Il compimento della legge

Il compimento della legge

14 GIUGNO 2023

MERCOLEDÌ DELLA X SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

La pienezza della legge è Gesù. Una legge che Lui non è venuto ad abolire ma a dare compimento. Di quale legge si tratta? Dell’amore. L’amore è ciò che regolamenta la nostra vita, e Dio ne fa una legge.

Spesso quando si pensa ad una legge si teme, poiché abbiamo l’idea della rigidità; se non si rispetta una legge c’è una punizione, dobbiamo pagare qualcosa. Qui la legge dell’amore è stata pagata tutta da Gesù. Ogni volta che abbiamo mandato in frantumi l’amore con i nostri gesti, Egli ha pagato tutto con un amore più grande: la croce.

Quella croce è il segno del compimento della legge, è il gesto di un amore più grande venuto a dare compimento al nostro cuore. Ora tale legge è dentro di noi, fa parte di noi, perché Egli da quella croce ci ha già amati; quel compimento è un’eredità, è la promessa che possiamo fare del bene, perché si è già compiuto nel nostro cuore.

Allora affidiamogli il nostro cuore e chiediamo di custodirci, così che la legge dell’amore sia il motore delle nostre azioni.

“Signore,

alla fatica, al dubbio e all’errore,

aiutami a rispondere con l’amore

ed ogni mio gesto

che dà solo sarebbe vuoto,

fa che esso inizi e finisca con Te.

Fa che la Tua legge diventi la mia,

agisci Tu per me,

rendi il mio cuore libero

dall’inganno di non sapere amare,

perché Tu

hai messo nel mio cuore

 una legge ed il suo compimento.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Un sapore nuovo

Un sapore nuovo

MARTEDÌ 13 GIUGNO 2023

SANT’ANTONIO DI PADOVA, PRESBITERO E DOTTORE DELLA CHIESA – MEMORIA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: 2 Cor 1,18-22

Salmo: Dal Sal 118 (119)

Vangelo: Mt 5,13-16

Possiamo essere luce e sale del mondo solo se stiamo ancorati a Gesù, è Lui che da sapore e bagliore alla nostra vita, ecco perché il Vangelo termina con questa affermazione: “perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”.

Rendere grazie è riconoscere il sapore nuovo delle nostre vite e di quelle che ci sono accanto. Il nostro compito è dire con la vita quanto Dio sia promettente. E non solo quando tutto va bene, ma in ogni occasione, perché se un piatto è insipido lo sentono tutti sempre.

La prima lettura afferma che tutte le promesse di Dio sono divenute “Si” in Lui. Mediante la Sua vita, la nostra è divenuta una possibilità, un luogo in cui poter realmente fiorire.

Desideri risplendere? Dare sapore alla tua quotidianità? Stai accanto a Gesù, fallo entrare nella tua vita. Egli non ti porterà via nulla anzi, aggiungerà colore in un cielo scuro, sarà quello squarcio di Luce che darà al nostro cielo un tono più bello.

Sii sale, sii luce, questo è il nostro augurio, affinché ciascuno possa fiorire ovunque sia ed essere felice, perché è accanto a te il sapore della vita.

“Signore,

pregando Te, tocco il cielo,

e in tutto quel buio

si apre uno squarcio:

è la Tua mano che consola,

è il bagliore di una luce nuova.

Oltre il buio, oltre il dolore,

il cielo mi vive accanto

ed io rimango a contemplare quel bagliore

farsi spazio nel mio cuore.

Un sapore nuovo prova la mia vita,

una luce attraversa la mia oscurità,

sei Tu, o Dio la mia viva possibilità.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Beati

beati

 

12 GIUGNO 2023

LUNEDÌ DELLA X SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: 2 Cor 1,1-7
Salmo: Dal Sal 33 (34)
Vangelo: Mt 5,1-12a

Beati equivale ad essere felici, ma come si può esserlo nel pianto o nella persecuzione?

É impossibile! Gesù lo sa, e proprio per questo che sale su un monte, sposta l’orizzonte per farci vedere che da un’altro punto di vista, non c’è solo quel momento di fatica, ma c’è un Dio presente nelle nostre situazioni.

Siamo beati perché abbiamo Lui con noi, non siamo soli. Egli mai ci abbandonerà, perché se un buon amico c’è nel momento del bisogno, Dio nostro Padre c’è sempre. Non dobbiamo solo sprecare il tempo, non dobbiamo tenerlo lontano.

Allora, affidiamo a Lui il nostro cuore e tutto cio che contiene, prendiamoci un momento nella giornata per dirgli cosa stiamo vivendo. Con Lui possiamo parlare, essere noi stessi e far cadere tutte quelle maschere che a volte indossiamo, per mostrare finalmente quel volto “beato”, in quanto non in difficoltà, ma poiché sa che ha Dio su cui contare; perché liberando il cuore ha finalmente trovato un Dio nella concretezza non solo materiale, ma nella totalità della nostra storia, un Dio vero, nella realtà delle nostre vite.

“Signore,

insegnami a dire: beato.

Insegnami ad essere felice,

non solo per me, ma per gli altri.

Apri il mio cuore, rendilo puro,

così da poterti riconoscere nella mia storia.

Salgo con Te sulla montagna delle mie fatiche

e non ho paura dell’altezza,

perché il mio cuore vuole elevarsi in alto

per vedere i tuoi occhi guardarmi

e da esso trarne la forza.”

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

Amen

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DOMENICA 11 GIUGNO 2023

SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO, SOLENNITÀ – ANNO A

Prima lettura: Dt 8,2-3.14b-16a

Salmo:Dal Sal 147

Seconda lettura:

Vangelo:Gv 6,51-58

Il “vero pane” disceso dal cielo, come Gesù afferma nel Vangelo, ha lo scopo di nutrire la nostra vita per accrescerla e renderci partecipi della sua potenza di ‘eternità’, ovvero, per avere già oggi la qualità della vita di un amore risorto.

“Mangiare” l’eucaristia, il corpo di Cristo dato per noi, significa ricevere sostentamento ed energia per diventare tutti un corpo solo in Lui.

Quando andiamo a ricevere la comunione eucaristica, rispondiamo “amen”, questo non significa solo che crediamo che in quel pezzo di pane sia presente il corpo di Cristo, ma che anche noi ne facciamo parte per vivere come un corpo solo.

S. Agostino si domanda quale sia la virtù specifica dell’Eucarestia e afferma che: “La virtù propria di questo nutrimento è quella di produrre l’unità, affinché, ridotti ad essere il corpo di Cristo, divenuti sue membra, siamo ciò che riceviamo”.

Nell’Eucarestia il Signore Gesù si comunica al cuore dell’uomo; nutriti dal suo amore impariamo a essere solidali con tutti, in quell’umanità che ci rende un corpo solo con il nostro Dio.

“Signore,

“Amen”, e sei tra le mie mani!

Un pezzo di pane,

è il Tuo corpo, affinché il mio possa nutrirsi di Te.

Nutri il mio cuore, fanne Tua dimora,

scendi in me

così che io faccia di Te la mia vita.

“Amen”, che bella risposta, così sia,

così è per sempre: Tu vivo in me.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

Gettare

gettare

10 GIUGNO 2023

SABATO DELLA IX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Tb 12,1.5-15.20

Salmo: Da Tb 13

Vangelo: Mc 12,38-44

Gesù “Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete”. Tutto parte da uno sguardo e Gesù ne fa un’insegnamento per i suoi discepoli.

Questa povera donna, avanza nella sua poverta e getta solo due piccole monete, non fa rumore, non si fa notare agli occhi dei più grandi. A Gesù invece non sfugge, anzi la indica come colei che è capace di fare un vero dono, di dare gloria al Signore, perché offre tutto quello che aveva per vivere, seppure gli arrechi sofferenza.

Questo gesto, viene indicato da Gesù come l’immagine dell’amore che sa rinunciare anche a ciò che è necessario. Qui Il signore non ci chiede di soffrire oltre misura, ma ci indica la via della libertà e della semplicità, che deve caratterizzare la nostra vita, per non cadere nel tranello della vanità e della vacuità. Esse possono trarci in inganno quando celano il desiderio di ricercare, onori e approvazioni altrui, ostentando la propria immagine.

Andiamo a Gesù offrendogli tutta la nostra povera vita, le nostre povertà, perché riconosciamo che tutto ciò che siamo e abbiamo è dono suo, e Gesù vedrà l’invisibilità di quel dono, in quanto non è stato donato altro, se non semplicemente amore.

“Signore il tuo invito:

“Getta nel Signore il tuo affanno ed Egli ti sosterrà”

lo sento in linea per me.

Aiutami a gettarmi in Te,

a fare di quel gesto che non è un disprezzo,

un confidente abbandono,

perché l’amore “spreca” ma non si perde

e tu, fai di me quella moneta gettata,

così da essere Tuo tesoro, offerto e donato sempre.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

Figlio di Davide

Figlio di Davide

 

09 GIUGNO 2023

VENERDÌ DELLA IX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Tb 11,5-17

Salmo: Dal Sal 145 (146)

Vangelo: Mc 12,35-37

Nel Vangelo di oggi Gesù pone una domanda: “Come mai gli scribi dicono che il Cristo è figlio di Davide?”.

Essere figlio di Davide significava essere discendente di un grande re, quindi avere potere su popoli e nazioni.

Israele attendeva il figlio di Davide, il Messia, colui che instaura il regno di Dio, si aspettava un Messia potente che vincesse tutti i nemici e facesse trionfare i buoni.

Invece il potere di Gesù è molto diverso, non corrisponde a quei canoni pensati. Il potere di Gesù è quello di mettersi nelle mani degli uomini, non quello di tenerli in mano.

Dio rivela tutto il suo potere dando la sua vita, mettendola nelle nostre mani.

A volte anche noi veniamo presi dalla brama di avere un piccolo potere, di possedere più di quello che ci serve, e magari di possedere un po’ di Dio, ma Dio non si possiede, poiché si dona.

Noi infatti, viviamo di ciò che riceviamo; la nostra vita è un dono ricevuto e che ci doniamo gli uni gli altri, viviamo di relazioni che non possono essere possedute, perché libere, in quanto dono dell’altro.

Quindi, il modo di Cristo di essere figlio di Davide, il Messia, sarà il modo di regnare di Dio, ovvero di donare amore e dare la vita. Il suo regnare è il potere dell’amore che si compie nel servire.

“Signore, ti prego:

entra a fare parte della mia vita,

così, nella mia fragilità io te la pongo,

affinché Tu nella Tua infinita Misericordia, possa perdonarla,

e dal quel perdono io possa risplendere

di una luce che non è mia,

di una bagliore che sei Tu mio Dio

e che mi permette di sentirmi nella Tua mano,

il mio luogo sicuro, da sempre.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

 

Per amore

per amore

 

08 GIUGNO 2023

GIOVEDÌ DELLA IX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Tb 6,10-11; 7,1.9-17; 8,4-9

Salmo: Dal Sal 127 (128)

Vangelo: Mc 12,28b-34

L’amore vale più di molti sacrifici, perché quando amiamo qualcuno siamo disposti a sacrificarci. A volte si usa dire che: “per amore facciamo pazzie”. Gesù è proprio stato così, per amore nostro ha fatto la “pazzia” del dono totale di se stesso sulla croce. Noi ci fidiamo, ci abbandoniamo a qualcuno solo quando ci sentiamo amati, protetti, custoditi, e l’amore di Dio per noi è questa totalità.

Gesù ci invita ad ascoltare tutto l’amore che Lui ci ha gia dato, e poi a ridonarlo. Cuore, mente, anima, forze, sono la nostra ricchezza per rispondere a questo Dio, che ci chiede anche Lui di essere amato, perché desidera che ci nutriamo del suo amore così da moltiplicarsi, desidera la nostra felicità, la comunione con Lui: “Non sei lontano dal regno di Dio”.

Amerai il tuo prossimo come te stesso”, quindi amati, vogliti bene, non dimenticare e non disprezzare te stesso, perché  sei amato immensamente da Dio, e con questo amore ama Lui e tutti i fratelli.

Ama ogni vita e farai risplendere l’immagine di Dio che è dentro di te, perché l’amore trasforma ciò che ama, fa “pazzie” per amore, e con S. Caterina da Siena esclamare: “O Dio, pazzo d’amore! / Non ti bastò incarnarti, / ma volesti anche morire! / Vedo che la tua misericordia / ti costrinse a dare anche di più all’uomo, / lasciandogli te stesso in cibo. / E così noi deboli abbiamo conforto, / e noi ignoranti smemorati / non perdiamo il ricordo dei tuoi benefici.”

“Signore,

insegnami ad amare

come hai fatto Tu: con tutto te stesso.

L’amore non ha senso

se non prende tutto di noi,

se scarta ed annulla non è amore,

è illusione di affetto,

che tanto pretende e divide,

che rimane una fiamma smorta

e io invece voglio amare

della stessa Tua fiamma

che in croce

Ti ha reso vivo e mi ha reso vivo,

perché l’amore fa vivere”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Il Dio dei vivi

Il Dio dei vivi

 

07 GIUGNO 2023

MERCOLEDÌ DELLA IX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

Prima lettura: Tb 3,1-11a.16-17a

Salmo: Dal Sal 24 (25)

Vangelo: Mc 12,18-27

Il Signore Gesù è il Dio dei vivi, non dei morti, con la sua morte ci ha fatti rivivere, ha annullato il potere della morte, ovvero, ciò che ci divide da Dio.

Scrive infatti S. Paolo: “Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati” (Ef. 2,4-5).

Noi possiamo vivere da persone morte sebbene siamo vivi. Una vita per vivere ha bisogno di essere nell’amore, di trovare fiducia e speranza nel futuro. Confidando solo in noi stessi possiamo cadere nello scoraggiamento, nell’isolamento, e arrivare persino alla disperazione.

Gesù è il Signore della vita, Egli è colui che donando la sua vita per amore, ci ha aperto ad una pienezza di vita spirituale, ovvero colmata del dono dello Spirito Santo, una vita in Dio.

La vita in Dio è una vita di comunione fra tutti i fratelli, e siamo tutti chiamati a trasmetterci questa vita da vivi, siamo chiamati a tenere viva la Chiesa di Cristo, li dove siamo e come possiamo. Facciamo entrare il Dio della vita nella nostra vita! Un’aria nuova spalanca le finestre del nostro cuore, è lo Spirito Santo, vento che viene dal cuore di Dio a soffiare su di noi, affinché sia vita, sia luce per tutti.

“Signore,

pongo nella Tue mani la mia vita.

Fa ch’io viva.

Aiutami a sentire la Tua forza in me,

ho bisogno di Te,

come l’aria per respirare,

perché Tu mi fai bene.

Respiro…,

fa che in me lo Spirito del Tuo amore

invada il mio cuore

e ti sappia amare anche io

attraverso i fratelli che mi fai incontrare,

in quei volti che ancora ti cercano.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Mettere alla prova

mettere alla prova

 

06 GIUGNO 2023

MARTEDÌ DELLA IX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

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Prima lettura: Tb 2,9-14

Salmo: Dal Sal 111 (112)

Vangelo: Mc 12,13-17

I fatti e la verità sono le facce di una stessa medaglia, che ci conducono ad un cammino di autenticità a cui tutti siamo chiamati. Esse si interpongono nel Vangelo di oggi tra gli uomini che vogliono mettere alla prova Gesù. Essi non sono autentici, e il Signore afferma direttamente: “perché volete mettermi alla prova?”.

Seguire Dio in ciascuna forma, lo facciamo, è un cammino di coerenza, è un cammino di concretezza del nostro quotidiano nel rispetto delle regole ordinarie, morali, ma con un’accezione differente: da figli di Dio nel mondo.

Non è tanto ciò che si fa, ma il come. La schiettezza con cui Gesù oggi fa chiarezza, ci insegna che è possibile dare il tributo a Cesare, e dare a Dio ciò che è di Dio, perché l’uno non esclude l’altro, perché chi ha il cuore libero può stare su questo mondo e non mettere alla prova nessuno, neppure il Signore.

A volte anche noi mettiamo alla prova il Signore imponendogli le nostre regole, i nostri paletti, quello che dobbiamo fare è lasciarci guidare dallo Spirito, farà lui per noi, senza mettere alla prova nessuno. Il Signore ci accompagna in questo percorso per purificare il cuore da tutto ciò che non è Lui, per aiutarci a comprendere cosa passa davvero in noi. Mettiamoci in atteggiamento di ascolto, e invochiamo lo Spirito affinché ci aiuti e ci protegga, e sappia fare luce su quei passi ancori incerti, ma già benedetti ed amati da Dio.

“Signore,

aiutami a fare verità

così che per tale via io cammini.

Sii Tu il mio luogo sicuro

dove nei miei passi stanchi,

io possa sostare davanti a Te e trovare pace.

La pace di chi finalmente

ha trovato un rifugio

e non deve scappare,

ma solo vivere presso quella via di verità,

che seppur impegnativa

e l’unica strada necessaria

per sentirsi amati ed amare davvero.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Scelte

scelte

 

LUNEDÌ 05 GIUGNO 2023

SAN BONIFACIO, VESCOVO E MARTIRE – MEMORIA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Tb 1,3; 2,1b-8

Salmo: Sal 111 (112)

Vangelo: Mc 12,1-12

Il vangelo di oggi ci parla di scelte, quei contadini avrebbero potuto essere degli ottimi collaboratori, invece l’avidità ha offuscato la loro vista e hanno compiuto proprio ciò che nessuno vorrebbe: la violenza.

La violenza chiama violenza ed ogni atto è peggiore del primo, per cui questi contadini arrivano ad uccidere. Gesù dice che essi perderanno la vita, ma coloro che ascoltano non comprendono che non è una punizione di Dio, anzi è un’auto punizione, perché scegliendo il male la vita l’hanno già persa.

Gesù risponderà a tanta violenza con la vita, una vita di perdono, una vita in cui chiunque Egli incontra, possa sentirsi accolto, perdonato e amato. É triste vedere quanto si moltiplichi la violenza, ma non l’amore.

Il Figlio amato è qui per tutti, per quei contadini, per coloro che hanno sbagliato, per noi con i nostri poveri sbagli e per chi non crede di averne affatto. Arriverà quel giorno in cui le parole: “io ti perdono”, risuoneranno nel nostro cuore ed allora sarà la vita.

Accostiamoci a Gesù con l’atteggiamento del cuore di chi ha bisogno del perdono e lasciamoci amare. Se non sappiamo chiedere perdono, sostiamo dinanzi a Lui, Egli farà, e piano piano il nostro cuore germoglierà di vita, una vita che da sempre è stata una promessa.

“Mio Dio mi pento

li dove il mio errore ha ferito e Ti ha ferito.

Lascio a Te, al Tuo cuore

tutto quel dolore,

affinché Tu possa riempire il mio di amore

ed io di nuovo vivo,

possa dare vita a chi accanto a me è bisognoso di Te.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)