così inizia il mio primo libro

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Oggi

Elisa sapeva che tornando a casa avrebbe dovuto prendere delle decisioni importanti.

Era scappata sull’isola di Sao Vicente, Capo Verde, nella speranza di schiarirsi le idee, ma soprattutto per ritrovare se stessa.

La città di Mindelo le era parsa subito brutta, sporca e caotica, piena di cani abbandonati per le strade, lontanissima dalla sua idea di Africa e dai sapori ed odori che teneva cari nel suo scrigno della memoria. A quella vista il suo cuore era diventato un groviglio di emozioni contrastanti e più che una via di uscita si era sentita chiusa in una prigione dove, nelle ultime ore, si era sentita addirittura soffocare.

Partita da Milano aveva avvertito subito una forte eccitazione.  Dopo anni in cui il suo corpo e la sua mente erano rimasti congelati in un panico sempre crescente, aveva nuovamente provato l’inebriante ebbrezza del viaggio in solitaria.

Per Elisa il viaggio era qualcosa che non tutti possono comprendere: la pianificazione dei dettagli, la preparazione del bagaglio, il poter ascoltare la gente del mondo che parla tutto intorno lingue differenti, il cogliere gli sguardi di estranei ed i visi interessanti, il testare la propria capacità di cavarsela da soli. Man mano che le sensazioni tornavano ad essere famigliari lei si emozionava sempre di più, come in un film.

Salita sull’aereo per Lisbona aveva riprovato il piacere della vita scorrerle nelle vene ed il suo sorriso non aveva più lasciato il suo volto. I suoi occhi scuri erano tornati scintillanti e divertiti e la sua eloquenza aveva sostituito la timidezza e la chiusura dei mesi precedenti. Non si era assopita neppure per un istante, sebbene si fosse alzata alle tre del mattino per poter arrivare in tempo. Aveva sfogliato la rivista patinata senza leggerla, aveva osservato ogni dettaglio ma soprattutto aveva goduto. Beata.

Arrivata a Mindelo però la delusione era stata cocente: ma quella era Africa? E quello era il capolavoro di cui aveva sentito più volte parlare?

“Accidenti, che posto del cazzo….”, furono le prime parole che le affiorarono alla mente.

Poi aveva incontrato la sua amica Carlotta con il suo fidanzato capoverdiano Francisco e si era fatta coinvolgere dai racconti, dalle risate, dai discorsi ed aveva messo in secondo piano quella sensazione negativa sebbene sapesse, nel suo intimo, che quel posto non l’avrebbe innamorata. Certo, avrebbe trovato lo speciale anche lì (in questo era bravissima, nulla da eccepire), la sua rosa tra le rose tutte uguali (tanto per citare il Piccolo Principe), ma non sarebbe mai stato un luogo da cinque stelle.

“Carlotta..ma dove ti sei venuta a chiudere?”

“Cara Elisa, nel mondo dei truzzi e della polvere, dove tutto è fiesta..”

“Ah però..”

Gli anni precedenti erano stati anni senza odori, né sapori, grigi e nebbiosi come la sua città, e la sua rosa si era praticamente appassita. Poi, un giorno, inaspettatamente lo aveva sentito: era come un piccolo terremoto sommerso, che era diventato sempre più potente ed assordante e, a quel punto, non aveva più potuto fermarlo. Si era fatta sovrastare e soggiogare. Era andata dalla direttrice della struttura dove prestava servizio e le aveva detto che se ne andava, perché doveva cambiare vita. Poi aveva informato il suo fidanzato e sua madre, dicendo loro che sarebbe anche partita.

Una rivoluzione era in corso e nulla sarebbe più stato come in quel momento: protetto ma insulso, piatto e fastidiosamente incolore. E per la prima volta dopo secoli era soddisfatta. Per tutti sarebbe stata solo una povera matta di mezza età, ma chissenefregava.

Si era fatta prendere da un’euforia baldanzosa e tutto le era apparso multicolor, con i sapori forti e gli odori cruenti della città in pieno caos, con la gente che le batteva contro e quell’effetto brioso di un bicchiere di spumante.

Tutti attorno a lei erano costernati, tutti erano stati caustici. Tutti tranne la Vikka e la dolce Carlotta, dalla quale era appunto andata per la prima tappa della nuova Elisa.

Da quel momento aveva focalizzato la sua attenzione sul suo spostamento, cercando di non sentire la paura e l’ansia, sue ottime compagne di vita degli ultimi anni. Nel recente passato aveva dovuto far fronte a due potenti crisi di panico che le avevano impedito di guidare sola in autostrada, di spostarsi con tranquillità, rendendo sempre più flebili le sue autonomie. I suoi appuntamenti avevano iniziato a diradarsi, i suoi confini si erano sempre più ridotti, il suo mondo si era rimpicciolito in modo esponenziale. La sua casa e poco altro erano i soli luoghi dove si sentiva a suo agio.

Pertanto, prima della partenza, si era obbligata a rifare cose per abbattere barriere: aveva preso Laos, il suo cane, ed era andata in auto da Ikea, prendendo la tangenziale in pieno traffico. Aveva comprato il biglietto aereo senza valutare le conseguenze. Era andata a pranzo da sola in un bar del centro senza sentire vergogna.

Si era buttata e, finalmente, aveva volato.

 

 

così inizia il mio primo libroultima modifica: 2016-07-28T16:22:54+02:00da choppi1