Vaffanculo e dito mignolo

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Per la Cassazione si può dire vaffanculo, ma non mostrare il dito medio con il pugno chiuso.
Per evitare problemi giudiziari, d’ora in poi quando mandate a fanculo qualcuno cambiate dito, mostrategli il mignolo!
“Dito medio addio.
Lo dice la Cassazione.
Mostrarlo per insultare una persona è un vero e proprio reato.
L’imputata aveva mostrato il pugno con il dito medio alzato rivolgendosi al proprio marito,
da cui era in fase di separazione, incontrandolo in automobile.
La Cassazione, ha dichiarato inammissibile il ricorso della donna contro il verdetto del giudice del merito:
“l’attenta motivazione della decisione ricorda la volontarieta’ offensiva del gesto, perchè si inseriva in un contesto di tensione, preceduto, in altro momento, da esplicita offesa verbale resa dalla prevenuta”.
Ben “articolata”, aggiungono i giudici,
la giustificazione “anche nel supporre l’esistenza di una pregressa offesa verbale,
secondo le parole della vittima del delitto, condotta che con logica e’ stata ritenuta distinta da quella gestuale”

L’informazione.

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In tema di Sanità di solito ci si concentra sulle cure, sulla guarigione del paziente, in sostanza sugli effetti.
Quasi mai sulle cause.
Intervenire sulle cause è molto complicato, vuol dire mettere mano all’economia che ci fa ammalare.
Alla struttura stessa della società in cui viviamo.
L’aria che respiriamo, i cibi che mangiamo sono i veleni che ci fanno ammalare.
Il medico può solo curare, spesso è l’ultima spiaggia come nel caso delle neoplasie, il legislatore dovrebbe tutelare i cittadini, prevenire con misure per salvaguardare la salute.
Questo vuol dire però scontrarsi con multinazionali assortite, con gli effetti della globalizzazione, con la finanza criminale che non guarda in faccia a nessuno e che l’etica non sa dove stia di casa.
E contro questi soggetti il medico può fare ben poco.
L’unico vero rimedio è l’informazione. Prevenire grazie all’informazione, grazie al proprio stile di vita.
Qualunque diabetologo vi dirà che lo zucchero fa male, ma siamo bombardati, in particolare i bambini che sono i più indifesi, da pubblicità di merendine e di bibite zuccherate.
Sanità, cibo e spesa pubblica vanno di pari passo.

IN ROSSO

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I cinque anni di desertificazione hanno interessato tutto il territorio nazionale, anche se con intensità diverse a seconda delle zone.
Tra le regioni, è la Sicilia ad aver messo a segno il saldo peggiore tra aperture e chiusure di negozi e locali.
Seguono, nella classifica delle emorragie di imprese più significative, la Lombardia e la Campania.
Tra le città capoluogo di provincia, invece, il primato di chiusure va a Roma:
l’Urbe sta soffrendo una crisi commerciale ancora più intensa di quella registrata dal resto del Paese: in cinque anni la città ha subito un saldo negativo tra negozi, bar, caffè e servizi di ristorazione.

Era di maggio.

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Era di maggio.
Un popolo in marcia per dare la dignità agli ultimi.
Quelli senza un reddito, un aiuto, quelli fuori dal “giro” della politica dei papponi, dei raccomandati, degli incompetenti. Quelli che non si sono venduti.
Quelli di cui nessuno si occupa, in fila alla Caritas per un pezzo di pane, in giacca e cravatta, con la moglie e i bambini per mano, o anziani a frugare nei resti degli ortomercati per una zuppa, a chiedersi in che Stato si trovano.
Un Paese, unico in Europa insieme alla Grecia, e tra i pochi nel mondo, a non avere un reddito di cittadinanza.
Un reddito di dignità. Il popolo in marcia tra Perugia e Assisi gridava “Onestà! Onestà!”.
I turisti presenti tra Perugia e Assisi, inglesi e tedeschi per la maggior parte, guardavano stupiti e si chiedevano perché così tanta gente, circa 50.000 persone, gridasse “Onestà!”.
Nei loro Paesi era un dato acquisito.
Difficile spiegargli che la corruzione costa fino a 100 miliardi di euro all’anno, che le liste elettorali sono inquinate da ceffi da galera, inquisiti, rinviati a giudizio e perfino condannati, ma puntualmente abbracciati in pubblico da segretari di partito per un pugno di tessere.
Per la politica italiana importa solo vincere o perdere.
E’ come un torneo senza regole in cui tutto è lecito e l’onestà non è contemplata, è anzi un orpello inutile, un fastidio dei soliti moralisti che “non capiscono”, che vogliono fare perdere il partito ridotto ormai a un comitato di affari, a un guscio vuoto. a un osso di seppia.
Come se la politica si riducesse a perdere o a vincere e non al bene del Paese.
Chi gridava “Onestà!”, nonostante tutto, nonostante la fatica di vivere in Italia dove essere onesto non paga, era felice di riconoscersi negli occhi degli altri, li sentiva come fratelli, era immerso in un fiume di gente onesta, tanta, quasi inaspettata, in un Paese distrutto da annunci falsi e disinformazione vera. Un’oasi in un Paese corrotto e tutti avevano gli occhi allegri da italiano in gita.