La poligamia: strategia riproduttiva ideale per la colonizzazione
Non bisogna essere dei geni per riuscire a comprendere perché l’Islam rappresenti un grave pericolo e sia incompatibile con la nostra civiltà. E, sebbene possa essere di grande utilità, non è neppure necessario leggersi il Corano e la biografia del Profeta Maometto. Per chi abbia poco tempo da dedicare all’approfondimento della conoscenza dell’Islam, è sufficiente considerare la natura della poligamia per apprezzare la gravità della minaccia.
Ipotizzando una distribuzione normale delle nascite, cioè 50% femmine e 50% maschi, per ogni uomo con 4 mogli, come il tale della foto in alto, c’è ne saranno 3 senza neppure una moglie.
La poligamia genera, cioè, una penuria di donne nella popolazione islamica, e la comparsa di gruppi di giovani uomini a cui è precluso l’accesso alle donne.
Vengono così a crearsi i presupposti per una guerra di espansione finalizzata anzitutto a procurarsi donne da stuprare, ingravidare, convertire e sposare. La colonizzazione islamica è proceduta per secoli sotto la spinta irresistibile della necessità di procacciare donne.
La poligamia è uno dei segreti della forza espansionistica islamica e della capacità di avere il sopravvento su altre civiltà. Essa, infatti, consente un tasso riproduttivo elevatissimo, che può sopperire alle inevitabili ingenti perdite militari correlate all’espansione violenta, e persino alle eventuali apostasie e conversioni indotte dalle interazioni con la Cristianità, sempre che gli apostati riescano a scampare alla pena di morte.
In Medio Oriente, per esempio, l’Islam è riuscito ad avere rapidamente la meglio sul Cristianesimo, nonostante le conversioni causate dalla testimonianza di milioni di martiri, sostituendo nel giro di qualche secolo la popolazione cristiana mediorientale con popolazioni islamiche.
Una tragica vicenda della II Guerra Mondiale, passata alla storia con il termine marocchinate, conferma l’ipotesi della penuria di donne come motore trainante della belligeranza e dell’espansionismo islamico.
“Con il termine marocchinate vengono generalmente definiti tutti gli episodi di violenza sessuale e violenza fisica di massa, ai danni di svariate migliaia di individui di ambo i sessi e di tutte le età (ma soprattutto di donne) effettuati dai goumier francesi inquadrati nel Corpo di spedizione francese in Italia (Corps expéditionnaire français en Italie – CEF) durante la campagna d’Italia della II Guerra Mondiale. Questi episodi di violenza sfociavano a volte anche in esecuzioni coatte degli abitanti delle zone sottoposte a razzia e violenza, e raggiunsero l’apice durante i giorni immediatamente successivi l’operazione Diadem e lo sfondamento della linea Gustav da parte degli alleati, giorni in cui presumibilmente le truppe marocchine ebbero una sorta di “via libera” da parte dei comandi, consentendo ai goumier di razziare, rastrellare e infierire sulla popolazione al di là della linea difensiva tedesca”.
Marocchini e algerini erano, infatti, islamici, proprio come coloro che dopo essere stati accolti in Europa in questi anni, hanno causato una vera e propria “epidemia” di stupri fra gli autoctoni, con la benedizione o la connivenza delle autorità politiche e religiose.
La risposta cattolica all’invasione e colonizzazione islamica
Come suggerito dalle dichiarazioni di Papa Francesco, l’Arcivescovo Scola, il leader carismatico di CL, Don Carron, ed altri illustri membri del clero che auspicano l’accoglienza di migranti islamici, dovrebbe essere possibile convivere pacificamente con gli islamici, e persino promuovere la loro conversione al Cristianesimo con il dialogo e la testimonianza.
Questa ipotesi ottimistica, che vuole cogliere nell’invasione islamica un’opportunità di costruzione di un mondo migliore, è stata formulata sulla base di due punti chiave:
- ignoranza o negazione della realtà storica e falsa convinzione che l’Islam sia una religione di pace, la stragrande maggioranza dei musulmani siano persone di buona volontà che condividono con i cristiani la fede nell’unico Dio, i migranti in arrivo siano profughi di guerra, o in fuga da carestie provocate dai cambiamenti climatici,
- ignoranza o negazione della realtà storica che documenta la repentina espansione islamica a scapito del mondo cristiano, nonostante l’accoglienza generosa e solidale riservata in passato agli islamici e la testimonianza offerta da milioni di martiri cristiani.
La fallacia dell’ipotesi cattolica e le sue tragiche conseguenze
Se l’Islam fosse una religione di pace, la stragrande maggioranza dei musulmani persone di buona volontà che condividono con i cristiani la fede nell’unico Dio, i migranti in arrivo profughi di guerra, o in fuga dalle carestie provocate dai cambiamenti climatici, l’accoglienza generosa di centinaia di migliaia di migranti islamici dovrebbe generare riconoscenza, buoni sentimenti, opportunità di incontro, dialogo e testimonianza, convivenza pacifica e integrazione.
Al crescere del numero dei migranti accolti, cioè, i rapporti tra autoctoni e migranti dovrebbero migliorare.
Invece, contro ogni aspettativa, la situazione sta peggiorando di giorno in giorno, come documentato dal tasso di criminalità in aumento ovunque in Italia, e dal degrado crescente del mio quartiere, che rappresenta una sorta di esperimento di fallita integrazione su piccola scala…
Nel mio quartiere, un giovane cristiano Copto, gestore di una pizzeria, ha subito gravi minacce da parte di un islamico per essersi rifiutato di rimuovere il Crocifisso dalla parete. Qualche tempo dopo, la sua attività commerciale è andata completamente distrutta durante un incendio di natura dolosa.
Gli episodi di molestie sessuali ai danni di donne residenti nel quartiere sono sempre più frequenti e hanno visto coinvolta persino mia moglie.
Anche la documentazione storica non offre ragioni per essere ottimisti sulle possibilità di integrare gli islamici.
Di questo passo, come accaduto sempre in 1400 anni di interazioni tra Cristianità e Islam, molto prima che gli immigrati islamici possano essere evangelizzati, o persuasi a convivere pacificamente nel reciproco rispetto, l’Italia e l’Europa, con l’eccezione dei paesi dell’ex-blocco sovietico, che hanno eretto barriere all’invasione islamica, saranno state islamizzate.
L’Islam ha sempre avuto la meglio sul Cristianesimo, tranne quando i cristiani sono ricorsi alle armi
Non è difficile intuire le ragioni per cui l’equazione del rapporto Islam/Cristianesimo è sempre stata fortemente sbilanciata a favore dell’islamizzazione, nonostante la superiorità del Cristianesimo dal punto di vista della capacità di fornire risposte soddisfacenti alle domande esistenziali dell’uomo.
L’Islam è una religione violenta, con buona pace dei suoi apologeti.
Se lasciato libero di operare, cresce demograficamente molto più rapidamente di qualunque altra fede religiosa grazie all’eliminazione fisica degli infedeli e degli apostati, e soprattutto per mezzo della poligamia, e quindi dello sfruttamento sessuale e riproduttivo delle donne altrui, catturate e tenute prigioniere negli harem, o comunque sfruttate come schiave sessuali e riproduttive.
Inoltre, il fatto che il Cristianesimo non persegua ad ogni costo la sopravvivenza e scelga più facilmente il martirio, a differenza dell’Islam, ai cui seguaci è consentito abiurare la propria fede per salvarsi, non ne agevola la sopravvivenza al cospetto dell’Islam.
Il numero di conversioni generate dalla testimonianza del martirio non sembra essere sufficiente a compensare e controbilanciare il numero dei cristiani eliminati fisicamente o convertiti e la crescita demografica dell’Islam garantita dalla poligamia.
Come già ricordato, Il Medio Oriente, infatti, era pressochè tutto cristiano prima dell’arrivo dell’Islam, ed oggi è praticamente quasi completamente islamico, nonostante la testimonianza di milioni di martiri cristiani.
E’, inoltre, possibile che la violenza e gli abusi sessuali, fisici e psicologici inauditi subiti dai bambini islamici per mano degli adulti e l’usanza di sposarsi fra parenti, e la conseguente elevata percentuale di inbreeding, agiscano sinergicamente, aumentando enormemente la frequenza di problemi psicologici e mentali fra gli islamici, rendendoli proni ad un eventuale processo di radicalizzazione, e particolarmente impervi all’uso della ragione e alla possibilità di riconoscere la verità.
Non c’è ragione di credere che si possa impedire l’islamizzazione dell’Europa lasciando entrare un numero crescente di migranti islamici, neppure ipotizzando la possibilità che molti degli invasori possano convertirsi al Cristianesimo, come risultato della testimonianza offerta dai cristiani, anche quella suprema del martirio.
1400 anni di storia di interazioni tra Islam e Cristianesimo non lasciano spazio a queste pie illusioni…
La convivenza relativamente pacifica tra cristiani e islamici è possibile a patto di usare la forza e le armi per tenere sotto controllo l’Islam radicale
Pertanto, in ogni caso, l’unico modo per arrestare l’avanzata implacabile dell’Islam ed evitare l’islamizzazione dell’Europa non sono i ponti, ma i muri e la forza delle armi.