La crisi della Lega apre nuove prospettive post-elettorali

Secondo la media degli ultimi sondaggi, a parte la notizia, scontata, che il M5S è ormai saldamente assestato a primo partito d’Italia, e il Pd è ormai definitivamente sceso a terzo incomodo, l’altra faccia della medaglia, l’accozzaglia di centro destra, mostra evidenti segni di rimescolamento: da quando Salvini ha accettato di servire da scendiletto a Berlusconi, la Lega ha perduto qualcosa come 3 punti, dal 16% al 13; mentre F.I. aumenta anche se di poco. La catastrofe, in casa leghista, è solo all’inizio, e in essa pesano tre fattori: il primo è l’appoggio incondizionato offerto alla “legge truffa” il “rosatellum”, che è suonato come un grosso favore fatto all’ex-cavaliere, in cambio del suo mutuo-soccorso finanziario (la copertura dei 40 milioni sequestrati a Salvini dalla magistratura!); il secondo è l’accordo contro-natura che Salvini ha fatto in Sicilia con la Meloni, nei confronti della lista degli impresentabili di Musumeci, che ha fatto dare di stomaco a molti vecchi iscritti, che ormai veleggiano verso i grillini, senza se e senza ma. Ormai è chiaro come la luce del sole, lo ribadisce oggi in un’intervista Alessandro Di Battista, che le elezioni in Sicilia sono state “falsate” a bella posta, innanzi tutto dalla inazione della commissione antimafia presieduta da Rosy Bindi, e poi dalla stessa ANAC del sempre più assente “giudice” Cantone, per favorire tutto il lerciume possibile, ad eccezione del candidato Cancelleri. La dimostrazione, ma la vergogna è ormai senza limiti, è che i giudici stanno smontando gli eletti del consapevolissimo camerata Musumeci (con le tasche piene delle mazzette dei Genovese!), uno ad uno, sotto lo sguardo esterrefatto dei media internazionali! Il terzo “gnocco” che Salvini vorrebbe far digerire agli uomini del carroccio, è l’addio al gruppo della destra europea, per far entrare lui e i suoi papocchi, nel gruppo del PPE, dove vegeta Berlusconi, con ben poca considerazione, tuttavia, anche perché è di stamani la notizia dell’ennesimo suo rinvio a giudizio per gli scandali del processo Ruby, ormai suddiviso in dieci diversi capitoli (in base alle dieci diverse escort finanziate dal sultano di Arcore, dopo aver prestato falsa testimonianza in tribunale): questo sarebbe l’uomo che a Strasburgo si è presentato per aver restituiti i diritti umanitari, gli stessi che detiene un negriero lenone di infima provenienza, e che i due compari Salvini e Meloni ambiscono come alleato!

E’ ormai inoppugnabile che la campagna elettorale vedrà una lotta bipolare tra il M5S, candidato a cambiare l’Italia nel modo più radicale, e l’accozzaglia, candidata a infettare ancora di più questa povera Italia, ormai ad un passo dalle voraci mandibole della Troika, come già era accaduto alla fine del 2011, quando a Berlusconi subentrò il “commissario prefettizio” di Bruxelles, Mario Monti: in un certo senso non l’ha mandato a dire Eugenio Scalfari, con la sua battuta “incresciosa” a favore del pregiudicato di Arcore. I grillini continuano a dire che loro non parteciperanno a nessuna coalizione, perché, e siamo convinti anche noi, nessuna forza politica, coalizzata o no, avrà la maggioranza assoluta, e si dovrà ricorrere, necessariamente, ad accordi post-elettorali. E QUI CASCA L’ASINO!

Con un Pd che veleggia al 23% (8 punti in meno delle europee!), è logico che la “sinistra” unita possa sperare su un 10%, da qui a marzo. Ammesso e non concesso che i Cinquestelle giungessero al 30-32% (4 punti in più di adesso –sempre che non ci siano già, specie in Sicilia!-), si creerebbero le condizioni per un accordo post-elettorale “a sinistra”, cui potrebbe rispondere un altro accordo “a destra” (PD+F.I.). A quel punto le carte sarebbero sparigliate, e il Quirinale sarebbe costretto a rimandare il Paese alle urne. E’ fin troppo chiaro che Mattarella tenterebbe l’impossibile per impedirlo (assisteremmo magari a tentativi “milazziani” per far fuori Di Maio, ma sarebbero del tutto inutili), ma alla fine il voto renderebbe giustizia ai pentastellati, che, a quel punto, potrebbero anche governare da soli.

Bruxelles, comunque, farebbe di tutto per scompaginare questo panorama: ad esempio scatenando da capo spread o altre diavolerie, e creare da capo un clima emergenziale da “grande coalizione”, che, tuttavia, con un partito cinquestelle al 30% questa volta non reggerebbe.

Tutto questo ambaradan è partito dal più grande errore politico che la Lega di Salvini abbia mai fatto da quando è nata, e che la condurrà, da capo, a quel 7-10% che aveva dopo la terrificante vicenda della corruzione bossiana.

Ma ognuno è padrone del proprio destino… (D.S.)

La crisi della Lega apre nuove prospettive post-elettoraliultima modifica: 2017-11-24T15:50:45+01:00da r.capodimonte2009