“L’accusa del sangue” di Giovanna Barbieri

 

Chi si vendica avrà la vendetta dal Signore ed egli terrà sempre presenti i suoi peccati.
(Siracide, Antico Testamento)


Urbino, Anno Domini 1483.

Quando viene rinvenuto il cadavere della piccola nobile Crezia Odasi a risolvere il caso viene chiamato Goffredo Fortespada, Bargello della città.
Il misterioso omicidio iniziato con un rapimento muove la città contro la comunità ebraica che vive fra loro, ed è da lì che Goffredo inizia la sua indagine supportato dall’amico Edmundo de la Turre, speziale della città.
Non sarà facile vincere il riserbo sociale provato nei confronti del popolo giudeo né tantomeno evitare le false piste che casi del genere rivelano.

E mentre la città viene avvolta dal manto di nebbia che lento scende assieme alla notte, gli omicidi aumentano. Chi si cela dietro un delitto così crudele? Si tratta di una vendetta fra nobili o di una disputa che riguarda altri aspetti?

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“L’accusa del sangue” di Giovanna Barbieri

L’accusa del sangue” di Giovanna Barbieri è un romanzo storico accurato e perfettamente contestualizzato.
Dal linguaggio forbito all’ambientazione sapientemente ricostruita, l’autrice crea un percorso nel passato muovendosi con maestria fra politica, religione e società del XV secolo.

Lo stesso omicidio, e i passi del protagonista per risolverlo, servono anche per inquadrare la società di Urbino e del territorio senza mai risultare una pesante lezione di storia.
Non solo, ma le indagini che Goffredo svolge non travalicano mai i confini del periodo storico in cui la trama si evolve, divenendo un caso moderno come spesso accade con libri ambientati nei secoli scorsi.

Il romanzo si presenta come una finestra sul passato dove il lettore può respirare l’aria dei vicoli di Urbino, fra credenze religiose e schieramenti politici che fanno da anticamera a quel fenomeno grandioso del nostro Rinascimento.

 

 

 

Recensione “Omicidi in si minore” di Davide Bottiglieri

Cosa attanaglia l’anima di una persona? Il dolore, l’amore o la perdita?


“La paura è un grido, il terrore è un sussurro.”(Anonimo)

Anche l’ispettore Ljudevit Alecsandri è diventato un sussurro in bocca di chi vede in lui un’entità del maligno, un essere superiore dotato dell’ingegno di scovare il male per punirlo. E’ lui il protagonista delle pagine di “Omicidi in si minore” di Davide Bottiglieri, edito per Les Flâneurs Edizioni.

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“Omicidi in si minore” di Davide Bottiglieri

Siamo nel cuore della Transilvania, alle fine del diciottesimo secolo.
Cluj è una cittadina imperversata da strani omicidi che non hanno nulla di consueto, che sembrano voler essere una sfida per il giovane ispettore Alecsandri, abile agente del Plotone, corpo scelto di polizia. Un’ombra nera, un fantasma che semina la morte lasciando indizi, beffeggiando chi lo insegue, preparandosi a colpire ancora.
Un susseguirsi di eventi e di equivoci sembrano designare il Male in persona come l’artefice della scia di sangue che mette in subbuglio una città che pone le sue fondamenta fra occulto e religione.
Personaggi dalle personalità forti, capaci di influenzare e districare i fili della matassa che ruotano intorno agli eventi, come la bella Helena o come Edward Gordon Wordswarth.

“Non è forse la verità una bugia perfetta?”

Basterà il senso di giustizia dell’ispettore Alecsandri per tenere a bada la parte nera della sua stessa anima, la parte brutale che graffia per emergere e inseguire a sua volta il colpevole? E chi si cela dietro al terrore che danza intorno al male?

Questo romanzo è stata una piacevole sorpresa, una lettura capace di catturare fin dalle prime pagine. Lo stile dell’autore è incalzante, mai pesante, sempre coinvolgente.
La trama è ben architettata, non lascia scampo, ti prende e ti imbroglia per mostrarti alla fine lo spiraglio della verità, quando ormai è troppo tardi.
Le pagine di questo libro sono il frutto di un lavoro certosino, di un’abilità di fotografare un’epoca lontana come se il lettore potesse davvero vedere tutto quanto. A tratti si ha l’impressione di contemplare un quadro dai colori cupi, dall’atmosfera sferzata dal vento gelido dell’inverno in cui avvengono i fatti.

L’autore lascia indizi, illude chi legge di poter seguire la scia di elementi che il suo protagonista raccoglie pagina dopo pagina. Le Sacre Scritture infervorano il protagonista, la musica scandisce il ritmo della storia stessa, la sua evoluzione, il suo dispiego.

E’ davvero un bel libro, che dimostra l’abilità dell’autore nel creare una storia valida, credibile, forte. Si mostra la fragile anima umana alle prese con la paura, con la perdita, con il terrore.
Lasciatevi guidare dalle note di un romanzo fresco, ma maturo, fermandovi sull’orlo di quell’abisso su cui è in bilico il protagonista ma che riguarda tutto il genere umano: la sua lotta fra ciò che è giusto e ciò che è lecito, fra perdizione e salvezza.
Buona lettura.