Che parola è?

Che Parola è?

05 SETTEMBRE 2023

MARTEDÌ DELLA XXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: 1Ts 5,1-6.9-11

Salmo: Dal Sal 26 (27)

Vangelo: Lc 4,31-37

L’autorità di Gesù in qualche modo spaventa, al punto da chiedersi che parola è mai questa?

Quale parola può essere, se non parole d’amore provenienti dal cuore di Padre per i figli e che desidera liberarli da ogni male? Gesù è l’unico in grado di fare quello che vorrebbero fare tutti i padri o le madri del mondo:  togliere il male.

Spesso noi dinanzi a parole offesive sperimentiamo appunto l’offesa, ci chiudiamo; qui Gesù apre una strada in grado di portar fuori da noi ciò che non va. Dobbiamo chiedere questa liberazione, dobbiamo fidarci di Lui.

In fondo, perché quell’indemoniato va da Gesù? Forse perché in un barlume di lucidità sapeva chi era, e lo dichiara affermando che Lui lo poteva salvare.

Quando gli altri non ci capiscono e non comprendono quanto dolore ci sta attraversando, smettiamo di guardarci intorno e alziamo gli occhi al cielo, invochiamo il Padre a liberarci da tutto ciò che turba e tormenta.

“Signore,

proteggimi Tu,

fai del mio cuore

un luogo dove io possa vedere la Tua presenza risanarmi

Ti invoco, ti cerco e

rimango in attesa della Tua parola

che so potrà cambiare la mia vita.

Imparerò a tacere,

imparerò a sognare di nuovo,

Imparerò ad amare

e tutto sarà un Tuo segno,

poiché il Tuo amore non lascerà mai il mio cuore

e io tornerò a vivere.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

La vostra liberazione è vicina

la vostra liberazione è vicina

GIOVEDÌ 24 NOVEMBRE 2022
SANTI ANDREA DUNG-LAC, PRESBITERO E COMPAGNI, MARTIRI – MEMORIA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Ap 18, 1-2.21-23; 19,1-3.9a
Salmo: Sal 99 (100)
Vangelo: Lc 21,20-28

Il Vangelo di oggi presenta un quadro devastante: calamità, paura, ansia e conclude: “risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”.

Da dove passa questa liberazione? Proprio qui, nel nostro quotidiano vissuto nel dolore e nella fatica, perché se non fosse così non potremmo parlare di liberazione.

L’unico in grado di rialzarci la testa di fronte a determinate situazioni è proprio Lui, chi ci è accanto può comprendere, un cuore che ha sofferto sa riconoscere il dolore dell’altro, ma solo Dio può dare pace al cuore. Questo brano ci aiuta ad intendere quanto il desiderio di infondere coraggio e forza venga proprio da Lui, che con cura prepara i suoi a ciò che accadrà, allo stesso modo prepara anche noi: ci parla di una terra devastata, ma non alla fine.

Quando nello stremo delle forze non riusciamo neanche più a rialzare il capo, affidiamoci a Lui, sfoghiamo il nostro cuore nel Suo, e forse un giorno, finito questo periodo non ci rimarrà solo l’amaro di un dolore provato, ma anche l’esperienza di un amore che ci ha raggiunto. Se ciò non fosse, il tempo nella Sua infinita provvidenza, ci aiuterà a guardare alla nostra storia da liberati, capaci di distinguere ombre e luci, e a quell’unico Volto rimasto lì da sempre, poiché il solo fine di ciascuna storia che ci accomuna è questo: il nostro capo si solleverà dalla terra ed il nostro sguardo saprà scorgere il cielo persino in una stanza!

“Signore,
dammi la tua forza!
Te la chiedo per me,
ma anche per chi come me ha sofferto o sta soffrendo.
Tu sei l’unico in grado di rialzarci,
allora oggi desidero scuotere il cielo
per invocare il Tuo aiuto:
Ti prego Signore salvaci!
Donaci giorni di pace, di speranza,
fa che sentiamo il Tuo amore
e che esso ci dia la forza per affrontare,
vivere e camminare
ogni momento sicuri di Te”. (Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

Svelare

 

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: 1Gv 2,3-11

Salmo: Sal 95 (96)

Vangelo: Lc 2,22-35

 

Gesù viene descritto come un segno di contraddizione, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori. Gesù è venuto a contraddire, che cosa? Tutto quello che nel nostro cuore è posto come un velo: i nostri modi di pensare che ci imprigionano, le nostre paure, i peccati. È venuto per contraddire tutti noi che a volte smettiamo di sperare, per contraddire il nostro buio e mettere luce, per liberare il nostro cuore. Quando ti sembra che per te non c’è speranza, che i pesi dei tuoi peccati sono grandi e che il tuo cuore non è pronto per ricominciare ad amare, è nato per te un segno per contraddirti: ora puoi.

Egli è venuto per dirti che hai delle spalle su cui contare, non ti toglieranno la fatica del tuo quotidiano, ma sentirai la forza nella tua debolezza, sentirai la pace nelle tue paure, sentirai il perdono nei tuoi peccati, questo affinché tu possa tornare a vivere nella consapevolezza, che tu sei il popolo il cui Dio ha liberato, salvato, redento e non c’è una distanza tra te e Dio perché per te Egli si è fatto uomo e la sua è una scelta di cuore.

 

 

 

 

Contiamo insieme -5 al NATALE

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O Chiave di Davide,

scettro della casa di Israele,

che apri, e nessuno può chiudere,

chiudi, e nessuno può aprire:

vieni, libera l’uomo prigioniero,

che giace nelle tenebre e nell’ombra di morte

  (Antifona 20 dicembre novena di Natale)

 

Gesù viene paragonato alla chiave. Egli è la chiave che ci apre la strada verso l’incontro con Dio. È una garanzia il fatto che Lui apra e nessuno può chiudere. Quando sentiamo il nostro cuore chiuso e ci sembra difficile proseguire il cammino, abbiamo un bambino che è la chiave per liberarci dalle nostre prigioni.

Il Signore non ci lascia nel buio, e dà alla luce un figlio, e in questa nascita è come se stessimo venendo alla luce anche noi. Siamo fatti per la luce, siamo fatti di luce, le nostre ombre fatte di paure, peccati, in Lui sono illuminati e liberati.

Egli è la chiave che illumina non per farci vedere i nostri sbagli, i nostri errori, ma per farci vedere il suo perdono, per farci vedere che anche attraverso di questi, venire alla luce è possibile.

Vieni chiave di Davide,

nasci e libera il nostro cuore

per l’incontro con Te.

 

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Contiamo insieme -6 NATALE

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O Radice di Iesse,

che ti innalzi come segno per i popoli:

tacciono davanti a te i re della terra,

e le nazioni t’invocano:

vieni a liberarci, non tardare.

(Antifona 19 dicembre novena di Natale)

 

A tutti noi che cerchiamo un segno, per noi e la nostra storia, il segno è un bambino. “I re della terra” oppure potremmo dire, ciò che ci governa dentro di noi, ciò a cui noi stessi ci pieghiamo, dinanzi a questo segno tacciono. È questa la vera liberazione: scoprire che non siamo più legati dai nostri idoli, dai nostri peccati, dalle nostre fragilità, dal nostro modo di pensare, ma che dentro di noi viene a regnare un bambino. 

Fermiamoci a contemplare questo segno, soffermiamoci a pensare a tutte le nazioni che lo invocano, che segno volevano? Cosa si aspettavano? Non è detto, ma tutti erano bisognosi di un segno da Dio. Sicuramente Dio ci ha stupito, ci ha dato il segno più tenero che potevamo immaginare, ed è in quello stupore che ci ha liberato da un’idea di Dio per la vera immagine di Dio. Fermati a contemplare, cosa vedi? Un Dio che si può tenere in braccio.

 

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Contiamo insieme -7 al NATALE

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O Signore, guida della casa di Israele,

che sei apparso a Mosè nel fuoco del roveto,

e sul monte Sinai gli hai dato la Legge:

vieni a liberarci con braccio potente.

(Antifona 18 dicembre novena di Natale)

 

L’antifona di oggi, ci guida su che cosa viene a liberarci il Signore: da tutto ciò che ci imprigiona e non ci fa respirare, da tutto ciò che ci paralizza, dal nostro desiderio di segni straordinari, per fare spazio a un segno pieno di tenerezza: un bambino.

Questo bambino è un segno della potente tenerezza di Dio che non usa la forza per liberarci, ma la dolcezza di un amore ancora in fasce. “Il fuoco” e “la legge”, sono tenute in braccio, questo bambino che diventerà un uomo, di queste due cose ne farà una: Amore.

Ci viene donato un bambino che ci indica la direzione: il cuore di Dio e ci insegna la fiducia dell’essere portati in braccio.

 

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