Cose nuove e cose antiche

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GIOVEDÌ 01 AGOSTO 2024

SANT’ALFONSO MARIA DE’ LIGUORI, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA – MEMORIA

Siamo chiamati come discepoli a vivere quello che ci consegna la parabola del vangelo di oggi: il discepolo del regno dei cieli, “è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”.

Siamo invitati a  estrarre dal nostro cuore, cose nuove e cose antiche per dargli un ordine. La parabola comincia proprio con un’estrazione: buono e cattivo; entrambi vengono estratti per guardare con attenzione, senza confusione. Il nostro cuore è un tesoro, non è una rete, perché Egli ci ha creati con un cuore libero. Proprio per questo è necessario vigilare sui nostri atteggiamenti, per non sentirci in una rete da cui è difficile uscire. Dobbiamo aver il coraggio di chiederci: quello che viviamo, pensiamo, viene da cose nuove o antiche? Il mio presente è frutto di questo futuro in divenire o di un passato?

Estraimo, guardiamo dal di fuori quella situazione, quasi un distacco per vedere anzitutto Lui in cammino con noi. Qual è il dono più grande di oggi? Scoprire che non sono solo, che in quel tesoro c’è una mano che mi guida ed ama. Allora il futuro ricco di speranze e il passato necessario di misericordia, si incontreranno in quell’unico cuore che conta: nel cuore di Dio. Lì sarà al sicuro, troverà il coraggio di estrarre cio che è, e non avrà più paura, perché Dio, caro/a fratello/sorella è in te, nella tua realtà da sempre.

“Signore,

donami la saggezza delle piccole cose

che non fanno rumore,

dove rimango solo io e Te.

Fammi comprendere

come alto è il cielo

e profondo il mare;

desidero brillare come quell’acqua

che fa da specchio al sole,

e cresca nel mio cuore

la certezza della tua presenza

che si allarga nel passato,

presente e futuro

e non mi abbandona mai.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Tornare indietro

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15 NOVEMBRE 2023

MERCOLEDÌ DELLA XXXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Sap 6,1-11

Salmo: Dal Sal 81 (82)

Vangelo: Lc 17,11-19

Nel cammino avviene l’incontro tra Dio e l’uomo. Gesù va verso Gerusalemme, luogo dove darà la sua vita totalmente, ma il suo passare è sempre incontrare l’uomo nel suo villaggio, con le sue malattie, le sue ferite e cicatrici. Anche gli uomini desiderosi di essere guariti si fanno incontro a Gesù, invocando pietà, con la confidenza e la fede che quanti chiedono pietà, entrano dritti nel cuore di Dio. E cosi avviene, tutti si mettono in cammino sulla Parola di Gesù e vengono purificati, guariti.

Dieci sono i guariti, un numero simbolico, ma solo uno da guarito diventa salvato, la guarigione non riguarda soltanto la malattia, l’uomo è ben più del suo corpo fisico, ha bisogno di pienezza di vita, di entrare in relazione con quel Donatore che sana il cuore, lo colma di amore e di misericordia: dà la salvezza. Questo è il vero miracolo.

Quell’unico torna indietro per lodare Dio con tutta la sua forza, pieno di gratitudine per il dono ricevuto. Una vita salvata non per aver eseguito il comando di Gesù, ed essersi mostrato al sacerdote, ma per aver incontrato la Parola che salva, sana il cuore, lo mette in comunione di vita piena, non sarà più straniero, ma figlio. Ha invertito il suo cammino e ora vive restituito al mondo in quella relazione nuova che da lebbroso non poteva avere, vive nella gioia e nella speranza che il Signore gli ha donato.

A Gesù però, rimane una nota di rammarico per gli altri nove, che pur essendo gia amati sono rimasti ancora lontani. Non gli basta che sia venuto uno solo a ringraziare, non gli basta perché la guarigione è solo a metà, e Lui desidera la nostra pienezza. Quella nota di rammarico è segno di quello spazio di libertà che Lui ci lascia di poterlo ringraziare, seguire ed amare oppure no, Lui non si impone, dispone. Quella nota di rammarico è l’amore di un Padre che vuol per il figlio il meglio, che aspetta il suo ritorno e fa di quella mancanza, preghiera.

“Signore,

aiutami a non perdere le forze,

a non disperdermi nel tempo e nella fatica.

Fa che abbia la forza di tornare a ringraziare per tutto il bene,

l’amore e la vita che mi hai donato.

Conduci piedi e cuore da Te

per ritornare indietro, vederti e ringraziarti

per il mio cuore ferito che hai guarito,

e che ora può andare avanti

sui passi del Tuo amore.”

(Shekinaheart eremo cuore)

Ora lo sento

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VENERDÌ 10 FEBBRAIO 2023

SANTA SCOLASTICA, VERGINE – MEMORIA

 LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Gn 3,1-8

Salmo: Sal 31 (32)

Vangelo: Mc 7,31-37

Se il Signore dicesse a ciascuno di noi, in questa momento la Parola “apriti”, come risuonerebbe? Cosa devo aprire? A che cosa devo aprirmi?

Non abbiamo bisogno di molte parole, ma di un’unica Parola che vada dritta al cuore: quella di Gesù.

Non si tratta più solo di orecchie che si aprono, del nodo della lingua che si scioglie, ma l’apertura riguarda l’accoglienza, la relazione che fa vivere.

Si guarisce prima nell’ascolto, nell’udito e poi si sarà anche in grado di dire, di parlare.

Essere capaci di ascoltare la sua Parola non è sempre scontato, è una grazia da chiedere, perché vinca le nostre resistenze e ci sveli la nostra identità di figli amati e guariti.

Quando si aprono gli orecchi e si scioglie il nodo della lingua, si può parlare correttamente perché divenuti capaci di dire la parola di verità che vive dentro noi, di esprimere l’amore che abbiamo ascoltato. Non possiamo più tacere i benefici e la Misericordia ricevuta.

“Effatà.

E Tu eri l’unico a sapere cosa

avevo bisogno di essere aperto, risanato, da Te toccato.

Subito cominciai a sentire

come se non avessi mai smesso.

Il mio cuore batteva forte,

che c’entra mi direte,

eppure qualsiasi cosa rimanga chiusa

il cuore ne risente.

Effatà, apriti.

Non dimenticherò mai le Sue parole

le sento ancora, e non è solo un ricordo,

perché Colui che mi sanato è sempre con me

ed io ora lo sento”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

 

 

“…e quanti lo toccavano venivano salvati”

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LUNEDÌ 06 FEBBRAIO 2023

SANTI PAOLO MIKY, PRESBITERO E COMPAGNI, MARTIRI – MEMORIA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Gn 1,1-19

Salmo: Sal 103 (104)

Vangelo: Mc 6,53-56

“…e quanti lo toccavano venivano salvati”.

È la promessa che il Signore ci fa nel Vangelo di oggi. Salvarci, aiutarci a vivere all’interno di questo cammino il meglio possibile, sostenerci nella sofferenza. Leggiamo come quanti andavano da Gesù per questo: per trovare sollievo.

La stanchezza del viaggio e le tribolazioni non erano di ostacolo, perché coloro che lo cercano, avevano visto in Lui qualcosa che non poteva più mancare: Egli stesso. È la fede di tanti questa, che attraverso la loro vita soffrono e offrono per il Vangelo, poiché sanno che Gesù ha ancora qualcosa da dire al nostro mondo, come ci ricorda la memoria liturgica di oggi dei santi Paolo Miky, presbitero e compagni martiri.

Sono passati tanti anni da quegli eventi, eppure, in noi c’è sempre un bisogno di salvezza, e quanti sforzi a volte ci sembra di dover fare. Oggi il Vangelo ci mostra come la salvezza cominci dal desiderio di essere toccati da Dio, dal credere che Lui ha da dire qualcosa in più alla nostra vita, siamo in cammino verso di Lui e Lui, non dimentichiamocelo cammina incontro a noi.

Coraggio, non perdiamo fiducia poiché il ristoro del Suo cuore è in noi, e quella scintilla che ci spinge, é già segno di qualcosa di nuovo che germoglia.

 “Signore,

donami la forza di camminare.

Fa che abbia il coraggio di credere

anche quando tutto sembra contrario.

Aiutami!

Sii Tu il motivo del mio cammino,

la certezza che Tu ci sei e

con Te accanto ce la farò.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)