Partiamo dall’inizio… siamo semplicemente mammiferi

A scuola, fin dalle elementari, la maestra ci ha spiegato la classificazione degli animali, divisi tra mammiferi, ovipari, ovovivipari ecc, ma forse non abbiamo mai veramente collegato e realizzato come si comporta un mammifero e come dovrebbe comportarsi quindi anche l’uomo. Ricordo bene che la prima cosa che viene detta per insegnare a distinguere i mammiferi dagli altri animali è che il mammifero allatta i piccoli… ma le differenze sono molte e purtroppo la società di oggi tende a non considerarle più valide come metodo di accudimento per i cuccioli d’uomo.

Intanto partiamo dalla grande scoperta che feci dopo il primo allattamento fallito, leggendo “Tutte le mamme hanno il latte” di Paola Negri, che già dal titolo la dice lunga e poi molto altro con “Abbracciamolo subito” di Michel Odent e “Besame mucho” di Carlos Gonzales, per citare alcuni esempi.

Facciamo un esempio pratico: mamma gatta per partorire si isola, cerca un posto sicuro e non lascia avvicinare nessuno. Poi lascia che i cuccioli appena nati cerchino da soli i capezzoli e non interferisce nel loro istinto di succhiare finchè hanno voglia e quante volte desiderano, li lascia da soli solo per cercare cibo, ma poi torna sempre a soddisfare il loro bisogno di latte, di coccole, di presenza rassicurante.
Invece noi? Solitamente il nostro parto avviene in ospedale, circondate da estranei, da gente che tocca il nostro piccolo, che interferisce con l’imprinting, che ci dice di non viziarlo tenendolo troppo al seno o in braccio, proponendo surrogati che non esistono in natura, come ciucci, biberon, passeggini, culle dondolanti, di cui in realtà il cucciolo d’uomo non ha assolutamente bisogno.

Il cucciolo d’uomo, nonostante il progresso, la tecnologia, la medicina e quant’altro, è sempre stato e resta un piccolo mammifero, ancora più indifeso e in cerca di protezione di un qualsiasi altro! Infatti il suo DNA prevede tuttora che pianga se lasciato solo, o addirittura anche solo posato per un istante, perché il suo istinto crede ancora che la sua sopravvivenza sia possibile solo se accanto alla mamma, per succhiare al seno (nutrimento) e per stare tra le sue braccia (coccole e salvezza dalle belve feroci… esattamente come milioni di anni fa).

Ho scoperto sulla mia pelle che il bambino non ha bisogno d’altro. La mamma che accudisce il suo piccolo tenendolo nel lettone di notte, in braccio di giorno, al seno quando e quanto vuole, non sta facendo altro che accudire, non viziare.
Ed esattamente come accade ancora tutt’oggi in diverse comunità del mondo e per molti mammiferi animali, la mamma i primi tempi avrebbe bisogno del supporto pratico (ed emotivo) delle altre donne di famiglia, perché nessuno nega che crescere un bambino non sia faticoso! Spesso e volentieri c’è anche un altro bambino da accudire, a cui serve un pranzo e dei vestiti puliti, per cui la mano costante di un altro adulto è preziosa, proprio per far sì che invece il nuovo nato possa avere tutte le attenzioni della madre.

La società che invece spinge le madri a lasciare al più presto il bambino ad altri, lo fa solo per interessi commerciali, per vendere biberon, per vendere culle, per far sì che le madri tornino al lavoro al più presto e collaborino all’aumento del PIL, perché possano andare in palestra e dal parrucchiere… sempre per far girare l’economia a mio dire: tutte cose che ad un bimbo appena nato (e anche più cresciuto!) non servono, ad un bimbo non interessa che la madre sia all’ultima moda, ma che sia semplicemente presente.

Quello che ho imparato a ricordare, ogni volta che mia figlia di 2 anni piange, è che non è lei a sbagliare, a fare i capricci, ad essere terribile, ma che sono io a dover imparare a rispettare i suoi bisogni, le sue richieste di attenzione, perché la natura non sbaglia, la natura SA cosa sia meglio per lei.
Certi giorni, nel mio caso da sola e da subito, è davvero dura fare la mamma mammifera… ma è anche vero che allattare di notte e avere un bimbo nel lettone è meno faticoso di alzarsi 10 volte per 10 biberon, o per 10 ninne nanne e che fare la spesa o passeggiare con un bimbo nella fascia è più facile e più sicuro anche per lui, perché non respira i gas delle auto, non tocca carrelli pieni di microbi, se piove se ne sta sotto l’ombrello con la mamma.

Fare la mamma ad alto contatto, non è una scelta di vita new age, è solo agire secondo natura…

L’allattamento al seno non è solo nutrimento

Da tempo rifletto su questo argomento, perché allatto la mia terza figlia da oltre 2 anni e ormai spesso mi sento dire che dovrei smettere, o che LEI dovrebbe smettere, per i motivi più disparati: è solo un vizio, non le serve perché mangia altro, così potrei lasciarla dormire dai nonni ecc.

Partiamo dai vizi: per me i vizi sono abitudini ben diverse dal poppare al seno! Bere e fumare sono vizi, oppure lasciare sempre una cosa al posto sbagliato è un vizio che andrebbe corretto, oppure stare sul divano davanti alla tv per ore anche d’estate è veramente un brutto vizio.

Poi c’è qualcuno che osa commentare che “ha sempre la tetta in bocca”, ma l’avverbio sempre è veramente soggettivo: per me 1 volta al mattino, 3 la sera e qualche ciucciata notturna non significano sempre, oltre a dover ragionare sul fatto che la mia bimba durante la settimana non mi vede tutto il giorno, per cui avrà ben diritto di chiedermi di poppare 3/4 volte nel giro di 3/4 ore prima di andare a dormire, no? Ed infine sull’avere o meno la tetta in bocca svariate volte vorrei far notare che noi adulti abbiamo all’incirca lo stesso “vizio” se consideriamo quante volte al giorno mettiamo in bocca una caramella, beviamo un caffè, beviamo un sorso d’acqua, facciamo uno spuntino, facciamo aperitivo prima di cena, beviamo un altro caffè. Questi gesti quotidiani non sono forse paragonabili a 4/5 poppate di un bimbo di 2 anni?

Parliamo poi del cibo solido a confronto con il latte materno: io sono stata una bambina non allattata al seno, fino a 8 anni circa non mi è mai piaciuto mangiare, non avevo fame, non assaggiavo nulla e chiedevo solo di bere latte (di mucca) e biscotti, finchè non è scattata una molla che mi ha fatto capire quanto è gustoso mangiare. Però sostanzialmente non sono mai stata deperita, qualche boccone di frutta qua e là lo mandavo giù e nessuno ha mai osato dire a mia madre che per me era giunto il momento di smettere di bere latte! Quindi mi chiedo perché mai dovrebbe essere diverso per una bimba allattata al seno, che è il cibo più naturale per un bambino (come lo è il latte della sua specie per ogni mammifero), che gode di ottima salute, assaggia poco ma di tutto ed è felice.

Avrei da disquisire anche sul dormire fuori casa: a volte sarebbe comodo lasciare la bimba dai nonni, le eviterebbe la levataccia mattutina o di prendere freddo se è malata, ma… i bambini devono stare con la mamma! L’allattamento al seno prevede che un bimbo poppi anche di notte proprio perché in natura è previsto che il cucciolo d’uomo stia con la mamma il più possibile, goda della sua presenza e del suo contatto per una crescita intellettiva migliore, per sentirsi al sicuro e un giorno diventare una persona saggia ed indipendente. Il cucciolo d’uomo crescerà e diventerà un bambino, un ragazzo, non resterà per sempre attaccato al seno della mamma, anzi. Diamo tempo al tempo.

In sostanza l’allattamento non è solo nutrimento: l’allattamento al seno offre protezione, consolazione, risposo, richiama la mamma che si distrae per mille impegni, ovviamente offre pappa finchè non si gradiscono gusti diversi ed inconsciamente offre tempo per abituarsi ad essi senza costrizioni ed aeroplani che imboccano.

Allattando spesso ci si sente “usate come un ciuccio“? Non è proprio così: in natura il ciuccio non cresce sugli alberi! E’ il ciuccio ad essere un surrogato della tetta, ad essere una comodità della società moderna, che vuol mettere un tappo al bambino che chiede la mamma. La scoperta dell’acqua calda è che i bambini crescono bene e felici anche senza ciuccio, loro non sanno che esiste, loro chiedono solo le giuste attenzioni di chi li ha messi al mondo.

L’allattamento al seno è raccomandato dall’OMS (organizzazione mondiale della sanità http://www.allattare.info/) fino a 2 anni e finchè mamma o bambino lo desiderano. L’allattamento al seno è importante per il bambino, ma anche per la mamma, che nell’offrire nutrimento ed anche quanto sopra citato supera meglio la depressione post-partum, dimagrisce, si sente appagata ed utile, diminuisce la percentuale di probabilità di avere un tumore al seno.

L’allattamento al seno non è solo nutrimento per il corpo, ma anche per l’anima di chi allatta e di chi è allattato.