Perchè la legge Fornero è solo una truffa!

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Di Andrea Atzori

Mentre si avvicina la data del 4 Marzo, quando l’elettorato verrà chiamato alle urne per l’elezione dei candidati a ricoprire le cariche di parlamentari, i partiti fanno a gara per esporre e delucidare al popolo i loro programmi di governo. Tra tutte queste diverse, per taluni versi anche contrapposte politiche su cui gli schieramenti politici tendono a confrontarsi, rimarcando la distanza che li separa a seconda della base ideologica di appartenenza,  ve n’è una, in particolare, che sta concentrando l’attenzione dei mass media e dell’opinione pubblica in generale.

La questione assai dirimente è quella relativa alla decisione, assolutamente, importante e grave, del leader della Lega Nord Matteo Salvini, di cancellare la riforma delle pensioni introdotta nel nostro ordinamento dalla ministra del governo Monti, Elsa Fornero.  Il problema è di quelli fondamentali che sottostanno alla valutazione dell’integrità della sovranità nazionale italiana, che da tanti è stata considerata lesa dall’imposizione di un governo tecnico al nostro paese da parte di organizzazioni internazionali, istituzioni finanziarie o, addirittura, Stati stranieri, sul presupposto del debito pubblico ormai uscito fuori controllo.

Monti e la Fornero vennero presentati al mondo come salvatori della Patria; una Patria ormai considerata del tutto in preda alle tempeste finanziarie provocate da una crisi economica internazionale che la trovava troppo debole per reagire da se stessa, senza l’aiuto degli stranieri. Il problema era quello di stabilire se queste richieste imposte fossero veramente nell’interesse nazionale, oppure, al contrario, un modo come un altro con cui i creditori intendevano appropriarsi delle leve del potere nazionale. La caduta del governo Berlusconi, ebbe l’effetto, gravissimo di far finire, anzitempo, l’ultima legislatura eletta democraticamente. Fu proprio la riforma delle pensioni concepita e varata da Elsa Fornero a spingere la Lega Nord a dichiararsi nemica giurata di essa e ad esprimere il proposito di eliminarla subito non appena risaliti al potere.

E’ ciò che si sta per verificare, con queste nuove elezioni indette per il 4 Marzo, in cui il centrodestra della coalizione composta da Forza Italia, Lega Nord  e Fratelli d’Italia, si trovano ormai, largamente, favoriti nei sondaggi. In tanti hanno già definito la proposta irrealizzabile , in quanto, a loro parere sarebbe un suicidio economico. Insomma le cifre del debito pubblico che questa riforma sarebbe in grado di riscattare, sarebbe, realmente, astronomica. Si parla di centinaia di miliardi. Ma il sapore e l’odore della truffa aleggia lontano, fino a rendere l’aria irrespirabile per tutto il territorio nazionale.

Fin da quando la bolla della corruzione politica era scoppiata in Italia, dai tempi di “Mani Pulite”, tutte le forze politiche si allenarono in continuazione, nel convincere l’opinione pubblica che i danni alle finanze pubbliche non fossero dovuti alla corruzione dilagante ed imperante nelle istituzioni nazionali, ma bensì a pretesi fattori di malfunzionamento del sistema organizzativo dell’amministrazione pubblica. I provvedimenti di riforma dello Stato furono incessanti ed ancora continuano. La classe politica non si occupava d’altro. Anche se, sia il funzionamento delle istituzioni sia le finanze dello Stato non hanno, in effetti, subito alcun sensibile miglioramento, anzi, la discesa dentro al baratro pare sia anche accelerata negli ultimi tempi, se è vero che il debito pubblico continua a galoppare ad un ritmo superiore a quello del passato.

Fu appunto questa tesi tanto sostenuta, a legittimare l’accusa contro la pubblica amministrazione di essere una mostruosa macchina, divoratrice di risorse finanziarie. Credo che nessuno si sia dimenticato della Spending Rewiev ed il riordino della pubblica amministrazione imposto allo Stato Italiano tramite un commissario nominato all’estero dagli istituti finanziari internazionali. Poichè per i parlamentari era molto più comodo ridurre gli stipendio dei dipendenti pubblici, piuttosto che che i propri privilegi economici e sociali e vitalizi plurimilionari, costoro optarono, con grande soddisfazione di tutti, per il taglio degli stipendi degli statali e la loro uscita in pensione non appena raggiunti i requisiti previsti e imposti dalla legge previdenziale. E qui si riallaccia il discorso alla riforma delle pensioni della ministra Fornero.

Incongruenze della riforma sulle pensioni della ministra Fornero.

Qualcuno ricorderà che il governo Letta, emanò un decreto d’urgenza, il 101 del 2013, con cui veniva impedito ai dipendenti statali di rimanere al lavoro fino a 70 anni, c.d. “trattenimento in servizio”, come previsto, invece dalla legge Fornero di riforma delle pensioni, per tutti i dipendenti che volessero andare in pensione il più tardi possibile. Infatti, tutt’ora, i dipendenti pubblici, raggiunti i requisiti anagrafici e contributivi, sono messi in quiescenza d’ufficio. Dicono che solo così lo Stato avrebbe risparmiato tanti soldi sugli stipendi degli statali e avrebbe anche potuto assumere i giovani al posto dei vecchi.

In verità, non si capisce come l’economia privata ci possa guadagnare dal fatto che i dipendenti lavorino fino a 70 anni, mentre lo Stato ci perda. Prima di tutto, i dipendenti statali non fanno lavori usuranti, per cui possono stare al lavoro fino a vecchiaia avanzata, sfruttando così anche la loro maggiore esperienza e conoscenza che è sempre utile, anzi determinante, dentro alle pubbliche amministrazioni. Gli anziani sono sempre i più capaci per effetto della loro esperienza acquisita con gli anni.

Poi, delle due l’una. O non è vero che lo stare al lavoro fino ad età avanzata è un vantaggio per l’economia nazionale, oppure, il governo ha voluto mandare in pensione prima gli impiegati statali perchè aveva da sistemare i suoi raccomandati. Infatti, teniamo conto del fatto che a trovare la sistemazione dentro alle strutture pubbliche, fin da giovani e senza titolo di studio, finora sono sempre stati solo i raccomandati. Per un non raccomandato è stato difficilissimo se non impossibile, anche se dotato di due o tre lauree. Per cui, chi poteva mai avere interesse ad andare subito in pensione non appena conseguiti i requisiti anagrafici e contributivi? Ovviamente, solo chi aveva una montagna di contributi versati anche se ancora relativamente giovane.

Quindi solo i raccomandati che, avuto fin da giovani il posto pubblico, potevano anche uscire prima per godersi la pensione. Chi invece, aveva interesse a continuare a lavorare se non colui che pur dotato di tanti titoli di studio, ciononostante, ha dovuto prima seguire tutta la trafila dei lavori socialmente utili, i cui contributi figurativi sono validi solo per il diritto ma non per la misura? Ecco allora svelato l’inganno della legge Fornero e del conseguente decreto n.101 del 2013! Infatti, lo Stato ha già proceduto alle nuove assunzioni dentro alla pubblica amministrazione, oltrechè, come detto, all’aumento degli stipendi degli statali.

Ecco che con questo decreto il governo acchiappava due piccioni con una sola fava. Primo, accontentava i raccomandati, nel rispetto del primo comandamento della Chiesa cattolica e dei sindacati confederali con ciò, ferreamente e storicamente, compromessi, poi si disfaceva delle persone non gradite, rimettendole sulla strada ad affrontare le avversità della vita quotidiana, con una pensione da fame.

A parer mio, la legge Fornero è solo una truffa, concepita dai poteri forti che tengono in mano le redini del potere, tanto per impedire il legittimo godimento dei diritti costituzionali, ormai già ridotti a cartastraccia. La democrazia occidentale è solo un mito sbandierato contro paesi e popoli da sterminare con le loro guerre camuffate da “missioni di pace”. Secondo me, la soluzione ottimale sarebbe stata quella di consentire ai lavoratori tutti, di scegliere loro il momento in cui lasciare il lavoro ed andare in pensione. Perchè tanto, come dimostrato, non solo l’economia, non avrebbe per niente sofferto, ma anzi, ci avrebbe pure guadagnato.

Infatti, la causa della crisi economica nazionale è la corruzione dilagante e senza freni dell’apparato politico. Questa possibilità venne sostenuta solo da un politico italiano, il compianto On.le Panella, che però, dichiarava pubblicamente, nelle trasmissioni RAI, che ad opporvisi ed impedirne l’attuazione fosse la partitocrazia. Ma i partiti sono in ciò ben sostenuti dal proprio elettorato.

La verità è che al popolo tutto fa molto piacere negare il merito nelle assunzioni ai posti di lavoro, perchè chi ha un titolo di studio sarà sempre una minoranza in confronto a chi invece non lo ha, per cui il posto di lavoro sarà sempre riservato solo ai raccomandati, con o senza titolo di studio. Ma di merito, per carità non se ne parli. Chi non è bella figliola o figlio di padri eterni, cioè una divinità in terra, non gli serviranno i suoi meriti per avere una strada aperta verso la vita. Anche se avesse mille lauree. Più facilmente lo dichiarerebbero pazzo da internare in manicomio!

N.B.
Un ignorante senza alcun titolo potrà sperare di accedere ad un posto di prestigio e rilievo, solo se raccomandato. Inoltre ai clericali è sempre stato di enorme vanto il fatto che l’istruzione e la conoscenza, la cultura, fin dal profondo medioevo, sia stata un loro patrimonio esclusivo da condividere con il ceto aristocratico. Hanno sempre odiato l’art. 3 della costituzione, cioè il principio dell’uguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alla legge. Per cui, un meritevole che consegue una laurea senza essere figlio di papà oppure, comunque un raccomandato, sarebbe un oltraggio alla maestà divina. Ecco svelato il motivo per cui il sistema non consente e non consentirà mai che il merito prevalga nella dinamica dell’economia nazionale.

Perchè la legge Fornero è solo una truffa!ultima modifica: 2018-01-11T21:53:53+01:00da Artalek

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