Di Andrea Atzori
Negli anni settanta l’apparato politico italiano attraversava una crisi gravissima, incapace di esprimere una maggioranza di governo. Ne approfittarono i sindacati confederali, per colmare un vuoto di potere che pareva ormai insanabile e irreversibile.
Oceaniche manifestazioni di piazza vennero organizzate dai confederali che convogliarono nella capitale fino a cinque milioni di manifestanti. Il risultato fu che la forza di penetrazione dei leader sindacali dentro alle stanze dei bottoni si fece impressionante ed irresistibile, fino a provocare una irruente invasione di quel vuoto di potere lasciato dalla politica ormai assente nella dinamica istituzionale. I grandi giuristi conoscono bene quel fenomeno per cui se un potere istituzionale si ritira o indebolisce, lasciando dei vuoti, quel vuoto viene colmato, automaticamente, da altri poteri.
Quasi improvvisamente, si assistette alla discesa in politica di una miriade di esponenti sindacali di alto livello fino ad esprimere, addirittura, dei capi di governo. Alla stessa identica situazione si è assistito nel corso di quello scontro tra poteri dello Stato, quello parlamentare e l’altro giudiziario, passato alla storia come “Mani Pulite”. Il pretesto di una corruzione politica dilagante è stato usato per l’indebita intromissione dentro agli schieramenti politici da parte dei magistrati, che hanno con ciò colmato quel vuoto di potere che si era formato e dentro a cui costoro si sono, in questo modo, inseriti.
Tantissimi magistrati fustigatori della politica hanno dismesso la toga e si sono poi dedicati a tempo pieno alla politica. Ma altri magistrati sono divenuti capi di gabinetto dei ministri, pur continuando a svolgere le funzioni giurisdizionali.
Un cumulo di cariche forse neppure lecito, dal momento in cui, oltre che versati in politica e impegnati in magistratura, insegnano in scuole private e pubbliche e scrivono e pubblicano libri giuridici. Chi fa tante cose alla fine non ne fa bene neppure una.
La verità che tutti possono constatare è che i magistrati, quando si tratta di inquisire ministri e far cadere governi non ci impiegano molto ad agire per provocare terremoti istituzionali e sprofondare il paese nel caos, traendo come pretesto la corruzione, oppure, come nel caso di Salvini, sostituendosi, direttamente, al potere discrezionale dell’organo esecutivo, costringendolo a cambiare il programma di governo.
Tutti sanno bene che se un passeggero tenta di attraversare la frontiera di uno Stato straniero privo della documentazione necessaria ne viene subito respinto dagli agenti di polizia. Non si capisce per quale motivo l’Italia non possa farlo solo perchè le sue frontiere sono in prevalenza formate da coste marittime.
Quel mare che un tempo poteva funzionare da difesa naturale contro l’invasione di eserciti e popoli stranieri, oggi si rivela per essere, al contrario, come una frontiera indifesa da cui tutti possono passare, anche i peggiori criminali ed uomini delle peggiori specie.
Se l’Africa è un continente con crisi umanitarie come vogliono far credere ma di cui c’è da dubitare, la soluzione adottata dalla comunità internazionale non può mai essere quella di riversare tutti questi popoli di un miliardo di esseri umani, nella penisola italica, in cui già la densità abitativa per chilometro quadrato, supera quella tollerabile e sostenibile.
In realtà, quel principio dell’equilibrio dei poteri, introdotto nelle legislazioni europee con la rivoluzione francese, tale per cui ogni potere non subisse un controllo e venisse condizionato dagli altri, per consentire, in particolare, che il potere giudiziario non subisse condizionamenti da quello esecutivo, oggi ha prodotto una vera rivoluzione inversa, per cui ad essere condizionato non è più il potere giudiziario ad opera di quello esecutivo, ma al contrario, quello esecutivo da parte di quello giudiziario.
Questo si è potuto verificare a causa della debolezza del potere centrale della Repubblica italiana, ormai colpito a morte dalle interferenze straniere sia europee che d’oltre oceano. Il potere giudiziario si è inserito in questo vuoto di potere e lo sfrutta a proprio vantaggio, usando ad esempio come pretesto la corruzione.
In effetti non esiste settore più immerso nella corruzione di quello giudiziario, sia per la pretesa ormai divenuta un diritto acquisito, di tramandare la poltrona di giudice da padre in figlio o, comunque a raccomandati, truffando impunemente ai concorsi in magistratura che mai sono stati, veramente, tali, come anche accade per i concorsi forensi, ma, ovviamente, anche nel tipo di amministrazione della giustizia da sempre fatta.
Una classe giudiziaria o forense formata con questi sistemi, ovviamente, è di per se scontato che produca i suoi frutti poco salutari e benefici per la società nel suo complesso. La morale della favola ci dona una sua chiara rivelazione sulla realtà della situazione in essere.
Comunque sia, la società è già corrosa dalla corruzione. La corruzione è già dittatura come spiegano bene i testi di storia delle dottrine politiche. Lo dicevano già Platone, Aristotele e Socrate. Lo stesso presidente dell’ANM, Davigo, giudice di mani pulite, ha dovuto ammettere che dopo la lotta scatenata dai giudici contro la corruzione, questa non solo non è stata eliminata, ma anzi è aumentata.
Il motivo è chiaro e lampante come il sole. La corruzione è dappertutto. anche dentro alla stessa magistratura. Ma i giudici sono intoccabili, i governanti no. Per cui, o ci si rassegna a governi manovrati come marionette da altri poteri o, addirittura, dall’estero, oppure è necessario un governo forte e autoritario, che gli esempi di Aldo Moro e Bettino Craxi, ci insegnano essere destinati ad una brutta fine.
In America Latina l’interferenza dei magistrati dentro al potere istituzionale è tale per cui i colpi di Stato si succedono metodicamente sotto le interferenze degli Stati Uniti. Insomma, parliamo dell’Italia come una c.d. “Repubblica delle banane”.
In Turchia la Casa Bianca ci ha provato contro Erdogan, ma tutti sappiamo com’è andata a finire. Non ci sono riusciti essendo Erdogan un uomo forte, un politico di carattere. In questo caso sono stati i giudici a fare una brutta fine. Con la riforma introdotta della costituzione, Erdogan ha aumentato i suoi poteri ed il controllo sul potere giudiziario. In un modo o nell’altro, o si rispettano i principi voluti ed imposti dagli ordinamento democratici, oppure, sempre e comunque, la corruzione fa il suo lavoro che è quello di erodere e seppellire le democrazie.