundai Kona 1.6 HEV nelle versioni XTech, Xline, Xclass con un prezzo che va da 28 a 33 mila euro. Della Kona, nel 2017, alla sua prima uscita, sono stati venduti in Italia oltre 34 mila esemplari. Poi è arrivata la mild-hybrid, meno performante e con un rendimento diverso, che a suo tempo abbiamo testato.

Nella full-hybrid, la nota distintiva a livello estetico sono i cerchi in lega leggera da 18’ che la rendono più grintosa, e a livello ‘organico’ la batteria da 1,56 Kw/h ricaricabile in corsa. E i consumi? A 90 km/h sul misto con sali scendi si arriva ben oltre i 20 km/l. sapete come funziona? Al posto dei freni si usano le palette al volante: quella di sinistra con quattro livelli di frenata consente di guidare anche in montagna senza frenare, ricaricando nel contempo la batteria dell’auto. Con questo sistema siamo riusciti a raggiungere anche una media di 40 km con un litro di benzina. In città si va dai 20 km/l in su. Non è male puntando alla sostenibilità dell’auto, no?

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#testdrive: #Skoda Scala Montecarlo mantiene le promesse anche in salita

Nella funzione Eco sale con brio ma mettendo in Sport tira fuori la grinta

Nella guida in montagna sostenibile nonostante l’aumento del gas metano

Skoda Scala Montecarlo. Il nome promette bene, e l’auto mantiene fede all’appellativo che le è stato assegnato. L’abbiamo già verificato: anche un motore bifuel è in grado di regalarci qualche soddisfazione al volante. L’unico problema, in questo periodo, è che il suo motore endotermico, essendo alimentata a gas o a benzina super, e il gas essendo metano, sconta il problema del momento: quello della scalata esponenziale del prezzo dell’energia. Nonostante quanto avevamo scritto in premessa nella prima puntata di questo #testdrive, paradossalmente il combustibile più vantaggioso nell’utilizzo di questa vettura spaziosa, briosa, sostenibile, non è più il gas bensì è ora la benzina verde, che al momento costa di meno. Ma nel complesso, sommando il rendimento dei due tipi di combustibile, nonostante l’aumento vertiginoso del costo del gas metano alla pompa, calcolando l’utilizzo di entrambi i serbatoi, quello del gas e quello della benzina, a fine autonomia la Skoda Scala Montecarlo bifuel rimane un mezzo sostenibile? Per verificarlo non ci resta che mettere l’auto alla prova in montagna. Così puntiamo verso il Piancavallo. Riepiloghiamo: motore da 1000 cc tre cilindri da 90 CV, cambio manuale con frizione automatica a sei marce. Ora affrontiamo con decisione la salita del Monte Cavallo. La coppia è buona e la ripartenza dai tornanti anche. Ah già, avevo dimenticato di uscire dalla funzione ECO per attivare la funzione Sport. Le altre, ricordo, sono Normal e Individual, e la Scala Montecarlo tira fuori la grinta necessaria divenendo un mezzo divertente da guidare, senza che la funzione prescelta faccia perdere il confort che caratterizza la vettura. Gli pneumatici che monta l’esemplare in prova sono di tipo ribassato, Sottozero perché ci troviamo ancora nella stagione fredda. Infatti, tra breve incontreremo la neve, ma anche sull’asfalto asciutto concorrono a dare la sensazione di stabilità nella guida, di sicurezza e affidabilità, anche se forziamo un po’ l’andatura. Così, in breve arriviamo in cima e finalmente ci possiamo godere lo splendido panorama rivolto alla pianura friulana, alla Riviera friulana, e dal lato occidentale fino alla Laguna di Venezia.

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#testdrive : #Scoda Scala Montecarlo tra le auto più sostenibili

Emissioni ridotte a metano e abitacolo più pulito per chi viaggia

Confort su strada per un auto che vi permette di esplorare nuove frontiere

Bifuel: un concetto inusuale, dal quale le problematiche energetiche del momento ci hanno allontanato. Ma è conveniente o no? Mi riferisco al motore endotermico alimentato con due tipologie completamente diverse di combustibile: la benzina verde e il gas metano. Anzi, in questo caso, meglio metano e benzina verde. Inquina di meno il motore endotermico o quello elettrico? Non sto qui a disquisire su questo argomento, perché è stato confermato da più parti che non sono le automobili la fonte principale di inquinamento, mentre le conseguenze dell’eventuale massificazione della mobilità elettrica, al momento, lo sarebbero molto di più per la necessità di produrre una quantità enorme di energia elettrica, per le problematiche attinenti lo smaltimento delle batterie, ancorché utilizzate per una seconda vita nei sistemi fotovoltaici delle abitazioni. Stavolta parliamo invece della convenienza di utilizzare un motore per auto con doppia alimentazione. Riprendiamo l’argomento ricordando che stiamo provando un modello della Skoda avanzato e ancor poco diffuso sulle strade italiane che è la Scala Montecarlo. Un modello confortevole, ben accessoriato, dotato di sistemi di sicurezza passiva ma soprattutto attiva molto avanzati. Eravamo rimasti al grande tetto interamente finestrato, che ci ha regalato splendidi scorci verso i tetti e i piani alti dei palazzi di Milano. Soltanto salendo a bordo dell’auto ci siamo resi conto del fatto che è alimentata dai due tipi di combustibile, da subito dal fatto che il cruscotto si compone anche di due grandi orologi digitali speculari nel primo dei quali, mentre prevale il tachimetro, c’è l’indicatore di livello del serbatoio del metano, nell’altro, dove c’è il contagiri, quello della benzina.

La prevalenza, ricordo, in questo caso è data al gas.

L’abbiamo provata su un tragitto medio-lungo, e va innanzitutto detto che non si avverte il passaggio dall’alimentazione a gas a quella a benzina, che in caso di esaurimento del primo avviene automaticamente. Vi ricordo ancora che il motore è un 1000 cc tre cilindri, che dispone della frizione automatica anche se il modello è con cambio manuale a 6 marce, trazione anteriore. Il rendimento del motore, abbiamo visto, è lo stesso sia che si proceda a gas che a benzina, mentre dispone di una buona coppia anche se ha ‘soltanto’ 90 CV e il propulsore è di piccole dimensioni. La sorpresa deriva proprio dal rendimento del motore, che è capace di percorrere circa 30 km con un libro di gas, tra i 25 e i 27 km con un litro di benzina, e i serbatoi sono commisurati a questo rendimento e alle necessità abitali di autonomia.

Le funzioni del motore sono Eco, Normal, Sport e Individual.

Il consumo ottimale, abbiamo visto viaggiando, si ottiene con il motore gestito nella funzione Eco. ma anche selezionando le altre opzioni, che pure agiscono in modo sensibile sul ‘tiro’ del motore, sull’assetto e quindi anche sulla capacità di tenuta di strada della Scala, i consumi restano vicini ai livelli indicati. Con questa Skoda Scala Montecarlo, la versione più performante e dall’allestimento aggressivo, abbiamo viaggiato comodamente perché dispone di un buon impianto di intrattenimento, mentre per quando riguarda la climatizzazione, la Scala dispone del sistema Air Care, per la eliminazione del pulviscolo presente nell’abitacolo. Mentre le regolazioni del clima sono personalizzate e diversificate. Una ‘marcia’ in più per rendere gradevoli gli spostamenti in auto anche nel traffico congestionato. Così, dalla Riviera friulana, da alcuni dei locali di riferimento della grande città balneare friulana, la Vineria Fabbri di Sabbiadoro, la Braceria Carbon Neri di Pineta, il Barincentro di Sabbiadoro, abbiamo raggiunto Udine tramite la A4, e abbiamo iniziato un gioco avvincente: la ricerca delle decorazioni, immagini, scritte più avvincenti sui portelloni posteriori dei TIR. A Udine abbiamo voluto fare un salto indietro nel tempo per visitare il Luna park nel Giardin Grande, il grande piazzale di forma ovale al di sotto del Colle sovrastato dal Castello Patriarcale. Qui non abbiamo saputo resistere a un richiamo imperdibile: i go kart su pista in legno dell’amico Casagrande: un po’ di allenamento su un fondo che certo non favorisce l’aderenza delle ruote alla pista non guasta. Non si finisce mai di imparare.

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#SUBARU FORESTER PREMIATA IN CANADA CON ‘TOP SAFETY PICKS PLUS 2015’ PER LA SICUREZZA

Subaru Forester fuoristrada 'multi target'
Subaru Forester vero fuoristrada vestito da festa

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EREDE DELLE PRIME 4X4 CHE GIA’ NEGLI ANNI 80 CONSENTIVANO DI CORRERE SULLE PISTE DA SCI La prima volta che ho guidato una Subaru 4 WD è stato al Rally internazionale del Piancavallo,  del quale sono stato addetto stampa per le prime dieci edizioni. Il ricordo di quell’esperienza mi ritrasmette l’emozione di allora. C’erano alcune Subaru a disposizione dello staff della gara nella montagna pordenonese e in Carnia. Che era guidato, tra gli altri, dall’indimenticabile Maurizio Perissinot. ‘Iccio’, così lo chiamavamo, era un copilota della Lancia Rally e del gruppo Fiat. Che a fine gara, dopo le premiazioni, era l’edizione 1983, mi disse: -“dai Carlo, andiamo a provarla”… Il percorso che ‘Iccio’ aveva scelto per me era una delle piste da sci della località turistica della montagna pordenonese. Fortunatamente, o forse no, non era innevata perché eravamo a settembre. Ricordo ancora che l’auto, che era a una delle prime uscite, era una SW. Il primo, o uno dei primi esempi di auto stradali a quattro ruote motrici. Così abbiamo provato questa ‘giardinetta’, che era una via di mezzo tra un’auto sportiva e una familiare, con un po’ di rincorsa in salita. E quando la situazione si stava facendo complicata, perché mi rendevo conto che eravamo saliti di qualche centinaio di metri, e che tra noi i la fine della pista c’era soltanto il declivio erboso, ‘Iccio’, senza neanche scomporsi, mi disse: -“Problemi Carlo? Sterza e scendiamo”. Onorato della fiducia del coequiper iridato, che mi aveva accompagnato in quella che sarebbe potuta diventare una insana avventura, per un giovane rallysta-giornalista come me, fidandomi a mia volta cecamente di lui, ho eseguito perfettamente la manovra. Imboccando la discesona della pista. D’altro canto, avevo capito che arrivati a quel punto, non avevo alternative.

LA PRIMA VOLTA …VERSO IL VUOTO

Ed è stato come la prima volta al ‘salto’ delle rive del torrente Cormor, alle porte di Udine: la palestra dei fuoristradisti, in moto, degli anni ‘60/’70, come me. Quando mi sono trovato per la prima volta in cima al ripidissimo discesone con la mia Beta 125 enduro, confesso che per un attimo avrei voluto ritornare sui miei passi, pardon, sui miei solchi. Ma poi, dopo quella prima volta, nulla mi avrebbe fermato. Così è stato con Subaru. Tanto che, dopo le prime decine di metri, la discesa era talmente ripida che ho avuto la tentazione di toccare i freni, ovviamente a disco ai quali non ero abituato. E l’auto cominciato a staccare il retrotreno da terra, per effetto della forza di gravità. In tutta serenità, ‘Iccio’ mi ha esortato:-“Beh, accelera no”. Così, forse, è cominciata la mia dimestichezza con le discese, sterrate, erbose, asfaltate… Perché da quel momento, tutto, al volante, mi sembrava più logico: avevo trovato l’auto che sfida, vincendo, le leggi della fisica. Da allora sono passati trent’anni. La casa delle Pleiadi, la costellazione celeste raffigurata nel marchio giapponese, da allora ha consolidato la sua supremazia nel fuoristrada sicuro, comodo, elegante. Ottimizzando in particolare l’allestimento interno. L’esperienza, il tempo, e miliardi di km percorsi dai propri clienti e dai suoi collaudatori, sono serviti per ottimizzare i prodotti della sua gamma di qualità. Forester, significa Suv che si arrampica quasi …sui muri, con un prezzo d’acquisto e di gestione ragionevoli.

UN POTENTE FUORISTRADA TRAVERSITO DA AUTO

Ma anche vettura potente, di classe superiore. Si può scegliere la versione più adatta alle proprie necessità, alle attese, e …alle disponibilità economiche. Infatti, tra la versione 2000 e quella 3500, da 148 a 170 cv di potenza, il prezzo di listino quasi raddoppia. Ma racchiude tutta una serie di migliorie, accorgimenti per ottimizzare il confort, arricchire l’allestimento, che ne fanno elevare ulteriormente la qualità. L’avete mai guidata? All’inizio avevamo un po’ di ritrosia: si tratta di un SUV, o di un vero fuoristrada? L’enigma si sarebbe dissolto dopo poche decine di km. La guida di Forester è docile: asseconda i comandi del guidatore. L’auto, si intrufola quasi come un’utilitaria tra le stradine strette. Ma se si schiaccia il pedale, il SUV sprigiona di colpo la potenza che, all’occorrenza, gli consente di superare pendenze da brivido. Tutto questo, nel massimo confort. Come se stessimo guidando un’auto berlina di dimensioni medio-grandi.

PROVIAMOLA!

Quando ci hanno affidato l’auto, non avevamo fatto troppe domande a chi ce l’ha consegnata. Se non quelle di base sulla regolazione del sedile di guida. Che è completamente automatizzata, e comandata da due regolatori per le tre funzioni. I sedili, all’occorrenza, sono riscaldabili. Abbiamo preso in mano la chiave? Che farne? Abbiamo realizzato che è sufficiente che essa si trovi nella vettura, per poter attivare il pulsante di accensione del motore, mentre si tiene premuto il pedale del freno. Questo, perché Forester ha il cambio automatico, o manuale/sequenziale, con i comandi al volante. Che ci permettono di utilizzare i rapporti più vantaggiosi nel fuoristrada. Usciamo dal parcheggio aiutati dalla telecamera posizionata in coda, E proviamo a divincolarci nel traffico extraurbano. Realizzata da maestri del 4×4, Forester è molto docile e scattante. Se poi nel misto-stretto vogliamo tenere giù il pedale, e abbiamo attivato il 4×4, il gioco è fatto: è perfettamente incollata alla strada. Ci parlano di un sistema frenante d’avanguardia che ne ha fatto l’auto dell’anno in Canada e in Russia. Per errore facciamo un piccolo esperimento: ci scappa di pigiare appena sul freno con il piede sinistro, quasi fosse la frizione. Meno male che eravamo saldamente trattenuti dalle cinture: l’auto si è fermata poco oltre il punto sul quale si trovava quando abbiamo toccato il pedale del freno. I consumi, basta non esagerare con l’acceleratore, sono nella norma. E il fuoristrada? Beh, non potevamo non tornare sul Piancavallo per imboccare una delle poche strade alpine concesse dai regolamenti ambientali. Sembrava che Forester fosse nata su quei percorsi.

DALLE DOLOMITI FRIULANE AI PERCORSI LAGUNARI E FLUVIALI

Da lì abbiamo provato a scendere lungo una delle prove speciali del Rally del Piancavallo, ora percorsa dalle auto del Piancavallo dedicato alle auto storiche. E la guida è stata davvero divertente. Con Forester che non faceva che eseguire i comandi, anche sull’alfalto, come ha fatto sullo sterrato, anche spinta al limite. Un trasferimento tra le strade statali e l’autostrada per verificare i consumi, che sono stati rassicuranti nonostante la massa e il peso rassicuranti della vettura. Ed ecco i begli sterrati veloci attorno agli argini della Laguna di Marano e del fiume Stella, tra Carlino, Palazzolo, Precenicco e Latisana, nella Riviera Friulana. scorrevoli, veloci. Sul misto Forester danza come un’auto ‘normale’, 4X4. Nelle curve più strette, è sufficiente dare fondo alla potenza. Che esprime al pieno delle potenzialità, in pochi istanti. Una garanzia di sicurezza in tutte le condizioni. Quindi? Un’auto versatile e completa, da utilizzare per lavoro, ma anche per portare a spasso la famiglia, per viaggiare. E, grazie ai consumi contenuti, da impiegare anche tutti i giorni. Anche se non si dispone di un budget importante per la sua gestione. Basta scegliere la versione più adatta alle proprie esigenze-possibilità. #charlieinauto