Quale conforto?

quale conforto

 

MERCOLEDÌ 28 DICEMBRE 2022

SANTI INNOCENTI, MARTIRI – FESTA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: 1Gv 1,5-2,2

Salmo: Sal 123 (124)

Vangelo: Mt 2,13-18

 

Dolore, immenso dolore evoca il Vangelo di oggi. L’innocenza viene ferita, uccisa dalla gelosia, dal possesso del cuore umano. Non c’era consolazione per Rachele, né per le altre madri divenute vuote dalla mancanza del figlio.

Il Dio della consolazione, quale parola può portare dinanzi a tali situazioni? Quale conforto? Silenzio. Il rispetto nel silenzio che non vuole dire l’assenza di Dio, ma una presenza che soffre con noi.

Quanti Erodi possiamo trovare nel nostro cammino! Quanto dolore è presente nella nostra società, e seppure questo ci rattrista, è bene che possiamo leggerlo nel Vangelo a testimonianza che la Sua Parola non è astratta, e scende nella nostra realtà per aiutarci a viverla.

Non c’è dolore che Dio non sappia, non c’è nessuno, anche chi non lo sa, che è davvero solo a questo mondo: ci sarà sempre Lui quel Figlio divenuto adulto portare del peso di tanti piccoli martiri che a causa della crudeltà verso il suo nome non ci sono più. Quanti martiri sono venuti dopo e verranno ancora, tutti saranno accolti dal Padre. E poi ci siamo noi, martiri quotidiani, che segnati dalle nostre sofferenze possiamo sentirci uniti a tutti loro, che con il sacrificio della vita, ci ha detto che Dio esiste ed è una certezza, affinché avessimo la forza di credere, e credere sempre nonostante tutto.

 “Signore,

ti offro la mia vita,

non come gli eroi che in battaglia combattono,

ma come uno che desidera ritrovare la strada

e non soffrire più.

Aiutami a credere in Te, anche quando il dolore

prende il sopravvento.

Sii il mio sostegno ed il mio rifugio,

perché il tuo cuore è grande più del mondo,

so che può contenerci tutti.

Fa che ciascuno ti ritrovi e con Te riacquisti la forza”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

 

La luce di Dio

 

la luce di Dio

 

 

19 SETTEMBRE 2022

LUNEDÌ DELLA XXV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA  (clicca qui)

Prima lettura: Prv 3,27-34

Salmo: Sal 14 (15)

Vangelo: Lc 8,16-18

 

La luce è un elemento essenziale per la vita, fa scoprire la bellezza di vedere, di essere, di comunicare e di esistere. La nascita è considerata un venire alla luce e l’essere umano desidera essere illuminato, trovare senso calore e amore. La luce è la vita degli uomini perché forgiata dall’amore di Dio e quanti si lasciano illuminare, non possono rimanere nascosti.

La luce di Dio risplende sul volto di Cristo e si riflette su ogni uomo che lo cerca e apre il suo cuore, al punto da penetrare nelle fessure più strette dove si ha paura che non possa mai arrivare. E proprio per questo Dio ha dato alla luce Suo Figlio, ha dato luce alla nostra speranza.

Sebbene in noi vi è il buio dei peccati, l’oscurità del dubbio o della fatica, siamo portatori di quella luce che viene direttamente da Dio e attraverso la Sua Parola, abbiamo il compito di non chiuderla, nasconderla, anzi manifestarla agli altri.

Oggi ascoltando questa Parola accendiamo la nostra lampada, rendiamola visibile a tutti.  Se “a chi ha sarà dato”, apriamo il cuore e mostriamo quell’infinito Amore che non puo rimanere nascosto, perché opera di Dio e in quanto tale si espande e si comunica nella carità.

“Signore,

donami almeno un raggio della Tua luce,

affinché il mio cuore possa trovare pace e conforto.

Fammi comprendere che il tuo Amore

è la vera lampada capace di illuminare

ogni fibra del mio essere,

di ridonare vita a chi è stanco e affaticato,

a chi ti cerca o ha timore di cercarti.

La Tua luce ci accompagni sempre,

affinché possiamo vivere di Te

e donare speranza a chi ancora è nel buio”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

Da quell’ “ora”

 

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GIOVEDÌ 15 SETTEMBRE 2022

BEATA VERGINE MARIA ADDOLORATA – MEMORIA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Eb 5,7-9

Salmo: Sal 30 (31)

Vangelo: Gv 19,25-27

 

Da quell'”ora” siamo chiamati ad accogliere l’invito, a riconoscere Maria come nostra Madre. L'”ora” di Gesù, segna un legame importante di figliolanza e ci dona la certezza che come la Madre stette presso la croce di Suo Figlio, così farà anche con noi.

La maternità di Maria non si esaurisce con Gesù, anzi partendo da Lui si estende a tutta l’umanità, quel Si dell’Annunciazione non era solo per un figlio ma per tutti noi, affinché nessuno su questa terra potesse sentirsi orfano.

Maria ha visto cresce suo Figlio e di Lui ha custodito il cammino, così fa con noi, ci è accanto e nel silenzio orante, affida ogni suo figlio a Dio.

Ella sta presso le nostre croci, ci guarda ed ama e seppur non ci possa stringere tra le sue braccia, stringe il Suo cuore accanto al nostro per farci sentire conforto, fiducia e forza.

Confida in Maria tu che leggi, affida il tuo cuore alla mamma delle mamme, e scopri con me cosa vuol dire essere figli: segno di un amore che durerà per sempre, perché come non si può spegnere il sole, la luna o le stelle, l’amore di Maria non finirà mai in qualunque ora del giorno o della notte.

“Maria,

quanto grande è il tuo cuore

e il tuo dolore.

I tuoi occhi hanno visto meraviglie e pianto

e ora sei con noi presso le nostre croci,

dove a volte è difficile credere che ci sia qualcuno.

Gesù lo sapeva

e nella Sua ora, ci ha affidato a Te,

per dare luce alla nostra.

Non voglio chiederti nulla,

perché tu sai cosa c’è nelle mie lacrime,

sono tuo figlio,

e tu sei mia Madre

e questo legame è già abbastanza”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

Beati noi

 

beati noi

 

07 SETTEMBRE 2022

MERCOLEDÌ DELLA XXIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 1Cor 7,25-31

Salmo: Sal 44 (45)

Vangelo: Lc 6,20-26

 

Oggi il Signore ci parla direttamente, non fa uso di parabole, alza gli occhi ed esclama: “beati voi quando…” e se leggiamo attentamente il testo, vedremo che alle beatitudine non corrisponde una descrizione di gioia, anzi di povertà, fame e pianto. Ovviamente il Signore non vuole dirci che siamo beati quando soffriamo, ma beati quando nonostante quelle situazioni, riusciamo a riconoscere il regno di Dio, la sazietà e la gioia che provengono da Lui. È come se il Signore ci invitasse a fare un passo in più di consapevolezza, ovvero credere che in qualunque circostanza la mano di Dio non si allontanerà mai dalla nostra, e ogni fatica non sarà mai vissuta nella solitudine, bensì con un Dio che ha cura di noi.

La tendenza in cui si può cedere è il “guai” con cui ci avverte Gesù, ossia cercare la ricompensa, la consolazione, non perché sia sbagliato e se il Signore ce ne parla, è perché conosce pienamente l’animo umano, ma in quanto è temporanea, limitata nel tempo e lascia quel sapore di “finito” che non tiene libero il cuore dell’uomo, ma lo rende dipendente.

Dio ci ha creato per una libertà che si manifesta proprio nella fatica, nella povertà e alzando gli occhi al cielo, abbiamo il dono di incrociare lo sguardo del Signore e provare quella pienezza e forza di Dio che Egli desidera per tutti noi.

Siamo creati per essere beati, per renderci conto che la nostra beatitudine è nel Signore, attraverso tutto ciò che siamo e facciamo e per credere o tornare a credere in un Dio che vuole solamente dirci: figlia/o la mia benedizione sia sempre su di te, non temere, perché non ti lascerò. Davvero di cuore beati noi!

“Signore,

vorrei che tutti conoscessero il Tuo amore,

chi si sente solo o ha paura,

chi ha sbagliato e non si pente,

potessero vedere il Tuo sguardo.

Oggi ti prego per tutti loro,

risorgano dal loro dolore

e riscoprano che ci hai creato

per essere beati.

Beati, non per l’assenza di fatica,

ma per l’essenza del Tuo amore.

La Tua Parola giunga su tutti noi

e ci sia di forza, coraggio e conforto

in ogni circostanza”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)