27 GENNAIO 2019 III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C (Lc 1,1-4; 4,14-21)

27 GENNAIO 2019 III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C Lc 4,14-21
Lc 4,14-21

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 1,1-4; 4,14-21)
Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

La liturgia è intelligente. Al resoconto del discorso di Gesù alla gente del suo paese di Nazaret, antepone il prologo del Vangelo.
L’evangelista Luca intende essere uno storico perché vuole che i cristiani si rendano conto “della solidità degli insegnamenti” ricevuti e siano convinti dell’importanza decisiva per la storia di tutti gli uomini della vita di Gesù. Per questo soltanto lui pone all’inizio della narrazione del ministero pubblico di Gesù un discorso programmatico che precisi subito lo scopo che Gesù si prefigge.
È il “manifesto” di Gesù. Eccolo: egli opera con la potenza di Dio, difatti lo Spirito è su di lui.
La sua non sarà un’opera umana, meno che mai politica, ma la rivelazione del progetto di Dio. La sua missione è quella di accogliere misericordiosamente tutti gli uomini per liberarli. È il compimento della profezia di Isaia che Gesù si appropria.
A Nazaret, quel sabato, Gesù annunciò il tempo nuovo che non avrebbe più avuto per protagonista l’uomo, ma “Dio fatto uomo”.
La gente della sinagoga una cosa udì allora con chiarezza: l’inizio di “un anno della grazia del Signore”.
In sostanza il Vangelo dice: non sono gli ordinamenti umani a salvare l’umanità, sarà lo Spirito del Signore. In questa affermazione c’è, se si vuole, tanto pessimismo, purtroppo fin troppo documentato dalla storia; ma c’è anche, e più grande, tanta speranza, perché ci assicura che lo Spirito è su Gesù e, perciò, su tutti quelli che fanno comunione con Gesù.
E questo riguarda l’oggi: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi ascoltate”. L’oggi storico di Gesù diventa, per la forza dello Spirito, l’oggi liturgico della Chiesa, il nostro di ogni Messa.
La predica di Nazaret diventa oggi storia nostra. Se ascoltiamo!

20 GENNAIO 2019 II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C Gv 2,1-11

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Gv 2,1-11 20 GENNAIO 2019 II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

20 GENNAIO 2019 II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 2,1-11)
In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. Parola del Signore.

20 GENNAIO 2019 II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C
20 GENNAIO 2019 II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

RIFLESSIONI

Non è venuta la mia ora, dice Gesù alla Madre che, a tutta prima, sembra essere stata importuna dicendo: “Non hanno più vino”.
Cos’è l'”ora”?
Per Giovanni è il momento cruciale, del Calvario anzitutto; la cruna dell’ago attraverso cui deve passare per essere rivoltata tutta quanta la storia, di tutti gli uomini e di tutti i tempi; ma l’ora è anche il tempo della missione pubblica che la prepara: quello è il tempo dei segni, dei miracoli!
Anche Gesù obbedisce ad un tempo che non è il suo, che il Padre gli ha assegnato, di cui egli non è più in un certo senso padrone perché, pur essendo Dio, ha lasciato la sua forma divina presso il Padre e non vuole disporne come uomo.
L’umanissimo miracolo di Cana è un miracolo della fede di Maria. Come sarà per la cananea, come avverrà per il centurione, la fede di Maria ottiene dal Padre che Gesù anticipi l’ora. E si vede allora la forza della “donna” che apre qui al banchetto di Cana e chiude sotto la croce gli estremi dell'”ora”.
La forza della fede brilla pure nella gioia del maestro di tavola mentre gusta il buon vino: la compagnia di Dio all’uomo è umanissima ed integrale. “Non di solo pane”, dirà Gesù, ma intanto fornisce ai commensali, che allietano gli sposi, dell’ottimo vino.

13 Gennaio 2019 Domenica Battesimo Del Signore Anno C LC 3,15-16.21-22

Battesimo di Gesù LC 3,15-16.21-22Battesimo di Gesù
LC 3,15-16.21-22

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (LC 3,15-16.21-22)
In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Lo Spirito Santo giunge ad attestare in modo solenne la divinità di Gesù nel momento in cui ha compiuto, come un uomo qualsiasi, il gesto penitenziale, essendosi sottoposto al battesimo di Giovanni. Durante la sua vita terrena, Gesù non si mostrerà mai tanto grande come nell’umiltà dei gesti e delle parole. Importante lezione questa, per noi che vediamo le cose in modo tanto diverso. Seguire Cristo significa intraprendere questo cammino di umiltà, cioè di verità. Cristo, vero Dio e vero uomo, ci insegna la verità del nostro essere.
Feriti dal peccato, purificati dal battesimo, noi oscilliamo fra i due estremi, entrambi attraenti, del male e della santità. E questo si vive nella quotidianità più umile. Ad ogni passo possiamo scegliere Dio e il suo amore, o, viceversa, rifiutarlo.
Seguire le orme di Gesù, significa assicurarsi un cammino che, nonostante sia stretto e sassoso, conduce alla vita eterna, alla vera beatitudine.

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6 Gennaio 2019 Domenica Epifania Del Signore Anno C Mt 2,1-12

6 Gennaio 2019 Domenica Epifania Del Signore Anno C
Epifania
 Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei?
Abbiamo visto spuntare la sua stella.
E siamo venuti ad adorarlo.

6 Gennaio 2019 Domenica Epifania Del Signore Anno C

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 2,1-12)
Nato Gesù a Betlemme di Giudea
, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese. Parola del Signore.

6 Gennaio 2019 Domenica Epifania Del Signore Anno C
Epifania
6 Gennaio 2019 Domenica Epifania Del Signore Anno C

RIFLESSIONI

È sempre commovente questa pagina del Vangelo, essa ci fornisce indicazioni molto importanti su Gesù, sua Madre Maria, l’adorazione di tre pagani arrivati dal lontano Oriente, la persecuzione presente fin dalla nascita di Gesù, la stella che guida i tre importanti personaggi.
Per noi la Stella che ci conduce al porto sicuro, alla vera spiritualità, è la Madonna. La Stella del nostro cammino.
La prima considerazione viene guardando il Bambino, Dio in un Corpo umano, lo Spirito divino agisce adesso in un Uomo.
Egli pur avendo un piccolo Corpo è in realtà l’Eterno; anche se non fa udire la voce e non parla è la Parola di Dio; anche se non cammina ancora è l’Essere infinito presente ovunque; pur non vedendo perché piccolissimo è dall’eternità Colui che tutto vede e tutto conosce.
Il Bambino appena nato potrebbe già parlare correttamente l’ebraico e tutti i dialetti della regione perché è presente la seconda Persona della Santissima Trinità, ma Dio volle sottomettersi e rispettare la naturale crescita fisica, senza anticipare i tempi.
Si può certamente credere che già la Madonna riceveva illuminazioni e ispirazioni da suo Figlio, perché quel visino sorridente e un po’ sorpreso, era di Colui che aveva lasciato i Cieli per partecipare alla vita umana e riportare l’amicizia tra il Padre suo e l’umanità.
Questo Bambino è di colore roseo ed è bellissimo, Lo attende il colore rosso del suo Sangue che coprirà il Volto Santo.
Questo Bambino che ride e piange perché ha fame, essendo Dio già conosce tutto, sia il suo futuro che la storia di ognuno che verrà.
Dinanzi a Lui bisogna genuflettersi e umiliarsi, come fecero i tre Magi, come hanno fatto da duemila anni tutte le anime devote davanti all’Eucaristia. I Magi fecero un lunghissimo viaggio per vedere il Bambino, noi con gli occhi della Fede vediamo che quel Bambino è presente nell’Eucaristia e noi Lo adoriamo con piena convinzione.
Questo è il tempo di pregare con maggiore fervore, di avvicinarci a Gesù con fiducia e amore perché nelle Nazioni ci siano iniziative di pace e fratellanza e di reciproca comprensione e collaborazione.
Nella meditazione di oggi bisogna soffermarsi sulla necessità di pregare con maggiore impegno e costanza, soprattutto il santo proposito è di fare una visita giornaliera in Chiesa anche di dieci minuti per salutare, ringraziare, adorare Colui che pensa sempre ad ognuno di noi.
Molti cristiani non si rendono conto di quanto è vicino Gesù alla nostra vita. Cercano la gioia dove non c’è e ignorano l’Eucaristia.
Come i Magi che adorano il Bambino perché Lo considerano il Messia, anche noi dobbiamo prendere la santa abitudine di presentarci davanti al Tabernacolo per riconoscerlo come il Signore e Salvatore. Il Gesù presente nel Tabernacolo è lo stesso che quei saggi videro tra le braccia di Maria. Noi sappiamo che è Dio e i miracoli compiuti lo attestano.
Chiediamoci oggi, come Lo adoriamo quando è esposto nell’ostensorio o nascosto nel Tabernacolo, con quale devozione e riverenza ci inginocchiamo durante la Santa Messa, nei momenti indicati e tutte le volte che entriamo nei luoghi dove è conservato il Santissimo Sacramento.
I Magi “aprirono i loro scrigni e gli offrono in dono oro, incenso e mirra”. I doni più preziosi dell’Oriente, quanto esiste di più prezioso per Dio. Gli offrono oro simbolo di regalità. Insieme a loro gli offriamo l’incenso, il profumo che, bruciato ogni sera sull’altare, simboleggiava la speranza del Messia.
E, insieme ai Re Magi, offriamo anche mirra, perché Dio incarnato prenderà su di sé le nostre miserie, si farà carico dei nostri dolori.
Abbiamo molti motivi per ringraziare Gesù quotidianamente. Chiediamogli tutto quello che ci necessita e preghiamo per la Chiesa, l’Italia e il Mondo.

6 Gennaio 2019 Domenica Epifania Del Signore Anno C
Epifania
 6 Gennaio 2019 Domenica Epifania Del Signore Anno C

1 GENNAIO 2019 MARTEDÌ MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO LC 2,16-21

MARIA
Maria, Madre di Dio e nostra

Cominciamo l’anno nel segno di questo grande mistero
Cerchiamo di approfondire la devozione a Maria, Madre di Dio e nostra

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FELICE ANNO NUOVO
MARIA
Maria, Madre di Dio e nostra

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 2,16-21)
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo. Parola del Signore.

MARIA
Maria, Madre di Dio e nostra

RIFLESSIONI

Cristo, la Madre e il nostro tempo
Oggi principalmente si presta attenzione alla Festa di Capodanno e ci si scambia i voti augurali di bene, pace e prosperità per tutte le giornate del 2018 incipiente. Il che se vogliamo non è impertinente con la Scrittura e con la liturgia: proprio la seconda Lettura di oggi tratta da un famoso brano di Paolo ai Galati esclama infatti che Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il proprio Figlio, nato da donna, nato sotto la legge… Gesù Bambino, che è il Figlio di Dio fatto uomo è di fatto l’eternità che entra nel tempo, l’ineffabilità di ciò che non è possibile enumerare che assume lo spazio di un numero. Egli è l’Universo metastorico che si sottomette a un periodo della nostra storia nel quale nasce. In Cristo Bambino Dio insomma decide di vivere il nostro stesso tempo, i nostri anni, percorrendo ogni tappa della nostra storia, affrontando tutte le difficoltà che sono proporzionate alle varie età. E’ vero che per Dio e per Cristo suo Verbo mille anni sono come il giorno di ieri che è passato (Sal 89, 4) perché a lui appartengono i secoli e il tempo, ma egli ha voluto esperire il trascorrere dei nostri anni, conoscendo anch’egli la fretta di quado si arriva in ritardo, l’insufficienza delle ore quando ci si impegna su lavori (o studi) da realizzare entro l’indomani, lo scorrere lento delle ore nei periodi di inerzia e di noia. Gesù ha rispettato come tutti le tappe necessarie per la crescita graduale dall’infanzia all’adolescenza alla vita adulta, senza precorrere i tempi ma sapendo attendere e dare tempo al tempo, sperimentando così anche l’impazienza di chi non vede l’ora.
Gesù ha vissuto il nostro tempo per qualificarlo e per darvi senso, per redimerci anche in ordine all’impiego delle nostre giornate: sprecare anche un solo minuto in frivolezze e banalità, vuol dire sottrarre quel minuto all’amore verso il prossimo. Oziare quando si potrebbe essere utili equivale a peccare di omissione. Riposare è doveroso e necessario per ritemprare le forze in vista della missione e del servizio verso gli altri, lo svago e il divertimento risollevano lo spirito e ci rimettono in marcia e proprio la vita stessa del Signore ci ragguaglia come sia possibile valorizzare il tempo anche nella quiete e nel ristoro. Più generalmente, Cristo è egli stesso il nostro tempo, è il nostro orientamento che si evince soprattutto nell’esclamazione Il tempo è compiuto; il regno di Dio è vicino.
Il capodanno ci ragguaglia del fatto che in Gesù Cristo l’eternità è entrata nel tempo e ha assunto tutti i nostri anni, perché ogni anno, anzi ogni nostro momento, possa essere per noi vita eterna. Ci suggerisce quindi di valorizzare ogni istante della nostra vita, di farne tesoro per noi stessi e per gli altri, considerando che in ogni caso siamo provvisori e che ogni giorno potrebbe anche essere l’ultimo…
Sempre Paolo ci ragguaglia del fatto che quando venne la pienezza del tempo Dio mandò il suo Figlio nato da donna, nato sotto la Legge. L’espressione in realtà non ha diretti intenti mariologici, si riferisce alla debolezza, alla fragilità e al carattere di mortalità che Egli ha voluto assumere entrano nella storia. Ciò nondimeno Dio che si faceva uomo nasceva pur sempre in un grembo femminile e quando in esso s’incarnava non cessava di essere Dio. Occorre quindi attribuire un particolare rilievo alla donna che nello Spirito Santo ha concepito il Verbo fatto carne: Maria. Proprio perché concepisce il Dio Bambino può a ben diritto chiamarsi Madre di Dio. Madre cioè del Dio che si fa uomo assumendo il nostro tempo. In questo periodo liturgico del Natale abbiamo considerato in primo luogo il fenomeno di Betlemme, della venuta nella carne di Cristo in un Bambino; di conseguenza la nostra attenzione si è concentrata sulla Famiglia di cui lo stesso Fanciullo è stato Istitutore; adesso si considera la figura della sola Maria, che già Elisabetta definiva Madre del mio Signore (Lc 1, 48). A mio giudizio non sarebbe fuori luogo che anche la figura del padre putativo Giuseppe venisse accostata alle celebrazioni liturgiche succitate, essendo anch’egli membro della Santa Famiglia e svolgendo in essa, sin dall’inizio un ruolo a dir poco fondamentale in ordine alla nascita di Gesù. Ciò che tuttavia merita adesso maggiore considerazione è per l’appunto la Madre attraverso la quale il Verbo diviene carne per abitare in mezzo a noi, che sarebbe inappropriato definire semplicemente Madre di Cristo (come avveniva per i Nestoriani e in un certo qual modo per i Docetisti), meritando ella molto di più in relazione a questo mistero della divina infanzia. Maria è inequivocabilmente Madre di Dio, perché Madre di Colui che da Figlio di Dio si rende Figlio dell’uomo. La sua maternità si estende anche a tutti coloro che sono figli nel Figlio, vale a dire tutti noi, che in questo anno sociale che Cristo decide di percorrere con noi, ci avvarremo della sua potente intercessione.
L’eternità entra nello spazio di un anno, perché ogni anno possa essere vita eterna per tutti.
Auguri di buon anno 2019 a tutti.

STELLA
STELLA DIVISORE

30 Dicembre 2018 SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE ANNO C Lc 2,41-51

GESU' NEL TEMPIO
GESU’ NEL TEMPIO

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 2,41-51)
I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. Parola del Signore.

LA FAMIGLIA DI GESU'
LA FAMIGLIA DI GESU’

RIFLESSIONI

L’inquietudine e l’incomprensione di Maria e di Giuseppe, nonostante la loro vicinanza a Gesù, nonostante che siano stati preparati da Dio al compito di accompagnare i primi passi della vita di Gesù, ci riportano a quello che è il nostro atteggiamento di fronte all’opera di Dio in noi e intorno a noi. Ogni essere è un mistero per quelli che lo circondano. La sofferenza che nasce da questa solitudine collettiva non trova pace se non nella fede.
Noi siamo vicini gli uni agli altri perché siamo tutti amati di un amore divino. L’amore che ci unisce, lungi dall’abolire il nostro essere diversi gli uni dagli altri, rafforza, anima e sviluppa quanto c’è di originale in noi. Ma solo una carità che venga da Dio può mettere nei nostri cuori una tale disposizione.
Maria e Giuseppe non hanno capito a fondo ciò che Gesù diceva o faceva. Ma hanno accettato, nella fede e per amore, di vederlo compiere la sua vita e adempiere alla sua missione, partecipandovi nell’oscurità della loro fede. Che lezione per noi! Quando non capiamo l’azione del nostro prossimo, perché supera le nostre capacità, dobbiamo saper amare senza capire: solo con un tale atteggiamento tutto diventa possibile.

25 DICEMBRE 2018 NATALE DEL SIGNORE – DALLA MESSA DEL GIORNO Gv 1,1-18

TESTO:- Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 1,1-18)

In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

In principio, prima della creazione, era il Verbo, divino, dinamico e vivo. Era con Dio ed era Dio. Con queste tre brevi affermazioni, eccoci condotti al mistero stesso della Trinità. Ci è stato concesso di vedere che il Verbo divino ha origine nell’eternità di Dio, vive in un’unione particolare e ineffabile con Dio, è Dio stesso, uguale al Padre e non subordinato o inferiore. E questo Verbo, personale e trascendente, è sceso dalla sua dimora celeste perché Dio fosse presente, in carne ed ossa, sulla terra e per insegnarci a conoscere direttamente il Padre, che lui solo aveva visto. Perché il Verbo è da sempre e per sempre il Figlio Unigenito e prediletto di Dio. In Cristo si trovano unite la divinità e l’umanità. In Cristo vediamo la gloria di Dio brillare attraverso la sua umanità. Ma l’identità del Figlio col Padre è espressa nella dipendenza, nell’obbedienza completa rivelata nel sacrificio, nel dono totale di sé. Si intravede qui l’umiltà della Trinità, così come è manifestata nella carne mortale di Cristo.
Parlandoci del suo legame con il Padre, Gesù vuole attirarci a sé per fare di noi i suoi discepoli e figli di Dio. Vuole insegnarci che la nostra vita deve riflettere, nella condizione umana, la vita della Trinità, la vita di Dio stesso, se desideriamo ricevere i suoi doni apportatori di salvezza.

23 Dicembre 2018 IV DOMENICA DI AVVENTO ANNO C Lc 1,39-45

IV DOMENICA DI AVVENTO ANNO C
IV DOMENICA DI AVVENTO ANNO C

Ecco la serva del Signore:
avvenga di me secondo la tua parola.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 1,39-45)

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Parola del Signore.

IV DOMENICA DI AVVENTO ANNO C
IV DOMENICA DI AVVENTO ANNO C

RIFLESSIONI

Oggi il vangelo ci rivela come si sono realizzati la venuta del Messia e il mistero della redenzione che essa contiene.
La persona di Maria, la sua fede, il suo “sì”, la sua maternità, sono le vie scelte da Dio per fare visita ai suoi e portare la salvezza a tutti gli uomini. Il centro dell’avvenimento evangelico di questo giorno si sviluppa, dunque, attorno a Maria: lei è la più profonda e più radicale via dell’Avvento. Si capisce la ragione della visita a sua cugina Elisabetta nel messaggio dell’angelo (Lc 1,36). Ella si dirige rapidamente verso il villaggio in Giudea, perché la grazia ricevuta da sua cugina Elisabetta, che diventerà mamma, la riempie di gioia. Il suo saluto ha un effetto meraviglioso su Elisabetta e sul bambino. Tutti e due si impregnano di Spirito Santo. Elisabetta sente il bambino sussultare dentro di sé, come fece tempo prima Davide davanti all’arca dell’Alleanza, durante il suo viaggio a Gerusalemme (2Sam 6,1-11). Maria è la nuova arca dell’Alleanza, davanti alla quale il bambino esprime la sua gioia. Dal bambino l’azione dello Spirito è trasmessa anche ad Elisabetta, cosa che la conduce a riconoscere la Madre del suo Signore. Sotto l’ispirazione dello Spirito, conosce il mistero del messaggio dell’angelo a sua cugina Maria, e la riconosce “felice” in ragione della fede con la quale ella l’ha ricevuto. La testimonianza di Elisabetta è la più antica testimonianza della venerazione della prima Chiesa per la Madre del Salvatore.

Candela
Candela

16 DICEMBRE 2018 III DOMENICA DI AVVENTO ANNO C – GAUDETE Luca 3,10-18

Terza domenica di avvento
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Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 3,10-18

Le folle lo interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva: «Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare, e gli chiesero: «Maestro, che dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi che dobbiamo fare?». Rispose: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe». Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni annunziava al popolo la buona novella.

Candele d'avvento terza domenica - gaudete
Candele d’avvento

Rivelazione di Gesù a Maria Valtorta
Corrispondenza nell’“Evangelo come mi è stato rivelato” di Maria Valtorta
Capitolo 68 (1 gennaio 1945)

Vedo Gesù che, avendo al fianco Giuda, penetra nel recinto del Tempio e, dopo aver superato la prima terrazza, o scaglione se piace più dirla così, si ferma in un luogo porticato che costeggia un ampio cortile, lastricato con marmi di diverso colore. Il luogo è molto bello e affollato.
Gesù si guarda intorno e vede un posto che gli piace. Ma, prima di dirigersi ad esso, dice a Giuda: «Chiamami il magistrato del luogo. Devo farmi riconoscere, acciò non si dica che manco alle consuetudini e al rispetto».

«Maestro, Tu sei al di sopra delle consuetudini, né alcuno più di Te ha diritto di parlare nella Casa di Dio, Tu, suo Messia».

«Io lo so, tu lo sai, ma essi non lo sanno. Io sono venuto non per scandalizzare, né per insegnare a violare non solo la Legge ma anche le consuetudini. Anzi sono venuto proprio per insegnare rispetto, umiltà e ubbidienza e per levare gli scandali. Perciò voglio chiedere di poter parlare in nome di Dio, facendomi riconoscere degno di farlo dal magistrato del luogo».

«L’altra volta non lo facesti».

«L’altra volta m’arse lo zelo della Casa di Dio, profanata da troppe cose. L’altra volta ero il Figlio del Padre, l’Erede che in nome del Padre e per amore della mia Casa agiva nella sua maestà, alla quale magistrati e sacerdoti sono inferiori. Ora sono il Maestro d’Israele, e insegno ad Israele anche questo. E poi, Giuda, credi tu che il discepolo sia da più del Maestro?».

«No, Gesù».

«E tu chi sei? E chi sono Io?».

«Tu il Maestro, io il discepolo».

«E allora, se riconosci così essere le cose, perché vuoi insegnare al Maestro? Và e ubbidisci. Io ubbidisco al Padre mio. Tu ubbidisci al Maestro tuo. Condizione prima del Figlio di Dio: ubbidire senza discutere, pensando che il Padre non può che dare ordini santi. Condizione prima del discepolo: ubbidire al Maestro, pensando che il Maestro sa, e non può dare che ordini giusti».

«È vero. Perdona. Ubbidisco».

«Perdono. Vai. E, Giuda, senti ancora una cosa: ricordati questo. Ricordatelo sempre, in futuro».

«Di ubbidire? Sì».

«No: ricorda che Io fui col Tempio rispettoso e umile. Col Tempio, ossia con le caste potenti. Và».

Giuda Lo guarda pensosamente, interrogativamente… ma non osa chiedere altro. E se ne va meditabondo.

…Torna con un paludato personaggio. «Ecco, Maestro, il magistrato».

«La pace sia con te. Io chiedo di insegnare, fra i rabbi d’Israele, ad Israele».

«Sei Tu rabbi?».

«Lo sono».

«Quale fu il tuo maestro?».

«Lo Spirito di Dio, che mi parla con la sua sapienza e che mi illumina di Luce ogni parola dei testi santi».

«Sei da più di Hillel, Tu che senza maestro dici sapere ogni dottrina? Come può uno formarsi se non vi è chi lo forma?».

«Come si formò Davide, pastorello ignoto, divenuto il re potente e sapiente per volere del Signore».

«Il tuo Nome».

«Gesù di Giuseppe di Giacobbe, della stirpe di Davide, e di Maria di Gioacchino della stirpe di Davide e di Anna d’Aronne, Maria, la Vergine sposata nel Tempio, perché orfana, dal Sommo Sacerdote, secondo la Legge d’Israele».

«Chi lo prova?».

«Ancora qui devono esservi leviti che si ricordano del fatto e che furono coetanei di Zaccaria, della classe di Abia, il mio parente. Interrogali, se dubiti della mia sincerità».

«Ti credo. Ma chi mi prova che Tu sia capace di insegnare?».

«Ascoltami e giudicherai tu stesso».

«Sei libero di farlo… Ma… non sei nazareno?».

«Sono nato a Betlem di Giuda al tempo del censo ordinato da Cesare. Proscritti per ordini ingiusti, i figli di Davide sono dovunque. Ma la stirpe è di Giuda».

«Sai… i farisei… tutta la Giudea… per la Galilea…».

«Lo so. Ma rassicurati. A Betlem vidi la luce, a Betlem Efrata da cui viene la mia stirpe, e se ora vivo in Galilea non è che perché si compia il segnato…».

Il magistrato si allontana di qualche metro, accorrendo dove lo chiamano.

Giuda chiede: «Perché non hai detto che sei il Messia?».

«Le mie parole lo diranno».

«Quale è il segnato che si deve compiere?».

«La riunione di tutto Israele sotto l’insegnamento della parola del Cristo. Io sono il Pastore di cui parlano i Profeti e vengo a radunare le pecore di ogni regione, vengo a curare le malate, a mettere sul pascolo buono le erranti. Non vi è per Me Giudea o Galilea, Decapoli o Idumea. Vi è solo una cosa: l’Amore che guarda con un unico occhio e unisce in un unico abbraccio per salvare…».

Gesù è ispirato. Pare sprigioni raggi, tanto è sorridente al suo sogno. Giuda Lo guarda ammirato.

Della gente, curiosa, si è avvicinata ai due, la cui diversa imponenza attira e colpisce.

Gesù abbassa lo sguardo, sorride a questa piccola folla col suo sorriso, la cui dolcezza nessun pittore potrà mai rendere e nessun credente, che non lo abbia visto, può immaginare. E dice: «Venite, se vi sprona desiderio di parola eterna».

Si dirige sotto un arco del portico e, addossato ad una colonna, comincia a parlare. Prende lo spunto dal fatto del mattino.

«Stamane, entrando in Sionne, ho visto che per pochi denari due figli d’Abramo erano pronti ad uccidersi.

Nel nome di Dio avrei potuto maledirli, poiché Dio dice: “Non ucciderai”, e dice anche che chi non Lo ubbidisce nella sua Legge sarà maledetto. Ma ho avuto pietà della loro ignoranza allo spirito della Legge ed ho solo impedito l’omicidio per dare loro modo di pentirsi, conoscere Dio, servirlo in obbedienza, amando non solo chi li ama, ma anche chi è loro nemico.

Sì, Israele. Un giorno nuovo sorge per te e anche più luminoso si fa il precetto d’amore. Comincia forse l’anno col nebbioso etanim, oppure con il triste casleu dalle giornate più brevi di un sogno e dalle notti lunghe come un malanno? No, esso ha inizio col fiorito, solare, allegro nisam, in cui tutto ride e il cuore dell’uomo, anche fosse il più povero e triste, si apre alla speranza perché viene l’estate, le biade, il sole, le frutta, dolce è il dormire anche su un prato in fiore con le stelle per lucerna, facile il nutrirsi perché ogni zolla porta erba o frutto per la fame dell’uomo.

Ecco, o Israele. Finito è l’inverno, tempo di attesa. Ora è la gioia della promessa che si compie. Il Pane e il Vino stanno per esser pronti alla tua fame. Il Sole è fra te. Tutto, a questo Sole, prende più ampio e dolce respiro. Anche il precetto della nostra Legge, il primo, il più santo dei precetti santi: “Ama il tuo Dio e ama il tuo prossimo”.

Nella relativa luce che fin qui ti fu concessa, ti fu detto -non avresti potuto fare di più, perché su te ancora pesava il corruccio di Dio per la colpa di disamore di Adamo- ti fu detto: “Ama coloro che ti amano e odia il tuo nemico”. E nemico ti era non solo chi varcava i tuoi patri confini, ma anche chi ti aveva mancato, privatamente, o che ti pareva avesse mancato. Onde l’odio covava in tutti i cuori, poiché quale è mai quell’uomo che, volutamente o senza volere, non fa offesa al fratello? E quale quello che giunge a vecchiezza senza essere offeso?

Io vi dico: amate anche chi vi offende. Fatelo pensando che Adamo, e ogni uomo per lui, è prevaricatore verso Dio, né vi è alcuno che possa dire: “Io non ho offeso Dio”. Eppure Dio perdona, non una ma dieci e dieci volte perdona, ma mille e diecimila volte perdona, e ne è prova il sussistere dell’uomo sulla terra.

Perdonate dunque come Dio perdona.

E se non lo potete fare per amore verso il fratello che vi ha nuociuto, fatelo per amore di Dio che vi dà pane e vita, che vi tutela nei bisogni della terra ed ha predisposto ogni evento per procurarvi l’eterna pace sul suo seno. Questa è la Legge nuova, la Legge della primavera di Dio, del tempo fiorito della Grazia venuta fra gli uomini, del tempo che vi darà il Frutto senza pari che vi aprirà le porte del Cielo.

La voce che parlava nel deserto (Giovanni Battista) non si ode. Ma muta non è. Essa parla ancora a Dio per Israele e parla ancora ad ogni retto israelita nel cuore, e dice -dice dopo avervi insegnato a far penitenza per preparare le vie al Signore che viene, e ad avere carità dando il superfluo a chi non ha neppure il necessario, e ad avere onestà non estorcendo e vessando- vi dice: “L’Agnello di Dio, Colui che toglie i peccati del mondo, Colui che battezzerà col fuoco dello Spirito Santo è fra voi. Egli pulirà la sua aia, raccoglierà il suo frumento”.

Sappiate conoscere Colui che il Precursore vi indica. Le sue sofferenze operano verso Dio per darvi luce.

Vedete. Si aprano i vostri occhi spirituali. Conoscerete la Luce che viene. Io raccolgo la voce del Profeta che annuncia il Messia, e col potere che mi viene dal Padre la amplifico e vi unisco il mio potere, e vi chiamo alla verità della Legge. Preparate i vostri cuori alla Grazia della Redenzione vicina. Il Redentore è fra voi.

Beati quelli che saranno degni di essere redenti perché avranno avuto buona volontà.

La pace sia con voi»

Uno chiede: «Sei Tu discepolo del Battista, che ne parli con tanta venerazione?».

«Ebbi battesimo da lui, sulle rive del Giordano, prima della sua prigionia. Lo venero perché Santo egli è agli occhi di Dio. In verità vi dico che fra i figli di Abramo non ve ne è uno più grande in Grazia di lui. Dal suo avvento alla sua morte, gli occhi di Dio si saranno posati senza moto di sdegno su questo benedetto».

«Egli ti ha assicurato del Messia?».

«La sua parola che non mente ha indicato ai presenti il Messia già vivente».

«Dove? Quando?».

«Quando fu l’ora di indicarlo».

 

Estratto di “l’Evangelo come mi è stato rivelato” di Maria Valtorta

9 DICEMBRE 2018 II DOMENICA DI AVVENTO ANNO C Lc 3,1-6

 II DOMENICA DI AVVENTO ANNO C Lc 3,1-6
II DOMENICA DI AVVENTO ANNO C Lc 3,1-6

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 3,1-6)
Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto.
Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa:
«Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
Ogni burrone sarà riempito,
ogni monte e ogni colle sarà abbassato;
le vie tortuose diverranno diritte
e quelle impervie, spianate.
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

La seconda domenica di Avvento presenta la figura di Giovanni Battista come segno della venuta della salvezza di Dio. La storia vive qui il suo culmine: il momento più atteso e più desiderato, il momento dell’annuncio del regno di Dio che comincia: il Messia sta per arrivare.
Nella tradizione dei grandi profeti dell’Antico Testamento, la parola di Dio è rivolta a Giovanni nel deserto. Giovanni – figlio di Zaccaria – diventa così profeta e precursore del Messia.
Malgrado le paure e il terrore che ispira, il deserto è, nella memoria religiosa del popolo di Israele, il luogo di riunione, dove Dio ha parlato al cuore del suo popolo, il luogo dove Dio è stato più che mai il pastore del suo gregge.
Del deserto Giovanni denuncia e ricorda l’identità religiosa più particolare del suo popolo: il Dio d’Israele è fedele al suo legame e mantiene le sue promesse di salvezza.
Convoca di nuovo i suoi nel deserto, per annunciare loro l’arrivo del Messia. Ma Dio si aspetta sempre dall’uomo un minimo di collaborazione ed esigerà da lui un battesimo di conversione, la purificazione dei suoi peccati, e lo sforzo di superare gli ostacoli che gli impediscono di vedere l’alba della salvezza.