Un significato più profondo

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DOMENICA 12 FEBBRAIO 2023

VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Sir 15,16-21

Salmo: Sal 118

Seconda lettura: 1 Cor 2,6-10

Vangelo: Mt 5, 17-37

Gesù nel Vangelo di oggi dice ai suoi discepoli:  “se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli”.

Cercare semplicemente di essere irreprensibili nelle opere che facciamo, non porta alla gioia. I comandamenti del Signore, non sono semplici ingiunzioni o precetti alla cui osservanza è promessa la nostra beatitudine futura, ma racchiudono un significato più profondo. Essi, infatti, sono rivelazione di Lui, modalità di partecipazione alla stessa vita divina, spazi di comunione con lui e con i fratelli.

In effetti, il senso della nostra vita si gioca non nel fare semplicemente il bene, ma nel farlo per entrare nel segreto di Dio. È un’intimità capace di riempire il cuore, che fa vivere la vita all’interno di un’alleanza tra Dio e ciascuno di noi.

Nei comandamenti é racchiusa la bellezza della promessa di Dio, perché l’uomo possa finalmente godere della sua comunione, dentro un’umanità solidale.

Così, gli esempi che Gesù mostra, dicono ciò che conta nell’osservanza dei comandamenti, ovvero: la tensione del cuore.

Non basta non uccidere fisicamente per non essere sottoposto a giudizio. Se il cuore coltiva l’ira contro il proprio fratello, non sarà mai luminoso. Anche rispetto all’adulterio, senza la purità dello sguardo, il cuore non può restare puro.

L’invito del Signore per noi, é fare spazio a ciò che davvero conta, far crescere ciò che risponde al desiderio profondo del nostro cuore, per essere creativi nel bene e non semplicemente negatori del male.

“Signore

stammi accanto,

sostieni la tensione del mio cuore

e perdonami.

Libera il mio cuore dall’inganno, da tutto ciò che non sei Tu.

Desidero vivere di Te, amore eterno,

così da poter anch’io imparare ad amare.

I tuoi comandamenti non sono una gabbia,

ma la chiave per aprire la porta del mio cuore

e liberare tutto quello che c’è dentro.

Con Te c’è la farò,

con tutte le mie forze, ti tendo la mano.

Sono qui di fronte a Te, risana il mio cuore”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

 

Accogliere quell’amore

accogliere quell'amore

07 FEBBRAIO 2023

MARTEDÌ DELLA V SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Gn 1,20-2,4a

Salmo: Sal 8

Vangelo: Mc 7,1-13

L’invocazione che durante la Celebrazione Eucaristica pronunciamo: «O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato», è in linea con il discorso presente nel Vangelo di oggi.

Leggiamo infatti che Gesù rimprovera i farisei per il loro giudicare, puntare il dito dinanzi a chi, a loro avviso, non è degno nemmeno di cibarsi, poiché ha le mani impure. È proprio Gesù a restituirci la dignità perduta con il Suo amore. Tale comandamento, è il centro per comprendere quanto è grande il Suo amore per noi.

Gesù ci invita a pensare che non dobbiamo più fare “delle cose” per sentirci a posto o per guadagnare la Sua benevolenza, ma accogliere quell’amore che Egli ci dona nel Suo consegnarsi, nel Suo essere pane, così che ciascuno attingendo a Lui possa purificare il proprio cuore.

Dinanzi a tanto amore, cambierà il nostro modo di vedere le cose: le nostre mani considerate impure, senza via di uscita, in Gesù trovano lo spazio per essere amate, perdonate, e vivere di quella dignità che solo Dio può donare, e da quella comunione di pane e Misericordia ripartire.

“Signore,

vieni presto nel mio cuore,

affinché colmo del Tuo amore

sappia ritornare a sperare.

Tu, Dio,

unico ed eterno amore nel cuore dell’uomo

conosci il suo soffrire e il suo faticare,

sai la fragilità che esso incontra

e nonostante tutto sei qui tra le mie mani,

per comunicare il Tuo amore,

per donarti a me

in un pane dal sapore di cielo,

dal sapore di Te”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Per essere in comunione

 

per essere in comunione

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: At 9,1-20

Salmo: Sal 116 (117)

Vangelo: Gv 6,52-59

 

“Colui che mangia me vivrà per me”. Cibandoci di Gesù, pane vivo, siamo chiamati a proseguire quello che il Signore ci ha donato. Implicitamente verrebbe da chiedersi: come possiamo vivere per Lui?

La risposta è nella prima parte della stessa frase: “Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me”. Come Gesù viveva della forza del Padre, così anche a noi viene chiesto di vivere con quella medesima forza che deriva dall’unione tra Padre e Figlio.

Oggi il Signore desidera dirci, che il dono di partecipare alla Sua Mensa, non è una delle cose da fare nella giornata, ma è il nostro punto di partenza. Non è una questione temporale, ma del cuore, ovvero renderlo parte della nostra vita, affidare a Lui le nostre fatiche come le gioie: vivere.

La vita è fatta di tante cose, ma non è separata da Dio, anzi da sempre siamo immersi in questa unità e quello che a volte cerchiamo in perdono, comprensione, è in Dio ed è già stato preparato per noi da tempo.

Possiamo vivere per Lui, perché Egli ha vissuto per noi, ha dato tutto se stesso in forza della Parola del Padre, nella consapevolezza di essere Figlio e chiede a noi di fare altrettanto.

Vivere per il Padre, è un richiamo sull’esempio di Gesù alla Figliolanza, è riconoscere quella paternità a Dio che ci ha creato per essere in comunione, e come il pane spezzato non perde nulla dei suoi elementi, così il dono di noi, diventa segno di unità tra il Padre e il Figlio per chi ci incontra.

 

 

La Parola: una strada per vivere

 

 

La Parola: una strada per vivere

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Gen 17,3-9

Salmo: Sal 104 (105)

Vangelo: Gv 8,51-59

 

Nel Vangelo della liturgia odierna, troviamo Gesù che continua a spiegare il suo legame con il Padre. Egli desidera specificare che tutto quanto fa e dice, parte dall’unione e dalla conoscenza di Dio.

Leggendo il testo, troviamo come le domande dei suoi interlocutori sono su un piano diverso da Lui. Gesù dice una cosa e loro ne percepiscono un’altra, addirittura lo accusano.

Per quanto possa sembrare assurdo, può capitare di trovarci di fronte a una brano della Parola di Dio e non “sentirlo” per noi, non comprenderlo. Allora cosa possiamo fare? Nella meditazione del testo, partiamo dall’aspetto fondamentale che anche oggi Gesù ci suggerisce: la comunione con il Padre. Essa è la chiave di lettura di sempre, la consapevolezza di questa comunione apre gli occhi e il cuore ad una lettura della Parola, che tenderà a ciò per cui è mandata: il bene per noi.

La nostra storia è intrecciata con Dio e attraverso il Figlio Suo, possiamo fare della Parola, una strada per vivere in quella comunione. La Parola è vita, è viva ed è il dono più grande che abbiamo ricevuto, tanto da poterci leggere attraverso di Essa e sentirci parte di quel legame. Solo così la Parola non sarà “da osservare”, ma un rapporto da coltivare, dove il nostro sentire riuscirà a comprendere con il cuore quello che il Signore desidera dirci e che prima sembrava difficile, incomprensibile.

Egli non ci lascia soli, desidera farci vivere in comunione con Lui e con il Padre, la Sua Parola palpiterà ad ogni battito del nostro cuore, per aiutarci a comprendere e a vivere dell’amore di Dio, che ci precede e ci custodisce per sempre.

 

 

 

Luogo d’incontro

 

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 1Gv 2,29-3,6

Salmo: Sal 97 (98)

Vangelo: Gv 1,29-34

 

“Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo”, è ciò che dice Giovanni per presentarci Gesù e sono le stesse parole che sentiamo a Messa nella formula dell’invito del sacerdote alla comunione. Prima di ricevere l’Eucarestia, abbiamo delle parole che ci presentano chi stiamo per ricevere: colui che della nostra vita, vuole fare un luogo d’incontro con Lui.

Egli è venuto per dirti che è presente, a volte siamo così appesantiti, ci sono tante preoccupazioni che assillano la nostra vita, andiamo a Messa un po’ frettolosamente e la nostra mente, in quel momento, vaga in mille pensieri e ci perdiamo un po’, ma ecco che prima della comunione arriva un invito a prestare attenzione: “ecco l’agnello di Dio”. Proprio per dirti che l’unico pensiero che Dio ha sei tu, così come sei. A tutto ciò che stai vivendo ti viene incontro colui che ha cura di te, anche se ti sembra di non sentirlo, non conoscerlo, Egli è accanto a te.

La tua comunione con Lui non si ferma con l’Eucarestia, ma continua nella tua vita. Porta all’altare il tuo affanno che diventerà in Lui luogo di incontro, di comunione affinché tu possa dire come Giovanni: “ecco l’agnello di Dio”, “io non lo conoscevo”, ed aggiungere: ma a Lui è bastato.