Vivere di Misericordia

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18 GIUGNO 2024

MARTEDÌ DELLA XI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Il Vangelo di oggi è una parola molto chiara, che non avrebbe neppure bisogno di un commento, ma soltanto di essere ascoltata, meditata, perché si cali nel profondo del cuore, per cambiarlo dal di dentro, per renderlo uguale al cuore di Cristo. Una parola da pregare, per entrare in quella logica d’amore che cambia il nostro agire.

Per Dio ogni uomo è un figlio amato anche se gli è nemico. Il sacrificio di Cristo è stato proprio questo: mostrare l’amore infinito del Padre per tutti gli esseri umani.

Dio non ha nemici, ma figli. Così amare il nemico, diventa amare lo stesso tuo fratello amato dal Padre.

Eppure molte volte abbiamo sperimentato di avere dei nemici, di non riuscire ad amarli e addirittura di fare fatica ad amare noi stessi.

Come fare? Contempliamo quel Dio in croce che dà la vita per i suoi nemici, contempliamo l’essenza di Dio: gratuità d’amore assoluta, Spirito che dà vita, la sua vita anche per me. Cosi la perfezione dell’amore ad immagine di Dio, per noi, non è fare tutto perfetto, perché non ne siamo capaci, bensì è vivere di misericordia e nella misericordia: amore che parte dal cuore per ogni fratello, me compreso.

“Signore,

aiutami a contemplare

il Tuo sguardo di misericordia

perché sappia amare anch’io.

Sostieni i miei passi,

e guidami alla ricerca della pace,

affinché ogni fratello

si senta a casa

con me e Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Guarire il cuore

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GIOVEDÌ 13 GIUGNO 2024

SANT’ANTONIO DI PADOVA, PRESBITERO E DOTTORE DELLA CHIESA – MEMORIA

“Non uccidere”, un comandamento questo che senza ombra di dubbio, la stragrande maggioranza delle persone non ha commesso, ma Gesù dice di più, aggiunge qualcosa che riguarda tutti, invita a guardare al cuore, a quelle motivazioni che spingono a odiare l’altro, a disprezzarlo, a generare ira. Qui prendiamo consapevolezza, che dobbiamo leggere sempre con verità i sentimenti, che proviamo nei confronti degli altri. Affermava San Giovanni Paolo II: “Come al tempo delle lance e delle spade, così anche oggi, nell’era dei missili, a uccidere, prima delle armi, è il cuore dell’uomo”. Quindi il problema, è guarire il cuore, perché possa vedere l’altro come mio fratello e non come nemico, perché la giustizia, non sia non trasgredire al comandamento.

Gesù infatti, capovolge questo pensiero, osiamo dire “legalista”, in quanto la giustizia non viene dalla mia osservanza, bensì da ciò che Dio fa per me, accogliendomi, amandomi quale figlio; allora ciascuno sarà giusto davanti a Dio, quando cercherà di accogliere e di perdonare l’altro come Dio accoglie e perdona, nonostante i difetti e i peccati commessi.

Chiediamo al Signore l’aiuto per imparare la sua giustizia, per avere un cuore che realmente sente verso l’altro, gli stessi sentimenti che ha Dio.

“Signore,

guarisci il mio cuore,

da quel peso

che da solo non so portare.

Curami da quelle aspettative

che mi feriscono,

donami un sguardo di cura

che non pretende.

Insegnami ad amare come Te,

per essere vita e non il suo contrario.

Dammi i Tuoi sentimenti,

tocca il mio cuore.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Sguardo

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LUNEDÌ DELLA VIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

“Tutto è possibile a Dio”, perché Dio non toglie nulla. Seguire Lui è entrare sempre in una nuova possibilità di vita. Cosi la vita di ciascuno si “perde” e si “ritrova” in quello sguardo di Gesù, che dona la ricchezza più grande. Afferma S. Paolo: “Ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo” (Fil 3.8). La nostra ricchezza non dipende dal possesso, ma dal dono.

Dio ci ha fatto dono del suo amore a partire da uno sguardo: siamo nella profondità di un amore eterno e infinito, che tocca le radici dell’essere e chi se ne lascia afferrare, è spinto ad abbandonare tutto per seguirlo.

C’è un espressione molto bella nella poesia “Orly” di Jacques Brel, che racconta dell’addio di due innamorati, che in aereoporto si guardano da lontano: “Ils se tiennent par les yeux”, si tengono con gli occhi.

In quell’intensità di sguardi, passa tutto l’amore di cui il cuore è capace. Gesù passa dai nostri occhi per arrivare al nostro cuore e al cuore degli altri. E anche quando i meandri del nostro cuore risultano essere tortuosi e difficili, non dobbiamo smarrirci, né perderci di coraggio, perché lo sguardo di Dio ci colma di una nuova possibilità; una luce nuova di vita amata e perdonata: “tutto è possibile a Dio”.

Con il suo amore non ci manca nulla, allora fissiamo in Lui il nostro sguardo, non perdiamolo di vista, lasciamoci “tenere per gli occhi” e guidare dal suo amore.

“Signore,

guardami sempre,

perché è il Tuo sguardo che mi guarisce

ed è il Tuo amore

che mi permette di vedere

che Tu sei la mia unica strada da seguire.

Occhi che perdonano,

che non fanno la differenza,

che accolgono ogni oltre misura:

mio Dio questo sei Tu

ed io ti guardo e vedo

che sei vita per me.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Resta

 

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05 MAGGIO 2024

VI DOMENICA DI PASQUA – ANNO B

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Il Vangelo di Giovanni, continua a farci meditare sul mistero della nostra vita in Cristo: rimanere nel suo amore. Quell’amore che viene dal Padre, che da la vita a tutti i suoi figli e di colma di gioia.

La gioia è collegata all’esperienza dell’amore, l’amore fa sgorgare la vita, la rende bella per essere vissuta e per essere donata: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la propria vita per i propri amici”. Gesù ha dato la propria vita per tutti, fino alle estreme conseguenze. Ciascuno di noi è chiamato a dare la propria vita in maniera diversa, secondo i propri ambiti, ma in ogni caso, nel portare vita, diventiamo “alimento” per l’altro, calore, rifugio, riposo, conforto. Questa dinamica dell’amore però, non si deve limitare a qualcuno, ma si deve estendere a tutti, sebbene ciascuno vada amato nella misura in cui ha bisogno.

Non ci sono classifiche da compilare, e a noi non serve apparire per quello che possiamo fare, serve amarci così come siamo, sotto lo sguardo di Gesù, perché il frutto dell’amore che rimane, è proprio amarci gli uni gli altri come Dio ci ha amati; entrare in una dinamica di comunione, che deriva dall’intimità di vita con il proprio Signore e Salvatore.

L’amore è dono e compito da imparare continuamente, lasciamoci amare,  salvare, chiediamo al Signore di aiutarci a rimanere in quell’amore così da cantare un “canto nuovo”, perché Lui ha compiuto meraviglie nella nostra vita, per noi e per gli altri.

“O uomo, resta.

Non scappare da chi Ti ha creato e amato,

non lasciare il tuo cuore senza Dio, resta.

Signore, aiutaci a dimorare in Te,

in quel cuore dove Tu ci hai fatto spazio.

Fa che lo ricordi nella fatica e nella gioia,

intoni un canto nuovo per gli incerti di cuore,

miei fratelli di cammino,

affinché restino con Te”.

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Credere

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06 APRILE 2024

SABATO FRA L’OTTAVA DI PASQUA

Il Vangelo di oggi, ci invita a renderci conto di quanto non è scontato credere, anche dinanzi a degli annunciatori pronti a dire che il Signore è risorto: il rischio è di non credere fino in fondo.

Sono passati tanti anni, eppure noi siamo ancora così… increduli!Crediamo a tante cose, ma su Dio non sempre la fiducia è totale, non lo possiamo vedere, né sentire, come credergli fino in fondo?

Magari il nostro cuore vorrebbe, ma le delusioni, le fatiche spesso lo chiudono alla relazione con Dio. Ecco che forse il tempo di Pasqua ci può aiutare; se prima abbiamo fatto fatica a credere a Gesù, che mutava l’acqua in vino, che guariva i malati, e in ultima analisi, se la nostra storia passata non ha dato a Dio un posto, ora ci viene consegnata un’occasione per credere in Gesù risorto.

Credere non in un futuro, ma in quel presente già preparato nel passato di Dio, e che per te, apre un nuovo futuro. L’evento della Risurrezione ci permette di poter “frequentare” un Gesù risorto, che a tutte le morti ha dato un senso, ha dato luce; persino il nostro non credere tenebroso, ha visto la luce di Dio, è avvolto dall’amore del risorto.

Non vi sono più preoccupazioni su come credere, perché il “come” è Lui, e quel “volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”, diventa lo sguardo che Lui volge a noi trafitti dalla vita, ma il suo sguardo è quello di un uomo risorto. Allora poniamo in Lui quella fatica di non credere mai abbastanza, lasciamo che la Sua luce invada il nostro cuore, così da poter scorgere quello sguardo, vivere di quella luce, credere e portare altri a credere in Dio.

“Signore,

aiutami a vedere il Tuo sguardo posarsi su di me,

Tu luce risorta,

illumina la mia oscurità.

Tu hai fiducia in me,

il Tuo amore non mi abbandona,

mio Dio, fa che queste convinzioni

scendano nel mio cuore,

affinché possa dire: credo.

Signore aiutami a credere in Te,

perché so che posso

grazie alla Tua forza.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Vedere

vedere

 

GIOVEDÌ 24 AGOSTO 2023

SAN BARTOLOMEO, APOSTOLO – FESTA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Ap 21,9b-14

Salmo: Dal Sal 144 (145)

Vangelo: Gv 1,45-51

Nel Vangelo di oggi, troviamo spesso il Verbo vedere. Filippo invita Natanaele a vedere, Gesù vede Natanaele sotto l’albero di fico,  e infine Natanaele vedrà in Gesù qualcuno di promettente, tanto da dire: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!»

Vedere! Abbiamo bisogno di vedere, di vederci chiaro non solo nelle cose di Dio, ma sempre.

Gesù oggi ci invita a guardare da un altro punto di vista, ovvero in profondità. Egli può dire che in Natanaele non c’è falsità, non perché l’ha visto sotto l’albero di fico, bensì perché ha guardato dentro al suo cuore. Nello stesso tempo, se Natanaele ha potuto quasi fare una professione di fede, chiamando Gesù maestro e affermando che è il Figlio di Dio, è perché quell’incontro l’ha toccato in profondità; se si fosse fermato all’apparenza, avrebbe continuato a chiedersi cosa di buono sarebbe potuto venire da Nazareth.

Ecco che i nostri occhi non servono solo a guardare, abbiamo uno sguardo capace di andare in profondità, in noi e negli altri. Oggi siamo chiamati ad usare di questo dono, che il Signore stesso ci ha fatto creandoci. La nostra stessa vita a volte fatta di routine, le stesse persone, le stesse cose possono mostrare un nuovo volto, se lasciamo a Lui lo spazio per guardare con noi.

Chiediamogli di aprire gli occhi, di non fermarci solo alla descrizione di ciò che avviene, ma di andare oltre, poiché il mio sguardo può diventare un muro o uno spiraglio di luce, dipende da che parte lo guardo. Ed infine guardiamoci un momento e pensiamo a come ci guarda Dio; che belli i suoi occhi, in Lui non c’è giudizio o sbarramento, ma è uno sguardo di amore “possibilitante” venirti incontro. È questo lo sguardo di cui a volte abbiamo bisogno per ricominciare, ed ecco che Lui c’è lo dona.

Vuoi vederlo? Recati in chiesa e mettiti seduto. Conosci la storia del Santo Curato d’Ars?

Si narra di un contadino che, ogni giorno e alla stessa ora, entrava in chiesa, e si sedeva nell’ultimo banco. Ogni giorno, alla stessa ora, fin quando un giorno San Giovanni Maria Vianney, incuriosito da quel modo di fare, gli si avvicinò e gli chiese: “Buon uomo ho osservato che ogni giorno venite qui, alla stessa ora e nello stesso posto. Vi sedete e state lì. Ditemi: cosa fate?”. Il contadino, scostando per un istante lo sguardo dal Tabernacolo: “Nulla, signor parroco…io guardo Lui e Lui guarda me”.

Il santo Curato d’Ars descrisse quella esperienza come una tra i più alti segni di fede e di preghiera. Lasciamoci guardare da Lui, perché il suo sarà sempre uno sguardo di amore, tanto grande da illuminare anche il nostro.

“Signore,

eccomi qui, guardami

alla ricerca di uno sguardo “possibilitante”

sono venuto a porre me stesso.

Non ho altro,

ma tutto quello che ho Te lo dono:

ed è la mia speranza in Te.

La speranza del Tuo amore tanto grande da proteggermi.

La fiducia che in Te sarò al sicuro

e il desiderio di amare come ami Tu.

Porto tutto ai tuoi piedi,

non oso alzare lo sguardo,

eppure se sono qui è perché il Tuo sguardo si è già chinato

ed io mi commuovo in Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

«Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».

«Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».%0A

 

07 APRILE 2023

VENERDI SANTO – «PASSIONE DEL SIGNORE»

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Is 52,13-53,12

Salmo: Sal 30 (31)

Seconda lettura: Eb 4,14-16; 5,7-9

Vangelo: Gv 18,1–19,42

«Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».

Oggi venerdì santo, è il giorno in cui siamo tutti invitati ad alzare lo sguardo, a rivolgere i nostri occhi non su noi stessi,. ma su Gesù, per vedere che è Lui dalla croce a guardarci.

La croce, la cui parola non fa che pensare al dolore, diventa per noi segno di amore. Quando l’amore dona tutto se stesso senza pretendere, quello è vero amore. Quando l’amore richiede il cuore e non trattiene, allora si, che la strada verso il cielo è tracciata.

Il cammino dell’amore passa attraverso la croce, ma Dio sapendo che per noi sarebbe stato un peso troppo grande, manda suo Figlio, affinché caricandoci su di Lui ci sentissimo custoditi.

Allora, oggi lasciamo le nostre croci ai suoi piedi, così che Lui stesso le consegni al Padre, e nel silenzio e nel pianto, ci faccia il dono di sentirlo accanto, per ricevere dal cielo la forza di vivere una vita seppur a volte crocifissa, ma con uno sguardo da risorto, quello di Dio che ormai abita in noi.

“Ai tuoi piedi Gesù mi consegno.

La mia croce è più piccola della tua,

ma fa male.

Quanto dolore hai dovuto sopportare,

quanto è grande la fatica di amare.

Eppure Tu innalzato in alto,

ti ricordi di me e mi guardi

con lo sguardo di chi

non smetterà mai di amarmi.

Aiutami a vedere il Tuo amore,

aiutami ad alzare gli occhi

dal basso di quella terra,

che calpesto e mi calpesta,

per ritrovare Te lassù in alto

a dirmi: coraggio ci sono io che ti amo.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Vedere da lontano

vedere da lontano

15 FEBBRAIO 2023

MERCOLEDÌ DELLA VI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

 LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Gn 8,6-13.20-22

Salmo: Sal 115 (116)

Vangelo: Mc 8,22-26

Il Signore guarisce un cieco, a differenza di altre volte non parla soltanto, ma compie dei gesti di cura che ripete. Egli si presenta proprio come il medico, i due si parlano, c’è una gradualità nella guarigione, a testimonianza di come ogni piccolo passo davvero è sostenuto da Gesù e tali dettagli, ci testimoniano quanto Egli sia venuto per curare ciascuno di noi!

“Vedi qualcosa?”

È la domanda che Gesù fa al cieco.

E noi? Cosa vediamo all’interno della nostra realtà a volte opacizzata dalla fatica? Dobbiamo chiedere al Signore di purificare lo sguardo, di diventare come quell’uomo che guarito, da lontano, vedeva ogni cosa, poiché vedere da lontano è come vedere il futuro, è riuscire a comprendere quanto il futuro è plasmato dalle mani di Dio.

L’occhio diventa l’organo della speranza in grado di cogliere le sfumature del Suo passaggio nella nostra vita, così che il cuore possa risollevarsi e continuare a credere.

“Signore,

fammi vedere il Tuo amore.

Aiutami, poiché a volte, è talmente tutto così buio

che non vedo nulla.

Ti cerco,

fa che possa vedere la Tua presenza nella mia vita.

Prenditi cura di me, proteggimi,

consola il mio cuore,

affinché al di là delle ombre,

veda, di nuovo la Tua luce,

il Tuo sguardo,

il Tuo amore che si posano di me”.

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

Uno sguardo di amore

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MERCOLEDÌ 30 NOVEMBRE 2022

SANT’ANDREA, APOSTOLO – FESTA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Rm 10,9-18

Salmo: Sal 18 (19)

Vangelo: Mt 4,18-22

“Vide”. Gesù è Colui che ci guarda per primo. Nell’indaffarsi delle nostre azioni è la grazia che posa il Suo sguardo su di noi, per ricordarci che al di là di quello che facciamo, c’è un legame profondo da cui partire.

“Venite dietro a me”. Seguiamo Gesù in questo Avvento pensando a Maria, Colei che dirà: “ha guardato l’umiltà della sua serva”. Ella si troverà dinanzi allo stupore di uno sguardo precedente al suo Si, come quello dei pescatori di oggi.

La nostra risposta è e sarà sempre preceduta da uno sguardo di amore, di pietà, di Misericordia, tanto da rendere una semplice ragazza la Madre di tutte le genti, e dei pescatori, pescatori di uomini.

Sentiamoci guardati così da Dio, da quello sguardo che fa la differenza e vede oltre ciò che siamo adesso e ci riscatta già ora dal nostro peccato, dal nostro errore. L’Amore entra nelle nostre case e ci guarda con gli occhi semplici di un bambino avvolto in fasce. Egli ci invita a posare lo sguardo su di Lui, per renderci conto di come ci vede e lasciarci commuovere da un Dio in grado di guardarci così, con amore, nonostante tutto.

“Signore, mi guardi lo so,

e a volte non capisco cosa vedi,

perché dinanzi a me, vedo solo fatica.

Donami oggi il Tuo sguardo

in grado di andare oltre,

per essere capace di fare di quello sguardo la mia vita.

E poter venire dietro a Te

così come sono e non come vorrei essere,

consapevole che Tu per me hai un progetto migliore del mio

ed io, voglio ascoltarlo”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

“E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio”.

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14 NOVEMBRE 2022

LUNEDÌ DELLA XXXIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Ap 1,1-5a; 2,1-5a

Salmo: Sal 1

Vangelo: Lc 18,35-43

“E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio”.

La guarigione di quel cieco, ebbe la lieta conseguenza di far vedere al popolo l’opera di Dio. Oltre al miracolo del cieco, qui vi è anche quello di coloro che tra la folla assistevano ai segni di Gesù: Egli lo sente gridare, si fa portare, gli chiede cosa vuole che faccia per lui e gli ridona la vista.

Gesù avrebbe potuto guarirlo da lontano come ha fatto con altri, ma qui si lascia condurre, vuole vedere anche Lui. Cosa ha visto Gesù? Lo dice: una fede che si fa salvare.

Nonostante la cecità, quell’uomo aveva un cuore capace di vedere in profondità, una fede incrollabile in Dio, tanto da gridare con tutte le sue forze a Colui il cui amore sa perdonare.

Anche noi, qui spettatori di questi miracoli, grazie al cieco riacquistiamo la vista e la fiducia, riusciamo a vedere un Dio che ci viene incontro, risana e perdona, affinché quel perdono non solo ci ristabilisca nel cammino, ma ci doni occhi capaci di incontrare il fratello che, accanto a noi, ha bisogno di vedere e non riesce a chiedere aiuto, così da poter gridare noi per Lui.

“Signore, salvaci!

Una preghiera che quest’oggi elevo Te,

perché ritorniamo a vedere

oltre il buio, oltre la paura.

C’è una voce che ci salva: la Tua,

fa che riusciamo a sentire il Tuo passo

o che qualcuno ci indichi la strada

per poter gridare:

«Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!»”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)