Perchè nel futuro dell’Italia non c’è memoria per i saltimbanchi della politica

Rispondere, frettolosamente, che Maria Elena Boschi ha dato sufficienti spiegazioni sul caso Banca Etruria, e quindi il PD la candiderà regolarmente, ha fatto sbracciare o gridare allo scandalo mezza Italia, comprese tante persone che votano PD in buona fede.

In realtà, in questa scialba affermazione, c’è qualcosa di molto più profondo da scoperchiare, e non solo relativo a “bancopoli”, ma che riguarda da vicino la nostra repubblica: e qui ha ragione Beppe Grillo, a dire che non si può più definirla come “democrazia”.

Da anni ormai in questo paese si calpesta politicamente ed eticamente di tutto: in primis la nostra stessa Costituzione, che la prassi vuole, nata dalla Resistenza antifascista (che fa parte integrante, tuttavia, di una guerra civile durata un anno e mezzo!), e che oggi non viene neppure difesa dai massimi organi di controllo preposti a questa delicata operazione, come la Presidenza della Repubblica e la stessa Consulta. Si passa poi alle regole generali, che, in tutto il mondo, governano la gestione amministrativa di uno Stato: da noi non esistono più, perché ogni settore, che sia burocrazia, pubblica amministrazione, partitismo, cultura, economia, giustizia, sanità, scuola e università non seguono più alcuna regola, né scritta né tantomeno consuetudinaria, ma divengono “potere legislativo ed esecutivo” proprio, ognuno per la sua strada, a crearsi percorsi seriali di vivibilità funzionali per le categorie preposte a farlo; che, in questo modo, ben presto si trasformano in lobby, che si fanno concorrenza tra loro, spartendosi le scarse risorse, e mantenendo integri tutti i privilegi. Così la lobby sanitaria entra in guerra con quella culturale, quella finanziaria con quella giudiziaria, e quella partitica con tutte le altre. Il risultato è ovviamente la corruzione a tutti i livelli, perché la lobby stessa è corruzione, in quanto predilige che qualcosa le venga concesso, con ogni mezzo, anche illegale.

Molti sociologi attribuiscono questa involuzione dello Stato, alla crisi economica, e sorvolano sulla qualità delle persone: in realtà, il problema è storico, non così “sociale” come sembra. E deriva proprio da quel tratto di percorso che il nostro Paese fu costretto a seguire, una volta finita la guerra civile, iniziata la spartizione del potere (sotto lo sguardo attento dei trattati internazionali, come Yalta), e delle risorse, e quindi la ricostruzione. CHE, ATTENZIONE, FU CIVILE, MA NON MORALE: infatti si decise che in Italia governassero certe forze imposte dai vincitori d’Oltreoceano, ma che altre forze, altrettanto forti, ma invise ad essi, dovessero farlo, nascostamente (causa equilibri strategici), impadronendosi delle leve sociali più delicate, come il rapporto con il mondo del lavoro, la burocrazia, la cultura, l’educazione, ma anche importanti settori economici, come le cooperative.

Il popolo italiano seguì, come solo sapeva fare, questi dettami: la paura che si ritornasse alla fame e al ludibrio li fece sciamare verso la Chiesa, mentre il nemico giurato, il comunismo (che aveva ottenuto l’altra fetta della torta), doveva accontentarsi (per modo di dire), dell’opposizione!

Ad un tratto, dopo lustri di decadentismo, il sistema crollò, sotto il peso stesso di questo “compromesso”, nel momento in cui si evidenziarono, a livello internazionale, forze non solo occulte, tese a ribaltare questo staticismo letale, e a consegnare il Paese a nuove autarchie: caduto il regime catto-socialista, sorto, appunto, il regime neo-liberista, tuttavia, tutto ricominciò da capo. Solo che questa volta i comunisti, perso per strada il loro modello di riferimento, ed evolutisi in capitalisti di nome e di fatto, non si accontentarono più dell’opposizione, ma ambirono al pieno potere: ma in che modo? Con le stesse identiche idee e manovre degli altri, stabilendo che non ci sarebbero state più regole, né legacci costituzionali, né ovviamente etica politica (che non s’era mai vista!); ricopiando, per non rischiare, come su carta velina, ogni mossa, ogni (scarsa) positività, ma anche ogni errore da chi li aveva preceduti.

E siamo all’oggi: il baratro si è ulteriormente allargato, perché è vero che le generazioni si sono succedute, ma nessuna è stata “originale”, ma piuttosto “emula” della precedente; e l’ultima, quella dei Renzi, dei Boschi, degli Alfano, dei Gentiloni, delle Boldrini, dei Grasso, è addirittura la peggiore, perché si porta addosso tutte le magagne assommate alle precedenti! Ovviamente, la prima magagna, è la scomparsa di ogni traccia di ideologia, che la possa distinguere, talchè destra, centro e sinistra si equivalgono; la seconda è l’ignoranza più becera, perché a scuola e all’università ha solo orecchiato, e nella vita ha solo giocato con le risorse spesso rapaci della famiglia; la terza, che è come l’impronta delinquenziale del Lumbroso, è il pragmatismo assoluto, la ricerca dell’accaparramento personale, la scalata al successo, la profonda insofferenza per chi è povero! INSOMMA VIVERE LA POLITICA ORA PER ORA, SENZA PREVISIONI NÉ PROGRAMMAZIONI, TAPPANDO BUCHI E RICUCENDO PEZZE, TANTANDO DI OCCULTARE QUESTO “RAZZISMO DI CENSO” TIPICO DELLE CASTE LOBBISTICHE.

Alla fine ci troviamo a vivere in quella che alcuni chiamano “criptocrazia”, cioè un sistema ormai indecifrabile, che non dà più alcun frutto sociale né politico: non crea progresso, né ripresa economica, e quindi rifiuta l’adeguamento e il rinnovamento, e guarda all’economia come il ricorso allo spreco e alla speculazione; non è animato da una cultura propria, ma solo di riflesso, soprattutto quella anglosassone; è vuoto dal punto di vista della tecnologia, della scienza, della ricerca; è votato all’assassinio delle generazioni: quelle più giovani le esclude dalla scuola e dal lavoro, e le getta in pasto alle sirene dello stordimento psicologico, alcool e droghe, gioco d’azzardo, ricerca spasmodica dell’estetismo e della facile ricchezza; quelle più anziane le uccide con la scarsa assistenza sanitaria, con la povertà, e il degrado pensionistico.

Si fa quindi presto a capire perché siamo giunti probabilmente, ad un nuovo salto politico-sociale, dove personaggi come la Boschi o Gentiloni appaiono come gli ectoplasmi di un vecchio maniero, che tutti giurano di aver visto, ma che, probabilmente, si confondono con le nebbie malsane ed paludose della storia più dolorosa e facinorosa che mai abbia percorso questa Italia… (D.S.)

 

Perchè nel futuro dell’Italia non c’è memoria per i saltimbanchi della politicaultima modifica: 2017-12-19T18:18:04+01:00da r.capodimonte2009