#testdrive #DaciaDuster Bifuel divertente alla guida anche in montagna

Le parti a rischio in un materiale plastico robusto brevettato dalla Casa

Giustamente performante anche in salita anche nel modello da 100 CV

Nuovo Dacia Duster è il modello che ha fatto decollare la Casa ora del gruppo Renault facendolo distinguere per l’armonizzazione dello stile essenziale e deciso, ormai iconico del SUV sostenibile fuoristrada ma capace di soddisfare le necessità di un uso quotidiano, familiare, di lavoro… Duster, come abbiamo accennato, è nato nel 2010 ed è stato rinnovato una prima volta nel 2017,mentre sta arrivando un nuovo restyling, ed è divenuto un icona del SUV a portata di tutti.

Un frontale dalla verticalità accentuata, i passaruota dai bordi ampi, il grande e comodo portellone posteriore per migliorare l’accessibilità a una capacità di carico importante soprattutto abbattendo i sedili posteriori, si propone anche con una amplificata visibilità con i finestrini laterali che si estendono con uno stile armonico dalla parte anteriore verso la coda. Molte le parti non verniciate, che nascondono benissimo eventuali graffi o traumi e non perdono il colore originario, come le protezioni laterali della sottoscocca e dei passaruota, gli elementi che richiamano il marchio, i triangoli del paraurti anteriore e l’avvolgimento del paraurti posteriore che sono in Starkle, un nuovo materiale particolarmente robusto progettato dalla Dacia. Così ora Dacia

IMG_0092 IMG_0093 IMG_0094 IMG_0097 IMG_1024 IMG_1028 IMG_1038 IMG_1029 IMG_1043 IMG_1082 IMG_1107 IMG_1306 IMG_1317 IMG_1335 IMG_13721 IMG_2218 IMG_2238 IMG_2251 IMG_2255 IMG_2263Dacia Duster è protetta dai piccoli urti e dai graffi su tutti i lati.

È stata posta attenzione anche al confort interno, anche con la sistemazione del display centrale da 10,1” che è collocato nel campo visivo del conducente e inclinato di 10° verso il guidatore.

Ma ritorniamo al nostro test drive: circa 1300 km di autonomia dichiarata (un dato che non si discosta molto dalla realtà con una guida regolare) prima la benzina poi il GPL, o viceversa ovviamente, perché entrambi i serbatoi hanno una capacità di 50 l e ci consentono di compiere meno soste al distributore. A meno che, con l’uso, per questione di costi, non vi innamoriate del viaggiare a GPL, e in tal caso sarete agevolati dall’indicatore del livello che fa parte del cruscotto come l’indicatore del livello della benzina (c’è anche l’indicatore del consumo istantaneo), e all’esaurimento del GAS la Dacia Duster Bifuel attiverà automaticamente l’alimentazione a benzina permettendovi di proseguire fino al distributore che eroga anche GPL. Ormai sono sufficientemente diffusi anche lungo le nostre strade. Se deciderete di ritornare al GPL una volta riempita nuovamente la bombola, a un costo davvero conveniente, basterà agire sul comando integrato sul cruscotto.

Non ci resta che provarla in montagna.

Partiamo in modalità ECO, quella più risparmiosa, fa calare un po’ le prestazioni ma non in modo così drammatico come capita su certe vetture, tanto che lo potremo usare anche per dei tratti di montagna.

ECO ottimizza i consumi in modo intelligente, perché non agisce soltanto sui consumi e sulle prestazioni, quindi sul rendimento del motore, ma anche sulla climatizzazione che pochi sanno ma influisce sui consumi, come sulle prestazioni. N realtà sulla Dacia Duster, pur essendo spinta da un motore di 1000 cc da 100 CV non risente eccessivamente, a differenza di altre vetture della stessa categoria, dell’accensione del clima. Selezioniamo la funzione di guida ECO con il comando a tasto vicino al cambio, dove c’è quello per disattivare lo Start&Stop, quello per le luci di emergenza e il controllo delle telecamere a 360°, che ci sarà utile nei percorsi fuoristrada quando cercheremo di esagerare. Il cambio della Duster Bifuel è molto pratico e rapido negli innesti.

Cominciamo la nostra nuova sessione di test a Brugnera (Pn) per andare a trovare un vecchio amico e compagno di serate enogastronomiche alla scoperta delle eccellenze del territorio. Lui è una di queste nel pordenonese, perché la sua antica cioccolateria Citron, lui è Bruno Citron, è una realtà storica nella realizzazione di prodotti di cioccolata di altissima qualità.

Lo apprezziamo in montagna dove iniziamo la salita in modalità ECO, poi, visto che finora ci eravamo divertiti sulle strade extraurbane agevolati anche dalle gomme performanti montate da questo modello per consentirci di apprezzare l’indole sportiva di questo SUV, riportiamo il comando in modalità NORMALE, facendo quello che farebbe la maggior parte degli automobilisti dopo avere avuto soddisfazione già dalle prime rampe.

Infatti Duster Bifuel conferma la sua agilità e la grinta anche in salita e nel misto. Anche il sistema frenante è all’altezza di quest’auto che possiamo definire vivace oltre le aspettative. Così proseguiamo il nostro viaggio anche questa volta paghi di avere scoperto un’altra auto divertente, e confortevole. Ah, dimenticavo, è bifuel: risparmiosa!

La tappa in montagna però ha non concluso il nostro test, perché a valle fitti banchi di nebbia ci permetteranno di mettere alla prova i fari della Dacia Duster Bifuel, che come si vede dalle foto sono stati a loro volta promossi.

#charlieinauto3/384   #provavintage

#testdrive: Hyundai Bayon Bifuel GPL conferma la sua sostenibilità anche in montagna

La differenza tra costo della benzina e del gas ci induce a usare prevalentemente il GPL

Su strade di montagna l’indicatore del consumo presenta gli stessi valori della guida in pianura

Proprio in questi giorni esplodono le contraddizioni tra imposizioni energetiche verso una transizione ‘green’ non concertata e le ricadute sulla società, sui consumi, sugli automobilisti. A farne le spese sono per buona parte anche le Case automobilistiche che si sono lanciate in una corsa contro il tempi per individuare soluzioni alternative per ora davvero soltanto tali e spesso ipotetiche. Ecco dunque che la nostra Hyundai Bayon Bifuel a GPL e benzina verde balza a pieno titolo alle cronache dei test driver. Perché il prezzo del Gas Propano Liquido è sempre concorrenzialmente stabile, e come in questo caso, il rapporto tra costo del combustibile e consumi è davvero vantaggioso.

Il motore ‘1200’, in realtà di 1197 cc, da 61,80 kW, ovvero quasi 90 CV, con il cambio manuale a 5 marce (a cloche) risulta il propulsore ideale per questo Suv con ispirazione fuoristrada, molto spazioso, che forse proprio in questa versione con due possibilità di alimentazione trova la ricetta ideale. Abbiamo già ricordato che la sicurezza attiva e quella passiva di quest’auto coreana è elevata e i controlli elettronici sono in grado di farci viaggiare con serenità e in sicurezza.

Quindi, riproponiamo un test drive sui consumi. Ricordiamo anche che la versione GPL bifuel è destinata al solo mercato italiano, ricettivo perché la colonnine di gas liquido nei distributori di carburante sono diffusi sul territorio. Anche questo fattore indica che di auto a GPL ce n’è parecchie, e probabilmente anche diversi mezzi di trasporto leggero.

Essendo un allestimento riservato al mercato italiano, l’impianto GPL non è stato installato nella fase di costruzione, bensì dalla Hyundai Italia. Per questo, l’interruttore per attivare l’alimentazione a gas rispetto a quella a benzina, che si avvia prioritariamente all’accensione, è del classico tipo supplementare, viene applicato sul cruscotto accanto al piantone dello sterzo, a sinistra, e contempla anche 4 led colorati, verdi, a indicare il livello del gas nella bombola. Il led rosso segnala che il gas è in esaurimento. Il passaggio dall’alimentazione a benzina a quella a gas, a esaurimento della prima, è automatico e non si avverte mentre si è alla guida. Anche le prestazioni con l’alimentazione a gas non calano in modo percettibile. Se ne può accorgere un test driver, ma per la guida normale non cambia molto.

Ma veniamo al dunque. Decidiamo di fare due tappe, la prima con salita al Forte di Osoppo, un percorso turistico con panorama sulla valle del fiume Tagliamento. La seconda, vedremo… La prima parte la affrontiamo a benzina. Tre le modalità di guida, che ci sono confermate dal cambiamento del colore dei due orologi del cruscotto: rosso, più performante, celeste confort, grigio e nero, eco. In ogni caso, il cruscotto ci si propone anche con una livrea in tre 3D, le prestazioni sono brillanti, e con la trazione anteriore anche nel misto la Bayon si guida facilmente perché non riserva soprese. Benzina: così andiamo verso il forte di Osoppo, anche percorrendo un tratto dell’Autostrada A4 e della A28. Sotto alla parte elettronica del cruscotto c’è un indicatore del consumo istantaneo di carburante, che se ci si vuole formare a una guida consapevole e visti i corsi attuali del carburante e dell’uso dell’auto, non vi nascondo di ritenere intelligente. In questo caso ci è utile, perché lungo il tragitto ci ha indicato un consumo adeguato alle nostre attese: dai 17, in momenti performanti, ai 20 km con un litro di benzina. Ciò che è interessante per noi è il fatto che passando al gas, automaticamente a esaurimento della benzina (eravamo partiti con il serbatoio riempito solo parzialmente proprio per questa prova, poi il consumo non è cambiato. E non è che sia merito di uno strumento scarsamente attendibile. Perché poi, il livello del serbatoio del gas e il successivo riempimento ci hanno confermato le sue indicazioni.

La salita al forte di Osoppo ha appagato soltanto parzialmente le nostre attese. Così, dopo esserci goduti il panorama decidiamo di allungare il nostro test road, confortati dal fatto che la spesa per il carburante sarebbe stata di quasi un terzo rispetto ai combustibili fossili tradizionali.

Facendo prima una tappa a Polcenigo, uno dei Borghi più belli d’Italia, con le sue sorgenti nel mezzo del paese e, qualche mese fa, i Presepi diffusi in ogni dove. Poi saliamo sul Piancavallo. La giornata tranquilla ci permette di assaggiare confort e affidabilità della Bayon sulla strada di montagna, a tratti piuttosto ripida, in altri passaggi guidata con un misto veloce nel quale la Hyundai ha confermato le doti proverbiali di tenuta e agilità.

Facendo la media del consumo lungo tutta la salita la sorpresa: la percorrenza al km con un litro di carburante non è scesa rispetto al test precedente, e considerando il costo del gas al litro rappresenta un’opportunità da non sottovalutare. In cima tra i boschi e le strade a mezza costa la Bayon ha confermato le sue doti, così come in discesa: è dotata di un ottimo impianto frenante che a volte abbiamo in parte risparmiato sfruttando il freno motore.

IMG_1074 IMG_1077 IMG_0794 IMG_0406 IMG_0408 IMG_0418 IMG_0418 IMG_0841 IMG_0703 IMG_0705 IMG_0730 IMG_0749 IMG_0775 IMG_0779 IMG_9952 (2) IMG_0100 IMG_0111 IMG_0844Considerazioni finali rispetto al test finalizzato anche a comparare costi e benefici tra due ben diversi combustibili fossili?

Che abbiamo proseguito il test nei giorni successivi, anche per la restituzione dell’auto a Milano, sempre a gas. Lasciando un po’ di benzina nel serbatoio a mo’ di riserva nel caso non avessimo trovato un distributore di GPL a portata di mano. Ma di pompe per fare rifornimento di gas GPL ce ne sono parecchie. Quindi, perché non fare un pensierino su questa Hyundai eclettica?

#charlieinauto3/380       #prova vintage

#testdrive #HyundaiSantaFe Hybrid con il Suv a 7 posti anche in montagna

Una ripresa da sportiva e nel fuoristrada impegnativo video a 360°

Con 2500 kg di peso i 265 CV con la parte elettrica per le IMG_5796 IMG_5801 IMG_5806 IMG_5943 IMG_5976 IMG_E0389 IMG_E0390 IMG_E0391 IMG_E0392 IMG_E0395 IMG_E0398 IMG_E0399 IMG_E0400 IMG_E0403 IMG_5517performances 

Hyundai Santa Fe Hybrid è un grande SUV che visto dall’interno maschera abilmente la sua vocazione fuoristrada. Certo, immaginare un’auto a sette posti comodi capace di destreggiarsi abilmente su strade sconnesse o di montagna non è banale. Ma è il risultato ottenuto dai progettisti dell’auto coreana. Nonostante l’abitacolo alto, pensato per rendere la Santa Fe adatta anche ad affrontare corsi d’acqua non molto profondi o zone umide o allagate, le sollecitazioni trasmesse in curva ai passeggeri sono limitate, e ulteriormente smorzate dal grande confort dell’abitacolo nonché dal sistema elettronico delle sospensioni.

I sedili comodi e avvolgenti, riscaldabili quelli anteriori (anche raffreddabili) come quelli posteriori, la qualità dell’impianto di intrattenimento che mette a disposizione anche i suoni che riproducono situazioni ambientali diverse, passeggiata sulla neve, giornata di pioggia, suoni al bar ecc., e favoriscono rispettivamente il relax alla guida, un supporto all’attenzione, un elemento di intrattenimento nei tragitti più lunghi, concorrono a migliorare l’esperienza al volante, ma anche quella dei passeggeri.

In movimento apprezziamo subito la telecamera che ci attiva sul cruscotto uno schermo rotondo al posto degli orologi degli strumenti, dal lato verso il quale iniziamo a svoltare. Un accorgimento molto utile per annullare gli angoli morti e, viste le dimensioni e l’altezza del SUV, consente di evitare di salire per errore sui cordoli dei marciapiedi anticipando troppo la sterzata. Un sistema che evita anche la collisione con ciclisti o motociclisti che si trovino tra noi e il bordo della strada o che magari tentino di infilarsi lì per superare la coda nella quale ci siamo infilati.

Ma cominciamo a salire: 265 CV di potenza combinata, 180 CV dal motore 1598 a benzina, il resto dall’unità elettrica con una coppia massima di 350 Nm sono una garanzia per affrontare anche le salite ripide e superare in sicurezza le vetture più lente perché condotte da automobilisti inesperti della montagna: evitare di perdere completamente velocità, o di fermarsi perché si è inserita una marcia sbagliata consente di mantenere una guida più fluida e di evitare situazioni di pericolo per sé e per gli altri al volante su quel tratto di strada.

Potenza immediata e spunto per la ripartenza della Santa Fe Hybrid sono assicurate dall’apporto della unità elettrica e sopperiscono sulle rampe anche al peso importante del SUV crossover: 2500 kg. Che non siano stati risparmiati accessori o rifiniture per completare il confort risulta evidente in tutti i dettagli. Proviamo a scegliere di selezionare le sei marce con i comandi a paletta al volante, ma costatiamo subito che nel tratto precedente anche il cambio automatico aveva svolto egregiamente il suo compito.

Così, dopo una guida brillante con la soddisfazione di riscontrare che la Santa Fe è sempre sotto controllo, concentriamo la nostra attenzione su una strada non asfalta di montagna. Spostiamo la manopola delle funzioni dell’assetto e di guida su Terrain, quindi su Mud: questo ci consentirà di non avvertire minimamente le asperità del fondo stradale, in alcuni tratti molto sconnesso.

Attiviamo anche la modalità EV per muoverci in silenzio nella natura incantata dell’alta montagna. Ci troviamo oltre i 1200 m di quota e ci aspettiamo che da un momento all’altro la carreggiata si restringa. Se ciò dovesse accadere… La Santa Fe è più grande dei SUV Hyundai che abbiamo già provato con ottimi risultati in condizioni analoghe, e d’altro canto è l’ammiraglia in questa fascia di vetture. Arriviamo a un dosso, il fondo è di ghiaino, terra, sassi e rocce frantumate dal tempo, dal ghiaccio dell’inverno, dalle piogge intense, forse dal vento. Ma subito oltre appare un ostacolo prevedibile ma che non ci può non preoccupare: la strada si restringe ancora un po’ e svolta decisamente a destra, lasciandosi al di sotto un declivio scosceso ed erboso che si conclude con una piccola conca. Un paesaggio suggestivo, ma meno suggestivo è l’andamento della mulattiera, che dall’alto dell’abitacolo è ancor più misterioso.

Fortunatamente avevamo sfogliato il manuale d’uso della Santa Fe, incuriositi dalle decine tra opzioni, funzioni, accessori. Così accanto al pulsante per attivare la funzione che ci consentirebbe di superare senza rischi discese impegnative anche con fondo innevato c’è il comando per accendere le telecamere che ci mostrano tutto quello che succede attorno al SUV.

Ovviamente teniamo sotto controllo l’andamento della mulattiera sotto di noi, scrutiamo oltre la curva mentre in caso di necessità la visione a 360° ci permetterebbe di manovrare al limite del possibile. Con questo aiuto, che ci proietta sul display dello schermo centrale le traiettorie ideali e la curvatura adatta alla nostra sterzata, completiamo il percorso in mulattiera. Non ci resta che sfruttare la presenza di una colonnina di ricarica a poche centinaia di metri (ha due postazioni di ricarica) per rigenerare la batteria e riportarla alla massima capacità, e per poter sfruttare, al rientro, la ripresa da auto sportiva di questo SUV crossover, e nel rientro fruire del grande aiuto alla guida dei fari a led adattivi intelligenti. Ovvero, viaggiare nella luce senza dare fastidio.

#charlieinauto3/370  #provavintage

#hyundaiSantaFe #montagna #suv #crossover #trazioneanteriore #inverno #

#testdrive #Hyundai #Kona Electric: prova del nove sull’autonomia

Conferma quella dichiarata e in discesa recupera quanto consuma in salita

tanti accessori e i sistemi di sicurezza confermano l’affidabilità alla guida

La nuova Hyundai Kona Electric ha un’autonomia maggiore rispetto alla prima serie. Le escursioni che abbiamo compiuto nella suggestiva Val Aupa e in Val Saisera, nel Tarvisiano, paradiso dei fondisti, a oltre 120 km dalla partenza, ci hanno provato che anche con l’auto elettrica si possono azzardare digressioni su strade isolate e prive di punti di ricarica, ma anche del segnale per i telefoni cellulari, purché ovviamente si tenga bene conto dei limiti imposti dall’autonomia della batteria. Occorre infatti sempre essere in grado di arrivare fino a un punto di ricarica, e con il tempo ci si abitua a calcolare quale sarà la colonnina che ci consentirà di ‘rabboccare’ la ricarica sfruttando al massimo l’autonomia dell’auto . Finora, ogni modello di auto elettrica che abbiamo testato

aveva range, rendimento, capacità di ricarica diversi.

E’ quindi necessario prendere confidenza con l’auto che si sta utilizzando per poter intuire i limiti indotti da una ridotta disponibilità di puti di ricarica. Un problema che nelle zone montane incide maggiormente nella scelta degli automobilisti tra i motori endotermici e quelli elettrici. Nelle ultime due puntate del nostro blog #charlieinauto abbiamo percorso valli deserte e strade tortuose e guidate, ma non avevamo ancora affrontato la salita e la discesa.

La Kona Electric ha una buona capacità di ricarica in decelerazione

e in frenata, che le sono condizioni di guida più frequenti nella guida in montagna, ma i due percorsi che vi abbiamo descritto si snodavano prevalentemente nel fondovalle, quindi erano privi di salite e di conseguenza discese significative. Così, per concludeee il #testdrive, partiti dal B&B ‘CAsa Allegra’ a Pertegada di Latisana (Ud) ci dirigiamo verso il Piancavallo, in cima a una salita di 14,5 km con varie pendenze che sintetizza tutte le difficoltà, dai tornanti, alle curve strette, al misto veloce ai rettifili, che la Kona Electric 2022 con il motore capace di 204 CV riuscirà a gestire senza incertezze. Si tratta nel contempo di un percorso molto suggestivo, oltre che parte del percorso del Rally del Piancavallo, anche salita iconica del Giro ciclistico d’Italia che contribuì a creare il Mito Pantani. Al termine arriviamo sul pianoro che ospita la località turistica, a oltre 1200 m slm.

L’aria è fresca, ma le batterie al litio non risentono  della temperatura 

alla quale sono state esposte all’improvviso. Fin qui la Hyundai Kona Electric ha consumato meno di un terzo della capacità della sua batteria percorrendo 115 km, un tratto nel quale era  compresa la salita di 15 km che abbiamo affrontato in modalità Sport. Vicino agli impianti di risalita del Piancavallo sono state installate due colonnine di media potenza. Ma non collegheremo la nostra vettura per non rischiare di interferire sul calcolo della autonomia.

Dopo la tradizionale tappa all’Angolo di jasmine, il bar che è anche l’edicola della cittadina alpina e che ci ha dato rifocillato anche nel periodo del lock down in occasione dei nostri test drive, riprendiamo il nostro test road e iniziamo la discesa. La sfida con il mio ‘navigatore’ e assistente Marco è capire quanta energia potremo recuperare in discesa utilizzando le palette per rallentare e perfino frenare nei tornanti senza toccare il pedale del freno. Il gioco si fa anche divertente, perché vista l’efficacia del sistema di frizione-freno-dinamo, chiamiamolo così, la discesa diviene veloce e si supera sempre in piena sicurezza. così siamo arrivati alle porte di Aviano, alla fine della discesa. Calcolando l’autonomia residua: i  discesa

abbiamo recuperato più energia elettrica di quella spesa nella salita.

#testdrive completato con successo, quindi, e anche questa volta in fatto di mobilità elettrica la Hyundai non ha tradito le aspettative. Nella  nuova Kona Electric sono state ottimizzate le funzioni e sono state ridotte al minimo le criticità ormai note delle auto elettriche. Ora siamo curiosi di testare la nuova edizione della Hyundai Kona Electric, già sulle strade in pochi esemplari. Attendiamo la disponibilità dall’Ufficio Stampa. Ma per non ‘ossidarci’ come vedrete la prossima settimana mantenendo il ritmo dei nostri testdrive saliremo sull’ammiraglia della Casa coreana, nella quale sono coniugate la sostenibilità, con le prestazioni, con il confort.

#charleiinauto3/326     #provavintage    #hyundai  #piancavallo  #valsaisera  #valaupa  #Latisana  #Udine  #carlomorandini #fvgdascoprire  #Rivierafriulana  #autoelettrica  #hiunday  #kona  #testroad IMG_3897IMG_3913IMG_3921IMG_3920IMG_3926IMG_3925IMG_3933IMG_3944IMG_5363IMG_5371IMG_5376IMG_5381IMG_5392IMG_5395IMG_5399IMG_6223IMG_6224IMG_6248IMG_6241

#testdrive #Jeep Compass 4xe Trail Hawk Suv fuoristrada performante

Sincronia tra motore a benzina ed elettrico: una 4×4 decisamente sicura

La modalità EV per attraversare zone protette senza IMG_3157 IMG_3171 IMG_3218 IMG_2224 IMG_2226 IMG_2268 IMG_2294 IMG_2311 IMG_2786 IMG_2794 IMG_2776 IMG_2834 IMG_2840 IMG_2862disturbare la natura

Ma prima una prova di accelerazione all’Aviosuperficie AVRO di Rivoli di Osoppo (Ud) della Fondazione ‘Lualdi’

Prima di spingerci verso la montagna avevamo fatto visita all’Aviosuperficie AVRO di Rivoli di Osoppo (Ud) della Fondazione ‘Lualdi’, che gentilmente spesso ospita le nostre prove di accelerazione. Il contesto è interessante, come lo è per gli appassionati del volo che vi arrivano da oltre le Alpi, fanno tappa qui per il rifornimento e proseguono, o con altri mezzi per visitare il Friuli Venezia Giulia, o sempre in volo verso altre regioni della Penisola o le coste adriatiche.  Ora, siamo arrivati alla base della salita prescelta. Ora possiamo scegliere tra far decidere il rapporto del cambio più conveniente al cambio automatico oppure scegliere noi con la cloche posizionata sul tunnel centrale tra le sei marce a disposizione. Possiamo anche selezionare con una leva accanto alla cloche del cambio la modalità di guida che ci serve. Visto che per ora il fondo stradale è pulito e asciutto attiviamo la modalità Sport per ottenere le massime prestazioni. Così saliamo veloci pur essendo a bordo di una fuoristrada mentre la trazione posteriore ‘elettrica’ la rende un’auto ancorata all’asfalto anche nella guida sportiva su asfalto. Questo grazie alla trazione integrale controllata. Inoltre, se premiano sul pulsante che attiva la Massima rigenerazione della batteria disponiamo anche di un ulteriore effetto di decelerazione al rilascio dell’acceleratore, mentre la guida diviene ancora più divertente e fluida.

Il mix tra il motore a benzina e quello elettrico rende la salita brillante.

Anche se il ritorno in discesa ci consentirebbe di rigenerare con efficacia la batteria grazie alle frenate, sappiamo che sul pianoro sono attive dallo scorso inverno due colonnine di ricarica,  e per poter continuare a testare l’efficacia del sistema ibrido Jeep abbiamo bisogno di viaggiare con la batteria sempre sufficientemente carica. Giunti qui sopra, sull’altopiano, non vogliamo rinunciare all’opportunità di visitare i boschi nella modalità ‘silente’ EV, che la Jeep Compass Hybrid è in grado di mantenere con il motore elettrico per una quarantina di km; autonomia che qualora disponiamo di un impianto fotovoltaico diviene è utile per l’utilizzo dell’auto per gli spostamenti limitati o cittadini che potremo compiere a costo Zero. Un’opportunità che avevamo testato con efficacia sulla Jeep top di gamma Wrangler Sahara 4xe, molto più pesante ma non meno sostenibile.

In modalità elettrica per immergerci nella natura

Ritornando al nostro test, in modalità EV riusciamo a spostarci nel bosco senza rumore, e a incrociare un branco di caprioli; più avanti siamo ‘sfiorati’ dal volo di un’aquila reale forse incuriosita dall’alto da questo oggetto che si sposta silenzioso oppure richiamata dal sound sintetico emesso dalla Jeep per avvisare del suo passaggio. Né è trascurabile il fatto che in modalità elettrica non abbiamo disturbato la tranquillità di escursionisti e turisti, né degli sciatori che in questo periodo raggiungono numerosi Piancavallo, la località montana del Pordenonese. Ci avviciniamo alle colonnine: con il cavo in dotazione colleghiamo l’auto e ci basterà un’ora per ricaricare la batteria fino all’80 per cento della sua capacità. valore che pur corrispondendo  al suo massimo rendimento ne preserva la durata. In attesa della ricarica ci dedichiamo alla ‘tradizionale’ tappa di ristoro pomeridiano all’Angolo di Jasmine, per una fetta di Sacher con panna e una cioccolata calda.

Ripartendo troviamo finalmente una strada ancora innevata.

Sfruttando la guida a trazione integrale percorro un tratto ghiacciato in piena sicurezza. Poi, sulla neve la Compass Trail Hawk si lascia guidare docilmente, confermando la sensazione di sicurezza che ci aveva trasmesso sullo sterrato. Ora pensiamo alla discesa. La combinazione motore-capacità di rallentamento in decelerazione rende la guida anche in questo caso divertente e sicura, quasi come se non si trattasse di un veicolo che è nato specificamente per il fuoristrada. D’altro canto, la Compass è un’interpretazione confortevole del fuoristrada. A valle, costatato che l’auto aveva ricaricato interamente la batteria possiamo mentre registriamo un  livello ridotto dei consumi. Rieccoci a un nuovo ‘trasferimento’: ora ci godiamo il sound dell’impianto stereo di bordo che è un sistema Alpine molto potente.

#charlieinauto3/318                        #provavintage 

#testdrive Trazione posteriore ed elettrica: la mia prima volta con Cupra Born electric

Anche nella guida sportiva esalta le prerogative di sicurezza

Invariata la ricarica nella neve

L’opzione per scaldare o raffreddare mani e piedi

Come si comporta un’auto elettrica sulla neve? Ve l’avevamo già raccontato agli albori della mobilità elettrica: finora si era trattato esclusivamente di vetture tutte a trazione anteriore, nelle quali l’elettronica di bordo agiva in modo da livellare le prestazioni e le possibili criticità nell’aderenza delle ruote al fondo innevato o ghiacciato per rendere la guida e la marcia fluide e scorrevoli. Ovvero confacenti ai canoni della massima aderenza delle ruote sui percorsi con scarsa e scarsissima aderenza. La Cupra Born Electric rappresenta una novità assoluta per la Casa spagnola che fa parte del gruppo Volkswagen: è la prima auto del marchio sportivo nato dall’esperienza Seat a essere completamente elettrica. Condivide questa caratteristica con la Casa madre del gruppo, ma la vocazione sportiva della Cupra Born traspare da molti dettagli, scelte progettuali e accessori. Siamo arrivati alla quarta, e ultima puntata dedicata a questo azzeccato modello elettrico, e come promesso vi sveliamo l’ottava sorpresa, che si riferisce a a una caratteristica sostanziale dell’auto. Ritorniamo alla nostra vettura dopo l’immancabile tappa per rifocillarci con una fetta di Sacher e la cioccolata o il caffè con panna all’Angolo di Jasmine. Siamo sul Piancavallo (Pn) e ci dirigiamo verso le uniche due colonnine di ricarica della località montana pordenonese, quota 1.250. Si trovano di fronte alle piste da sci e nei pressi di alcuni dei principali alberghi. Il tempo della passeggiata e della ‘merenda‘ in montagna e l’auto, che dispone della tecnologia del momento per l’ottimizzazione della ricarica e dei flussi di corrente, ci fa ritrovare la batteria da quasi scarica, come quando l’avevamo abbandonata collegandola alla colonnina con il cavo in dotazione,

con la capacità rigenerata all’80 per cento in 50’.

Una prerogativa importante, che la rende versatile e utilizzabile in condizioni particolari, come ci ha confermato la prova, anche in mezzo alla neve. Nonostante la temperatura rigida, le colonnine sono coperte di neve, a conferma di quanto dichiarato dalla Casa la batteria della Cupra Born Electric si ricarica per l’80 in 50’, purché la colleghiamo con meno del 5 per cento di capacità. Un dato interessante perché la potenza del mezzo, che per quanto riguarda il modello in prova è di 204 Cv, ci indurrà spesso a non risparmiare la pressione sul pedale dell’acceleratore e ciò ridurrà l’autonomia dell’auto. Autonomia che cercheremo di recuperare almeno in parte al rientro a valle con l’utilizzo del sistema di rigenerazione di intensità regolabile con le palette al volante, utilissimo anche per ridurre o scongiurare l’usura del freni della nostra Cupra Born electric in quanto sostituisce l’uso del pedale del freno. Ora però ci rimettiamo in movimento, e dopo avere riposto il cavo per la ricarica nella sua custodia e averlo caricato nel bagagliaio riprendiamo il nostro test. La nostra escursione a piedi nella neve era stata piuttosto lunga, e nonostante fossimo adeguatamente attrezzati, il freddo si stava facendo sentire. Così, rifacendomi alle istruzioni per l’uso che compaiono sul display centrale, attivo le modalità di riscaldamento, analoghe a quelle che utilizzeremo fra qualche mese per il raffreddamento dei sedili anteriori andando mare. Le opzioni a disposizione che compaiono chiaramente sul nitido schermo a tocco sono:

Scalda le mani, scalda i piedi, raffreddamento rapido, raffredda i piedi,

aria fresca e visuale libera, purificatore dell’aria. Usciamo dal cuore della località pordenonese e dirigiamo verso la vallata. Provo a forzare accelerando a fondo o facendo cambiare rapidamente direzione e corsia alla Cupra Born electric, ma l’auto non si scompone di molto. Ci prendo gusto e mi infilo nel percorso misto nel sottobosco, e la Cupra Born electric accenna a sbandare leggermente con il retrotreno, ma si ricompone immediatamente e mantiene di nuovo con determinazione il percorso che le chiedo senza incertezze o reazioni inaspettate.

Finalmente mi accorgo che è la prima elettrica posteriore che provo.

Il riscontro davvero positivo che ho avuto sta nel fatto che nonostante avessi insistito forzando la guida e aumentando la velocità del test, il risultato non è cambiato: l’auto non ha mai creato situazioni critiche, anzi, una volta a conoscenza della modalità di trazione e delle sue potenzialità, mi ha permesso di proseguire con una guida ritmata e davvero divertente, eIMG_9419 IMG_9425 IMG_9437 IMG_9438 IMG_9441 IMG_9443 IMG_9450 IMG_9464 IMG_9474 IMG_9484 IMG_9870 IMG_9713 IMG_9887 IMG_9897 IMG_9889 IMG_9893 IMG_9677 IMG_9685 IMG_9690 soprattutto sicura. A conclusione del testdrive rientriamo in città, questa volta a Udine, per provare ancora le telecamere di bordo e il sistema di visione a 360° gradi, e il parcheggio automatico, che ci hanno confermato l’estrema versatilità e completezza dell’auto.

#charlieinauto3/307           #provavintage   

#testdrive #Peugeot308 SW Hybrid 225 E-EAT8 GT non teme il freddo

Autonomia rendimento e performance confermate con temperature rigide

Mantiene la sicurezza sulle strade innevate

Quand’eravamo piccini abbiamo imparato che sfregando le mani o un panno di lana attorno alle batterie che alimentavano i nostri giocattoli o la pila per leggere di nascosto i libri sotto le coperte, ne avremmo recuperato qualche minuto di energia, per concludere il gioco o il capitolo della nostra lettura preferita. Sappiamo dunque, per averlo provato, che il freddo è un nemico degli accumulatori di energia elettrica. Lo stesso accade con le attuali auto elettriche. Un modello, forse più di un altro vede calare il range dell’autonomia residua della vettura anche in funzione della temperatura esterna. Un inconveniente al quale le case automobilistiche ovviano a prescindere adottando sistemi che preriscaldano la batteria. Altre che ne costante la temperatura a prescindere dal fatto che stiamo usando l’auto tra i rigori dell’inverno oppure in piena estate. Altre auto elettriche assieme alla batteria principale di grossa potenza e capacità per alimentare il motore per gli spostamenti, adottano una batteria ‘normale’ destinata ai servizi che si ricarica in corsa. In questo modo è possi bile utilizzare l’impianto stereo ad alta potenza di bordo, le luci di cortesia, ma ‘addirittura’ il riscaldatore dei sedili e perfino il sistema di massaggio del conducente e del passeggero. Ma non è il nostro caso, perché nella Peugeot 308 SW Hybrid 225 E-EAT8 GT

la batteria per la propulsione svolge un ruolo secondario,

essendo prevalente il motore endotermico, a benzina, da 1.598 cc Euro 6 che assieme all’unità elettrica dispone di 225 CV, mentre sempre 225 è la velocità massima dichiarata. Siamo fortunati perché pochi giorni fa è nevicato nuovamente, così il clima necessario per il nostro test si è ricreato. Trazione anteriore, tanti CV per un’auto che ha una massa a vuoto dichiarata, compreso conducente e bagaglio, di 1.762 kg. Ma quel che conta di più è la coppia massima che è di 320 NM. Così, con il cambio a 8 marce, automatico sequenziale ma anche con i comandi a palette al volante, ci divertiamo nella salita, dopo esserci rilassati preventivamente nel ‘trasferimento’

regalandoci il massaggio alla schiena che erogano i sedili anteriori.

Questa volta, io ho scelto il massaggio modalità ‘Stretching’, dovendo guidare nei tornanti e nel misto in salita, il ‘naviga’ il massaggio alle spalle. La guida di un’auto potente a trazione anteriore in salita non è difficile. Basta ricordare che all’uscita dai tornanti o dalle curve più decise l’auto tende al sottosterzo, ovvero ad allargare le curve di muso. Ma anche in tale evenienza la Peugeot 308 SW GT Hybrid conferma la sua capacità di stare in strada, anche perché è in realtà difficile che qualche cosa sfugga ai controlli elettronici della guida assistita. Che a ogni buon co to si possono escludere. Arriviamo in cima ed ecco i primi tratti bianchi, che recuperiamo in stradine secondarie. Com’era accaduto sul bagnato la macchina non sgarra, e assieme a un ottimo controllo laterale ci dimostra che l’aderenza delle gomme al terreno, o meglio al manto nevoso, certo grazie anche alle gomme invernali, è rassicurante.

Ma, e la parte ibrida, o meglio elettrica? Ci aveva aiutato ad abbattere

i consumi nell’avvicinamento alle montagne. Poi ci è stata di supporto nell’accelerazione anche in salita, e anche se l’aspetto della 308 SW GT lascia trapelare intenti sportiveggianti, alla prova dei fatti proprio la montagna si è dimostrata un’terreno’ ideale per scoprirne le attitudini. Quindi siamo arrivati sul pianoro con l’autonomia della parte elettrica (per quella endotermica non ci sono problemi perché il serbatoio della benzina è da 40 lt) un po’ in affanno. Abbiamo un po’ incrementato l’autonomia in frenata e decelerazione, ma questo effetto sarà più efficace nella discesa al rientro. Così, visto che è plug in, cioè è prevista la rigenerazione della batteria collegandoci con il suo cavo,IMG_8782 IMG_8783 IMG_8832 IMG_8826 IMG_8730 IMG_8734 IMG_8775 IMG_8822 IMG_8887 IMG_8909 IMG_8908 IMG_8904 IMG_8903 IMG_8902 IMG_8892 IMG_8898 IMG_8901 ci attacchiamo a una delle colonnine disponibili, qui da 22 Kw, e ci andiamo a gustare una cioccolata con panna e una fetta di Sacher all’Angolo di Jasmine, come da copione, in attesa di recuperare energia. Per la ricarica della batteria,

abbiamo visto che il freddo non ha inciso sui tempi di rigenerazione.

Allo stesso modo non ne risentirà il rendimento dopo la ripartenza, né la capacità di aumentare la capacità di emozionarci in discesa, nella ripresa dopo curve lente e tornanti, e lo scatto nel misto, che facilita il controllo dell’auto. Dopo la discesa riproviamo l’autonomia in modalità elettrica, ricordando che abbiamo viaggiato ‘gratis’ in discesa grazie alla capacità di autorigenerazione, che si conferma di poco inferiore ai 60 km. Quindi, adatta anche alle escursioni primaverili nelle zone naturali nelle quali la suggestione di un habitat alpino intatto non può essere alterata da rumori esterni, specialmente se intendiamo avvicinare, o essere avvicinati da qualche grazioso e socievole esemplare di fauna alpina.

#charlieinauto3/305

#prova vintage

#testdrive: Hyundai Kona N da auto ‘stradale’ a vettura performante in montagna

Con 280 CV diviene auto da ‘salita’ disattivando i controlli elettronici

Le sue dotazioni e la progettazione per alte prestazioni la rendono sicura

Finora abbiamo ‘scherzato’? Anche no, ovviamente. Ci siamo ‘limitati’ a verificare che anche una Super-car da 280 CV a trazione anteriore si può usare dappertutto, dalle strade urbane ai trasferimenti, agli sterrati, al fondo più viscido e meno ‘tenitore’, e anche guidando ‘turisticamente’. Ma un’auto così potente con una coppia di 392 Nm com’è con una guida più spinta’? Il meteo di questo periodo, anche se non è proprio il massimo per il mondo naturale, per l’agricoltura, per noi stessi perché nelle metropoli superaffollate la pioggia non deterge un’aria resa densa dagli abitanti, ci ha dato una mano. Ci manca infatti il test su strada, ma non avendo piste a portata di mano, tale prova non rientrerebbe nello spirito del nostro percorso di lavoro, andremo sull’asfalto in salita, quindi nel misto in montagna, in discesa. Ormai la Kona N la conosciamo ormai bene. La simbiosi tra il test driver e l’auto che sta provando avviene dopo qualche giorno di adattamento, nel corso dei quali il pilota ‘prende le misure’ della vettura, si sinergizza con la sua reattività, con l’adattabilità del cambio dell’auto alla guida, e viceversa… Bisogna arrivare fino alla sensazione

riuscire di sentire la vettura come uno strumento che attua i comandi

che le vengono dati. Perché lo deve garantire anche quando succede qualche cosa di imprevisto, o che magari era prevedibilissimo, ma ce ne rendiamo conto soltanto in corso d’opera. Con un’auto sportiva, ma anche con quelle ‘normali’ quando occorre verificarne i limiti, è necessario arrivare al punto di sentirla sotto le gambe, attorno alla schiena, occorre ‘averla in mano’. Perché la guida veloce deve risultare come una danza, ovviamente dove e quando lo si può fare in sicurezza. Una simbiosi tra driver e auto che, utilizzandola come fosse l’auto di ogni giorno perché è questo il metodo, arriva completamente dopo una settimana. Cominciamo dunque ad arrampicarci dopo avere inserito la modalità NPS, N Power Shift, alla quale siamo introdotti dalla efficace grafica HUD da corsa che ci consente di monitorare le performance dell’auto. Ma sinceramente quella sarà la nostra ultima preoccupazione, perché la N balza da un tornante all’altro,

dalla curva più decisa a quella morbida e ampia, in pochi istanti.

Certo, non posso negare di essere avvantaggiato dall’habitus di conducente, e pilota, di auto a trazione anteriore, e dalla capacità di prevedere facilmente che cosa accadrà spingendo a fondo il pedale dell’acceleratore all’uscita di curve e tornanti, o frenando con decisione nella staccata, sempre senza farla rallentare troppo per guadagnarne in assetto e quindi nella velocità di ripartenza in uscita. Bene, considerando la grande potenza e il rapporto di coppia da super-car la Kona N non ci ha riservato sorprese e ha continuato a regalarci emozioni senza i momenti di incertezza o di ansia che ci si potrebbe aspettare da un mezzo del genere. Anche nel sottobosco ricoperto di foglie cadute dagli alberi. Possiamo dunque affermare che la sua guida è molto divertente e che si può utilizzare anche in montagna in tutta sicurezza. A rassicurarci comunque, preventivamente,

salvo che siamo noi a disattivarli premendo sul pulsante rosso NTS

(Track Sense Shift), sono i numerosi sistemi di controllo che molto prudentemente i progettisti hanno previsto sulla Kona N proprio per renderla davvero versatile, ma nel contempo, su richiesta del conducente, decisamente performante. Avevamo già parlato del differenziale elettronico a slittamento limitato E-LSD che controlla meccanicamente il trasferimento di potenza a ciascuna delle due ruote anteriori facilitando la sterzata e la stabilità nelle curve ad altra velocità, ma non avevamo detto che per le prestazioni ad alta velocità, e non è certo il caso di oggi perché ci mancherebbero gli allunghi, pardon, i rettilinei per lanciarla, monta anche un ampio spoiler a doppia ala. Mentre le ruote in lega leggera da 19’ montano pneumatici per le alte prestazioni. E ancora che il sound,

arricchito dalla doppietta automatica in scalata, nelle funzioni Sport

ed N è davvero avvincente anche dall’interno, e non manca di attirare l’attenzione dei passanti sul look aggressivo dell’auto e sui due grossi tubi di scarico rotondi, piazzati ai lati, in coda. In discesa, il sistema frenante non ci mai messo in difficoltà, anzi, è rimasto efficace anche al termine della discesa: è infatti realizzato per consentire ai freni a disco delle quattro ruote di resistere adeguatamente al surriscaldamento in frenata anche nella guida performante. Kona N pensa anche agli imprevisti, con il Rear cross-traffic collision-avoidance assist (RCCA), il Blind spot collision-enveranceIMG_0383 IMG_3289 IMG_3290 IMG_3291 IMG_2427 IMG_2678 IMG_2681 IMG_2683 IMG_2684 IMG_2687 IMG_2689 IMG_3746 IMG_3727 IMG_3739 IMG_3741 assist (BCA) e il Forward collision-evitance assist rilevano vetture, pedoni e cicli.

#charlieinauto3/289

#provavintage

#testdrive: #Skoda Scala Montecarlo mantiene le promesse anche in salita

Nella funzione Eco sale con brio ma mettendo in Sport tira fuori la grinta

Nella guida in montagna sostenibile nonostante l’aumento del gas metano

Skoda Scala Montecarlo. Il nome promette bene, e l’auto mantiene fede all’appellativo che le è stato assegnato. L’abbiamo già verificato: anche un motore bifuel è in grado di regalarci qualche soddisfazione al volante. L’unico problema, in questo periodo, è che il suo motore endotermico, essendo alimentata a gas o a benzina super, e il gas essendo metano, sconta il problema del momento: quello della scalata esponenziale del prezzo dell’energia. Nonostante quanto avevamo scritto in premessa nella prima puntata di questo #testdrive, paradossalmente il combustibile più vantaggioso nell’utilizzo di questa vettura spaziosa, briosa, sostenibile, non è più il gas bensì è ora la benzina verde, che al momento costa di meno. Ma nel complesso, sommando il rendimento dei due tipi di combustibile, nonostante l’aumento vertiginoso del costo del gas metano alla pompa, calcolando l’utilizzo di entrambi i serbatoi, quello del gas e quello della benzina, a fine autonomia la Skoda Scala Montecarlo bifuel rimane un mezzo sostenibile? Per verificarlo non ci resta che mettere l’auto alla prova in montagna. Così puntiamo verso il Piancavallo. Riepiloghiamo: motore da 1000 cc tre cilindri da 90 CV, cambio manuale con frizione automatica a sei marce. Ora affrontiamo con decisione la salita del Monte Cavallo. La coppia è buona e la ripartenza dai tornanti anche. Ah già, avevo dimenticato di uscire dalla funzione ECO per attivare la funzione Sport. Le altre, ricordo, sono Normal e Individual, e la Scala Montecarlo tira fuori la grinta necessaria divenendo un mezzo divertente da guidare, senza che la funzione prescelta faccia perdere il confort che caratterizza la vettura. Gli pneumatici che monta l’esemplare in prova sono di tipo ribassato, Sottozero perché ci troviamo ancora nella stagione fredda. Infatti, tra breve incontreremo la neve, ma anche sull’asfalto asciutto concorrono a dare la sensazione di stabilità nella guida, di sicurezza e affidabilità, anche se forziamo un po’ l’andatura. Così, in breve arriviamo in cima e finalmente ci possiamo godere lo splendido panorama rivolto alla pianura friulana, alla Riviera friulana, e dal lato occidentale fino alla Laguna di Venezia.

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#SUBARU FORESTER PREMIATA IN CANADA CON ‘TOP SAFETY PICKS PLUS 2015’ PER LA SICUREZZA

Subaru Forester fuoristrada 'multi target'
Subaru Forester vero fuoristrada vestito da festa

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EREDE DELLE PRIME 4X4 CHE GIA’ NEGLI ANNI 80 CONSENTIVANO DI CORRERE SULLE PISTE DA SCI La prima volta che ho guidato una Subaru 4 WD è stato al Rally internazionale del Piancavallo,  del quale sono stato addetto stampa per le prime dieci edizioni. Il ricordo di quell’esperienza mi ritrasmette l’emozione di allora. C’erano alcune Subaru a disposizione dello staff della gara nella montagna pordenonese e in Carnia. Che era guidato, tra gli altri, dall’indimenticabile Maurizio Perissinot. ‘Iccio’, così lo chiamavamo, era un copilota della Lancia Rally e del gruppo Fiat. Che a fine gara, dopo le premiazioni, era l’edizione 1983, mi disse: -“dai Carlo, andiamo a provarla”… Il percorso che ‘Iccio’ aveva scelto per me era una delle piste da sci della località turistica della montagna pordenonese. Fortunatamente, o forse no, non era innevata perché eravamo a settembre. Ricordo ancora che l’auto, che era a una delle prime uscite, era una SW. Il primo, o uno dei primi esempi di auto stradali a quattro ruote motrici. Così abbiamo provato questa ‘giardinetta’, che era una via di mezzo tra un’auto sportiva e una familiare, con un po’ di rincorsa in salita. E quando la situazione si stava facendo complicata, perché mi rendevo conto che eravamo saliti di qualche centinaio di metri, e che tra noi i la fine della pista c’era soltanto il declivio erboso, ‘Iccio’, senza neanche scomporsi, mi disse: -“Problemi Carlo? Sterza e scendiamo”. Onorato della fiducia del coequiper iridato, che mi aveva accompagnato in quella che sarebbe potuta diventare una insana avventura, per un giovane rallysta-giornalista come me, fidandomi a mia volta cecamente di lui, ho eseguito perfettamente la manovra. Imboccando la discesona della pista. D’altro canto, avevo capito che arrivati a quel punto, non avevo alternative.

LA PRIMA VOLTA …VERSO IL VUOTO

Ed è stato come la prima volta al ‘salto’ delle rive del torrente Cormor, alle porte di Udine: la palestra dei fuoristradisti, in moto, degli anni ‘60/’70, come me. Quando mi sono trovato per la prima volta in cima al ripidissimo discesone con la mia Beta 125 enduro, confesso che per un attimo avrei voluto ritornare sui miei passi, pardon, sui miei solchi. Ma poi, dopo quella prima volta, nulla mi avrebbe fermato. Così è stato con Subaru. Tanto che, dopo le prime decine di metri, la discesa era talmente ripida che ho avuto la tentazione di toccare i freni, ovviamente a disco ai quali non ero abituato. E l’auto cominciato a staccare il retrotreno da terra, per effetto della forza di gravità. In tutta serenità, ‘Iccio’ mi ha esortato:-“Beh, accelera no”. Così, forse, è cominciata la mia dimestichezza con le discese, sterrate, erbose, asfaltate… Perché da quel momento, tutto, al volante, mi sembrava più logico: avevo trovato l’auto che sfida, vincendo, le leggi della fisica. Da allora sono passati trent’anni. La casa delle Pleiadi, la costellazione celeste raffigurata nel marchio giapponese, da allora ha consolidato la sua supremazia nel fuoristrada sicuro, comodo, elegante. Ottimizzando in particolare l’allestimento interno. L’esperienza, il tempo, e miliardi di km percorsi dai propri clienti e dai suoi collaudatori, sono serviti per ottimizzare i prodotti della sua gamma di qualità. Forester, significa Suv che si arrampica quasi …sui muri, con un prezzo d’acquisto e di gestione ragionevoli.

UN POTENTE FUORISTRADA TRAVERSITO DA AUTO

Ma anche vettura potente, di classe superiore. Si può scegliere la versione più adatta alle proprie necessità, alle attese, e …alle disponibilità economiche. Infatti, tra la versione 2000 e quella 3500, da 148 a 170 cv di potenza, il prezzo di listino quasi raddoppia. Ma racchiude tutta una serie di migliorie, accorgimenti per ottimizzare il confort, arricchire l’allestimento, che ne fanno elevare ulteriormente la qualità. L’avete mai guidata? All’inizio avevamo un po’ di ritrosia: si tratta di un SUV, o di un vero fuoristrada? L’enigma si sarebbe dissolto dopo poche decine di km. La guida di Forester è docile: asseconda i comandi del guidatore. L’auto, si intrufola quasi come un’utilitaria tra le stradine strette. Ma se si schiaccia il pedale, il SUV sprigiona di colpo la potenza che, all’occorrenza, gli consente di superare pendenze da brivido. Tutto questo, nel massimo confort. Come se stessimo guidando un’auto berlina di dimensioni medio-grandi.

PROVIAMOLA!

Quando ci hanno affidato l’auto, non avevamo fatto troppe domande a chi ce l’ha consegnata. Se non quelle di base sulla regolazione del sedile di guida. Che è completamente automatizzata, e comandata da due regolatori per le tre funzioni. I sedili, all’occorrenza, sono riscaldabili. Abbiamo preso in mano la chiave? Che farne? Abbiamo realizzato che è sufficiente che essa si trovi nella vettura, per poter attivare il pulsante di accensione del motore, mentre si tiene premuto il pedale del freno. Questo, perché Forester ha il cambio automatico, o manuale/sequenziale, con i comandi al volante. Che ci permettono di utilizzare i rapporti più vantaggiosi nel fuoristrada. Usciamo dal parcheggio aiutati dalla telecamera posizionata in coda, E proviamo a divincolarci nel traffico extraurbano. Realizzata da maestri del 4×4, Forester è molto docile e scattante. Se poi nel misto-stretto vogliamo tenere giù il pedale, e abbiamo attivato il 4×4, il gioco è fatto: è perfettamente incollata alla strada. Ci parlano di un sistema frenante d’avanguardia che ne ha fatto l’auto dell’anno in Canada e in Russia. Per errore facciamo un piccolo esperimento: ci scappa di pigiare appena sul freno con il piede sinistro, quasi fosse la frizione. Meno male che eravamo saldamente trattenuti dalle cinture: l’auto si è fermata poco oltre il punto sul quale si trovava quando abbiamo toccato il pedale del freno. I consumi, basta non esagerare con l’acceleratore, sono nella norma. E il fuoristrada? Beh, non potevamo non tornare sul Piancavallo per imboccare una delle poche strade alpine concesse dai regolamenti ambientali. Sembrava che Forester fosse nata su quei percorsi.

DALLE DOLOMITI FRIULANE AI PERCORSI LAGUNARI E FLUVIALI

Da lì abbiamo provato a scendere lungo una delle prove speciali del Rally del Piancavallo, ora percorsa dalle auto del Piancavallo dedicato alle auto storiche. E la guida è stata davvero divertente. Con Forester che non faceva che eseguire i comandi, anche sull’alfalto, come ha fatto sullo sterrato, anche spinta al limite. Un trasferimento tra le strade statali e l’autostrada per verificare i consumi, che sono stati rassicuranti nonostante la massa e il peso rassicuranti della vettura. Ed ecco i begli sterrati veloci attorno agli argini della Laguna di Marano e del fiume Stella, tra Carlino, Palazzolo, Precenicco e Latisana, nella Riviera Friulana. scorrevoli, veloci. Sul misto Forester danza come un’auto ‘normale’, 4X4. Nelle curve più strette, è sufficiente dare fondo alla potenza. Che esprime al pieno delle potenzialità, in pochi istanti. Una garanzia di sicurezza in tutte le condizioni. Quindi? Un’auto versatile e completa, da utilizzare per lavoro, ma anche per portare a spasso la famiglia, per viaggiare. E, grazie ai consumi contenuti, da impiegare anche tutti i giorni. Anche se non si dispone di un budget importante per la sua gestione. Basta scegliere la versione più adatta alle proprie esigenze-possibilità. #charlieinauto