Voglio fermarmi a casa tua

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19 Novembre 2024

MARTEDÌ DELLA XXXIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Zaccheo aveva il desiderio di vedere Gesù, tuttavia non immaginava certamente che Gesù si sarebbe autoinvitato a casa sua. La casa di Zaccheo come la nostra non era in ordine, ma Gesù afferma: “Scendi subito, perchè oggi devo fermarmi a casa tua”.  Possiamo immaginare la gioia di Zaccheo per questo incontro, così come possiamo guardare a noi: la gioia di avere Dio con te è più grande del tuo disordine.

Zaccheo aveva molte cose da mettere in ordine, tanto che lui stesso si definisce “ladro”, ma Gesù alza lo sguardo, non giudica, vede un uomo degno di essere amato, non per merito, bensì per quell’amore che rende libero il cuore dell’uomo.

A farci incontrare il Signore è il desiderio, non la paura di dover mettere prima le cose a posto. È il Signore a fare ordine nella nostra vita, perchè ogni nostra azione, abbia in Lui il suo inizio e il suo compimento. Allora pieni di gioia accogliamo la sua salvezza; oggi entra anche nella nostra casa per rimanervi, per mettere tutto nell’ordine dell’amore.

“Signore,

anch’io desidero sentirmi dire:

oggi voglio fermarmi a casa a tua.

Il tuo sguardo è il mio punto di partenza,

tanto da scendere e fermarmi con te

nel mio cuore.

Risaliremo insieme dalle profondità del mio peccato

ed il tuo perdono,

sarà quell’ordine che cercavo,

capace di mettere il mio cuore

sulla via della salvezza.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

“Che cosa vuoi che io faccia per te?”

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18 Novembre 2024

LUNEDÌ DELLA XXXIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

“Che cosa vuoi che io faccia per te?”.

È bello sentire queste parole di Gesù rivolte a noi. Sono parole che ci parlano di un Dio vicino, disponibile  e che ci fanno entrare in relazione intima con Lui. Si, perché la risposta a questa domanda non può essere superficiale, è rispondere implicitamente a se stessi: che cosa ho bisogno di guarire? Tutti abbiamo qualcosa, nessuno è esente dal bisogno di Dio e soprattutto non c’è vita perfetta.

Quest’uomo era cieco, ma ci sentiva, ha usato quello che aveva per incontrare Gesù, sente, urla persino, e noi? L’avremmo fatto?

La fede di quel cieco è la fiducia che oltre a ciò che gli manca, sente di aver bisogno di Dio e non si arresta dinanzi ad un fallimento, fa di quello che ha, il suo massimo per incontrare Gesù. Non lo vedo ma posso sentirlo, gli credo, entro in relazione con Lui, mi guarirà e tornerò a vedere di nuovo: ecco i pensieri di quel cieco. Un desidero di bene che Gesù non rifiuta, anzi ne gioisce, perché non c’è nessuno meglio di Lui in grado di gioirne.

Che cosa vuoi che il Signore faccia per te? Che cosa il tuo cuore grida: il bisogno di essere sanato? Non rispondere in fretta, lascia passare la folla, respira e scendi in profondità, quasi a terra, ma non sei un mendicante, ne un mancante agli occhi di Dio, sei già un guarito, perché la fede che hai è il principio di guarigione che Egli ti ha trasmesso e che tu oggi, devi far gridare in te.

“Signore,

fa che veda di nuovo.

Sia il mio sguardo

quello di un uomo non più sperso,

ma guarito.

Chino a terra, sei tu a rialzarmi,

Senza di te la mia vita, manca di vita.

Ti chiedo perdono

per tutte quelle volte che non visto, non ho sentito il tuo amore.

e mi abbandono a te,

a quella fede che mi precede,

che tu hai dato a me.” (Shekinaheart eremo del cuore)

Risposta

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17 Novembre 2024

XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

Il vangelo di oggi, inizia con uno scenario apocalittico che non è poi cosi lontano dai nostri giorni, dove guerre, carestie, sofferenze di ogni tipo distruggono i popoli, e la domanda che sorge in cuore è poi sempre la stessa: perchè la storia fa vivere sempre tanto dolore? La risposta potrebbe essere: come può essere consolato un cuore, se non c’è nessuno che si mette accanto per condividere il suo dolore? Il segreto sta nel cuore di Dio da cui ciascuno può attingere il senso della vita, che è l’essere custoditi dal suo amore come linfa che fa spuntare nuovi germogli.

Ogni essere vivente ha un inizio e una fine da cui non si può esimere, per questo è necessario allenare il nostro cuore ad essere sveglio, a vivere quella parola eterna che non passerà mai; solo lì ogni evento troverà luce: nella morte e risurrezione di Cristo. Allora alziamo il capo e contempliamo la bellezza racchiusa in ogni germoglio di vita, qui, ora e per l’eternità, vita di Dio per me; disegno di salvezza che raccoglierà tutto e tutti a sé.

“Signore,

aiutami a sentirmi amato da te,

a sentire che la mia vita

è un tuo desiderio di bene per me.

Fa che la luce di te

illumini il mio cuore e mi dia la forza.

Quando sono di fragile

di venirti a cercare,

nel dolore cercare il tuo conforto

e nel vuoto ritrovare

la tua pienezza.” (Shekinaheart eremo del cuore)

È necessario

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16 Novembre 2024

SABATO DELLA XXXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Pregare è una necessità, è un bisogno. Non perchè la preghiera sia chiedere per ottenere, ma per entrare in relazione con Dio, per sentirlo come qualcuno di casa, un qualcuno con cui non hai bisogno di mettere delle maschere, dei filtri, ma essere te stesso. Dio spesso, ci conosce più di noi stessi, noi ci scopriamo pezzo per pezzo, Egli ci vede già in unità. La domanda di Gesù: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” È un monito anche per noi a ritrovare quella fiducia nella relazione con Lui. Spesso gli diamo delle colpe, ci arrabbiamo con un Dio che i teologici direbbero “antropomorfo”, ovvero, quando riversiamo la nostra idea di uomo su di Dio, ma questo non è Dio. Noi siamo ad immagine e somiglianza sua, non il contrario. Vuoi conoscere Dio? Cercalo in te, nel tuo cuore, fermati in preghiera dinanzi a Lui, scopri cos’ha da dirti: è necessario. Troverai che nonostante la fatica, hai un Dio pronto a viverla con te, che soffre per quel dolore che tanto ti opprime e che vorrebbe toglierti.  Troverai un Dio non a tua misura, bensì di misura ancora più grande, poiché quando tu pensi di aver scoperto la grandezza del suo amore, ecco, quello è solo un granello, Lui ama di più; a te ha regalato l’universo, dove vide che era cosa buona. Ecco perché la preghiera è necessaria, per sentire per noi queste sue parole e credere che Dio ci cerca e ci ama così:

“Dove sei o uomo,

che sfuggi a Dio e lo cerchi allontanandolo,

torna a casa,

torna da Colui che da sempre ti ha amato.

Oggi è Lui a chiedere a te:

torna a casa Figlio,

ti sto aspettando.” (Shekinaheart eremo del cuore)

È necessario tornare a casa, nel cuore di Dio. Figlio fermati, parla con Dio,

la preghiera sarà continuamente necessaria, sarà sempre la strada verso casa.

Perdere

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15 Novembre 2024

VENERDÌ DELLA XXXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Quando la vittoria si gioca sul “perdere”, allora non è sicuramente uno schema umano, solo Dio può insegnarci a “perdere” per vincere su tutto. La logica di Dio è in queste parole: “Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà”. Nessuno può darsi la salvezza da solo, perché è dono, ma ciascuno è chiamato a custodire i doni che riceve e a collaborare al piano di salvezza che Dio ha pensato per tutta l’umanità.

Come Noè costruì un’arca per la salvezza, così noi possiamo costruire relazioni di vita, di comunione, di fraternità in quell’amore che il Signore ci insegna. Il futuro del mondo non è: “chissà cosa accadrà”, è la vita di ciascuno di noi costruita sull’amore a partire da adesso, è il nostro “perderci” nell’amore di Cristo e come Cristo.

Quando il fluire degli eventi pare un diluvio che si abbatte su di noi ricordiamoci che Dio ha vinto tutto ciò che noi pensavamo di perdere. Stiamo accanto al Signore e confidiamo che nulla della nostra vita andrà smarrito nelle mani di Dio, ma tutto salvato.

“Signore,

insegnami a perdere:

tu hai già vinto per me.

Fa che lasci andare le mie difese,

così che non sia schiavo delle mie paure,

ma sappia contare su di te.

Fammi sentire tra le tue mani

come il bene più prezioso

per guardarmi

con un po’ d’amore anch’io,

solo così vivrò

senza aver perso” (Shekinaheart eremo del cuore)

Regno di Dio

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14 Novembre 2024

GIOVEDÌ DELLA XXXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Il regno di Dio è in mezzo a voi!». Ci sorge spontanea la domanda: “come possiamo vederlo?”. In ogni tempo l’uomo ha sempre il desiderio di fare esperienza di Dio, di vederlo, di incontrarlo, di toccarlo, ma Gesù non ci sta parlando di una realtà fisica, bensì di un altro modo di vedere le cose che parte dagli occhi del cuore, da uno sguardo che non si aspetta effetti speciali, perché Dio ha scelto di rivelarsi nell’impotenza e nel silenzio, nell’umile e nel povero, dentro le viscere più profonde dell’esperienza umana, come in quelle della terra dove fa germogliare fiori di speranza.

Il regno non è esterno a noi, germoglia ogni volta che crediamo, speriamo, amiamo, perché il nostro cuore ha conosciuto l’amore del Padre.

Davvero il Regno di Dio è in mezzo a noi, in Gesù Cristo che lo vive e testimonia l’amore del Padre. Guardiamo a Gesù l’uomo giusto, che sulla croce dice quanto è grande il regno dell’amore, l’amore per ognuno di noi.

“Signore,

nel mio oggi

fa che ti senta presente,

così da non doverti cercare altrove,

perché tu sei già qui.

Sei in quel silenzio che non passa,

sei in me,

nella mia incredibile voglia di farcela.

Tu ci sei, sei qui.

Ora vorrei solo riconoscerti

non per tenerti per me,

ma per darti agli altri.” (Shekinaheart eremo del cuore)

Ringraziare

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13 Novembre 2024

MERCOLEDÌ DELLA XXXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Un solo lebbroso su dieci è tornato a rendere gloria a Dio. In realtà tutti sono stati guariti, ma la guarigione delle piaghe sul corpo, non equivale alla salvezza di tutto l’uomo. Allora diventa importante ritornare indietro a rendere gloria a Dio, a ringraziare per il dono della salvezza, perchè la nostra vita viene guarita dal male più profondo, che intacca ogni essere umano, viene guarita dal peccato e dalla morte. Solo incontrando il Signore abbiamo la salvezza, luce sul cammino della vita.

Nel nostro viaggio è importante tornare indietro, per venire confermati in quel dono di grazia, che il Signore non vede l’ora di elargirci e che desidera tutti l’accolgano, perciò afferma: “E gli altri nove dove sono?”.

Come quel lebbroso non ci basta la guarigione di una piaga, abbiamo bisogno di una guarigione che parta dal cuore e pervada la vita; torniamo a Lui e rendiamogli lode, perchè siamo già stati guariti senza che ce ne accorgevamo, è già avvenuto, ora, in questo momento e sempre. Ringraziare, diventa quindi vivere la gioia di riconoscersi amati per pura grazia, in tutta la nostra debolezza.

“Signore,

grazie che ti prendi cura di me

e perdonami per quando non lo vedo.

Tu sei la mia guarigione,

tu mi ridoni vita,

percorro indietro i passi della mia storia

e ti dico grazie,

perché non ti sono indifferente,

il mio cuore è

in mano a te.” (Shekinaheart eremo del cuore)

Servo inutile

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martedì 12 Novembre 2024

SAN GIOSAFAT, VESCOVO E MARTIRE – MEMORIA

Sulla terra come nell’universo non c’è nulla di inutile, dalla materia alla più piccola particella subatomica, tutto è in equilibrio e ha una funzione ben precisa.

Il “servo inutile” di cui parla il Vangelo è chi fa il suo senza pretese, senza vantare meriti, semplicemente essendo se stesso. La sua gioia è servire la vita nell’amore, custodire con tenerezza coloro che gli sono affidati. Questo “servo” entra nella libertà della vita, una grandezza che ci è stata donata, libero di amare, di fare tutto quanto è nelle sue possibilità. Tuttavia non solo chi esercita un lavoro è “servo”, ma ogni persona umana, dal più abile al più disabile è sempre un “servo inutile”, perchè il suo esserci è già servire la vita, condividerla con gli altri fratelli. Nessuno può dirsi un essere gettato a caso nel mondo, ma tutti siamo chiamati alla vita, a ricevere amore in piena gratuità da Colui che si è fatto servo di tutti, servo per amore.

“Signore,

togli da me il peso di sentirmi inutile.

Tu mi chiami a servire,

insegnami ad essere segno

del tuo amore,

non per pochi ma per tutti:

per chi si abbandona al tuo amore,

per chi vede in te un esempio,

per chi non vuole essere più schiavo; vieni, entra nella mia vita,

insegnami.” (Shekinaheart eremo del cuore)

Perdono

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lunedì 11 Novembre 2024

SAN MARTINO DI TOURS, VESCOVO – MEMORIA

Gesù afferma: “È inevitabile che vengano scandali” e la vita umana lo sperimenta, perchè vive nella libertà che il Padre gli ha dato. In tale libertà, l’esperienza di aver fatto o subito del male, torti, scandali, delusioni, ingiustizie, ci accomuna un po’ tutti. A volte non ci sono neppure dei rimedi concreti da attuare, se non cambiare il nostro sguardo verso quelle sorelle e i fratelli che ci stanno attorno e come noi sono fragili, chiedono solo di sentirsi accolti, amati e soprattutto perdonati.

Perdonare è uno dei gesti più difficili che possiamo fare, perchè ci tocca veramente nel profondo ferito. Il perdono non nega la realtà del male, ma celebra il trionfo dell’Amore sul male, un amore gratuito e incondizionato, che Dio ha dato a me come a ciascuno dei miei fratelli, perchè il nostro futuro sia più forte del passato, dei torti subiti e non prevarichi il desiderio di rivalsa. L’essere cristiani non è garanzia contro gli sbagli, ma sapere di attingere ad un Amore più grande che ha la forza di rialzarci, per imparare a donare perdono, a ricevere il perdono e per perdonare anche noi stessi. E quando il perdono ci pare una meta inarrivabile, chiediamo al Signore di aumentare la nostra fede, di darci la forza per realizzare l’impossibile: piantare gelsi nel mare, vivere il perdono, pace per ogni cuore.

“Signore,

rendimi capace di lasciar andare

il dolore, la fatica, il torto.

Non si pianti in me un ricordo così grande.

Tu che per primo mi hai perdonato,

ora ti prego fallo per me,

io non me ho la forza,

non  voglio tenere nessuno

legato a me,

nemmeno per un dolore,

perché quel perdono

libererà anche me.” (Shekinaheart eremo del cuore)

Tutto quello che aveva

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10 Novembre 2024

XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

Una grande certezza albergava nel cuore di quella povera vedova di cui parla il Vangelo di oggi: affidarsi completamente a Dio nella sua miseria, ovvero nella mancanza di ciò che è fondamentalmente necessario per vivere.

A volte pensiamo che Dio ci chieda tanto, invece Lui desidera e accetta, facendo addirittura un elogio, quello che non abbiamo: la nostra mancanza. Nella logica umana, uno dà quello che ha, con Dio invece, avviene il contrario, Lui ci comanda di amare, di essere miti, misericordiosi, ma noi in realtà non lo siamo, se non a partire dal fatto che è sempre Lui a darci l’amore, la mitezza, la misericordia. S. Agostino scriveva: “Dà ciò che comandi e comanda ciò che vuoi”.

Dio non ha bisogno di nulla che appartenga all’uomo, ma vuole che l’uomo gli consegni ciò che non ha, ossia si fidi con tutto il cuore della sua promessa, anche quando le apparenze sembrano sfavorevoli.

Allora gettiamo le due monetine, la nostra mancanza al Signore, nella piena fiducia in Lui come quella povera vedova, che nel fidarsi del suo Dio, rivela tutto il suo amore per lui.

“Signore,

ti dono tutto ciò che ho.

Non c’è superfluo o avanzo,

sono io,

la mia esistenza,

la mia storia

e nulla andrà sprecato,

perché di me non elimini niente,

ma aggiungi:

te stesso.” (Shekinaheart eremo del cuore)