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Beati i poveri
Beati voi, poveri, sono parole sconvolgenti quelle che pronuncia Gesù. Parole che cambiano la logica ci obbligano a guardare la storia con occhi diversi.
Beati voi, poveri! Non beata la povertà.
I poveri hanno il cuore al di là delle cose. Povero sono io quando comprendo che non basto a me stesso, che ho bisogno degli altri per vivere, che la mia vita è legata a quella dei fratelli, allora mi affido, chiedo perdono e vivo la comunione.
Beati voi, poveri, vostro è il Regno, già adesso, perché Dio regala gioia a chi produce amore: quando uno si fa carico della felicità d’altro, il Padre si fa carico della sua felicità.
Con i poveri Dio cambierà la storia, quei poveri liberi dalla smania di possedere, con la pace nel cuore per tutto cio che potrebbe dargli potere, perché la vera ricchezza sta nella beatitudine che ti cambia il cuore a misura di quello di Dio.
Chi meglio di Maria può essere proclamata beata da tutte le generazioni, perché ha creduto a quella Parola che il Signore le ha annunciato. Lasciamoci guidare da Lei nel cammino per essere liberati dall’illusione dell’autosufficienza, riconoscere che abbiamo bisogno di Dio, della sua misericordia, ed entrare così nel suo Regno di giustizia, di amore e di pace, ed essere anche noi chiamati beati.
“Signore,
mi sento povero, ma non beato,
mi sento solo e non gaio.
Aiutami, guarisci il mio cuore,
perché i poveri sono coloro
che saranno con Te per sempre.
Allora, non sono povero
ho in me una povertà
che mi tiene lontano da tanti,
ma non da Te.
Allora sono ricco di un amore che fiorisce,
sono ricco, perché il tuo amore
mi ha rivestito di una veste di gioia,
ed il mio peccato
non ti ha tenuto lontano.
Sia il mio cuore lieto
perché il tuo è la mia ricchezza più bella.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
Solennità di tutti i santi
MARTEDÌ 01 NOVEMBRE 2022
TUTTI I SANTI – SOLENNITÀ
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura: Ap 7,2-4.9-14
Salmo: Sal 23 (24)
Seconda lettura: 1Gv 3,1-3
Vangelo: Mt 5,1-12a
Oggi è la solennità di tutti i santi, una solennità che riguarda tutti noi ed è il Vangelo stesso ad offrirci questa riflessione, leggiamo: beati quando siamo poveri in spirito, nel pianto, addirittura perseguitati, perché in quella condizione forse, possiamo fare un passo in più e scoprire la mano di Dio.
Gesù dice: “beati,” lo siamo, perché Dio non ci abbandona, beati per avere un Dio così.
Spesso si tende a pensare ai santi come a persone perfette, impeccabili, eppure ciascuno di loro, in vita ha avuto le sue fatiche e fragilità, però ha trovato il modo di riporle in Dio e farne oggetto di relazione e dialogo con Lui.
La solennità di oggi, ci fa pensare quanto il cielo sia immensamente grande, in grado di accogliere i più piccoli, i più fragili e farli sentire amati.
Il santo è colui che si è sentito amato, è colui che nel silenzio del cuore ha sentito ardere qualcosa di grande ed ha compreso, che Dio avrebbe fatto la differenza, sarebbe stato una risposta a tutto il suo vissuto.
Quando ti viene da piangere, sei deluso o hai paura, confida in Dio, non temere, perché tanti prima di noi, hanno trovato in Lui un luogo di rifugio. Non è facile sentirsi dei beati o pensare ad un cammino di santità proprio nel momento della sofferenza, eppure c’è una cosa che fa la differenza nel Vangelo di oggi: Gesù parla di beatitudine, perché la vede contemporaneamente già in noi, quella fatica che stai vivendo non sarà per sempre ed è abbracciata dall’amore di Dio.
Dio non ti ha lasciato solo e non lo farà mai e allora rallegrarsi non è solo sorridere, ma è ritrovare la pace, un respiro di sollievo nel cielo, è l’arcobaleno dopo la tempesta.
“Signore,
sono beato perché ho Te come Dio,
perché al dolore e alla fatica hai dato una risposta: il Tuo amore.
Aiuta tutti coloro che ancora sono lontani,
fa che sentano la Tua forza
e scoprano in Te un luogo di rifugio.
Solleva il nostro cuore dalla confusione e dal timore,
dall’incertezza e dall’indifferenza,
aiutaci a essere davvero operatori di pace, assetati di bene
e capaci di rispondere con i colori del cielo
al tanto buio che a volte ci opprime.
Ed il Tuo regno non sia solo un pensiero, ma una ragione di vita
da cercare e diffondere in molti cuori, già qui su questa terra”.
(Shekinaheart Eremo del Cuore)
Con la ferma decisione
MARTEDÌ 27 SETTEMBRE 2022
SAN VINCENZO DE’ PAOLI, PRESBITERO – MEMORIA
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura: Gb 3,1-3.11-17.20-23
Salmo: Sal 87 (88)
Vangelo: Lc 9,51-56
Di villaggio in villaggio, il Signore passa con la ferma decisione di andare verso Gerusalemme. La meta del Suo viaggio non è nascosta, a Gerusalemme avverrà la Sua passione e nonostante ciò, Gesù prosegue senza indugio, affinché il dono del Suo amore raggiunga ciascuno di noi
Egli cammina anche per le nostre strade, dove a volte noi perdiamo quella determinazione e coraggio.
Quando siamo stanchi e la fatica, la fragilità, ci sembrano più grandi delle nostre forze, lasciamo sia Lui a dimostrarci la via. La Sua ferma decisione è di non lasciarci soli, e di continuare ad amarci, persino offrendo la Sua vita.
Non tornerà indietro, prenderà quella croce e sarà la forza di tanti crocifissi, e quell’amore ricevuto toccherà tanti cuori.
Un uomo che ha diffuso il Suo amore servendo tanti crocifissi, fu proprio San Vincenzo de Paoli, di cui oggi la liturgia ne fa memoria. Egli spese la sua vita per i poveri e costituì delle donne e uomini capaci di perpetuare la sua opera.
Chissà quante volte servendo i poveri ha percepito nelle sue mani la carne di Cristo crocifisso, si sarà sentito a Gerusalemme a guardare negli occhi un Gesù da amare, con la stessa ferma decisione con cui lui stesso è stato amato da Dio.
Nell’amore ricevuto scaturisce la nostra forza, e quella forza diventa un dono per altri e una solida testimonianza.
“Signore,
non ti sei tirato indietro,
hai percorso quella strada,
affinché io potessi fare esperienza di te.
Vorrei fermarti, ma Gerusalemme non è solo un luogo,
è un punto di partenza
dove porre fine a tanto dolore con determinazione
e lungo la strada raccogliere tutti i crocifissi che come me,
non avrebbero speranza,
ma che il Tuo amore soltanto ha perdonato”.
(Shekinaheart Eremo del Cuore)
L’ultimo posto
DOMENICA 28 AGOSTO 2022
XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura: Sir 3,19-21.30.31 (NV) [gr. 3,17-20.28-29]
Salmo: Sal 67 (68)
Seconda lettura: Eb 12,18-19.22-24a
Vangelo: Lc 14,1.7-14
Un consiglio pratico quello di Gesù nel Vangelo di oggi, che dopo aver ascoltato può sembrare quasi naturale scegliere l’ultimo posto, per evitare di sbagliare e soprattutto per sentirsi dalla parte giusta.
L’umiltà non si ferma agli ultimi posti, è la condizione di chi si riconosce per quello che è: creatura nelle mani del creatore e allora mi metto all’ultimo posto perché riconosco la grandezza di Dio, non ho bisogno di essere glorificato dalla gente in quanto la mia vita è nel Signore, Colui che ha fatto di quell’ultimo posto il trono della Sua Misericordia.
Egli ha lasciato che tutti i poveri, i malati, potessero venire da Lui così da riconciliare la loro vita in Dio, avrebbe potuto farlo anche a distanza, ma ha scelto la modalità del contatto, della casa, perché fosse un’esperienza indimenticabile.
Siamo noi quei poveri che abbiamo il dono di far parte della casa di Dio, beato quell’ultimo posto o il penultimo, quello che conta è essere qui dinanzi a Lui e sentire la vita ripartire.
Essere poveri non è strettamente legato al denaro, vi sono numerose povertà come diverse malattie, ma quello che ci accomuna è comprendere che il povero ha la sua ricchezza in Dio. Il Signore non ci abbandonerà, non lascerà i suoi figli, se ne prenderà cura con la semplicità di un Pane che ci nutrirà in qualsiasi posto saremo.
Dinanzi alla grandezza del cuore di Dio possiamo solo esclamare:
“Hai preparato per me una casa o Dio,
affinché io abbia un luogo dove stare.
L’amore di un Padre per i suoi figli,
il dolore di un figlio che non sa come tornare,
trovano nel Tuo cuore una dimora.
Seduto in fondo, Ti guardo da lontano,
i miei occhi hanno paura di incrociare il tuo sguardo.
“Padre perdonami perché ho peccato”,
ma in quell’attimo mi sento amato,
l’Amore viene da dentro di me
come se mi dicessi: “tranquillo figlio, ora sei a casa”
ed è subito pace”.
(Shekinaheart Eremo del Cuore)
Cosa vuol dire arricchirsi presso Dio?
DOMENICA 31 LUGLIO 2022
XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura: Qo 1,2; 2,21-23
Salmo: Sal 89 (90)
Seconda lettura: Col 3,1-5.9-11
Vangelo: Lc 12,13-21
Cosa vuol dire arricchirsi presso Dio?
Paradossalmente essere poveri non s’intende una povertà materiale, perché il Signore non vuole per noi una vita misera, anzi nei Vangeli leggiamo come cerca sempre di sanare e sfamare chi incontra.
Possiamo parlare più di una condizione, che Gesù nel discorso della montagna, chiamerà beata: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”. (Mt 5,3). I poveri in spirito sono persone semplici, il cui cuore ha trovato pace presso Dio. Siamo noi quando nonostante gli affanni della vita, sappiamo alzare gli occhi e credere che non dobbiamo contare sulle nostre forze, ma su un Dio che è Padre.
La nostra vita è un dono di Dio e lungo il corso della storia, sperimentiamo fatiche, fragilità, inciampi, tutte cose che vorremmo evitare per camminare bene. Spesso viviamo dei vuoti che ci fanno compiere azioni correttive, ma alla fine quello che conta non è quanto abbiamo guadagnato, ma quanto abbiamo perso. Si, perché a volte bisogna perdere per trovare, e nella perdita forse c’è lo spazio per vedere che in quella ricchezza tanto sperata vi è un vuoto, ed in quella povertà una ricchezza, un di più proveniente dalle mani del Padre.
Beati noi, quando il nostro cuore si commuove dinanzi alle meraviglie di Dio. Esse non sono solo bei tramonti o paesaggi scintillanti, ma gesti quotidiani: il sorriso di un bambino, la carezza di un nonno, la mano di un padre, l’abbraccio di un figlio, il saluto di un passante, una telefonata o un messaggio per noi caro e soprattutto la luce di un tabernacolo accesa, perché Lui è lì in Chiesa che ti aspetta, affinché tu possa portarLo nella tua casa, nel Tuo cuore giorno dopo giorno.
“Signore,
desidero ringraziarti,
perché mi hai donato la vita
e per quanto abbia sofferto
non c’è lacrima che tu non abbia consolato,
non c’è dolore che tu non abbia vissuto.
Oggi affido a te, me stesso,
perché il vero tesoro è averti incontrato
e conoscere che tu hai cura di me.
Aiutami a donare quello che ho ricevuto,
affinché possa aiutare chi mi è accanto a dirti:
per il tuo amore, per il tuo amore soltanto,
ti porto a casa con me,
faccio del mio cuore
la tua dimora, o Dio”.
(Shekinaheart Eremo del Cuore)
Sulla roccia
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Prima lettura: Is 26,1-6
Salmo: Sal 117 (118)
Vangelo: Mt 7,21.24-27
Di fronte all’invito del Vangelo ad ascoltare e a mettere in pratica, sembra un cammino difficile. Ci sentiamo incapaci, lontani dalla strada giusta, senza sapere dove cominciare: poveri. Ed è proprio la povertà la condizione necessaria: per costruire una casa c’è bisogno di un terreno, di un luogo vuoto. E solo nel vuoto, in ciò che “manca” che è possibile costruire, scorgere ciò che c’è. Nella prima lettura, viene descritto che i piedi dei poveri camminano nella terra dove il Signore: “ha abbattuto coloro che abitavano in alto, ha rovesciato la città eccelsa, l’ha rovesciata fino a terra, l’ha rasa al suolo”. Devo crederci: c’è un strada, un posto, un luogo dove fiorire, dove poter camminare sapendo che le mie fondamenta sono innestate nella roccia.