A proposito di Viboldone, dei suoi affreschi e del Cenacolo circolare.

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Campanile
Campanile dell’Abbazia di Viboldone

Al visitatore in procinto di entrare nella chiesa di Viboldone, spetta un piccolo gesto atletico, necessario per passare il basso porticino rialzato da terra. Esso si presenta ritagliato a destra del portone e ha la particolarità di essere rialzato per il semplice fatto che in questa maniera si evitava l’ingresso di animali da cortile all’interno della chiesa. Gli edifici contadini adiacenti, la vita del contado e la particolarità del contesto umiliato, faceva si che piccoli animali da cortile decorassero la vita quotidiana dell’abitato di Viboldone. Il legno con cui è fatto il portone pare esser ancora oggetto di discussione per alcuni studiosi. E’ sicuramente il portone originale dell’Abbazia, ma di che legno si tratti, ancora non vi è certezza. Varcata la soglia, si entra in un luogo altamente mistico, caratterizzato da un silenzio ovattato, un leggero profumo di antico mistero, fascino di una storia quasi millenaria, con affreschi che raccontano il divino. Queste decorazioni pittoriche rivestono di colore una struttura semplice e sobria. Terminata la costruzione, grande importanza fu data proprio all’abbellimento interno della chiesa, in particolare dal 1349, quando il priore in carica, Guglielmo Villa, diede un forte impulso richiamando artisti fiorentini. Siamo nel periodo della peste nera, flagello che imperversò in tutta Europa, uccidendo almeno un terzo della popolazione del continente. A Firenze, la peste comparve nel 1348, sterminando indifferentemente dall’appartenenza di ceto, circa 3/5 della popolazione. Gli affreschi giotteschi presenti a Viboldone sono dovuti alla presenza proprio di alcuni artisti fiorentini sul territorio. In particolare, Giusto de Menabuoi, la cui prima opera in Lombardia è costituita dagli affreschi eseguiti per gli Umiliati in Santa Maria di Brera a Milano e proprio nella chiesa di Viboldone (il Giudizio universale). Giudizio

Tra i vari affreschi presenti, quello di cui voglio raccontarvi, rappresenta l’Ultima Cena. Lo si trova nella quarta campata, parete destra, primo registro in alto. Tutti gli appassionati di romanzi storici hanno valutato le tesi espresse nel libro di Dan Brown “Il codice Da Vinci” circa la figura che sta alla destra di Gesù (Maria Maddalena? Il feminino?). Ebbene, dell’affresco qui discusso voglio sottolineare almeno tre cose: la prima è riferita al fatto che è un cenacolo che rappresenta i dodici apostoli seduti in maniera circolare e non frontale. Questa rappresentazione si differenzia dall’uso abituale del tavolo rettangolare, con gli apostoli disposti lungo un solo lato o di fronte sui soli lati lunghi.

CLa seconda riflessione è che alla destra di Gesù è riconoscibile l’apostolo Pietro mentre alla sua sinistra vi è una figura che si protende lungo il tavolo. E’ l’unica figura senza barba, segno probabilmente della giovane età dell’apostolo (Giovanni?), anche se le fattezze potrebbero farla scambiare per una figura femminile. Non voglio aprire nuovamente il dibattito sulle teorie complottiste esposte nel “Codice da Vinci”, ma è curioso come un altro autore raffiguri in questa particolare maniera chi era più accanto a Gesù. La stessa postura rappresenta l’alta confidenzialità, carica di affetto,  che vi era tra il giovane apostolo e Gesù. Infine, come terza riflessione, mi pare interessante come la tavola sia imbandita, dandoci un segnale di umanità, di concretezza, di comunione, seppur in momenti di tensione non indifferente per quanto stava per succedere.

 

A proposito di Viboldone, dei suoi affreschi e del Cenacolo circolare.ultima modifica: 2017-12-13T23:33:03+01:00da humilitasomniavincit
2017 "Humilitas" by Diego Moretti