Dopo 70 anni la Costituzione è diventata lo sberleffo del regime

Ieri cadeva il 70° anniversario della promulgazione della nostra Carta Costituzionale, e il regime ha pensato bene di accogliere questa ricorrenza con una cerimonia striminzita, a cui ha partecipato il peggior nemico di questo documento fondamentale della nostra democrazia, il Presidente della Repubblica, Mattarella, tra l’altro ex-membro della Consulta, e altri quattro gatti.

Grazie a lui, ai togati in ermellino, che siedono al palazzo omonimo, e ai Presidenti della Camera e del Senato, la nostra Costituzione è stata schiaffeggiata e oltraggiata da anni, e la fine di questa legislatura, forse, potrà segnare il tramonto, si spera, di queste gravi menomazioni del nostro “essere liberi”.

Si è tentato di sbugiardarla con il referendum del dicembre 2016, ma il popolo ha sbarrato il passo ai traditori; pur tuttavia, grazie appunto ai silenzi-assensi delle tre “scimmiette” poste in capo ai tre principali organi di controllo legislativo, il Parlamento è stato costretto a diventare come un vecchio bordello di periferia, dove ci si vendeva la casacca per una marchetta, e l’opposizione è stata imbavagliata e torturata da una serie di brutte copie di metodi squadristici, tagliole e fiducie, ordite da un ex-magistrato, saltato in politica, e da una ex-fanatica del globalismo inter-razziale del peggior Kalergi.

Una festa, quindi, del tutto priva di mordente, e di discorsi retorici senza capo né coda, di cui presto ascolteremo uno stralcio la sera del 31, perché la coscienza sporca di questa classe dirigente, che si è impadronita del potere, scavalcando la volontà popolare, non solo non è stata capace di difendere la Costituzione, ma ha tentato di mistificarla in tutti i modi, dopo avere, in tutti questi anni, ignorato almeno una ventina di articoli, che i padri costituenti, avevano pensato bene di porre come capisaldi della nostra democrazia.

Potremmo, ad esempio, riferirci agli articoli 39-42-43-46 in tema di lavoro, che, dopo l’abiura stessa dell’art. 1, è diventata l’ultima ruota del carro, nelle preoccupazioni dell’accozzaglia politica al potere: dopo l’avvento di leggi-capestro, come il Jobs Act e la riforma pensionistica Fornero. L’art. 39 detta le regole perché sussista nelle aziende una rappresentatività sindacale proporzionale alla volontà delle maestranze, e democraticamente riconosciuta con valenza pubblica erga omnes: e nulla di questo è stato fatto, perché il sindacato oggi riconosciuto dallo Stato e dalle imprese, è un ibrido di legislazione fascista (unicum inter-partes) e comunista (ideologicamente imposto), e non è coperto dalla garanzia democratica di elezioni che riconoscano anche ad altri, e non solo alla Triplice, di discutere, approvare o respingere i contratti “leonini” sottoscritti da questo pateracchio fatto di privilegi e concertazione ante-litteram. L’art. 42, che pure riconosce e garantisce la proprietà privata dei beni economici, ammette che essa possa essere espropriata per motivi di interesse generale. L’art. 43 prevede che lo Stato possa espropriare direttamente imprese o categorie di imprese, riservandosele o passandole in gestione a comunità di lavoratori o utenti, ma specifica che devono riferirsi a servizi pubblici essenziali, o a fonti di energia, a situazioni di monopolio, o abbiano carattere di preminente interesse generale. L’art. 46, infine, “ai fini dell’elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione”, riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti di legge, alla gestione delle aziende.

Questi articoli, tutti disattesi, ci porgono pressanti interrogativi: ad esempio, la Sorgenia, azienda del Gruppo De Benedetti, in gravi difficoltà economiche, e produttrice d’energia, anziché essere espropriata dallo Stato, nazionalizzata o consegnata alle maestranze (art. 42-43), è stata salvata con 2 miliardi di denaro pubblico proveniente dalla CDP. La Fiat, un’azienda che gode in Italia dello stato di monopolio nella costruzione di auto, anziché essere statalizzata o consegnata alle maestranze (art. 42-43), da 50 anni gode di privilegi inenarrabili, sia dal punto di vista sociale che finanziario, con centinaia di miliardi buttati al vento. Il MPS (come altri istituti più piccoli), azienda bancaria di preminente interesse generale, anziché essere trasferita subito allo Stato e nazionalizzata (art. 42-43), ha rappresentato un calvario di oltre 15 miliardi di perdite, che si sono riflesse su un drammatico aumento del debito pubblico e su una maggiore tassazione per tutti. Infine la Melegatti Spa, anziché essere costretta a integrare i suoi lavoratori nel consiglio di amministrazione, tramite un consiglio di gestione (art. 46), dopo aver, costoro, dimostrato, di saperla condurre di gran lunga meglio della proprietà, viene ceduta ad un “hedge fund” straniero che la farà chiudere o la ingloberà in altre attività, espellendo centinaia di lavoratori!

Adesso è chiaro a tutti, con queste poche righe, perché l’anniversario della nostra Costituzione, per la classe politica al potere, è più una iattura che un appuntamento fondamentale con la storia e con la dignità di un popolo, che pagò col suo sangue, questa conquista… (D.S.)

 

Dopo 70 anni la Costituzione è diventata lo sberleffo del regimeultima modifica: 2017-12-28T19:36:38+01:00da r.capodimonte2009