Matteo Salvini indagato dalla magistratura sul caso Diciotti per sequestro di persona.

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Di Andrea Atzori

Negli anni settanta l’apparato politico italiano attraversava una crisi gravissima, incapace di esprimere una maggioranza di governo. Ne approfittarono i sindacati confederali, per colmare un vuoto di potere che pareva ormai insanabile e irreversibile.

Oceaniche manifestazioni di piazza vennero organizzate dai confederali che convogliarono nella capitale fino a cinque milioni di manifestanti. Il risultato fu che la forza di penetrazione dei leader sindacali dentro alle stanze dei bottoni si fece impressionante ed irresistibile, fino a provocare una irruente invasione di quel vuoto di potere lasciato dalla politica ormai assente nella dinamica istituzionale. I grandi giuristi conoscono bene quel fenomeno per cui se un potere istituzionale si ritira o indebolisce, lasciando dei vuoti, quel vuoto viene colmato, automaticamente, da altri poteri.

Quasi improvvisamente, si assistette alla discesa in politica di una miriade di esponenti sindacali di alto livello fino ad esprimere, addirittura, dei capi di governo. Alla stessa identica situazione si è assistito nel corso di quello scontro tra poteri dello Stato, quello parlamentare e l’altro giudiziario, passato alla storia come “Mani Pulite”. Il pretesto di una corruzione politica dilagante è stato usato per l’indebita intromissione dentro agli schieramenti politici da parte dei magistrati, che hanno con ciò colmato quel vuoto di potere che si era formato e dentro a cui costoro si sono, in questo modo, inseriti.

Tantissimi magistrati fustigatori della politica hanno dismesso la toga e si sono poi dedicati a tempo pieno alla politica. Ma altri magistrati sono divenuti capi di gabinetto dei ministri, pur continuando a svolgere le funzioni giurisdizionali.

Un cumulo di cariche forse neppure lecito, dal momento in cui, oltre che versati in politica e impegnati in magistratura, insegnano in scuole private e pubbliche e scrivono e pubblicano libri giuridici. Chi fa tante cose alla fine non ne fa bene neppure una.

La verità che tutti possono constatare è che i magistrati, quando si tratta di inquisire ministri e far cadere governi non ci impiegano molto ad agire per provocare terremoti istituzionali e sprofondare il paese nel caos, traendo come pretesto la corruzione, oppure, come nel caso di Salvini, sostituendosi, direttamente, al potere discrezionale dell’organo esecutivo, costringendolo a cambiare il programma di governo.

Tutti sanno bene che se un passeggero tenta di attraversare la frontiera di uno Stato straniero privo della documentazione necessaria ne viene subito respinto dagli agenti di polizia. Non si capisce per quale motivo l’Italia non possa farlo solo perchè le sue frontiere sono in prevalenza formate da coste marittime.

Quel mare che un tempo poteva funzionare da difesa naturale contro l’invasione di eserciti e popoli stranieri, oggi si rivela per essere, al contrario, come una frontiera indifesa da cui tutti possono passare, anche i peggiori criminali ed uomini delle peggiori specie.

Se l’Africa è un continente con crisi umanitarie come vogliono far credere ma di cui c’è da dubitare, la soluzione adottata dalla comunità internazionale non può mai essere quella di riversare tutti questi popoli di un miliardo di esseri umani, nella penisola italica, in cui già la densità abitativa per chilometro quadrato, supera quella tollerabile e sostenibile.

In realtà, quel principio dell’equilibrio dei poteri, introdotto nelle legislazioni europee con la rivoluzione francese, tale per cui ogni potere non subisse un controllo e venisse condizionato dagli altri, per consentire, in particolare, che il potere giudiziario non subisse condizionamenti da quello esecutivo, oggi ha prodotto una vera rivoluzione inversa, per cui ad essere condizionato non è più il potere giudiziario ad opera di quello esecutivo, ma al contrario, quello esecutivo da parte di quello giudiziario.

Questo si è potuto verificare a causa della debolezza del potere centrale della Repubblica italiana, ormai colpito a morte dalle interferenze straniere sia europee che d’oltre oceano. Il potere giudiziario si è inserito in questo vuoto di potere e lo sfrutta a proprio vantaggio, usando ad esempio come pretesto la corruzione.

In effetti non esiste settore più immerso nella corruzione di quello giudiziario, sia per la pretesa ormai divenuta un diritto acquisito, di tramandare la poltrona di giudice da padre in figlio o, comunque a raccomandati, truffando impunemente ai concorsi in magistratura che mai sono stati, veramente, tali, come anche accade per i concorsi forensi, ma, ovviamente, anche nel tipo di amministrazione della giustizia da sempre fatta.

Una classe giudiziaria o forense formata con questi sistemi, ovviamente, è di per se scontato che produca i suoi frutti poco salutari e benefici per la società nel suo complesso. La morale della favola ci dona una sua chiara rivelazione sulla realtà della situazione in essere.

Comunque sia, la società è già corrosa dalla corruzione. La corruzione è già dittatura come spiegano bene i testi di storia delle dottrine politiche. Lo dicevano già Platone, Aristotele e Socrate. Lo stesso presidente dell’ANM, Davigo, giudice di mani pulite, ha dovuto ammettere che dopo la lotta scatenata dai giudici contro la corruzione, questa non solo non è stata eliminata, ma anzi è aumentata.

Il motivo è chiaro e lampante come il sole. La corruzione è dappertutto. anche dentro alla stessa magistratura. Ma i giudici sono intoccabili, i governanti no. Per cui, o ci si rassegna a governi manovrati come marionette da altri poteri o, addirittura, dall’estero, oppure è necessario un governo forte e autoritario, che gli esempi di Aldo Moro e Bettino Craxi, ci insegnano essere destinati ad una brutta fine.

In America Latina l’interferenza dei magistrati dentro al potere istituzionale è tale per cui i colpi di Stato si succedono metodicamente sotto le interferenze degli Stati Uniti. Insomma, parliamo dell’Italia come una c.d. “Repubblica delle banane”.

In Turchia la Casa Bianca ci ha provato contro Erdogan, ma tutti sappiamo com’è andata a finire. Non ci sono riusciti essendo Erdogan un uomo forte, un politico di carattere. In questo caso sono stati i giudici a fare una brutta fine. Con la riforma introdotta della costituzione, Erdogan ha aumentato i suoi poteri ed il controllo sul potere giudiziario. In un modo o nell’altro, o si rispettano i principi voluti ed imposti dagli ordinamento democratici, oppure, sempre e comunque, la corruzione fa il suo lavoro che è quello di erodere e seppellire le democrazie.

Post scriptum

Una mostruosità l’accusa di sequestro di persona contro il Ministro degli interni, per la vicenda della nave Diciotti. Ma in questione non è solo il caso Diciotti, ma tutta la politica migratoria di respingimento degli irregolari, voluta dal governo Conte. Insomma, il magistrato pone in discussione il potere stesso del governo di fare una sua scelta in merito all’accoglienza od al respingimento dei migranti irregolari. Insomma si tratta di un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, che solo la Corte Costituzionale ha il potere di dirimere.
Stavolta non sono gli scandali sessuali o corruttivi a rendere piccante la portata. Si tratta di una interferenza netta nel mezzo della linea programmatica del governo della repubblica, di cui, anche il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, è corresponsabile con il titolare del dicastero degli interni. Scelte discrezionali del potere esecutivo su cui la magistratura non può, assolutamente, interferire, senza con ciò infrangere il principio di “equilibrio tra poteri dello Stato” voluto dalla Costituzione repubblicana.
Se il governo non vuole, neppure un immigrato irregolare può superare la frontiera nazionale, figuriamoci migliaia e migliaia, addirittura milioni come vorrebbero le opposizioni o certi magistrati. La questione dovrebbe passare al vaglio del CSM e di una commissione parlamentare, appositamente, costituita. L’indagine contro il ministro non è affatto un atto dovuto, mancando i requisiti per la configurazione di alcun tipo di reato. Anzi, si tratterebbe di un ostacolo frapposto all’esercizio legittimo delle funzioni di polizia. Questo in particolare da parte di una magistratura che non ha mai indagato contro i mercanti di esseri umani, quegli scafisti e quelle ONG che ogni giorno trasportano migliaia di nordafricani sui porti della nostra penisola.
Contro una magistratura che rivendica una propria prerogativa in merito alle scelte politiche sulla questione migratoria, potrebbe, addirittura, essere intentato un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato alla cui risoluzione è competente la Corte Costituzionale. Dove sta scritto che se arriva alla frontiera un viaggiatore solo senza documenti, può essere respinto, ma se ne arrivano milioni devono passare per forza, oppure si configura il reato di sequestro di persona? Se il fenomeno diviene tanto devastante come l’invasione di orde incontenibili di stranieri, è autorizzato persino l’esercito ad intervenire, per la difesa dei confini nazionali. Non dimentichiamo che l’Austria ha minacciato più volte di schierare l’esercito alla frontiera con l’Italia per bloccare il flusso migratorio verso si essa. Un magistrato italiano non si può opporre a che l’Italia faccia altrettanto.

Matteo Salvini indagato dalla magistratura sul caso Diciotti per sequestro di persona.ultima modifica: 2018-08-26T11:37:36+02:00da Artalek

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