Mese: giugno 2024
Dio dei vivi e non dei morti
05 GIUGNO 2024
SAN BONIFACIO, VESCOVO E MARTIRE – MEMORIA
Dio, è il Dio dei vivi. Queste parole diano consolazione, quando al nostro dolore cerchiamo una discendenza, al punto che partendo dall’origine, ci troviamo a cercare vita altrove e in diversi modi differenti.
Oggi il Signore chiarisce un punto: Dio è dei vivi, non dei morti. È tempo di lasciare che sia la vita a scorrere nelle nostre vene e non tutti quei pensieri inutili, che si annidano nella mente e che cercano una discendenza.
Abbiamo fede in Lui, le cose non sono come le aspettiamo; siamo dinanzi al Dio della storia, e la nostra vita è nel pensiero di Dio, ci ama sempre.
Sia la certezza del Suo amore la vera vita.
“Tu Dio mio
fammi sentire la certezza
del Tuo amore.
A tutti quei pensieri
dona un freno;
risplenda nello spazio della mia mente,
che Tu ci sei per me,
sei la mia vita ora e da sempre.
“Ora”, perché lo riconosco
e “da sempre”, perché in ogni momento,
Tu sei con me.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
A Dio quel che di Dio
04 GIUGNO 2024
MARTEDÌ DELLA IX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)
Il Signore oggi ci insegna l’equilibrio delle cose: dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio, ma sopratutto ci insegna a non metterlo alla prova. Spesso, anche se ci nascondiamo, lo facciamo anche noi, lamentandoci che tanto Dio non ci ascolta, che è lontano dalle nostre miserie. A che serve andare da Lui se poi nella fatica non lo vediamo?
Questo è il più grande nostro errore, inserire il dubbio verso Dio e non dare spazio a ciò che Lui realmente è: pienezza infinita, presenza, Paternità. È il momento di dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio, credendo anzitutto che Lui c’è, che è accanto a noi giorno dopo giorno, nella sofferenza come nella gioia. Non è facile sentirlo accanto, è vero, perché tra noi è Dio inevitabilmente c’è una distanza, é quell’alterità che distingue le persone, ma che le mette in relazione, se si mette in gioco la libertà.
Egli liberamente sceglie di non essere più solo un Dio lontano, e manda ciò che ha di più bello: suo Figlio, così che guarendo, sanando, perdonando, ciascuno possa credere in Lui. Dio dona anche a noi la libertà di poter scegliere, di fidarsi, di aprire il nostro cuore a Colui che è alla porta del cuore e bussa. Non si impone, dispone, un Dio che ti desidera!
Contrariamente a quanti nella vita ci hanno deluso, Egli non si allontanerà mai, non solo c’è, ma resta nonostante tutto il tuo mondo ferito, calpestato o umiliato. Dio non è qui per assorbire delle colpe, per essere accusato, ma liberamente prende su di sé la tua colpa, così che tu sollevato possa incontrarlo.
Dare a Dio quel che è di Dio, è in ultima analisi accettare che il Suo amore è efficace e che nessuno potrà mai amarci in questo modo. Che ne dici ripartiamo? Lui è qui e ti tende la mano, così che quando camminerai sulla “corda” Egli ti sosterrà e non ci sarà più vuoto o paura, ma solo amore e bontà.
“Signore,
mi affido a Te,
a quel Tuo amore grande,
affinché il mio cuore torni a credere.
Stammi vicino,
possa sentire il Tuo respiro.
Dio dove sei?
Tienimi la mano,
fa che non cada,
e la Tua forza mi spinga
oltre quella ferita,
per sentire la Tua vicinanza
in ogni vuoto, in ogni fatica.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
La vigna
03 GIUGNO 2024
SANTI CARLO LWANGA E COMPAGNI, MARTIRI – MEMORIA
“Avranno rispetto per mio figlio!” Sembra che Gesù racconti la storia di se stesso, ed il desiderio del Padre: rispetto per il Figlio. Rispetto. Riusciamo ad averlo nei confronti del Signore? Egli fa davvero parte della nostra vigna? Oppure è legato a momenti sporadici? Oggi Gesù ci invita a pensarlo, come Colui che è mandato dal Padre.
La storia di salvezza ha compimento in un uomo, un Figlio di un Padre immenso, che per portare pace dona suo Figlio. Chi meglio di Dio potrebbe non capire il dolore di Abramo, sacrificare suo figlio? Isacco non morirà proprio per dono del Padre. Non morirà perché Dio non vuole il nostro dolore, ma il nostro cuore.
La vigna è data per amore, è data per donare guadagni, lavoro, dignità, e oggi ci insegna anche il rispetto.
Rispettiamo il Signore, nei piccoli gesti della nostra vita, e respiriamo ciò che è venuto a portare: l’amore del Padre. E quando mancheranno di rispetto a noi, alziamo lo sguardo a quel Padre che pensa: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Sarà Lui la nostra forza per superare la fatica; Egli ci darà luce e serenità, perché ciò che da soli ci sembra insuperabile, con Dio diventa segno di vita, per superare quel dolore che Dio ha già raccolto e gettato dalla vigna.
“Signore,
Tu che abiti nella mia vigna,
abbine cura.
Perdona i miei sbagli,
la mia mancanza di rispetto
che ti allontana,
e aiutami a recuperare passi
che mi portino verso di Te.
Stammi accanto,
stai con me.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
Prendete
“Prendete”. La Solennità di oggi, ci permette di pensare più intensamente al grande dono che tra le mani ci viene dato: il Suo corpo.
In memoria di Lui, popoli interi, nazioni e ciascuno di noi, può lodare, benedire, ringraziare e adorare per questo grande dono. Gesù pane vivo del cielo entra in noi, il Suo sangue lava i nostri peccati, la nostra colpa è perdonata, il dolore passerà. Non è automatico, non capita all’istante, ma ognuno di noi nella vita, riceverà il dono di Gesù tra le mani: in quell'”Amen”, metterà tutto se stesso in Colui che per primo ha dato tutto.
Procedi piano, cammina pensando a quello che accadrà, stai per ricevere Colui che attraversa la storia per incontrarti. Fermati a gustare quell’incontro che coinvolge il tuo corpo.
Cosa sei o uomo? Un corpo fatto di ferite, speranze, ma che ha un altro corpo, venirgli incontro: Gesù. Egli è qui per incontrare proprio te. Solo un cuore così grande da contenere cielo e terra, poteva scegliere un dono tanto bello da superare ogni barriera per venire ad incontrarci.
Fermiamoci a contemplare ciò che ogni giorno possiamo avere dinanzi agli occhi: Gesù, ostia vera, com’è vera la sua presenza. Alle assenze del nostro cuore, entra in noi Colui da vita vera e ci offre un amore grande, pieno puro, tra le mani.
“Gesù,
entra in me,
vivificami Tu,
che il mio “Amen” mi unisca a Te
e ti senta profondamente così,
che ogni membra di me
riprenda vita
ed annulli ciò che di buio
devasta e uccide.
Libera il mio cuore,
nutri il mio spirito,
possa toccare il Tuo amore,
possa sentirlo scendere
nelle profondità di me.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
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