Smart Working, ciò che Covid ha reso necessario domani diventerà strutturale
Quello che il coronavirus ha reso temporaneamente necessario, potrebbe diventare in parte definitivo. Si parla di smart working, che dal prossimo anno – almeno nelle intenzioni – dovrebbe diventare in parte strutturale.
In futuro più smart working
In sede di conversione del decreto Rilancio è stato infatti esteso il “diritto” di fruire dello smart working ai lavoratori del settore privato maggiormente esposti a rischio di contagio. Nel frattempo, con la proroga dello stato d’emergenza fino al 31 dicembre di quest’anno, le aziende private saranno incentivate a continuare con lo smart working. Nell’ambito pubblico invece il 50% degli dipendenti continuerà a lavorare da remoto (mentre a cominciare dal 2021 questa quota salirà al 60%). La proroga è stata decisa per via del timore di nuovi contagi, soprattutto nel periodo autunnale, che avrebbe reso inutile eliminare certe abitudini che ormai stanno diventando routine, per poi doverle riprendere magari in seguito.
Il boom da Covid
Lo smart working in Italia non era diffuso e neppure troppo conosciuto, prima che arrivasse il ciclone Covid (coinvolgeva appena 570mila persone). Altrove invece non solo era noto e molto praticato, ma si conoscevano perfettamente molti dei benefici che comporta, sia a livello personale per i lavoratori, sia a livello aziendale in termini di efficienza. Dallo scorso mese di marzo, oltre 4 milioni di italiani sono state coinvolte da questo modello di lavoro agile, che presto diventerà una caratteristica strutturale del nostro mercato del lavoro.
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Criticità
Dopo l’ultimo passaggio in Senato, lo smart working dovrebbe diventare un cardine della riforma complessiva del mondo del lavoro. Se da un lato l’introduzione dello smart working trova più favorevoli che contrari, di difficile interpretazione sono le modalità con cui disciplinarlo. In special modo riguardo al così detto “diritto allo spegnimento” evidenziato dalle associazioni dei lavoratori, cioè la netta separazione tra vita privata e vita professionale pur in presenza del lavoro agile.