Amore che muove

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06 Novembre 2024

MERCOLEDÌ DELLA XXXI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

“L’amor che move il sole e l’altre stelle”, per dirla con le parole di Dante, tanto più muove i nostri cuori a ricevere un amore sconfinato.

Prima di tutto c’è l’amore, un Amore originario, che sta prima di ogni cosa, e in forza di quell’Amore noi possiamo vivere e amare come suoi discepoli. Siamo salvati per grazia. L’amore vero è solo gratuito, atrimenti non è amore.

Tutti diventiamo discepoli nella misura in cui comprendiamo, che nulla viene per nostro merito o bravura, noi ci presentiamo a Dio con le nostre fragilità, allora l’essere discepoli è cominciare a vivere di grazia.

Quando prima di tutto c’è Dio, il resto è un dono. Le relazioni affettive, le persone più care, sono un dono da custodire. La radicalità della sequela non pone delle graduatorie per amare, ma insegna ad avere uno sguardo che vede tutto come un dono, insegna a spostare il baricentro del mio “io” verso un “tu”, per vivere un amore ordinato in relazione a Dio e agli altri. Solo l’egoista fallisce la sua vita, mentre la mia debolezza viene colmata dalla Sua forza.

“Signore,

aiutami a liberare il cuore

così che il Tuo amore lo trasformi.

Sii tu per me forza, pazienza, vita.

Togli dal mio cuore

quella paura che blocca,

così d’aver più posto

per quell’amore ricevuto e donato, quell’amore che dal giorno alla notte si muove

e mi viene incontro,

quell’amore che sei tu.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Missione

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31 Ottobre 2024

GIOVEDÌ DELLA XXX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Di fronte alle parole dei farisei e ai progetti di Erode, Gesù non si lascia scoraggiare e continua la sua missione rispondendo: “Andate e dite a quella volpe: “Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta”. Gesù è orientato verso Gerusalemme, luogo dove si compirà il disegno di salvezza per cui è venuto. Egli non si piega a nessun potere, se non a quello dell’amore per ogni uomo che il Padre gli ha affidato.

Il tempo della salvezza è tempo di Dio, non dipende da nessun potere umano, non c’è astuzia o scaltrezza che possa modificare o ledere la sua libertà. Gesù continuerà il suo lavoro fino al terzo giorno, così allude alla sua risurrezione che sarà vita nuova, vita per tutti.

Lui non minaccia nessuno, ma il suo amore fa tremare i potenti, perché l’amore vince sempre sul male; nemmeno quella volpe di Erode, può nulla alla tenerezza di un Dio che raccoglie come una chioccia i pulcini sotto le sue ali. Allora anche noi davanti a tanta tenerezza, andiamo a rifugiarci sotto a quelle ali preziose del suo amore e proclamiano: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”. Ora, sempre, in ogni momento.

“Signore,

per non avermi escluso,

grazie,

per l’amore che mi doni

affinché non sia perduto.

Resta con me sempre,

tienimi accanto,

perché ora la salvezza ha un volto,

la speranza abbraccia la nostra vita, perché l’amore è tutto qui:

nel tuo sguardo.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Dal Vangelo di oggi, commento al Vangelo del giorno, salvezza, guarigione, amore, Gerusalemme, missione

La chiave della conoscenza

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giovedì 17 Ottobre 2024

SANT’IGNAZIO DI ANTIOCHIA, VESCOVO E MARTIRE – MEMORIA

Gesù rimprovera i dottori della Legge perché hanno “portato via la chiave della conoscenza”; ora questa conoscenza non è un teorema o una scoperta scentifica, si tratta di un dono: la stessa persona di Gesù. Lui è la chiave che spalanca all’amore del Padre. Portare via la chiave della conoscenza è privare se stessi e gli altri di quell’incontro dove Dio vuole essere conosciuto, afferrato, gustato, assimilato.

Conoscere è perciò entrare in relazione con Dio che ci spalanca la sua casa, per metterci a parte dei suoi segreti, per rivelarci quanto amore ha per noi. L’esperienza di essere amati, gratuitamente, anche una sola volta nella vita, ci salva la vita dal non significare niente per nessuno. Il nostro futuro è in quella chiave che apre all’amore.

Allora cerchiamo di comprendere qual’è la testimonianza che diamo come cristiani; se abbiamo un cuore spalancato a far conoscere l’amore che ci ha affascinati, attraversati, che ci fa vivere, oppure siamo di impedimento alla conoscenza del dono che è Dio per tutti.

Entrare in relazione con il Signore e con tutto quello che di buono ne sgorga è dono suo, nessuno può vantarsi di avere vie privilegiate; a tutti è aperta la porta dell’amore, come tutti possono essere depositari della sua parola, del suo Spirito.

“Signore,

insegnami a parlare di te

a chi incontro,

affinché abbiano anche loro nel cuore una speranza;

fa che il vuoto di ciascuno

sia una pienezza in attesa della grazia,

così che dopo un lungo viaggio, quando il cuore avrà imparato a conoscerti,

sappia proclamare che tu sei la chiave che spalanca la porta dell’amore di Dio,

dove per ognuno risuona l’invito: entra.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Amore e giustizia

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16 Ottobre 2024

MERCOLEDÌ DELLA XXVIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

“Amore e giustizia voglio cantare”, sono le prime parole con cui inizia il Salmo 100 e fanno da contrappeso a quel “Guai a voi”, con cui Gesù rimprovera i farisei perché si preoccupano dell’esteriorità e non dell’amore per Dio e per il prossimo. Questo “Guai”, perché “lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio”, pare esprimere tutto il dolore di Dio quando l’essere umano viene sopraffatto da chi ha più potere, dal dramma dell’ipocrisia, dove ciò che appare all’esterno non vive la coerenza del cuore.

Gesù vuole metterci in guardia per smascherare i pensieri del cuore, che non permettono di creare relazioni buone, vere. Le sue parole invocano la qualità di una testimonianza semplice ma concreta, visibile a occhio nudo, quel: “Amore e Giustizia voglio cantare”.

Se il cuore è lontano dalla fonte della vita, non coglie la realtà capace di incontrare l’altro come proprio fratello.

Dio non ci chiede di farci “primi”, di essere perfetti, ma di riconoscere il suo amore, di lasciarci amare da Lui cosi da comprendere cosa muove il nostro cuore di desideri e sentimenti, per “cantare” davvero “amore e giustizia”.

“Gesù,

aiutami a raggiungere la sinfonia dell’amore di Dio,

dove la giustizia è misericordia

e l’amore è per quell’ultimo

che risalendo la china,

non ha più voce.

Tu sei voce,

sei vita per tutti,

ma solo chi osa scendere

sentirà pronunciare il suo nome,

come note di uno spartito

in cui non è fuori posto,

perché è nel cuore di Dio.

Il mio nome è nel posto giusto.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Padre nostro

 

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09 Ottobre 2024

MERCOLEDÌ DELLA XXVII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Anche noi chiediamo al Signore di insegnarci a pregare, ovvero di aiutarci a capire dove dirigere il cuore e quali parole usare, perché non ci disperdiamo nei sentieri delle nostre paure, del nostro egoismo, perché impariamo ad essere veramente figli del Padre “nostro”, cosi che la preghiera non sia solo mia, per me, ma abbia il respiro di Dio, sia per tutti.

Se la preghiera molto spesso per noi equivale a chiedere, Gesù ci insegna invece a riconoscere la grandezza del Padre, che nel suo amore ci fa esistere, crescere ed essere noi stessi. Davanti a Dio non siamo mai di fronte a un vuoto, bensi in comunione con tutti i fratelli; la preghiera diventa allora un incremento di vita.

Da figli, mettiamoci davanti al Padre, riconosciamo, il suo amore, la sua misericordia, il suo pane quotidiano nella vita del Figlio: lì c’è tutto l’amore che colma ogni nostro desiderio.

“Signore,

rendi il mio cuore capace di dire: Padre.

Aiutami a pregarti con il cuore

senza temere la tua assenza,

ma riconoscendo che

è la tua presenza

a portarmi qui dinanzi a Te,

a chiederti che venga il tuo regno,

un regno dove la mia relazione con te è al primo posto.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto

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06 Ottobre 2024

XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

“L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto”. Il Vangelo di oggi, ci parla di un legame indissolubile che Dio ha donato all’umanità: quello tra due sposi. Spesso nell’antico testamento, tale legame è metafora dell’alleanza tra Dio e l’umanità, proprio per questo l’invito di Gesù: “L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto”, vale per tutti, vale per ognuno di noi.

Il desiderio di Dio, è di un amore così grande da superare la durezza del cuore; un amore che perdura nonostante le nostre durezze, così che Lui è la parte fedele persino di noi stessi. Egli desidera aiutarci a comprendere, che l’unica cosa in grado di sciogliere la durezza è proprio l’amore. Ma, come amare? Come sciogliere il nostro cuore? Andando a Lui. Presentando a Dio in privato, come i discepoli, le nostre resistenze, le nostre fatiche, perché l’unica parola in grado di guarire è proprio la sua. Cuore a cuore con Dio, nella consapevolezza che Lui ci conosce già e nonostante tutto ci ama.

Ora, sta a noi credere, rendere visibile questo amore in un cammino di fedeltà personale, comunitaria, tra coniugi, così che le parole ascoltate non siano più solo un ascolto, un “Gesù ha detto che…”, bensì siano nostre, vita vissuta. È un impegno arduo, non è una pretesa, è un dolce invito, è la strada della Chiesa per essere felici; spesso ha inciampi, cadute, eppure in Dio anche la durezza, può essere luogo del suo incontro se cerchiamo la verità e non giudichiamo nessuno, ma amiamo anche chi con il cuore cerca la strada ed ha bisogno di più tempo, cerca ristoro, ma sbaglia la via.

Sia la nostra durezza, un passato che ci rende pazienti verso gli altri e luogo di amore verso tutti.

“Gesù sciogli il mio cuore,

ha bisogno di amore,

ha bisogno di crescere,

rendimi unito a te.

Sii tu la mia forza

quando la vita mi attacca,

quando la paura insorge.

Fa che mi accorga del tuo amore

e mi senta unito a te,

con te per sempre.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Dal Vangelo di oggi, commento al Vangelo del giorno, unire, amore, alleanza, strada

, durezza

Non glielo impedite

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29 Settembre 2024

XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

“Non glielo impedite”. Gesù insegna ai suoi discepoli e a noi, quanto sia vasto il modo di fare il bene. Non c’è una specifica modalità, l’importante è essere nel cuore di Dio. L’importante è la consapevolezza di sentirci con Lui in ogni nostra azione. Ecco che fare il bene, può essere anche un sorriso scendendo le scale del proprio condominio, salutando qualcuno che ci fa fare fatica, perché magari questi gesti non cambieranno la tua vita, ma quella di altri.

Se esaminiamo la nostra vita, possiamo considerarla somma di bene o male che riceviamo, ma non solo, c’è anche quello che doniamo. Dobbiamo cercare di fare il bene sempre, perché così sia sempre più somma di bene che di male.

Gesù non ci impedisce di fare il bene, anzi, dice proprio ai suoi discepoli di non impedirlo, perché l’amore genera libertà, e la vera libertà è la capacità di amare con tutte le proprie forze e non con quelle degli altri.

Oggi ringraziamo il Signore per tutto il bene che abbiamo ricevuto, perché spesso ci fermiamo a quello che non va, ad un passo doloroso e alle sue ferite. Non dobbiamo temere perché ogni storia ha in sé quel carico di forza che viene da Dio. Una forza che assume volti, situazioni, che rappresentano i nostri piccoli “miracoli” quotidiani, che non ci farà divenire “dei grandi” su questa terra, ma sull’altare del cielo sarà il bicchiere d’acqua dato a quel povero, che ora sete più non ha e che tu, nonostante il tuo dolore, non hai smesso di donare. L’amore non aspetta, celebra il suo annuncio, oltre quella ferita, oltre il dolore, affinché ogni vita viva e viva per sempre in Lui.

“Signore,

celebro il tuo ricordo,

il tuo annuncio

e lo faccio con tutto ciò che sono,

con quella vita che non hai spezzato,

ma amato,

con quel dolore che hai confortato.

Libera il mio cuore da ciò che non va

per essere segno della tua venuta,

del tuo amore che previene,

ripara, conforta.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Dal Vangelo di oggi, commento al Vangelo del giorno, non glielo impedite, amore, libertà, annuncio, ferita, dolore fare il bene

 

Amore

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 19 Settembre 2024

GIOVEDÌ DELLA XXIV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

L’amore compie ogni miracolo: ed ecco una donna peccatrice, una prostituta, con audacia raggiunge Gesù in casa di un fariseo e incurante dei presenti, senza proferire parole, si china ai suoi piedi, li bagna con le lacrime, li asciuga con i capelli, li bacia e li cosparge di profumo. Tutti gesti di tenerezza, di amore, ma c’è un Amore che le sta cambiando la vita. Gesù la lascia fare, vede in lei tutta la sofferenza, il dolore e l’amore che l’attraversa e il suo desiderio di rinascita più grande di tutto.

Come questa donna ha bisogno di essere amata e perdonata per i suoi peccati, cosi il fariseo, cosi noi, che giudichiamo a partire dalla nostra idea di giustizia, che vediamo prima il peccato e non consideriamo la sofferenza che ne deriva. È più facile giudicare che cominciare ad amare.

Gesù insegna che il perdono è riversato in abbondanza; questo non significa che si può peccare tanto il perdono aggiusta ogni cosa, significa che dobbiamo avere la consapevolezza di ricevere un dono d’amore immenso, dove amerà di più, chi è stato perdonato di più; allora la  vera conversione non consiste nel diventare più buoni, ma nel non temere questo Dio, perché mette sempre la persona al primo posto, il suo sguardo ridona dignità, non vede una peccatrice, vede una donna, una donna alla quale i suoi peccati le sono perdonati “perché ha molto amato”. Che ciascuno di noi possa incontrare Gesù con questo “biglietto da visita”: aver molto amato!

“Signore

ho bisogno di sentirmi amato da te,

ho bisogno della tua forza.

Ti amo Signore e lo sai,

perché vedi il mio cuore

più di me stesso.

Le mie ginocchia possono inchinarsi perché tu ti sei chinato su di me.

Le mie lacrime ora sono le tue,

il mio cuore anche.

Amami sempre

nonostante il mio peccato,

chinati, mi inchino anch’io.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Mano inaridita

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09 Settembre 2024

LUNEDÌ DELLA XXIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Dio chiama l’uomo e lo mette al centro di tutta la creazione, gliela affida perché con il lavoro delle sue mani possa vivere e continuare quest’opera creata. Le mani sono strumento di vita per l’uomo. Ora quest’uomo che Gesù chiama nel mezzo della sinagoga, ha una mano inaridita, non può svolgere le stesse attività di chi è sano, non può né ricevere, né donare; con quella mano non può toccare, abbracciare. È un uomo limitato nelle sue funzioni vitali, fragile, ma Gesù vuole guarirlo perché ogni uomo deve poter vivere nella pienezza di vita. Questa mano inaridita è messa in grado di accogliere il dono di Dio: la vita divina.

Dio si consegna nelle mani degli uomini, e l’uomo guarito può “prendere” la sua vita e donarla. Una mano “viva”, riceve, scambia, dona, non trattiene per possedere.

Gesù chiama nel mezzo l’uomo più debole proprio per riportarlo al centro della vita, perché non viva più da emarginato, ma si possa riabilitare e la sua mano torni a vivere e a far vivere.

Ciò che le mani compiono, parte dalle intenzioni del cuore. Gesù guarisce la mano di quest’uomo, ma si scontra con la durezza di cuore dei farisei, che addirittura cercano di ucciderlo. Sarà la durezza del cuore a muovere le mani per uccidere Gesù. Basta poco per togliere una vita, mentre serve una vita per dare vita.

Le nostre mani siamo aperte al dono di vita che il Signore ci fa continuamente; siamo posti al centro della sua vita, del suo cuore così che il nostro possa assorbire il suo e le nostre mani diventino il prolungamento delle sue.

“Signore,

tendo la mia mano,

perché tu mi hai posto al centro del tuo cuore.

Ti prego guariscimi.

Mi guardo e vedo

che ho bisogno di vita,

ho bisogno di te.

Aiutami ad aver tatto

nelle relazioni, nelle parole,

così che ora guarito

sia tu al centro dell’amore

e vedendo me, vedano te,

perché la mia vita è in te

e nulla cambierà mai questo. “(Shekinaheart eremo del cuore)

Novità

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06 Settembre 2024

VENERDÌ DELLA XXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

C’è una frase molto bella di Ireneo di Lione che ci aiuta a comprendere il vangelo di oggi: “Cristo ha portato ogni novità, portando sé stesso”.

Il cristianesimo non è un’ideologia, è un’esperienza da vivere in compagnia di Cristo. Dio che irrompe nella vita dell’uomo rigenerandolo ad una vita nuova: non solo quello che vive ora, perché Dio è infinito.

Se da una parte, il “nuovo” mette in gioco l’essenza umana che cerca sempre di superarsi, dall’altra si innesta la paura del cambiamento, di perdere certezze in quel “vecchio” conosciuto.

Gesù ci chiama a fare esperienza della sua vita, Lui è lo sposo che ci invita alle sue nozze, Lui veste a nuovo la nostra vecchia umanità, Lui è il vino della gioia infinita, lo Spirito che porta il futuro di Dio, perché al di là di ogni struttura o ideologia, c’è una vita da vivere nella festa di un amore che si dona per sempre.

“Signore,

faccio fatica a lasciare andare

le mie insicurezze

e le mie scelte digiunano di novità.

Tu sposo della mia vita,

dov’è la festa?

Insegnami a mangiare di quel Pane che mi rende nuovo.

Fai di me sul tuo altare

segno di vita per altri.

Insegnami a essere testimone

di qualcosa

dove antico e nuovo

si fondono insieme: l’amore, consegnato e spezzato,

nelle mie mani vuote: Tu! “

(Shekinaheart eremo del cuore)