Un premier che ha urgente bisogno dell’alcool-test

Fino a ieri in Europa si aggirava un finanziere, specializzato in riciclaggio di denaro, con cui favoriva i grandi evasori, insignito, dall’associazione criminale più potente e inviolabile, quella dei banchieri, niente meno che dell’Ufficio di Commissario dell’Unione, che, appurato, pare, non solo dalle voci di corridoio, ma da alcuni episodi incontestabili (come quelli di essere portato via in stato confusionale dalle riunioni, più volte!), sia dedito all’uso di alcool “leggermente” sopra le righe! Oggi possiamo dire che c’è n’è un altro, italiano, nominato Presidente del Consiglio da certe manovre di palazzo, avallate, anch’esse, dai poteri finanziari più nefasti, mai eletto dal popolo italiano, che, evidentemente, a causa dei rovesci subiti a livello politico e d’immagine, si è messo a scolare bottiglie!

E non può essere altrimenti, dopo le varie performance, cui abbiamo assistito e assistiamo, e che non lasciano dubbio che egli voglia imitare il suo grande referente europeo.

Cominciamo, però, da quasi un anno fa, quando, d’accordo con l’associazione di cui sopra, tutelata in modo vergognoso dalla magistratura, decise di salvare quattro banche fallite per colpa, appunto, dei rispettivi amministratori (tuttora a spasso a farsi i comodi loro!), strappando 2,5 miliardi di risparmi a 130.000 famiglie che li avevano accantonati, per lo più, per motivazioni di carattere personale e sociale e immettendoli entro i quattro bilanci falsificati, in attesa, però, che quegli stessi istituti fossero salvati (perché ancora salvi non sono, e vivacchiano con il malloppo derubato!) da fatiscenti compratori, che ancora non si sono visti. La motivazione finale fu quella di “salvare 6.000 posti di lavoro”, cioè l’occupazione dei dipendenti dei quattro istituti, una vera idiozia, in quanto, oltre a mentire sul numero dei dipendenti, poco più di 2.500, se era vero che sarebbe arrivato il 7° Cavalleria a salvare capre e cavoli, i più anziani, come già fatto tante volte, sarebbero potuti essere messi in pre-pensionamento, e gli altri riassunti dalla nuova entità.

Nel frattempo si erano concluse le sceneggiate dell’Expo, un investimento dello Stato costato oltre 13 miliardi, che ne intascò meno di uno, e il cui bilancio è restato segreto, tra scandali e imbrogli, per favorire l’elezione del sindaco PD di Milano; in base al quale avrebbero trovato lavoro 50.000 persone, quando invece, alla fine ne risultarono non più di 5.000, la maggior parte precarie.

Da allora, poi, iniziò il balletto del Jobs Act, conteso dai bari dell’INPS e dell’ISTAT, che iniziarono a dare i numeri al lotto (un esercizio certo più serio del loro!), sullo stato dell’occupazione e della disoccupazione, che il “nostro” subito si accaparrò, stampando manifesti in tutto Italia, sostenendo di aver occupato 500.000 posti di lavoro, sic et simpliciter, con la bacchetta magica della contribuzione regalata agli industriali; salvo poi continuare a imbrogliare sulle nuove cifre (contrabbandate in modo scandaloso), dopo che Confindustria era stata lasciata a secco, e restituiva i lavoratori assunti, come merce avariata. Ad un certo punto dovette intervenire l’OCSE, che lo sbugiardò definitivamente, lui e quel sant’uomo di Poletti, colui che aveva scoperto il lavoro precario entro le Coop.

In seguito arrivò l’annuncio che Roma si sarebbe candidata per le Olimpiadi del 2024, costituendo subito un “comitato” di squali e murene, diretto dai sigg. Montezemolo, Malagò e Caltagirone, approfittando brutalmente della “vacatio” commissariale della città, dopo che l’ex-sindaco Marino non si era pronunciato ancora sulla evenienza, ma opportunamente cacciato via. Fu a quel punto che il premier lanciò la bomba dei 170.000 occupati, che sarebbero serviti per completare i lavori, una volta che l’Olimpiade fosse stata assegnata all’Italia, però: nel frattempo, tuttavia, il “comitato marino” dei pensatori cominciò a spendere e spandere milioni di euro, che, ovviamente nessuno, tantomeno l’ANAC ha mai contestato.

E giungiamo al referendum delle “trivelle”, quello in cui l’ex-sindaco fiorentino si spese perché la gente evitasse di votarlo, cosa che avvenne puntualmente, grazie alla somma intelligenza degli italiani, specie quelli più giovani: i quali, probabilmente abboccarono alla ennesima bubbola che, senza le trivelle (quelle nuove, perché le vecchie restavano al loro posto!), si sarebbero persi 30.000 posti di lavoro. Tre ore dopo il risultato referendario, e grazie al fatto che il petrolio continuava a scendere (e non s’è mai fermato!), i posti di lavoro cominciarono a mancare, ma quelli dei vecchi pozzi, per la loro inevitabile chiusura: immaginarsi se le Sette Sorelle & C. ne avrebbero mai aperti dei nuovi! Ma intanto l’Italia si trova oggi alla mercè di avventurieri a caccia di nuovi giacimenti a prezzi stracciati: e quale migliore occasione di avere a disposizione migliaia di precari?

Di colpo in bianco arrivò poi la “Bella Scuola”, che, udite udite, fu certificata dal nostro, come la “sistemazione definitiva di oltre 50-60.000 precari, anche anziani, che avevano perduto la dignità e la speranza nel loro lavoro educativo. Con l’aiuto di una ministra, “sinistrata” come la maggior parte dei suoi edifici scolastici, fu composto un puzzle umano, in cui questa massa di povera gente fu “spalmata per tutte le contrade italiane, con il principio “austriacante” del “divide et impera”: quelli del nord a sud e quelli del sud a nord. Ma non solo, ne restò fuori una fetta di 25-30.000, quelli che non poterono aderire a questa folle iniziativa, perché impossibilitati finanziariamente e per altre cause.

Siamo arrivati, così, al Ponte dello Stretto, un progetto “faraonico, tossico e altamente a rischio tecnico e tecnologico” (parola degli stessi giapponesi, i più grandi costruttori di ponti al mondo!), iniziato da Berlusconi, poi annullato da Monti, ma con una penale da pagare alle capofila Salini-Maltauro-Impregilo (tutt’e tre coinvolte nei maggiori scandali edilizi, dall’Expo, al Mose, alle inutili autostrade lombarde, alla TAV, ecc,), di 500 milioni, che l’Avvocatura dello Stato, sta ancora disperatamente cercando di evitare. Cosa fa Matteo Renzi, allora? Propone che le bocce ritornino al loro posto, e che si dia finalmente lavoro ad altre 100.000 persone, investendo una decina di miliardi, che, per ora sono tra le nuvole.

Se poi aggiungiamo che, a proposito del DEF, alle due di notte , è uscito da Palazzo Chigi, mormorando tra sé, e con il volto rubizzo, che il Pil va su e il debito pubblico va giù, cioè esattamente il contrario di quel che sta avvenendo (ma non ha detto una parola di come sarà composta la manovra), a questo punto come dubitare che ormai questo poveraccio sia pronto per l’affido agli Alcoolisti Anonimi?

(ITALIADOC)