Sguardo

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LUNEDÌ DELLA VIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

“Tutto è possibile a Dio”, perché Dio non toglie nulla. Seguire Lui è entrare sempre in una nuova possibilità di vita. Cosi la vita di ciascuno si “perde” e si “ritrova” in quello sguardo di Gesù, che dona la ricchezza più grande. Afferma S. Paolo: “Ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo” (Fil 3.8). La nostra ricchezza non dipende dal possesso, ma dal dono.

Dio ci ha fatto dono del suo amore a partire da uno sguardo: siamo nella profondità di un amore eterno e infinito, che tocca le radici dell’essere e chi se ne lascia afferrare, è spinto ad abbandonare tutto per seguirlo.

C’è un espressione molto bella nella poesia “Orly” di Jacques Brel, che racconta dell’addio di due innamorati, che in aereoporto si guardano da lontano: “Ils se tiennent par les yeux”, si tengono con gli occhi.

In quell’intensità di sguardi, passa tutto l’amore di cui il cuore è capace. Gesù passa dai nostri occhi per arrivare al nostro cuore e al cuore degli altri. E anche quando i meandri del nostro cuore risultano essere tortuosi e difficili, non dobbiamo smarrirci, né perderci di coraggio, perché lo sguardo di Dio ci colma di una nuova possibilità; una luce nuova di vita amata e perdonata: “tutto è possibile a Dio”.

Con il suo amore non ci manca nulla, allora fissiamo in Lui il nostro sguardo, non perdiamolo di vista, lasciamoci “tenere per gli occhi” e guidare dal suo amore.

“Signore,

guardami sempre,

perché è il Tuo sguardo che mi guarisce

ed è il Tuo amore

che mi permette di vedere

che Tu sei la mia unica strada da seguire.

Occhi che perdonano,

che non fanno la differenza,

che accolgono ogni oltre misura:

mio Dio questo sei Tu

ed io ti guardo e vedo

che sei vita per me.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Seguimi

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18 MAGGIO 2024

SABATO DELLA VII SETTIMANA DI PASQUA

Nel Vangelo di oggi, leggiamo una risposta di Gesù a Pietro alquanto misteriosa: “Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi”. Gesù sembra dire a Pietro di non preoccuparsi di cosa sarà di Giovanni, a cui si riferiva la domanda, perché ogni discepolo ha il suo cammino da vivere.

“Tu seguimi”. Seguire il Maestro è un’esperienza di vita unica e creativa che ciascuno vive in modo proprio, secondo le sue caratteristiche, la sua storia. “Tu seguimi”. Perché il mondo ha bisogno della tua testimonianza, ha bisogno di cuori che sanno ascoltare, perdonare; ci sono cuori da fasciare e da nutrire. C’è bisogno di tanto amore che si doni senza attendere o domandare.

Lo Spirito Santo che guida e muove i passi di ognuno di noi, ci fa essere presenza di Dio nella storia umana, e come dice un antico testo: “noi siamo le braccia, le mani, i piedi di Dio”. Seguire l’Amore ci renderà persone sempre più libere di amare, perché capaci di rompere la durezza del cuore e di guardare all’unico Maestro che dona la vita vera: il Risorto.

C’è una bellissima poesia, “Segui l’amore”, di Khalil Gibran che recita:

“L’amore non dà nulla fuorché sé stesso

e non coglie nulla se non da sé stesso.

L’amore non possiede,

né vorrebbe essere posseduto

poiché l’amore basta all’amore”.

“Tu seguimi”. Così come sei, con la tua storia, con tutta la tua vita.

“Signore,

seguire è mettere il mio passo al ritmo del Tuo.

Seguire è amare Colui che davanti indica la strada.

Tu sei Colui a cui ogni giorno

voglio dedicare il mio passo.

Io ti seguirò con tutte le mie forze,

perché mi importa di Te,

seguirò il mio cuore correrti dietro

e lì dove sono incerto,

fammi sentire il Tuo amore soltanto,

così che io trovi la forza

per camminare dietro Te. “

(Shekinaheart eremo del cuore)

Lasciare

lasciare

 

MARTEDÌ 11 LUGLIO 2023

SAN BENEDETTO, ABATE, PATRONO D’EUROPA – FESTA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Prv 2,1-9

Salmo: Dal Sal 33 (34)

Vangelo: Mt 19,27-29

“Lasciare” è un termine che può mettere apprensione: lasciare chi, che cosa, e Pietro ne domanda conto a Gesù.

Spesso questo termine, viene solo utilizzato per indicare una caratteristica delle persone che scelgono una vita di speciale consacrazione. Invece lungi dall’essere questo, il Signore Gesù dà qui un’indicazione di stile, una possibilità di poter condividere il sogno di una speranza di libertà e di felicità, perché non si tratta di perdere, ma di scegliere. Non si tratta di avere, ma di essere.

Seguire Cristo non è chiedere che cosa avremo in cambio, ma guardare a quel meraviglioso scambio, dove Dio ha abbracciato tutta l’umanità.

Accettare di “lasciare” ogni illusione di salvarci da soli, ci fa essere parte di una grande storia d’amore.

Oggi celebriamo la festa di San Benedetto e nella sua regola troviamo proprio queste parole: “Prima di ogni altra cosa devi chiedere a Dio con insistenti preghiere che egli voglia condurre a termine le opere di bene da te incominciate, perché non debba rattristarsi delle nostre cattive azioni dopo che si è degnato di chiamarci ad essere suoi figli. [… ] Ecco, poiché ci ama, ci mostra il cammino della vita. Perciò, cinti i fianchi di fede e della pratica di opere buone, con la guida del vangelo, inoltriamoci nelle sue vie, per meritare di vedere nel suo regno colui che ci ha chiamati. […] Nessuno cerchi il proprio utile, ma piuttosto quello degli altri, amino i fratelli con puro affetto. […] Nulla assolutamente anteponiamo a Cristo e così egli, in compenso, ci condurrà tutti alla vita eterna.”

Sia cosi per ogni uomo amato dal Signore.

“Signore,

insegnami a seguirti sempre,

perché il mio cuore lo brama,

ma a volte è dura lasciar andare.

Insegnami a lasciare e ad averne il coraggio.

Fa che il mio cuore

sia guidato dalla tua sapienza,

così che nella fatica del tempo presente,

io non guardi a cio che lascio,

ma veda Te,

che non hai risparmiato nulla di te stesso

per donarlo a me.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Riflessi di Te

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30 MAGGIO 2023

MARTEDÌ DELLA VIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Sir 35,1-15

Salmo: Sal 49 (50)

Vangelo: Mc 10,28-31

Molte volte si dice che per seguire Gesù bisogna lasciare tutto. Chi ha lasciato tutto è davvero a posto? In che cosa consiste quel tutto?

La ricchezza di tipo economica può essere un ostacolo, oppure di aiuto. La questione fondamentale del lasciare, si gioca nell’atteggiamento del cuore. L’attaccamento eccessivo può riguardare pensieri, progetti, luoghi o persone. Tutto dipendente da come viviamo, dalla parte in cui è rivolto il nostro cuore.

Ci può essere capitato di desiderare tanto una cosa, e dopo il primo momento di contentezza per averla avuta, non ci ha dato però la felicità. La vera felicità, la ricchezza del nostro cuore, viene dal porre la fiducia in Dio che non ha mai deluso nessuno. Molte volte le cose vanno diversamente da come ce le immaginavamo, eppure bisogna continuare a camminare, a fidarsi di Lui. E se non abbiamo già sperimentato la sua Provvidenza, potremmo farlo ora.

Lasciare tutto per seguire Gesù, ci fa trovare una condizione di vita nuova, ancora più feconda della prima. Qui Gesu non elimina la fatica del cammino, ma la vive con te, perché Lui vuole essere la tua forza. Allora lasciamo tutto, riponiamo quello che pensiamo siano le nostre forze, le nostre ricchezze, per accogliere la sua forza, la ricchezza del suo amore e poter dire agli altri con la vita: Dio mi ha fatto ricco, mi ha dato tutto se stesso per sempre.

“Signore,

aiutami a sentirti “il mio Dio”,

Colui nel quale confidare e posare il cuore.

Sostieni le mie gambe stanche,

che dinanzi a te piego

e libera il mio cuore

da tutto ciò che mi impedisce di camminare.

Donami un cuore che si innalza, e non abbassa,

così che dal cuore, tutto ciò che è accanto a me,

sia un riflesso di TE.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Portare la croce

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17 FEBBRAIO 2023

VENERDÌ DELLA VI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Gn 9,1-13

Salmo: Sal 101 (102)

Vangelo: Mc 8,27-33

Prendere la propria croce non è facile, spesso la croce arriva e la reazione più che giusta è scansarla anche se a volte ci cade addosso.

Gesù ci invita a prenderla in mano la croce e a seguirlo. È un cammino in movimento, e prendere la croce ha significato di non lasciarla indietro, ma portarla con noi per consegnarla a Lui. Il Signore non vuole la nostra sofferenza, la assume tutta su di sé, affinché possiamo respirare e vivere. Quindi, portare la croce, accettarla, non equivale a soffrire, ma consegnarla a Colui che ha una croce più grande.

Per questo chi vuole salvare la vita la perderà, poiché non è da soli, con le nostre forze che percorriamo la strada, ma é con Lui che potremmo vivere davvero.

La vita va affrontata giorno dopo giorno, chiedendo a Lui la forza, consegnando all’unico in grado di capire quanto è grande la nostra croce, la nostra vita, non per perderla, ma per salvarla e poter dire:

“Signore,

sostienimi il mio passo

soprattutto quando la mia croce si fa pesante.

Aiutami a portarla,

soccorrimi perché sento che le mie forze vengono meno

e nel mio cuore

c’è solo voglia di gridare pietà.

Ma poi alzo lo sguardo

e ti vedo lì davanti a me,

affinché non inciampi

e comprendo che la mia croce

sarebbe più pesante se non avessi la strada segnata

ed allora mi metto dietro a Te.

Tu che sei la mia unica speranza”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

“Venite dietro a me”

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09 GENNAIO 2023

LUNEDÌ DELLA I SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Eb 1,1-6

Salmo: Sal 96 (97)

Vangelo: Mc 1,14-20

“Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini”.

Andare dietro a Gesù è la sintesi della vita del discepolo, mettere i propri passi, i propri piedi, dietro quelli di Gesù.

Nella parola “dietro” é contenuto un significato profondo, ovvero: metto tutta la mia fiducia, la mia vita, il mio essere nelle mani di Dio, perché riconosco che solo Lui può condurmi su strade impervie.

Lui sta sempre davanti come la guida più esperta in testa alla cordata. Come nella neve alta, noi bambini piccoli, mettiamo i nostri piedi nelle impronte lasciate dal padre per non affondare, così non camminiamo di fianco a Gesù e nemmeno davanti, ma stiamo dietro, per imparare dove camminare ed essere da Lui protetti.

Seguire Lui fa compiere delle azioni che stravolgono la vita. Nel Vangelo di oggi Egli invita a “lasciare la rete”, strumento essenziale per la pesca, si lasciano certezze, perché sarà Lui a darne delle nuove. La vita del discepolo sarà segnata dalla certezza del Suo amore che non verrà mai meno e sarà quello che unisce tutti i figli di Dio.

Andiamo dietro a Lui, ciascuno troverà il suo posto sotto lo sguardo di Dio, sostenuto dal Figlio che prenderà tutte le nostre fatiche e ci donerà una vita da discepolo, non a partire da cosa abbiamo o non abbiamo, ma dal Suo amore, fedele e forte per sempre.

 

 

D’ora in poi, non temere

D'ora in poi, non temere

 

01 SETTEMBRE 2022

GIOVEDÌ DELLA XXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA      (clicca qui)

Prima lettura: 1Cor 3,18-23

Salmo: Sal 23 (24)

Vangelo: Lc 5,1-11

 

A volte la paura del nostro peccato ci fa allontare ed esclamare come Pietro: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore», poiché dinanzi alla Sua grandezza si può pensare che il nostro errore sia troppo. Eppure Gesù dice a Pietro e a noi: “non temere”, non aver paura di ciò che sei stato, perché d’ora poi sarai altro.

L’incontro con Lui fa nascere qualcosa di nuovo, ci fa prendere coscienza che Egli non guarda al singolo sbaglio, ma a quello che possiamo diventare e mentre noi stiamo fermi, bloccati da ciò che siamo, Lui ci ama e vede già in noi quel “d’ora in poi”.

Il Signore ci insegna a scostarci un po’ da terra, per gettare le reti della fiducia e dell’abbandono, e tirare su l’abbondanza della Sua misericordia e del Suo perdono capace di farci ritornare a terra nuovi, rinnovati dal Suo amore, fratelli tra noi al punto da aiutarci a vicenda a tirare su le reti.

E tirata la barca a riva, si presenta un nuovo inizio perché la Misericordia lascia il segno. L’invito è lasciare tutto, tutta quella paura, quella sfiducia per seguire d’ora in poi Gesù, il quale non si aspetterà da me che io non sbagli mai più, ma che creda in un Dio capace di dirmi: “non temere”, ogni qualvolta la mia rete sarà vuota.

“Signore,

dinanzi al mio peccato

chi può sapere cosa provo realmente?

Solo Te che mi aspetti

in quell’angolo vuoto del mio io,

dove nessuno può arrivare.

Alla mia paura

Tu rispondi: “non temere’.

Subito provo sollievo,

perché la voce della Misericordia è entrata dentro me.

Alza lo sguardo, getta la rete,

non temere ciò che sei, perché Dio è con te,

e lo sarà per sempre.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)