La violenza sulle donne ha bisogno di verità

Grandi manifestazioni, ieri, contro la violenza alle donne, in una prova “mascolina” del femminismo, per riprendersi un ruolo perduto da tempo. Ma abbiamo l’impressione che non basterà questo 25 novembre, per non continuare a perderlo. E’ sì, perché, aldilà degli slogan e delle proposte, per lo più confuse e dispersive, che, al contrario, dovevano essere chiare e sintetiche, in realtà si è fatta solo propaganda e politica spicciola, evitando di andare a colpire i veri noccioli del problema: come se improvvisamente, aldilà della natura dell’uomo, del maschio, cioè, o dell’immigrato violento, o del marito geloso, o del padre maniaco, o del prete pedofilo, arrivassero tra noi degli “alieni”, esseri di un altro pianeta, dediti allo sport di violentare la donna nei modi più turpi. Costoro erano già qui, tra noi, ci sono sempre stati: forse se ne parlava di meno, come nel caso degli stupri, si preferiva tacere, non denunciarli: le cronache nere erano più sottili, meno invasive, e le TV dominate dal falso moralismo cattolico… E allora? Accidenti se c’è stata una sola osservatrice solonica del problema, una sola esperta psicologa o un avvocato o magistrato-donna, che abbiano messo in luce, che la violenza contro la donna, ma soprattutto la violenza in genere, si incrementa quando la società cambia repentinamente, e nel modo più drammatico e letale! Nessuno, quindi, si è accorto com’è cambiata qui da noi, e in generale nel mondo occidentale? Certo fa molto più comodo andare dentro casa degli islamici, a contestare le loro tradizioni muliebri, la loro concezione della donna, della famiglia; è una consolazione, la più ipocrita, quella di sperare di leggere, dopo ogni notizia di crudeltà, aggressività, sopraffazione un nome straniero appiccicato lì! Tutto per salvaguardare il “bonton”, il monticello di sabbia dove infilare la testa, come quando si evita di andare alle urne, o la conservazione reazionaria di un ruolo, quello reddituale, di chi teme di perdere posizioni. In realtà l’Occidente è in una crisi nera, molto più nera di quel che si voglia credere o far credere: e la donna, l’unica forse che cerca di far buon viso a cattivo gioco, affrontando la vita di relazione ogni santo giorno, o con il lavoro (precario) o con la famiglia (con mariti e padri troppo distratti), o con i sentimenti (che continuano ad essere i soli che dannò solidità ad un ménage), alla fine paga per tutti. Questa donna è la prima che subisce il costo di un’educazione alla deriva, che la scuola ormai non è più in grado di garantire: è lei che resta accanto ai propri figli, a fare l’insegnante fuori-ruolo, sperando che questi non prendano troppo da un padre che sta a casa solo quando ha esaurito la serie dei suoi egoismi! Ma c’è soprattutto la donna che è povera, e magari ha visto decurtarsi il bilancio familiare, e deve moltiplicare gli sforzi, sia che lavori essa pure, o faccia la casalinga con ormai poche pretese, se non ciò che resta del minimo tenore di vita: e di fronte ha un uomo a pezzi, che ha perduto il lavoro, che ha paura di perdere anche la famiglia, e giorno dopo giorno, diventa più nervoso, disperato, ma anche ossessivo, che lei possa lasciarlo, e i figli divengano una merce di scambio. A volte la spossatezza, l’incomprensione, la scarsa delicatezza nei rapporti, anche intimi, porta al dramma. E’ ovvio che non c’è giustificazione, ma colpevolizzare nel mare magnum è sbagliato!

E che dire delle giovani ragazze che escono da queste situazioni? Se sono benestanti, hanno l’unico problema di identificarsi con la società che le appaga: le mode, gli eccessi, la quasi totale assenza paterna, i compagni maschi, anche loro ricchi, annoiati e in cerca di emozioni forti. Non esiste più il senso dell’educazione, dell’onore, della dignità: si vive di SMS, di facebook e twitter, si fa sesso automaticamente, si approda all’alcool e alle droghe per uscire dal quotidianismo sociale.

Se sono povere, vengono inesorabilmente attratte dai modelli alternativi che in modo così sadico i messa-media offrono a chi ha scarse potenzialità, ma magari ha un bel corpo: la scalata al successo, che sia la canzonetta, o la cucina o il concorso di bellezza, o, peggio, l’avventura, anche di quel breve interludio, che le faccia sentire diverse, lontane dall’uggìa giornaliera delle difficoltà.

Sono solo esempi, ma per comprendere che cosa stia combinando il modello di sviluppo occidentale, contro la donna: e finchè questo modello sarà gestito dalle lobby emergenti, un terzo della società, e quindi un terzo delle donne, saranno schiacciate in questa tenaglia, e molte subiranno violenza. Quindi, ecco la perdita di posizioni sociali (una classe borghese sempre più impoverita, spesso in tempi ristrettissimi –pensate solo alle catastrofi bancarie!-), il richiamo consumistico; la scarsa intelligenza creativa dell’uomo, s’intende sempre il maschio, ormai privato da quelli che erano i capisaldi del suo comportamento e delle sua psicologia: il coraggio e la perseveranza, il senso dell’onore, la critica e, quindi, la politica sana, il sesso non inquinato, il carattere, la ricerca di un ruolo fondativo con la femmina; l’abbandono costante, da parte dello Stato, del dovere di protezione e di sicurezza nei confronti dei più deboli, donne, bambini ed anziani, con un capovolgimento letale dei valori, per cui un vecchio politico ha più diritti alla salvaguardia di una giovane mamma, o di bambine deflorate da bruti; infine, la confusione definitiva dei rapporti interpersonali, con la perdita dei dialoghi, dei rapporti familiari (perfino attorno alla tavola), della riduzione stessa del contatto fisico, quindi la perdita dei punti di riferimento tipici della donna tradizionale, “padrona” di casa, “consigliera” e “moderatrice” in famiglia, spesso perfino “amministratrice” del reddito familiare. Tutto questo, insomma, si trasforma in “violenza”, che non è sempre detto che sfoci nell’aggressione fisica, ma determini semplicemente uno stato di prostrazione e di inferiorità.

Disgraziata sia la società che riduce la donna in questo stato: ma anche sciagurate quelle donne che vogliano nasconderne le vere cause a loro stesse! (D.S.)

La violenza sulle donne ha bisogno di veritàultima modifica: 2017-11-26T10:30:52+01:00da r.capodimonte2009