Il libercolo delle occasioni perdute

Interi salotti letterari mobilitati, schiere di giornalisti illetterati a discutere sui capitoli, i talk-show della nuova tv di regime, La 7, tutti uniformati a questo “fenomeno”, al cui confronto i romanzi ripetitivi e noiosi del commissario Montalbano, fanno la figura di sciatte favolette: stiamo parlando del best-seller “Avanti”, scritto dall’ex-bimbo prodigio di Rignano sull’Arno, che i più conoscono come ex-Presidente del Consiglio, nonché come segretario del PD. A questo aggiungiamo che la Feltrinelli non ha voluto rivelare gli estremi del contratto che ha offerto a Matteo Renzi, né tanto meno l’anticipo in soldoni, aldilà delle effettive copie vendute.

In realtà, si tratta di traduzione e copiatura, fatta anche con i piedi, di quanto scritto apologeticamente, a priori, dai cronisti francesi in merito alle performance di Emmanuel Macron, con il suo “En Marche”, che può essere tradotto “Avanti”, secondo che lo pronunci un massone o un socialista, due figure che poi, di questi tempi, coincidono.

Una massa di bugie, fantasie, ipocrisie, fallimenti mascherati da vittorie, e illusioni mascherate da propositi, che il nostro ha lasciato sul terreno in questi tristi anni del suo “dominio”, e che è dedicato principalmente a Beppe Grillo, che, umilmente ringrazia, di essere fatto oggetto di tanto marketing. Con quelle velenose rimembranze di quel famoso streaming durante il quale, mentre il neo-movimento grillino faceva il tifo perché ci si accodasse all’”uomo della provvidenza e della rottamazione”, il comico genovese gli spiaccicò in quella faccia da schiaffi la frase: “Noi, con un personaggio come te, non faremo mai nessun accordo!”

Bontà sua! Solo per questo, milioni di elettori oggi dovrebbero riconoscere a Grillo di aver visto lungo, i disastri e le distruzioni che Renzi ha sparso per l’Italia, e che ne hanno determinato la decadenza, da nazione primaria, a nazione da Terzo Mondo.

In questa disamina e analisi delle medaglie di latta e di plastica che lui si è appuntato al petto (e per enumerarle a ripetizione bastano i suoi tweet o le domande ruffian “con risposta allegata” del sign. Mentana), c’è tutta la velleità ormai spenta di questo “piccolo avventuriero”, ma anche tutta la faccia tosta di chi continua a ignorare, che quei poteri forti che un giorno lo scelsero per sfondare, e rendere malleabile il boccone italiano, da ingurgitare un poco alla volta, lo stanno abbandonando, e hanno scelto altre strategie, più garantiste: Macron ne è l’esempio, proprio dopo le batoste che Matteo ha portato a casa.

Da ora in poi i poteri forti non accetteranno più “scugnizzi della politica spicciola” fatti crescere, come lui, a pane e imbrogli, perché gli imbrogli del faccendiere o del banchiere di provincia, per intendersi, mamma e papà Renzi, o le famiglie Boschi, Lotti, Serra, ecc., alla fine si consumano entro le velleità stesse di questi imbonitori; da ora in poi sceglieranno direttamente dal “giardino d’infanzia” dove essi allevano certi yuppi, come, appunto Macron, che recano un’impronta genetica irreprensibile.

E “Avanti” dimostra, appunto, quanto in basso sia caduta questa “promessa mancata” di logge e finanzieri, tanto da aver messo in netta difficoltà i suoi stessi sponsor: al punto che, l’unica vera, seria critica da portare a queste paginette fotocopiate, è quella che sarebbe stato molto meglio non scriverle, perché faranno incazzare costoro ancora di più.

E se, tutto sommato, una via d’uscita gliel’avevano offerta, relegandolo a burocrate di partito (ma anche lì di danni ne ha fatti e continua a farne!), e beneficiario di fondazioni milionarie (messe in piedi perché anche lui “tiene famiglia”), che nessuna indagine della GdF o di magistrati sfiorerà mai, continuamente alimentate, come sono, da fondi neri o da prebende di grandi imprese legate alla globalizzazione e alla predazione dei popoli. Lui, no, da quell’orecchio non ci vuol sentire: e adesso è come il re nudo, che, seduto sul trono sogna di governare ancora, ma è solo un’icona scoperta sulle sue vergogne, che non ha neppure più le mutande, per difendere i suoi attributi, ormai ridotti a pieghe di pelle rinsecchita.

E se gli restano le chiacchiere, e le “ambizioni” letterarie, è perché siamo in Italia: e ci sono ruffiani, come la maggior parte dei giornalisti, che hanno scommesso tutto su di lui, la loro carriera e la loro pagnotta, e immaginano, invece, che il re, come in quell’antica favola, porti addosso ancora le vesti più prestigiose, ma s’ingannano…. (R.Scagnoli)