Gli smemorati di Lotta Continua

Repubblica? Il giornale dell’orfano“. Così il professore Paolo Becchi, a lungo indicato come ideologo del Movimento 5 stelle (dal quale si è allontanato nel gennaio 2016), ha definito in diretta su Skytg24 la testata guidata da Mario Calabresi. Il riferimento è al padre del direttore di RepubblicaLuigi Calabresi, assassinato a Milano il 17 maggio 1972 da un commando di Lotta Continua, guidato da Adriano Sofri, così come il processo ha poi confermato. In studio era presente anche il giornalista e caporedattore della sezione Esteri del quotidiano romano, Daniele Bellasio, che una volta sentita la frase ha detto di non avere intenzione “di dialogare con quella persona”. Poi si è alzato e ha abbandonato lo studio.

Certo è un paradosso, che i più potrebbero considerare anche uno sberleffo mortale, che questo figlio “orfano” si ritrovi oggi a dirigere il giornale più ferocemente progressista, mendace e provocatorio che esista in Italia, a cui moltissimi ex-LC oggi si ispirano o per cui addirittura lavorano; fondato tra l’altro da un vecchio arnese, massone e intrallazzato con i servizi segreti, che fece la spia su un presunto golpe, condotto da un generale, molto amico degli americani e dell’allora Presidente della Repubblica Antonio Segni. Ci riferiamo ad Eugenio Scalfari, ovviamente: e fu la sua fortuna! E il cui proprietario è il più “chiacchierato” (in senso negativo) imprenditore d’Italia, comodamente scappato in Svizzera.

Per tutti coloro che non conoscono la storia del gruppo ideologico e militarista di Lotta Continua, o perché troppo giovani, o, comodamente dimentichi, sarà forse il caso di ricordare che costoro imperversarono, attivamente, dal 1969 (l’anno dell’attentato alla BNA di Milano) al 1976, quando morirono per consunzione di regime (cioè uscirono dalla clandestinità fasulla ed entrarono nelle stanze dei bottoni), ma culturalmente (attraverso il loro omonimo giornaletto), fino al 1982. I danni ne fecero ugualmente, e molti, a parte l’attentato al commissario Calabresi (ammazzato materialmente da Ovidio Bompressi e Leonardo Marino, su ordine di Sofri e Pietrostefani), in quanto si scissero, nel tempo, in altri gruppi criminali, da Potere Operaio, a Prima Linea, fino ai Nuclei Armati Proletari, tutti ugualmente concorrenti della Brigate Rosse (tranne che queste ebbero il battesimo presso i cattolico-comunisti dell’Università di Trento).

I militanti di LC, che si definivano comunisti, operaisti e rivoluzionari, in realtà rappresentarono l’ossatura di quel progressismo di sinistra, che sarebbe poi confluito nelle classi più privilegiate e lobbiste del Paese; a far capire che, anche in questo caso, l’ingerenza dei servizi segreti e della massoneria ne fecero uno strumento di passaggio dal potere democristiano a quello social-comunista, benedetto dalla Nato e dalla Cia, per scardinare il becero conservatorismo dei partiti comunisti occidentali, finanziati da Mosca.

Non è un caso, che oggi la maggior parte dei dirigenti di Lotta Continua siano tra noi quasi ogni giorno, mistificati e mascherati da benpensanti, addirittura, liberisti e reazionari, il che ci fa concludere che il trasformismo della sinistra è la matrice su cui si è costruita la nostra povera repubblica negli ultimi cinquant’anni. Cominciamo dai giornalisti, miracolosamente (e di sicuro, per merito!) finiti nelle Tv di regime: Enrico Deaglio (fratello di Mario Deaglio, marito di Elsa Fornero), Toni Capuozzo, Gad Lerner, Giampiero Mughini, Paolo Liguori, Erri De Luca, Giuliano Ferrara, Carlo Panella (fratello di Tiziana Panella), Mimmo Pinto, Guido Viale, Marco Rizzo. Aggiungiamo Luca Sofri, figlio di Adriano, nonché marito di Daria Bignardi. I politici, Gianfranco Miccichè (braccio destro di Berlusconi in Sicilia), Marco Boato (fondatore dei Verdi), Cesare Battisti (attualmente in Brasile, in attesa di rimpatrio?), Luigi Manconi (Partito dei Comunisti Italiani), Marco Donat-Cattin (figlio del deputato DC): Per i magistrati occorre fare un discorso a parte: alcuni di loro fondarono Magistratura Democratica, la corrente di estrema sinistra, che simpatizzò, prima che avvenissero gli attentati, sia per Lotta Continua che per Potere Operaio: Saraceni, Bevere, Ramat, Pesce, Borraccetti, Mancuso, Misiani, Marrone. E tanti altri che si sono “dispersi” come topi di fogna durante un’alluvione. Costoro non sono né più né meno come quei fascisti che, dopo la guerra, rientrarono nella democrazia, iscrivendosi al PCI, alla DC o al PSI. Ricordate bene, quando li vedete in TV, che tipo di personaggi sono: ma anche il motivo per cui, e questa volta non è un paradosso, era necessaria una seconda “Resistenza” che desse adito ad un Governo del cambiamento radicale del Paese, che spazzasse via questa indecenza. (M. De Robespierre)

 

Gli smemorati di Lotta Continuaultima modifica: 2018-06-13T18:40:50+02:00da r.capodimonte2009