“E li inviò a due a due davanti a sé”

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VENERDÌ 26 GENNAIO 2024

SANTI TIMOTEO E TITO, VESCOVI – MEMORIA

 

“E li inviò a due a due davanti a sé”.

I settantadue inviati dal Signore, sono chiamati a preparare il terreno in ogni città e luogo dove stava per recarsi, ed essendo davanti, Egli garantisce che nessuno dei suoi si perda.

La nostra chiamata prima di essere una scelta di vita, è una chiamata a metterci dinanzi a Lui, a tirare fuori dal di dentro ciò che abbiamo e metterci allo scoperto.

Se immaginiamo la scena: un Gesù che invita ad andare come agnelli in mezzo ai lupi, non dev’essere stato per loro molto “allettante”, ma è detto, e lo sappiamo, da Colui che per primo si è reso un agnello, e da quel sacrificio ci ha permesso di non  rimanere in quella condizione di “lupi”, ovvero, basati sull’istinto o sul bisogno, ma ci ha insegnato la docilità dell’agnello.

Il Signore ci aiuti a sentire la Sua voce, a percepirlo come pastore che ci indirizza, che è accanto a noi. Il Signore ci aiuti a comprendere che l’amore è pace: “pace a questa casa”, sacrificio, ma allo stesso tempo un dono per cui vale la pena offrire la vita, perché sarà un dono per tutti.

Oggi rivolgiamo la nostra preghiera ai sacerdoti, in città o missione, a chi nutre il desiderio di consacrarsi al Signore, affinché la Sua opera iniziata in loro porti frutti buoni, e siano segno di misericordia per tutti.

“Signore,

guida i miei passi,

fai della mia vita

quel dono che Tu da sempre hai desiderato,

perché so che il mio bene è con Te.

Non c’è nessuno uomo o donna,

che possa sentirsi escluso

e se ciò fosse,

libera i cuori

affinché sappiano che il Tuo amore è per sempre.

La mia vita, la pongo dinanzi a Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Pescatori di uomini

pescatori di uomini

 

21 GENNAIO 2024

III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

Gesù chiama degli uomini, semplici pescatori, esperti di mare e non di terra, cresciuti in famiglia con un mestiere che li valorizza, che li identifica: pescatori, appunto.

Gesù passa e chiede a loro di compiere una scelta, lasciare per seguire, lasciare persino le proprie sicurezze, il proprio mestiere che non verrà escluso, ma con Dio diviene novità: pescatori si, ma di uomini.

Cosa vuol dire? Che il Signore ci chiama a seguirlo, per far emergere dal male l’uomo. Il mare nella bibbia è associato al male, per questo Egli chiama qualcuno in grado di portarci fuori da quel male, affinché in noi risplenda la vita.

Se per un pesce emergere dalle acque è la morte, per l’uomo lo è rimanendo in quelle acqua. Pescare l’uomo è dunque riportarlo alla vita, è donargli la vera promessa di salvezza che da sempre Dio ha stipulato con lui.

Oggi sentiamo forte il duplice invito di Dio ad emergere dalle acque ed all’aiutare qualcuno a farlo. Chissà che i nostri gesti, non esprimano quanto di più bello e vero possiamo realizzare: vita attorno e dentro di noi.

“Signore,

aiutami a fare di quel dolore o fatica luogo di vita,

perché Tu sei con me,

mi fai emergere dalle mie acque profonde,

mi sostieni

ed io senza di Te sono perduto;

un uomo che respira una vita che non è sua,

poiché la mia vita è con Te,

cominciata prima che lo sapessi

e che si compie nel Tuo amore per me”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Stare con Te


stare con te

19 GENNAIO 2024

VENERDÌ DELLA II SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Gesù chiama, l’iniziativa è la sua, l’uomo viene reso parte di un dono da ricevere, un dono che poi diventerà compito: quello di annunciare ciò che ha appreso, l’amore che ha ricevuto, perché anche gli altri possano esserne partecipi.

Gesù ne chiama dodici in riferimento alle dodici tribù d’Israele, ovvero a tutto il popolo, per radunare tutte le nazioni, noi compresi che viviamo oggi. Ma in questa totalità di popolo, Gesù chiama ciascuno per nome, non un essere anonimo tra la folla, ma ben identificato.

Chiamati verso  un’intimità, una fiducia, con la consapevolezza che la nostra vita riposa nelle sue mani. Prima di essere una chiamata al fare, al testimoniare, ci fa essere. Uomini diversi per carattere, per lavoro, per cultura, ma che imparano con Lui a vivere la comunione, il dono di una vita e di un amore da condividere.

Il Signore chiama e si fida di ciascumo, non ci chiede di avere caratteristiche o capacità particolari, desidera condividere la sua vita, perché ognuno scopra la grandezza dell’amore che fa vivere, della misericordia che riconcilia e soprattutto sia certo che Lui rimane sempre con noi.

“Signore,

stare con Te: il mio unico desiderio,

ma io sono debole e son di vento,

possa il Tuo spirito rinfrancare le mie ossa,

così che il vento che indosso,

diventi un soffio di vita,

penetri e sia respiro.

Stare con Te, lo desidero da sempre,

e forse perché,

Tu volevi stare con me

prima di quel sempre,

di quel vento,

prima di me”. (Shekinaheart eremo del cuore)

Notte in preghiera

notte in preghiera

12 SETTEMBRE 2023

MARTEDÌ DELLA XXIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Col 2,6-15

Salmo: Dal Sal 144 (145)

Vangelo: Lc 6,12-19

 

Tutti cercano di toccare Gesù, perché Lui emana una forza che fa guarire tutti. Da dove gli arriva tale forza? Dal Padre, da quelle notti in preghiera, in cui il Figlio sente solo la voce del Padre.

Mentre scende la sera e il giorno  passa, il Figlio dell’uomo comincia il suo dialogo con il Padre e quella forza, sarà la forza per tutte le nostre notti, dove con la luce spenta nel cuore, non abbiamo neanche la forza di pregare.

Benedetta quella notte tra Gesù e il Padre, poiché da essa tutti noi chiamati figli, possiamo attingerne la forza.

Gesù chiama i suoi discepoli, non troviamo scritto qual’è il loro compito, quali criteri usa per scegliere, sappiamo di qualche legame parentale tra i discepoi, di Giuda che lo tradirà. Non è una dimenticanza è un dono fattoci per comprendere cio che conta: che imparino a vivere le notti con Dio, per toccare il cuore di Dio e sentirsi toccati.

La preghiera è toccare il cuore di Dio è sentirsi amati nel profondo. Solo l’amore guarisce, sia sempre il Suo cuore capace di guarirci dalla notte e ritrovare anche li, sfumature di luce, sfumature di Dio.

“In questa notte o Padre

ti affido tutte le mie notti,

affinché Tu sia la mia forza.

Reggimi, Sostienimi,

ho bisogno di Te,

del Tuo cuore capace di consolare il mio,

per donare pace a tutti quei giorni

un po’ meno luminosi,

ma pieni della Tua presenza,

perché anche se non ti scorgo accanto,

Tu sei lì a tenere il cielo sopra di me,

affinché subentri il giorno

ed io mi accorga non solo della notte passata,

ma della luce del giorno che mi hai preparato.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

A due a due

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MARTEDÌ 14 FEBBRAIO 2023

SANTI CIRILLO, MONACO, E METODIO, VESCOVO PATRONI D’EUROPA – FESTA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: At 13,46-49

Salmo: Sal 116 (117)

Vangelo: Lc 10,1-9

Gesù chiama i suoi discepoli a due a due, uno a sostegno dell’altro, così che insieme possano annunciare ciò che il maestro ha insegnato, quello che hanno compreso.

C’è un dettaglio: “li mandó in città o luogo dove stava per recarsi”, quindi in verità non saranno più due, ma tre perché il Signore è con loro. “L’essere con” è un elemento importante di Gesù, che spesso nel Vangelo si legge: “dove due o tre sono uniti nel mio nome io sarò con loro”, “sono con voi tutti i giorni”.

Non siamo soli, siamo con Gesù. Egli ha voluto esserci, stare, abitare, vivere con noi, perché l’amore vive con l’amato non può stare separato.

Quando ci sentiamo soli, nella fatica oppure nella gioia senza nessuno con cui gioire, eleviamo il nostro pensiero a Lui e crediamo davvero che Egli è qui con noi, in questa situazione, in questo momento.

Non ci ha mai lasciati, è sempre stato qui da quando ciascuno ha aperto gli occhi al mondo, quando abbiamo pianto ed ad ogni nostra riuscita. Dio ci dice: sono qui e ci sarò per sempre.

“Signore,

aiutami a sentirti accanto,

perché solo così posso farcela.

Solleva il mio cuore,

donagli pace,

affinché creda che Tu hai cura di me.

Perdonami per tutte le volte che

non mi sono accorto del Tuo passo,

anche quando cercandoti,

ho sbagliato strada

e Tu, infinito amore, eri qui

in me, a viaggiare su quella strada

per donarmi la forza

e dirmi che ci sei ovunque andrò

e questo non cambierà mai”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

Uscire

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14 GENNAIO 2023

SABATO DELLA I SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Eb 4,12-16

Salmo: Sal 18 (19)

Vangelo: Mc 2,13-17

 

La parola uscire è fondamentale, è la prima cosa che facciamo per venire al mondo, quando usciamo dal grembo della madre.

Tuttavia, a volte nelle nostre relazioni preferiamo rintanarci, anziché uscire dal nostro io.

Gesù esce per venirci incontro ed allo stesso tempo, siamo chiamati anche noi ad uscire dai nostri schemi, dalla nostra idea di Dio spesso simile a quella degli scribi, che si chiedono come mai Gesù sieda a tavola con i peccatori. Talvolta a stento, crediamo che Egli ci perdona ed ama così come siamo.

Uscire da se stessi per incontrarlo, è una rinascita, è la nascita consapevole dei figli di Dio, dove poter vedere Gesù venuto non per i sani, ma per i malati. Allora se inciampo e cado non sono da condannare, perché Dio è uscito da questa idea umana in cui il nostro io si ritrova schiacciato, per dirci: il mio amore ti guarirà, vieni prendi la mia mano esci con me, perché tu sei creato per vivere ed è per questo che sei nato.

L’uscire di Gesù permette così che tutti possano andare a Lui, nessuno escluso, non ci sono più impedimenti. Se da una parte scorgiamo la sua potenza Divina risanatrice, dall’altra vediamo l’amore di Dio che muove sempre il primo passo verso l’uomo e lo invita a seguirlo.

 

Chiamati alla Luce

 

Chiamati alla Luce

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Is 58,9b-14

Salmo: Sal 85 (86)

Vangelo: Lc 5,27-32

 

Il Vangelo della chiamata di Levi, letto in questi giorni di preparazione alla Pasqua, apre il cuore alla speranza. Il dono della vita di Gesù, è preceduto da una serie di incontri, miracoli e chiamate, per annunciare quanto è grande l’amore di Dio, ed offrire a tutti noi peccatori un cammino di conversione.

Ciascuno ha una strada la cui direzione non è fermarsi al peccato, alla croce, ma alla Pasqua. Il peccato diviene il luogo della Misericordia, perché attraverso il Suo perdono risorgiamo con Lui.

Il Signore percorre strade e villaggi alla ricerca del peccatore ed è lì che entrambi gli sguardi si incontrano: noi peccatori, ma cercatori del volto di Dio e Lui cercatore di coloro che sono bisognosi di una direzione. Gesù vide Levi così com’era, ma il Suo sguardo era già quello del Risorto.

La Sua Risurrezione è la luce che illumina la nostra storia e attraverso di essa possiamo riconoscere il Suo volto che continuamente ci accompagna, affinché nella lunga serie di incontri, miracoli e chiamate, usciamo alla scoperta di quella Luce più forte delle tenebre, piena di vita, che viene dal Crocifisso.

 

 

 

Chiamati a riconoscere

 

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: At 13,46-49

Salmo: Sal 116 (117)

 Vangelo: Lc 10,1-9

 

Il Vangelo di oggi ci parla della chiamata dei settantadue, per Gesù nonostante ciascuno abbia le proprie caratteristiche sono tutti uguali, ciò che li accomuna è l’aver tutti il medesimo compito: annunciare il regno di Dio sulla terra.

Ognuno di loro lo farà a modo proprio, con il loro bagaglio di esperienze, incontri vissuti, ma il desiderio del Signore è dirci che in qualsiasi modo siamo, chiama lo stesso. Egli ha fiducia di noi, non dobbiamo aver un certo standard per questa chiamata, ma sarà quest’ultima a renderci persone nuove.

Solitamente per svolgere degli obiettivi bisogna corrispondere a certi criteri, ma qui l’unico criterio che per Dio conta è l’amore, non l’amore che abbiamo noi, ma quello che Lui ha per noi. Se avesse dovuto chiamare quei settantadue per le loro caratteristiche, probabilmente non sarebbero stati settantadue.

Il testo di oggi parla non solo di una chiamata, ma dell’amore di Dio che si fa fiducia e attraversa le pieghe della nostra storia cambiandoci dal di dentro, rendendoci nuovi. L’invito è lasciarsi amare, aver coraggio di credere nel Suo amore, il cui punto di partenza non è da ciò che potremmo essere, ma da quello che siamo.

L’amore si fa fiducia, la fiducia diventa chiamata e la chiamata è riconoscenza, ovvero: riconoscere un amore così grande e gratitudine per amarci in modo unico, la cui grandezza non è data dall’aver fatto qualcosa, ma dal cuore da cui parte, il cuore di Dio. Solo così sarà possibile rispondere a questa chiamata: quando avremo riconosciuto che l’amore, il Regno di Dio è qui, in noi e per noi!

 

 

Il primo a credere in te

 

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 1Sam 24,3-21

Salmo: Sal 56 (57)

Vangelo: Mc 3,13-19

 

Il Signore chiama a sé dodici discepoli, ciascuno con la propria storia ed esperienza di vita. La domanda che Egli oggi ci fa è: quanta strada hai fatto per arrivare fino a qui? Non sappiamo tanto dei discepoli di Gesù, come delle persone che incontriamo, ma il Signore ci conosce, sa chi siamo e quanta strada abbiamo percorso.

Oggi sei invitato a riflettere sulla tua storia personale, Egli ti sta chiamando a sé, affinché tu possa riconoscere nella tua storia, la Sua. Gesù chiama ognuno di noi a stare con Lui, ciascuno nella propria forma di vita.

Essere chiamati vuol dire in prima analisi essere conosciuti e avere fiducia. Egli si fida di noi, di ciò che possiamo dare e lo fa a partire dalla consapevolezza di sapere chi siamo; ad ognuno affida lo stesso impegno: stare con Lui e andare a predicare con il potere di scacciare i demòni, ma ciascuno lo farà a suo modo, perché ogni persona è diversa e questo il Signore già lo sa.

Da quei dodici discendiamo anche noi, i nostri passi sono preceduti da coloro che hanno risposto ad una chiamata di fiducia. Se questo discorso ci sembra così lontano dal nostro modo di vivere, chiediamoci soltanto per un momento: e se ci fossi anch’io? Se anche io fossi chiamata/o a stare, ovvero a relazionarmi con una persona che ha fiducia di me, che mi conosce, e sa quali risorse posso donare? Non proveremmo anche noi a conoscerla?

Quei dodici che il Signore ha chiamato sicuramente avranno avuto delle difficoltà, dei caratteri forti, dei dubbi, ma fare esperienza di fiducia, rendersi conto nella propria storia, che c’è Qualcuno pronto a scommettere su di te, gli ha fatto rispondere: sì. Abbiamo bisogno di sapere che qualcuno crede in noi; il Signore desidera che crediamo in Lui, ma anzitutto che è Lui il primo a credere in te.

Oggi sai dove sei? Nel punto della tua storia dove il Signore ti invita a scoprire che è Lui a credere in te, perché la tua vita si realizzi in pienezza e tu possa dire: ha creduto in me anche quando non lo sapevo, e la mia vita è diventata una missione.

 

 

Un di più

 

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Rm 10,9-18

Salmo: Sal 18 (19)

Vangelo: Mt 4,18-22

 

Le chiamate di Gesù di oggi sembrano rispondere alle domande della prima lettura di San Paolo ai romani: “Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? E come lo annunceranno, se non sono stati inviati?”.

Gesù chiama delle coppie di fratelli, ma in qualche modo anche me che sto ascoltando, chiama a fare della mia vita un luogo in cui si senta di Lui parlare. La chiamata non è per speciali, ma è per tutti, tutti infatti siamo fatti per ascoltare, parlare e darci forza gli uni gli altri! Questa chiamata farà diventare il nostro quotidiano un di più: non solo pescatori ma pescatori di uomini! Sentiamo questa forza: la forza di un di più che viene da Dio, solo così dando un po’ di noi agli altri potremmo costatare che: “Per tutta la terra è corsa la loro voce, e fino agli estremi confini del mondo le loro parole”.