SALA 7 OPERA DOMUS

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Paolo Romani | Ferdinando Gatta

Se volessimo interrogarci solo di astrazione, del concetto che sottointende quei dati sensibili riportati come formula nel sostrato artistico o se volessimo costringere lo spettatore a “leggere” i dipinti letteralmente come cose, fuori da pittura gocciolante o di espressività lirica, potremmo iniziare da un Achrome di Piero Manzoni cominciando ad imparare a perdere le informazioni supreme del colore e approdare alla fotografia di Paolo Romani e Ferdinando Gatta. Tra i due corre un filo comunicativo, per l’occhio fotografico, come tramite  usato rigorosamente in bianco e nero. Colori assoluti che Ferdinando iconizza come schiaffo della realtà, Paolo come carezza. E c’è di più.

La vicinanza tra i due è di somiglianza noumenica, gli ingranaggi che muovono la loro arte sono quelli della rappresentazione esterna e della sensibilità interna. Dico immagini simili alle cose reali o sensazione e concetto tra phantasia e scienza dell’immagine. Tuttavia nelle “costruzioni” fotografiche di Romani, nulla è costruito intenzionalmente anche se lo appare, con presunti appuntamenti all’umanità, sempre presente, o percebile (cose di cielo). In Gatta prevalendo il senso documentale, si colgono dati e informazioni non comuni. Gatta rende folgorante l’intuizione del veduto monocromo,  Romani attende che la scena venga a costituirsi. Per dare i tempi giusti, Gatta è dotato di una fiera strumentazione tecnologica avanzata, Romani di una Holga a chiara cifra stilistica, cult. Ma entrambi sanno rendere presenti le cose assenti. E percepire è diverso da accorgersi. Il loro mondo inoltre non è la loro rappresentazione del mondo o illusione della realtà. Va oltre il fenomenologico.  Vi si può tendere col solo ragionamento, con l’aspirazione dell’individuo ad andare oltre (e appunto noumenica anche la loro somiglianza).

 Monoliti, la serie realizzata a Berlino – complesso monumentale in  memoria del terribile Olocausto –  di Ferdinando Gatta. Rome Otherwise di Paolo Romani, Roma vista diversamente.

Buona visione

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SALA 7 OPERA DOMUSultima modifica: 2020-04-02T15:26:30+02:00da Dizzly
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2 Risposte

  1. Dizzly scrive:

    E c’è da dire che nella SALA Musica con queste eccezionali fotografie manca un buon sound da ascoltare!

  2. Ne parlavo con Marchetti, si crea uno stato emozionale. Si entra meglio in un ambiente non muto e il suono diventa il ritmo di viaggio e anche loop