Beati

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10 GIUGNO 2024

LUNEDÌ DELLA X SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Oggi sediamoci sul monte accanto a Gesù, e ascoltiamo ciò che ha da insegnarci.

Egli ci aiuta a comprendere cosa vuol dire essere beati, non solo quando le cose vanno bene, ma anche nel pianto, perseguitati, quando dicono male di noi: in ogni occasione è possibile essere “beati”.

È una possibilità, una scelta, come quella di sedersi qui accanto a Gesù ed ascoltarlo. L’ essere beati é possibile, quando crediamo nella nostra vita in Lui, che attraversa il nostro pianto e persecuzione, e le vive con noi. Siamo beati, perché la nostra forza è in Lui. Egli non si dimentica mai di noi e ci raduna su quel monte, cosi che da un punto più alto, da un’altra prospettiva, si possa comprendere e trovare quella forza in più, data da Dio.

Coraggio allora, siamo beati perché amati, è qualunque sia ora la nostra situazione, ascoltiamo queste parole che sono la nostra forza per sempre.

“Signore,

sono beato, perché Tu mi hai sempre amato,

beato, non per quello che faccio o sono,

ma perché Tu sei la mia forza.

Beati noi quando scenderemo da quel monte

e ci sembrerà a valle

di essere ancora lassù.

Beati perché amati, beati per l’amato:

ti prego oggi e sempre

insegnacelo Gesù.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Beato te, beati noi

Beato te, beati noi

 

MERCOLEDÌ 01 NOVEMBRE 2023

TUTTI I SANTI – SOLENNITÀ

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Ap 7,2-4.9-14

Salmo: Dal Sal 23 (24)

Seconda lettura: 1Gv 3,1-3

Vangelo: Mt 5,1-12a

Oggi solennità di tutti i Santi siamo chiamati a rallegrarci tutti nel Signore, “con noi gioiscono anche gli angeli e lodano il Figlio di Dio”, recita l’antifona d’ingresso della Messa.

Si! La santità è motivo di gioia, perché parte da un amore accolto e condiviso che costituisce la tessitura per la nostra umanità.

Dio per amore dell’uomo si è fatto uomo, ne consegue che accogliendo questo amore nella nostra vita, anche le nostre relazioni e azioni parlino di Dio ed esprimano la gioia e la lode per Lui.

I Santi hanno vissuto e vivono di questo splendore dell’amore del Signore; hanno creduto alla promessa di felicità che Gesù fa ai suoi discepoli quando li chiama beati: “Beati i poveri… Beati i misericordiosi… Beati i puri di cuore”…  Beati tutti quelli che riconoscono  la grandezza dell’amore che salva, che consola, conforta e dona pace. Beati tutti quelli che in Dio trovano le coordinate della vera gioia, perché il peccato non può fermarla; il suo amore ci sottrae all’abisso della nostra miseria, per farci proclamare la sua misericordia.

Sia oggi un giorno di lode e di ringraziamento a Dio, con e per tutti i santi del cielo e della terra, per tutte quelle persone che in cammino verso il Signore illuminano la nostra storia, e ci aiutano a vivere la pienezza di gioia alla Sua Presenza.

“Beato te uomo, che già contempli il volto di Dio,

beato te viandante, in cerca della Sua strada,

Orsù non temere,

non c’è notte o giorno, in cui Lui non sia con Te.

Beati noi figli, amati dal Padre,

per le nostre colpe perdonati,

nei nostri dolori accompagnati.

In noi è riflesso il volto di quell’Uomo

nato e cresciuto, affinché oggi potessimo dire:

Beato tu fratello, già nel Signore,

beato tu fratello, compagno di cammino.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

Beati i poveri

Beati i poveri

 

Beati voi, poveri, sono parole sconvolgenti quelle che pronuncia Gesù. Parole che cambiano la logica ci obbligano a guardare la storia con occhi diversi.

Beati voi, poveri! Non beata la povertà.

I poveri hanno il cuore al di là delle cose. Povero sono io quando comprendo che non basto a me stesso, che ho bisogno degli altri per vivere, che la mia vita è legata a quella dei fratelli, allora mi affido, chiedo perdono e vi­vo la comunione.

Beati voi, poveri, vo­stro è il Regno, già adesso, perché Dio regala gioia a chi produce amore: quando uno si fa carico della felicità d’altro, il Padre si fa ca­rico della sua felicità.

Con i poveri Dio cambierà la storia, quei poveri liberi dalla smania di possedere, con la pace nel cuore per tutto cio che potrebbe dargli potere, perché la vera ricchezza sta nella beatitudine che ti cambia il cuo­re a misura di quello di Dio.

Chi meglio di Maria può essere proclamata beata da tutte le generazioni, perché ha creduto a quella Parola che il Signore le ha annunciato. Lasciamoci guidare da Lei nel cammino per essere liberati dall’illusione dell’autosufficienza, riconoscere che abbiamo bisogno di Dio, della sua misericordia, ed entrare così nel suo Regno di giustizia, di amore e di pace, ed essere anche noi chiamati beati.

“Signore,

mi sento povero, ma non beato,

mi sento solo e non gaio.

Aiutami, guarisci il mio cuore,

perché i poveri sono coloro

che saranno con Te per sempre.

Allora, non sono povero

ho in me una povertà

che mi tiene lontano da tanti,

ma non da Te.

Allora sono ricco di un amore che fiorisce,

sono ricco, perché il tuo amore

mi ha rivestito di una veste di gioia,

ed il mio peccato

non ti ha tenuto lontano.

Sia il mio cuore lieto

perché il tuo è la mia ricchezza più bella.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Beati

beati

 

12 GIUGNO 2023

LUNEDÌ DELLA X SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: 2 Cor 1,1-7
Salmo: Dal Sal 33 (34)
Vangelo: Mt 5,1-12a

Beati equivale ad essere felici, ma come si può esserlo nel pianto o nella persecuzione?

É impossibile! Gesù lo sa, e proprio per questo che sale su un monte, sposta l’orizzonte per farci vedere che da un’altro punto di vista, non c’è solo quel momento di fatica, ma c’è un Dio presente nelle nostre situazioni.

Siamo beati perché abbiamo Lui con noi, non siamo soli. Egli mai ci abbandonerà, perché se un buon amico c’è nel momento del bisogno, Dio nostro Padre c’è sempre. Non dobbiamo solo sprecare il tempo, non dobbiamo tenerlo lontano.

Allora, affidiamo a Lui il nostro cuore e tutto cio che contiene, prendiamoci un momento nella giornata per dirgli cosa stiamo vivendo. Con Lui possiamo parlare, essere noi stessi e far cadere tutte quelle maschere che a volte indossiamo, per mostrare finalmente quel volto “beato”, in quanto non in difficoltà, ma poiché sa che ha Dio su cui contare; perché liberando il cuore ha finalmente trovato un Dio nella concretezza non solo materiale, ma nella totalità della nostra storia, un Dio vero, nella realtà delle nostre vite.

“Signore,

insegnami a dire: beato.

Insegnami ad essere felice,

non solo per me, ma per gli altri.

Apri il mio cuore, rendilo puro,

così da poterti riconoscere nella mia storia.

Salgo con Te sulla montagna delle mie fatiche

e non ho paura dell’altezza,

perché il mio cuore vuole elevarsi in alto

per vedere i tuoi occhi guardarmi

e da esso trarne la forza.”

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

Beati di saperti accanto

Beati di saperti accanto

 

DOMENICA 29 GENNAIO 2023

IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Sof 2,3; 3,12-13

Salmo: Sal 145 (146)

Seconda lettura: 1Cor 1,26-31

Vangelo: Mt 5,1-12a

 

Leggendo il Vangelo di oggi, Gesù elenca delle situazioni in cui possiamo trovarci e dice: beati. Com’è possibile sentirsi beati nel pianto, perseguitati ecc? È da intendersi bene: la beatitudine non è riferita alla difficoltà, al periodo che si sta vivendo, ma alla parte successiva di questa. Siamo beati perché nonostante il pianto, la persecuzione, il dolore, la nostra vita non si ferma a questo, prosegue con la consolazione di Dio, con la sua compassione, con la sua Misericordia.

Quando finirà la fatica, quando? È la domanda che accomuna tutti, ed è giusto che sia così, perché vuol dire che abita in noi un desiderio di bene, che vuole sbocciare e crescere. Sicuramente al termine di tutto ciò, rimarrà quell’unica presenza che era già accanto a noi: Dio.

Siamo beati, coraggio perché la vita è piena di insidie, di paure, però ora almeno da ora, sappiamo di aver Qualcuno su cui contare.

Leggendo in questi giorni Etty Hillesum, riprendo un passo che mi ha colpito: “Sì, mio Dio, sembra che tu non possa far molto per modificare le circostanze attuali, ma anch’esse fanno parte di questa vita. Io non chiamo in causa la tua responsabilità, più tardi sarai tu a dichiarare responsabili noi. E quasi a ogni battito del mio cuore, cresce la mia certezza: tu non puoi aiutarci, ma tocca a noi aiutare te, difendere fino all’ultimo la tua casa in noi”.

Cara Etty, grazie di queste tue parole piene di sofferenza e speranza, ci insegni che la beatitudine dei figli di Dio non è lontana, è accanto a chi nella sofferenza tende la mano a Lui, scoprendo che la Sua è tesa già da tanto tempo.

“Signore,

eccomi qui davanti a Te,

ancora una volta.

Aiutami, ti guardo, sperando nel Tuo conforto.

Mi dispiace portarti la mia fatica,

vorrei un po’ di sollievo e del tempo.

Tempo per recuperare le forze,

eppure ora, ho solo questo da dirti:

rimani con me.

Insieme supereremo anche questa,

insieme andrà meglio

perché il Tuo amore è più forte, lo so,

è per questo che sono qui

con il cuore pieno di speranza,

beato di saperti accanto”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

Beata,beati

 

Beata, beati

 

08 OTTOBRE 2022

SABATO DELLA XXVII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Gal 3,22-29

Salmo: Sal 104 (105)

Vangelo: Lc 11,27-28

 

Una donna dalla folla esprime una lode verso Maria, colei il cui grembo ha portato il Signore ed il suo seno lo ha allattato, ed Egli risponde: “beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!”.

Una risposta chiara, decisa. Da una prima interpretazione, Gesù sembra quasi non curarsi della Madre, eppure non è così, con un ascolto attento, possiamo scorgere come Egli riaffermi la stessa cosa e ci suggerisca un passo in più.

Infatti, Maria è la prima che ha ascoltato e osservato la Parola, il suo grembo è il luogo dove nascerà la Parola fatta carne, quasi a dire, che non solo sua Madre, ma a partire da Lei possiamo essere beati e diventare custodi della Parola.

Gesù invita la donna della folla e noi, a non stare in disparte così da vivere quella beatitudine di cui facciamo già parte.

“Beata o Maria,

perché hai fatto di Te

il luogo in cui la Parola potesse crescere

e giungere fino a me,

a tratti stanco e affaticato.

Nonostante il mio peccato,

grazie a te,

la Parola può risiedere anche in me,

grembo a volte sterile di fede,

ma desideroso di essere perdonato.

La Misericordia entra a fare parte della mia casa,

il tuo amore mi riempie il cuore e lo consola,

perché tu hai generato anche me”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

Beati noi

 

beati noi

 

07 SETTEMBRE 2022

MERCOLEDÌ DELLA XXIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 1Cor 7,25-31

Salmo: Sal 44 (45)

Vangelo: Lc 6,20-26

 

Oggi il Signore ci parla direttamente, non fa uso di parabole, alza gli occhi ed esclama: “beati voi quando…” e se leggiamo attentamente il testo, vedremo che alle beatitudine non corrisponde una descrizione di gioia, anzi di povertà, fame e pianto. Ovviamente il Signore non vuole dirci che siamo beati quando soffriamo, ma beati quando nonostante quelle situazioni, riusciamo a riconoscere il regno di Dio, la sazietà e la gioia che provengono da Lui. È come se il Signore ci invitasse a fare un passo in più di consapevolezza, ovvero credere che in qualunque circostanza la mano di Dio non si allontanerà mai dalla nostra, e ogni fatica non sarà mai vissuta nella solitudine, bensì con un Dio che ha cura di noi.

La tendenza in cui si può cedere è il “guai” con cui ci avverte Gesù, ossia cercare la ricompensa, la consolazione, non perché sia sbagliato e se il Signore ce ne parla, è perché conosce pienamente l’animo umano, ma in quanto è temporanea, limitata nel tempo e lascia quel sapore di “finito” che non tiene libero il cuore dell’uomo, ma lo rende dipendente.

Dio ci ha creato per una libertà che si manifesta proprio nella fatica, nella povertà e alzando gli occhi al cielo, abbiamo il dono di incrociare lo sguardo del Signore e provare quella pienezza e forza di Dio che Egli desidera per tutti noi.

Siamo creati per essere beati, per renderci conto che la nostra beatitudine è nel Signore, attraverso tutto ciò che siamo e facciamo e per credere o tornare a credere in un Dio che vuole solamente dirci: figlia/o la mia benedizione sia sempre su di te, non temere, perché non ti lascerò. Davvero di cuore beati noi!

“Signore,

vorrei che tutti conoscessero il Tuo amore,

chi si sente solo o ha paura,

chi ha sbagliato e non si pente,

potessero vedere il Tuo sguardo.

Oggi ti prego per tutti loro,

risorgano dal loro dolore

e riscoprano che ci hai creato

per essere beati.

Beati, non per l’assenza di fatica,

ma per l’essenza del Tuo amore.

La Tua Parola giunga su tutti noi

e ci sia di forza, coraggio e conforto

in ogni circostanza”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

Cosa vuol dire arricchirsi presso Dio?

 

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DOMENICA 31 LUGLIO 2022

XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

LITURGIA DELLA PAROLA      (clicca qui)

Prima lettura: Qo 1,2; 2,21-23

Salmo: Sal 89 (90)

Seconda lettura: Col 3,1-5.9-11

Vangelo: Lc 12,13-21

 

Cosa vuol dire arricchirsi presso Dio?

Paradossalmente essere poveri non s’intende una povertà materiale, perché il Signore non vuole per noi una vita misera, anzi nei Vangeli leggiamo come cerca sempre di sanare e sfamare chi incontra.

Possiamo parlare più di una condizione, che Gesù nel discorso della montagna, chiamerà beata: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”. (Mt 5,3). I poveri in spirito sono persone semplici, il cui cuore ha trovato pace presso Dio. Siamo noi quando nonostante gli affanni della vita, sappiamo alzare gli occhi e credere che non dobbiamo contare sulle nostre forze, ma su un Dio che è Padre.

La nostra vita è un dono di Dio e lungo il corso della storia, sperimentiamo fatiche, fragilità, inciampi, tutte cose che vorremmo evitare per camminare bene. Spesso viviamo dei vuoti che ci fanno compiere azioni correttive, ma alla fine quello che conta non è quanto abbiamo guadagnato, ma quanto abbiamo perso. Si, perché a volte bisogna perdere per trovare, e nella perdita forse c’è lo spazio per vedere che in quella ricchezza tanto sperata vi è un vuoto, ed in quella povertà una ricchezza, un di più proveniente dalle mani del Padre.

Beati noi, quando il nostro cuore si commuove dinanzi alle meraviglie di Dio. Esse non sono solo bei tramonti o paesaggi scintillanti, ma gesti quotidiani: il sorriso di un bambino, la carezza di un nonno, la mano di un padre, l’abbraccio di un figlio, il saluto di un passante, una telefonata o un messaggio per noi caro e soprattutto la luce di un tabernacolo accesa, perché Lui è lì in Chiesa che ti aspetta, affinché tu possa portarLo nella tua casa, nel Tuo cuore giorno dopo giorno.

 “Signore,

desidero ringraziarti,

perché mi hai donato la vita

e per quanto abbia sofferto

non c’è lacrima che tu non abbia consolato,

non c’è dolore che tu non abbia vissuto.

Oggi affido a te, me stesso,

perché il vero tesoro è averti incontrato

e conoscere che tu hai cura di me.

Aiutami a donare quello che ho ricevuto,

affinché possa aiutare chi mi è accanto a dirti:

per il tuo amore, per il tuo amore soltanto,

ti porto a casa con me,

faccio del mio cuore

la tua dimora, o Dio”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

 

Essere beati: come?

 

Essere beati: come?

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Ger 17,5-8

Salmo: Sal 1

Seconda lettura: 1 Cor 15,12.16-20

 Vangelo: Lc 6,17.20-26

 

Il Vangelo di oggi sembra dirci beati nella mancanza: poveri, affamati, nel pianto, come è possibile? Il Signore è venuto a dirci che proprio perché sprovvisti di tutto, quasi del necessario, possiamo renderci conto chi è Colui che non solo ce lo dona, ma ci dà anche la garanzia.

Quando ci manca qualcosa, può venire anche il dubbio di non riceverla mai, invece il Signore è venuto a darci la certezza, che tutto il necessario sarà dato da Lui stesso.

L’essere beati consiste in questo: la consapevolezza della mano di Dio e dalla mano di Dio.

Rallegrarsi deriva dal sapere di essere custoditi nelle mani di Dio. In quei giorni dove la mancanza non mi può permettere di esultare, ma di temere, c’è un Dio a cui interessa comunicarti la cura che ha per te.

La gioia sta nel riconoscere che hai una relazione su cui contare. Egli è venuto a sfamarti, asciugare le tue lacrime, esserti di sostegno e avvisarti, che quando cerchi di riempire la tua mancanza aggiustandoti da solo per paura di sentire quel vuoto, ciò non potrà darti felicità, perché tu sei creato per fare dei tuoi vuoti una pienezza, dal sapore dell’infinito e non per una sazietà fine a se stessa.

In quel “guai” di Gesù che sembra quasi un rimprovero, in verità ci è indicata una direzione: l’invito è percorrere la strada di chi ci ha preceduto, quella dei padri con i profeti, i quali cercatori di Dio, sapevano vederlo, percepirlo e proclamarlo in ogni circostanza. Così sia anche per noi!