Il M5S di fronte alla responsabilità concreta del potere

Il grande dilemma grillino non è più quello di autoreferenziarsi come “partito” nazionale, cosa ormai acquisita specie dopo le elezioni siciliane (dove ha dimostrato la sua integrità e la sua forza, contro le accozzaglie malavitose); ma quello di porsi in prospettiva come capo di una coalizione.

Ammesso e non concesso che alle prossime politiche “rosatelliane”, il M5S non ottenesse il 40,5% dei voti, è probabile che non avrebbe una maggioranza tale da poter governare. Sarà quindi necessario che, fin d’ora, cominci a pensare con quali forze, anche tra quelle che considera “meno peggio, si possa accompagnare per il lungo e complicato percorso politico e governativo.

La risposta della senatrice Taverna a Cacciari che la provocava, dalla Gruber –Possibile che nel grande casino del PD voi non possiate attirare nemmeno un cane?-, la sua reazione intelligente e pronta: “Ma qual è il cane da attrarre?”, dimostra che andare a pescare da qualche parte “compagni di strada” sarà veramente un’avventura, che potrebbe rivelarsi letale.

A proposito di “sinistra”, proprio oggi abbiamo assistito alla compagine ex-Pd, ormai tutta concentrata nelle liste, caricarle di vecchie cariatidi fallite, né più né meno dei renziani (qui si tratta di cariatidi ancora giovani, ma sempre ammuffite di poltronismo e mistificazione!), mentre l’estrema “sinistra” quella che più si avvicina con le sue tesi ai proponimenti sociali grillini, non raccoglie percentuali sufficienti, né credibilità da parte dei più moderati, e resta isolata.

A proposito di “destra”, caduta clamorosamente quella che era sembrava una “filiera” di comuni propositi (specie a livello europeista!) con la Lega, dopo il suo incorporamento vergognoso nel più scontato berlusconismo, non sembra esistere più traccia di un futuro approccio; a meno che, altrettanto clamorosamente, Salvini, il giorno dopo le elezioni (ma anche prima, chissà!), mandi a quel paese l’ex-cavaliere (il quale ha tutta l’intenzione di abbracciare un Pd ridotto ai minimi termini, ma certo più affidabile del carroccio!), ricucia lo strappo, e vada a unire i suoi parlamentari a quelli dei Cinque Stelle per aprire ad un Governo autenticamente “inedito”.

A questo punto, tutto sembrerebbe perduto, anche se l’ipocrisia comune di farcela da soli (diffusa specialmente tra gli “integralisti” del movimento!), dovrà vedersela con i sondaggi di quattro lunghi mesi di campagna elettorale, dominata, al solito, da una magistratura che farà il bello e cattivo tempo, a seconda delle sue scelte politiche. Affonderà il coltello ancora sulla Raggi e sull’Appendino, o sceglierà di fare a fette l’ARS? Preferirà riaprire le dolenti note sugli scandali bancari o sugli appalti truccati o sulle vicende della famiglia Renzi? O magari troverà qualche appiglio da appiccicare ancora a Berlusconi, dopo averlo di fatto “assolto” da tutte le sue infinite colpe (e questa è la sua più grave correità)?

In realtà qualcosa si muove sotto la superficie: sia a “sinistra” che a “destra”.

Con l’uscita di Pietro Grasso dal PD, l’accozzaglia inaffidabile che si è creata al di fuori del “renzismo” potrebbe trovare un punto di forte aggregazione. In realtà quest’uomo, che è stato compartecipe della distruzione del Paese, dopo aver avallato tutti i vergognosi trasformismi che hanno portato un Governo senza maggioranza, a cambiarla, e poi a trasformarla in totalitarismo extra-parlamentare, grazie al ricorso delle varie “tagliole” e voti a fiducia, oggi si difende (specie dagli attacchi di Grillo!), affermando che lui è un ex-magistrato, un uomo integerrimo, un difensore della Costituzione: e la Costituzione dice che la seconda carica dello Stato deve “difendere” quel che lo stesso Quirinale ha sempre fatto, con ancor più gravi mancanze di tattiche istituzionali! Oggi, tuttavia, egli si sente “libero”, e quindi “più obiettivo” nei confronti delle regole democratiche. Le quali, dicono, che il primo partito in Italia, è il M5S!

Se Grasso costituisse attorno a sé una iniziativa forte, basata su un tipo di “giustizialismo” pragmatico, che sta tanto a cuore ai grillini, soprattutto dal punto di vista sociale (reddito di cittadinanza), fiscale (riallineamento delle tasse secondo il censo, abolizione dei privilegi e vitalizi, ecc.), e finanziario (nuova legge bancaria, e perseguimento dei banchieri corrotti), non avendo un partito di “riferimento” che lo allontani dalle idiosincrasie pentastellate, potrebbe fornire un serio punto d’appoggio al partito di maggioranza relativa.

D’altra parte, l’accozzaglia di centro-destra, è inutile negarlo, aldilà delle bandiere e dei peana di vittoria, ha già individuato il senso che il meccanismo berlusconiano intende, per riacquisire il potere: quello precedente il 2011, aumentato del 50% dei buchi di bilancio occorsi alle sue aziende, che abbisognano di nuove leggi di soccorso. Per far questo, l’uomo, non è cambiato: deve far ricorso alle peggio compagnie; naturalmente, in termini di voti, questa regola lo tiene saldamente in testa, e i due “coinquilini” rimangono a fare i “portieri di notte”. Passi per FdI, che tutte le briciole che arraffa sono vitali per la sua sussistenza, ma la Lega, se continua su questa strada, rischia una scissione. Non è un caso che le prime scintille siano scoppiate in tema di “autonomia”, dopo i due referendum, dove il Veneto di Zaia ha dimostrato di voler percorrere, con i voti grillini, strade ben diverse da quelle lombarde e quindi salviniane.

E’ anche indubbio che all’ex-cavaliere non converrà di certo rispettare la proporzionalità dei voti per infilare i suoi “ceffi” nelle liste delle politiche, facendo la parte del leone, e lasciando agli altri i premi di consolazione. Se a Salvini venisse in mente di fare lo gnorri, ma poi, a risultati acquisiti (al M5S, al 34% spetterebbero 200 seggi, e Salvini, al 16% almeno 100), si tirasse fuori alla coalizione, lo scompaginamento politico creatosi, darebbe il via ad un nuovo Governo grillino, con un forte appoggio esterno della Lega.

Queste sono le inevitabili eventualità che si potrebbero presentare al movimento che restasse sotto il 40%: altre strade non esistono. Se non quelle che lo stesso Cacciari ha voluto sbattere in faccia alla Taverna: “Allora siete voi che non volete governare!”. (D.S.)

Il M5S di fronte alla responsabilità concreta del potereultima modifica: 2017-11-13T11:46:00+01:00da r.capodimonte2009