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Difendere
venerdì 22 Novembre 2024
SANTA CECILIA, VERGINE E MARTIRE – MEMORIA
Gesù nel Vangelo di oggi difende il tempio, perché rimanga una casa di preghiera, un luogo prezioso, dove nei secoli possiamo dire che è diventata casa nostra. Per incontrare Dio si potrebbe obiettare: “non è necessario andare in chiesa”. Eppure c’è un aspetto che spesso in chiesa è sottovalutato: non siamo soli. Entrare in chiesa, partecipare alle preghiere, all’Eucaristia è uscire dal proprio io per incontrare il volto di qualcun altro, venuto lì per lo stesso motivo. C’è una comunione fatta di persone, ci sono persone che come me e te, sono lì per incontrare il Signore.
Dobbiamo pensare ad un mosaico, è bello perché è composto da tante pietre, ogni pietra ha il suo valore e insieme formano un disegno bellissimo. Sapere di questa unità, ci permette di pregare non solo più per noi stessi, ma per chi incontriamo, ci permette di guardare non solo al mio io, ma essere di sostengo a chi stanco ora non ce la fa.
C’è poi un altro aspetto in questo Vangelo, che è quello della difesa; difendiamoci dal nostro tempo, che a volte sembra voler rubare tempo al cuore di Dio. Teniamo del tempo per entrare in relazione con Lui, perché è proprio questo a darci la forza per gli altri momenti della giornata. Spesso ci troviamo in difficoltà, lo scorrere del tempo è sempre più veloce, corriamo ma verso chi? Lui è qui pronto per ascoltarci, per essere quella forza che ci fa andare avanti, anche se nel cuore la paura non passa. Lui è qui che ti sostiene, ma per sentirlo devi darti del tempo affinché tu creda in lui. Perché Gesù difende il tempio? Perché ha a cuore il tuo cammino e desidera che tu abbia sempre una casa dove andare e restare.
“Signore,
tu sei la mia casa.
Aiutami a non scordarmi mai
che con te sono al sicuro;
sono fragile lo sai
e spesso mi perdo,
ma tu sei più forte.
L’amore trasforma
e lo fa giorno dopo giorno
aiutami a non sprecare il tempo
a difenderlo per stare con te.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
Dono di Dio
20 Novembre 2024
MERCOLEDÌ DELLA XXXIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)
Siamo stati chiamati per portare frutto, e l’unico frutto che rimane sempre è quello dell’amore; Dio ce lo affida perché possiamo farlo crescere. Come si moltiplica l’amore? La risposta è molto semplice: amando! Non c’è nessuno che non porti in cuore questo desiderio.
Ogni moneta è il dono di Dio per noi, è quella sorgente da cui trarre il frutto, è tutto ciò che io posso fare per partecipare alla stessa ricchezza del Padre. Nella misura in cui faccio
fruttare questo dono dell’amore, partecipo alla vita di Dio. Tutte le volte che tratteniamo il dono per noi, l’egoismo ci porta inevitabilmente ad impoverire il nostro, oppure quando nascondiamo quella moneta per paura di sbagliare, rimaniamo fermi, senza moltiplicare nulla.
Il vangelo ci insegna che, chi non prova a vivere i doni dell’amore, rimane senza nulla, a mani vuote, non c’è frutto, non c’è vita feconda.
Chiediamo al Signore la forza di vivere moltiplicando il suo amore: il coraggio di rischiare tutto per amare veramente e scoprire che la vita ci sarà moltiplicata già da ora su questa terra e poi nei cieli.
“Signore,
insegnami ad amare come ami Tu.
Un amore che scende nel basso,
nel cuore della terra,
risale e germoglia.
L’amore trasforma,
risalendo non sarò più lo stesso,
ma sarò parte di te,
perchè scendo con te.
Ti offro la mia vita,
come tu hai dato la tua,
è ciò che ho
e con te sarà tutto.” (Shekinaheart eremo del cuore)
Amore che muove
06 Novembre 2024
MERCOLEDÌ DELLA XXXI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)
“L’amor che move il sole e l’altre stelle”, per dirla con le parole di Dante, tanto più muove i nostri cuori a ricevere un amore sconfinato.
Prima di tutto c’è l’amore, un Amore originario, che sta prima di ogni cosa, e in forza di quell’Amore noi possiamo vivere e amare come suoi discepoli. Siamo salvati per grazia. L’amore vero è solo gratuito, atrimenti non è amore.
Tutti diventiamo discepoli nella misura in cui comprendiamo, che nulla viene per nostro merito o bravura, noi ci presentiamo a Dio con le nostre fragilità, allora l’essere discepoli è cominciare a vivere di grazia.
Quando prima di tutto c’è Dio, il resto è un dono. Le relazioni affettive, le persone più care, sono un dono da custodire. La radicalità della sequela non pone delle graduatorie per amare, ma insegna ad avere uno sguardo che vede tutto come un dono, insegna a spostare il baricentro del mio “io” verso un “tu”, per vivere un amore ordinato in relazione a Dio e agli altri. Solo l’egoista fallisce la sua vita, mentre la mia debolezza viene colmata dalla Sua forza.
“Signore,
aiutami a liberare il cuore
così che il Tuo amore lo trasformi.
Sii tu per me forza, pazienza, vita.
Togli dal mio cuore
quella paura che blocca,
così d’aver più posto
per quell’amore ricevuto e donato, quell’amore che dal giorno alla notte si muove
e mi viene incontro,
quell’amore che sei tu.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
Missione
31 Ottobre 2024
GIOVEDÌ DELLA XXX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)
Di fronte alle parole dei farisei e ai progetti di Erode, Gesù non si lascia scoraggiare e continua la sua missione rispondendo: “Andate e dite a quella volpe: “Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta”. Gesù è orientato verso Gerusalemme, luogo dove si compirà il disegno di salvezza per cui è venuto. Egli non si piega a nessun potere, se non a quello dell’amore per ogni uomo che il Padre gli ha affidato.
Il tempo della salvezza è tempo di Dio, non dipende da nessun potere umano, non c’è astuzia o scaltrezza che possa modificare o ledere la sua libertà. Gesù continuerà il suo lavoro fino al terzo giorno, così allude alla sua risurrezione che sarà vita nuova, vita per tutti.
Lui non minaccia nessuno, ma il suo amore fa tremare i potenti, perché l’amore vince sempre sul male; nemmeno quella volpe di Erode, può nulla alla tenerezza di un Dio che raccoglie come una chioccia i pulcini sotto le sue ali. Allora anche noi davanti a tanta tenerezza, andiamo a rifugiarci sotto a quelle ali preziose del suo amore e proclamiano: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”. Ora, sempre, in ogni momento.
“Signore,
per non avermi escluso,
grazie,
per l’amore che mi doni
affinché non sia perduto.
Resta con me sempre,
tienimi accanto,
perché ora la salvezza ha un volto,
la speranza abbraccia la nostra vita, perché l’amore è tutto qui:
nel tuo sguardo.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
Dal Vangelo di oggi, commento al Vangelo del giorno, salvezza, guarigione, amore, Gerusalemme, missione
La chiave della conoscenza
giovedì 17 Ottobre 2024
SANT’IGNAZIO DI ANTIOCHIA, VESCOVO E MARTIRE – MEMORIA
Gesù rimprovera i dottori della Legge perché hanno “portato via la chiave della conoscenza”; ora questa conoscenza non è un teorema o una scoperta scentifica, si tratta di un dono: la stessa persona di Gesù. Lui è la chiave che spalanca all’amore del Padre. Portare via la chiave della conoscenza è privare se stessi e gli altri di quell’incontro dove Dio vuole essere conosciuto, afferrato, gustato, assimilato.
Conoscere è perciò entrare in relazione con Dio che ci spalanca la sua casa, per metterci a parte dei suoi segreti, per rivelarci quanto amore ha per noi. L’esperienza di essere amati, gratuitamente, anche una sola volta nella vita, ci salva la vita dal non significare niente per nessuno. Il nostro futuro è in quella chiave che apre all’amore.
Allora cerchiamo di comprendere qual’è la testimonianza che diamo come cristiani; se abbiamo un cuore spalancato a far conoscere l’amore che ci ha affascinati, attraversati, che ci fa vivere, oppure siamo di impedimento alla conoscenza del dono che è Dio per tutti.
Entrare in relazione con il Signore e con tutto quello che di buono ne sgorga è dono suo, nessuno può vantarsi di avere vie privilegiate; a tutti è aperta la porta dell’amore, come tutti possono essere depositari della sua parola, del suo Spirito.
“Signore,
insegnami a parlare di te
a chi incontro,
affinché abbiano anche loro nel cuore una speranza;
fa che il vuoto di ciascuno
sia una pienezza in attesa della grazia,
così che dopo un lungo viaggio, quando il cuore avrà imparato a conoscerti,
sappia proclamare che tu sei la chiave che spalanca la porta dell’amore di Dio,
dove per ognuno risuona l’invito: entra.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
Amore e giustizia
16 Ottobre 2024
MERCOLEDÌ DELLA XXVIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)
“Amore e giustizia voglio cantare”, sono le prime parole con cui inizia il Salmo 100 e fanno da contrappeso a quel “Guai a voi”, con cui Gesù rimprovera i farisei perché si preoccupano dell’esteriorità e non dell’amore per Dio e per il prossimo. Questo “Guai”, perché “lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio”, pare esprimere tutto il dolore di Dio quando l’essere umano viene sopraffatto da chi ha più potere, dal dramma dell’ipocrisia, dove ciò che appare all’esterno non vive la coerenza del cuore.
Gesù vuole metterci in guardia per smascherare i pensieri del cuore, che non permettono di creare relazioni buone, vere. Le sue parole invocano la qualità di una testimonianza semplice ma concreta, visibile a occhio nudo, quel: “Amore e Giustizia voglio cantare”.
Se il cuore è lontano dalla fonte della vita, non coglie la realtà capace di incontrare l’altro come proprio fratello.
Dio non ci chiede di farci “primi”, di essere perfetti, ma di riconoscere il suo amore, di lasciarci amare da Lui cosi da comprendere cosa muove il nostro cuore di desideri e sentimenti, per “cantare” davvero “amore e giustizia”.
“Gesù,
aiutami a raggiungere la sinfonia dell’amore di Dio,
dove la giustizia è misericordia
e l’amore è per quell’ultimo
che risalendo la china,
non ha più voce.
Tu sei voce,
sei vita per tutti,
ma solo chi osa scendere
sentirà pronunciare il suo nome,
come note di uno spartito
in cui non è fuori posto,
perché è nel cuore di Dio.
Il mio nome è nel posto giusto.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
Padre nostro
09 Ottobre 2024
MERCOLEDÌ DELLA XXVII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)
Anche noi chiediamo al Signore di insegnarci a pregare, ovvero di aiutarci a capire dove dirigere il cuore e quali parole usare, perché non ci disperdiamo nei sentieri delle nostre paure, del nostro egoismo, perché impariamo ad essere veramente figli del Padre “nostro”, cosi che la preghiera non sia solo mia, per me, ma abbia il respiro di Dio, sia per tutti.
Se la preghiera molto spesso per noi equivale a chiedere, Gesù ci insegna invece a riconoscere la grandezza del Padre, che nel suo amore ci fa esistere, crescere ed essere noi stessi. Davanti a Dio non siamo mai di fronte a un vuoto, bensi in comunione con tutti i fratelli; la preghiera diventa allora un incremento di vita.
Da figli, mettiamoci davanti al Padre, riconosciamo, il suo amore, la sua misericordia, il suo pane quotidiano nella vita del Figlio: lì c’è tutto l’amore che colma ogni nostro desiderio.
“Signore,
rendi il mio cuore capace di dire: Padre.
Aiutami a pregarti con il cuore
senza temere la tua assenza,
ma riconoscendo che
è la tua presenza
a portarmi qui dinanzi a Te,
a chiederti che venga il tuo regno,
un regno dove la mia relazione con te è al primo posto.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto
06 Ottobre 2024
XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B
“L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto”. Il Vangelo di oggi, ci parla di un legame indissolubile che Dio ha donato all’umanità: quello tra due sposi. Spesso nell’antico testamento, tale legame è metafora dell’alleanza tra Dio e l’umanità, proprio per questo l’invito di Gesù: “L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto”, vale per tutti, vale per ognuno di noi.
Il desiderio di Dio, è di un amore così grande da superare la durezza del cuore; un amore che perdura nonostante le nostre durezze, così che Lui è la parte fedele persino di noi stessi. Egli desidera aiutarci a comprendere, che l’unica cosa in grado di sciogliere la durezza è proprio l’amore. Ma, come amare? Come sciogliere il nostro cuore? Andando a Lui. Presentando a Dio in privato, come i discepoli, le nostre resistenze, le nostre fatiche, perché l’unica parola in grado di guarire è proprio la sua. Cuore a cuore con Dio, nella consapevolezza che Lui ci conosce già e nonostante tutto ci ama.
Ora, sta a noi credere, rendere visibile questo amore in un cammino di fedeltà personale, comunitaria, tra coniugi, così che le parole ascoltate non siano più solo un ascolto, un “Gesù ha detto che…”, bensì siano nostre, vita vissuta. È un impegno arduo, non è una pretesa, è un dolce invito, è la strada della Chiesa per essere felici; spesso ha inciampi, cadute, eppure in Dio anche la durezza, può essere luogo del suo incontro se cerchiamo la verità e non giudichiamo nessuno, ma amiamo anche chi con il cuore cerca la strada ed ha bisogno di più tempo, cerca ristoro, ma sbaglia la via.
Sia la nostra durezza, un passato che ci rende pazienti verso gli altri e luogo di amore verso tutti.
“Gesù sciogli il mio cuore,
ha bisogno di amore,
ha bisogno di crescere,
rendimi unito a te.
Sii tu la mia forza
quando la vita mi attacca,
quando la paura insorge.
Fa che mi accorga del tuo amore
e mi senta unito a te,
con te per sempre.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
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Non glielo impedite
29 Settembre 2024
XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B
“Non glielo impedite”. Gesù insegna ai suoi discepoli e a noi, quanto sia vasto il modo di fare il bene. Non c’è una specifica modalità, l’importante è essere nel cuore di Dio. L’importante è la consapevolezza di sentirci con Lui in ogni nostra azione. Ecco che fare il bene, può essere anche un sorriso scendendo le scale del proprio condominio, salutando qualcuno che ci fa fare fatica, perché magari questi gesti non cambieranno la tua vita, ma quella di altri.
Se esaminiamo la nostra vita, possiamo considerarla somma di bene o male che riceviamo, ma non solo, c’è anche quello che doniamo. Dobbiamo cercare di fare il bene sempre, perché così sia sempre più somma di bene che di male.
Gesù non ci impedisce di fare il bene, anzi, dice proprio ai suoi discepoli di non impedirlo, perché l’amore genera libertà, e la vera libertà è la capacità di amare con tutte le proprie forze e non con quelle degli altri.
Oggi ringraziamo il Signore per tutto il bene che abbiamo ricevuto, perché spesso ci fermiamo a quello che non va, ad un passo doloroso e alle sue ferite. Non dobbiamo temere perché ogni storia ha in sé quel carico di forza che viene da Dio. Una forza che assume volti, situazioni, che rappresentano i nostri piccoli “miracoli” quotidiani, che non ci farà divenire “dei grandi” su questa terra, ma sull’altare del cielo sarà il bicchiere d’acqua dato a quel povero, che ora sete più non ha e che tu, nonostante il tuo dolore, non hai smesso di donare. L’amore non aspetta, celebra il suo annuncio, oltre quella ferita, oltre il dolore, affinché ogni vita viva e viva per sempre in Lui.
“Signore,
celebro il tuo ricordo,
il tuo annuncio
e lo faccio con tutto ciò che sono,
con quella vita che non hai spezzato,
ma amato,
con quel dolore che hai confortato.
Libera il mio cuore da ciò che non va
per essere segno della tua venuta,
del tuo amore che previene,
ripara, conforta.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
Dal Vangelo di oggi, commento al Vangelo del giorno, non glielo impedite, amore, libertà, annuncio, ferita, dolore fare il bene