“Che cosa vuoi che io faccia per te?”

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18 Novembre 2024

LUNEDÌ DELLA XXXIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

“Che cosa vuoi che io faccia per te?”.

È bello sentire queste parole di Gesù rivolte a noi. Sono parole che ci parlano di un Dio vicino, disponibile  e che ci fanno entrare in relazione intima con Lui. Si, perché la risposta a questa domanda non può essere superficiale, è rispondere implicitamente a se stessi: che cosa ho bisogno di guarire? Tutti abbiamo qualcosa, nessuno è esente dal bisogno di Dio e soprattutto non c’è vita perfetta.

Quest’uomo era cieco, ma ci sentiva, ha usato quello che aveva per incontrare Gesù, sente, urla persino, e noi? L’avremmo fatto?

La fede di quel cieco è la fiducia che oltre a ciò che gli manca, sente di aver bisogno di Dio e non si arresta dinanzi ad un fallimento, fa di quello che ha, il suo massimo per incontrare Gesù. Non lo vedo ma posso sentirlo, gli credo, entro in relazione con Lui, mi guarirà e tornerò a vedere di nuovo: ecco i pensieri di quel cieco. Un desidero di bene che Gesù non rifiuta, anzi ne gioisce, perché non c’è nessuno meglio di Lui in grado di gioirne.

Che cosa vuoi che il Signore faccia per te? Che cosa il tuo cuore grida: il bisogno di essere sanato? Non rispondere in fretta, lascia passare la folla, respira e scendi in profondità, quasi a terra, ma non sei un mendicante, ne un mancante agli occhi di Dio, sei già un guarito, perché la fede che hai è il principio di guarigione che Egli ti ha trasmesso e che tu oggi, devi far gridare in te.

“Signore,

fa che veda di nuovo.

Sia il mio sguardo

quello di un uomo non più sperso,

ma guarito.

Chino a terra, sei tu a rialzarmi,

Senza di te la mia vita, manca di vita.

Ti chiedo perdono

per tutte quelle volte che non visto, non ho sentito il tuo amore.

e mi abbandono a te,

a quella fede che mi precede,

che tu hai dato a me.” (Shekinaheart eremo del cuore)

Solennità tutti santi

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venerdì 01 Novembre 2024

TUTTI I SANTI – SOLENNITÀ

Nelle beatitudini si trovano le coordinate per non fallire la felicità a cui il cuore umano anela. Cosi nel giorno dei Santi quando i nostri occhi sono rivolti in alto, al Paradiso, a quella schiera di amici di Dio, che vivono la manifestazione dell’amore in tutta la sua pienezza, il Vangelo ci mostra le finestre attraverso le quali quella luminosità si fa visibile, con la proclamazione delle beatitudini.

“Beato”, non è una parola cosi lontana da noi, perchè è una via che lo Spirito di Dio ci fa percorrere per vivere da figli; parla di un’esperienza quotidiana, di una realtà del cielo, ma più vicina della terra, più reale delle cose perchè è in noi.

“Beato”, perchè puoi vivere alla presenza di Dio, il tuo cuore è capace di fare esperienza di compassione e di misericordia, così da vedere nella stessa luminosità le icone dei santi e i volti dei peccatori, perché quando il tuo sguardo è buono non toglie la bellezza a nessuno. Quando il tuo cuore vive di quell’amore porta pace e rifulge la gioia. Allora collochiamo i nostri cuori alla sua luce, per essere sostenuti nella volontà di vivere da figli di Dio, saziati del suo amore. Siamo veramente “beati” nel fidarci della sua promessa, in quella parola potente, perché capace di far vivere quanto promette.

“Signore,

donami il tuo sguardo,

così che possa vedere le persone

come le vedi tu.

Togli da me il filtro del dolore,

della fatica

e fai entrare quella luce di cielo

che non abbaglia ma chiarisce.

Sarò beato quando il mio cuore

sarà capace di guardare

e guardami con quello sguardo

che hai tu.

Uno sguardo che sana e perdona,

ama e dona vita per sempre.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Ricchezza

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13 Ottobre 2024

XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

Un “tale” si presenta a Gesù, chiedendo come poter avere la vita eterna; il testo ci dice che era ricco, quindi non aveva bisogno di cose, eppure si sentiva ancora mancante di qualcosa, non è soddisfatto della sua vita, non riesce a comprendere tra i beni qual’è il vero bene. Egli osserva i comandamenti, ma è come se perdesse la loro essenza, quella pratica è sterile, manca di coglierne il frutto, perché l’osservanza fine a se stessa non porta la gioia dell’amore compiuto. “Se anche distribuissi tutte le mie sostanze, ma non avessi la carità, niente mi giova” (cfr 1Cor 13), non riuscirei a partecipare appieno alla vita di Dio. Gesù invita il giovane a condividere le ricchezze, per considerare la ricchezza più grande: andare dietro a Lui, perché è Lui che introduce nel Regno, in quella intimità con Dio che sazia il desiderio del cuore, che risponde alla domanda di vita eterna.

Il ricco rifiuta, forse pensava che il dono di Dio avrebbe aumentato le sue ricchezze, invece la grazia è nell’ordine della sottrazione: avrai se lasci e quello che ricevi è maggiore di quanto hai lasciato, è la vita di Dio in pienezza, il suo amore che non ha prezzo, perché il prezzo è la sua vita.

“Signore,

aiutami a conoscere te,

infinita ricchezza che fissa lo sguardo.

Ogni tuo gesto è un dono,

non c’è povero o ricco,

c’è: amore,

amore che non prende ne pretende, ma aggiunge.

Il tempo è al tuo fianco,

scorre e lascia ricordi del tuo passaggio,

così che nel presente,

passato e futuro,

io riconosca la mia vera ricchezza:

Il tuo sguardo.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Sguardo

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venerdì 13 Settembre 2024

SAN GIOVANNI CRISOSTOMO, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA – MEMORIA

“Chiudi gli occhi e vedrai”. Scriveva il filosofo Joseph Joubert. Apparentemente può sembrare un controsenso, eppure solo chiudendo gli occhi all’esterno, ovvero guardandoci dentro, possiamo vedere quello che ci vive attorno. Cosi insegna Gesù oggi. Siamo ciechi perché sbagliamo il punto di vista, ci poniamo a guardare i difetti altrui e pensiamo di poterli correggere, quando prima vanno considerati i propri. L’unico sguardo credibile è quello su se stessi. Chiudiamo gli occhi e guardiamo il nostro cuore, solo quando facciamo verità in noi stessi possiamo aiutare in modo autentico gli altri.

Il nostro sguardo sull’altra persona deve creare fiducia, cosi che non si senta giudicato, condannato, ma accolto nelle sue debolezze. Chiudiamo gli occhi per guardare e togliere la nostra trave, per non essere più ciechi.

La vita del cristiano richiede uno sguardo umile e costante su se stessi e guardare l’altro con lo sguardo di Dio, di qui l’amore diventa la chiave per scoprire infiniti squarci di bellezza che il Padre ha preparato per ciascuno di noi: sguardi limpidi da un cuore limpido. Il Signore Gesù illumini i nostri occhi, perché possiamo vedere a quale speranza ci ha chiamati.

“Signore,

donami di guardare il mondo

con i tuoi occhi,

così che possa sapere

come davvero tu guardi me.

La luce di te si rifletta

nell’iride di chi ti contempla.

È facile trovarti in un cuore sincero, dove la speranza non si disperde. Aiutami a coltivare speranza

e a non perdere la forza

per trovare in te il mio mondo.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Gesù confido in Te

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20 LUGLIO 2024

SABATO DELLA XV SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Anche se è ben chiara la volontà dei farisei di far morire Gesù, Egli non si nasconde, anzi trova ancora nuovi luoghi dove prendersi cura di questa umanità che cerca vita. Molti sono quelli che lo seguono, intravedono in Lui qualcosa che altri non hanno. Gesù non fa promesse, le compie, testimonia un Dio vicino a ogni tipo di sofferenza umana, incoraggia, sostiene, perdona, ridona speranza.

Un Dio che vince il male con il bene potrebbe sembrare un duello impari, dove il fallimento è assicurato. Eppure quel fallimento ha stravolto tutto, ogni modo di pensare e di concepire la grandezza umana e la grandezza divina.

Gesù mostra il volto mite del Padre, che opera a partire da quelle viscere di misericordia, da quella compassiome verso ogni figlio, da dare tutto della sua divinità, fino a dare il suo stesso Figlio e dire che nulla può corrompere l’amore di Dio.

Il germe dell’amore “folle” per ogni creatura ha spazzato via ogni male, ogni peccato.

Ognuno può incontrare Cristo nel profondo del cuore, nel segreto della propria anima, dove albergano solitudine e fragilità, proprio lì Dio dona se stesso e infonde la capacità di riceverlo, perché è il suo Spirito a portare vita, a dare forza; ogni cammino trova luce di speranza.

“Gesù confido in Te,

abbi cura di me,

sii la mia luce

aiutami a non dividere

il cuore in pezzi,

che il tempo renderà polvere,

ma aiutami a posare il cuore in Te,

così che sappia ringraziare

per l’immenso dono

che sei per ognuno di noi,

cercatori del tuo sguardo,

cercatori di Misericordia.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Vivere di Misericordia

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18 GIUGNO 2024

MARTEDÌ DELLA XI SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

Il Vangelo di oggi è una parola molto chiara, che non avrebbe neppure bisogno di un commento, ma soltanto di essere ascoltata, meditata, perché si cali nel profondo del cuore, per cambiarlo dal di dentro, per renderlo uguale al cuore di Cristo. Una parola da pregare, per entrare in quella logica d’amore che cambia il nostro agire.

Per Dio ogni uomo è un figlio amato anche se gli è nemico. Il sacrificio di Cristo è stato proprio questo: mostrare l’amore infinito del Padre per tutti gli esseri umani.

Dio non ha nemici, ma figli. Così amare il nemico, diventa amare lo stesso tuo fratello amato dal Padre.

Eppure molte volte abbiamo sperimentato di avere dei nemici, di non riuscire ad amarli e addirittura di fare fatica ad amare noi stessi.

Come fare? Contempliamo quel Dio in croce che dà la vita per i suoi nemici, contempliamo l’essenza di Dio: gratuità d’amore assoluta, Spirito che dà vita, la sua vita anche per me. Cosi la perfezione dell’amore ad immagine di Dio, per noi, non è fare tutto perfetto, perché non ne siamo capaci, bensì è vivere di misericordia e nella misericordia: amore che parte dal cuore per ogni fratello, me compreso.

“Signore,

aiutami a contemplare

il Tuo sguardo di misericordia

perché sappia amare anch’io.

Sostieni i miei passi,

e guidami alla ricerca della pace,

affinché ogni fratello

si senta a casa

con me e Te.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Guarire il cuore

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GIOVEDÌ 13 GIUGNO 2024

SANT’ANTONIO DI PADOVA, PRESBITERO E DOTTORE DELLA CHIESA – MEMORIA

“Non uccidere”, un comandamento questo che senza ombra di dubbio, la stragrande maggioranza delle persone non ha commesso, ma Gesù dice di più, aggiunge qualcosa che riguarda tutti, invita a guardare al cuore, a quelle motivazioni che spingono a odiare l’altro, a disprezzarlo, a generare ira. Qui prendiamo consapevolezza, che dobbiamo leggere sempre con verità i sentimenti, che proviamo nei confronti degli altri. Affermava San Giovanni Paolo II: “Come al tempo delle lance e delle spade, così anche oggi, nell’era dei missili, a uccidere, prima delle armi, è il cuore dell’uomo”. Quindi il problema, è guarire il cuore, perché possa vedere l’altro come mio fratello e non come nemico, perché la giustizia, non sia non trasgredire al comandamento.

Gesù infatti, capovolge questo pensiero, osiamo dire “legalista”, in quanto la giustizia non viene dalla mia osservanza, bensì da ciò che Dio fa per me, accogliendomi, amandomi quale figlio; allora ciascuno sarà giusto davanti a Dio, quando cercherà di accogliere e di perdonare l’altro come Dio accoglie e perdona, nonostante i difetti e i peccati commessi.

Chiediamo al Signore l’aiuto per imparare la sua giustizia, per avere un cuore che realmente sente verso l’altro, gli stessi sentimenti che ha Dio.

“Signore,

guarisci il mio cuore,

da quel peso

che da solo non so portare.

Curami da quelle aspettative

che mi feriscono,

donami un sguardo di cura

che non pretende.

Insegnami ad amare come Te,

per essere vita e non il suo contrario.

Dammi i Tuoi sentimenti,

tocca il mio cuore.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Sguardo

Screenshot_20240527_11521327 MAGGIO 2024

LUNEDÌ DELLA VIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

“Tutto è possibile a Dio”, perché Dio non toglie nulla. Seguire Lui è entrare sempre in una nuova possibilità di vita. Cosi la vita di ciascuno si “perde” e si “ritrova” in quello sguardo di Gesù, che dona la ricchezza più grande. Afferma S. Paolo: “Ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo” (Fil 3.8). La nostra ricchezza non dipende dal possesso, ma dal dono.

Dio ci ha fatto dono del suo amore a partire da uno sguardo: siamo nella profondità di un amore eterno e infinito, che tocca le radici dell’essere e chi se ne lascia afferrare, è spinto ad abbandonare tutto per seguirlo.

C’è un espressione molto bella nella poesia “Orly” di Jacques Brel, che racconta dell’addio di due innamorati, che in aereoporto si guardano da lontano: “Ils se tiennent par les yeux”, si tengono con gli occhi.

In quell’intensità di sguardi, passa tutto l’amore di cui il cuore è capace. Gesù passa dai nostri occhi per arrivare al nostro cuore e al cuore degli altri. E anche quando i meandri del nostro cuore risultano essere tortuosi e difficili, non dobbiamo smarrirci, né perderci di coraggio, perché lo sguardo di Dio ci colma di una nuova possibilità; una luce nuova di vita amata e perdonata: “tutto è possibile a Dio”.

Con il suo amore non ci manca nulla, allora fissiamo in Lui il nostro sguardo, non perdiamolo di vista, lasciamoci “tenere per gli occhi” e guidare dal suo amore.

“Signore,

guardami sempre,

perché è il Tuo sguardo che mi guarisce

ed è il Tuo amore

che mi permette di vedere

che Tu sei la mia unica strada da seguire.

Occhi che perdonano,

che non fanno la differenza,

che accolgono ogni oltre misura:

mio Dio questo sei Tu

ed io ti guardo e vedo

che sei vita per me.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Resta

 

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05 MAGGIO 2024

VI DOMENICA DI PASQUA – ANNO B

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Il Vangelo di Giovanni, continua a farci meditare sul mistero della nostra vita in Cristo: rimanere nel suo amore. Quell’amore che viene dal Padre, che da la vita a tutti i suoi figli e di colma di gioia.

La gioia è collegata all’esperienza dell’amore, l’amore fa sgorgare la vita, la rende bella per essere vissuta e per essere donata: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la propria vita per i propri amici”. Gesù ha dato la propria vita per tutti, fino alle estreme conseguenze. Ciascuno di noi è chiamato a dare la propria vita in maniera diversa, secondo i propri ambiti, ma in ogni caso, nel portare vita, diventiamo “alimento” per l’altro, calore, rifugio, riposo, conforto. Questa dinamica dell’amore però, non si deve limitare a qualcuno, ma si deve estendere a tutti, sebbene ciascuno vada amato nella misura in cui ha bisogno.

Non ci sono classifiche da compilare, e a noi non serve apparire per quello che possiamo fare, serve amarci così come siamo, sotto lo sguardo di Gesù, perché il frutto dell’amore che rimane, è proprio amarci gli uni gli altri come Dio ci ha amati; entrare in una dinamica di comunione, che deriva dall’intimità di vita con il proprio Signore e Salvatore.

L’amore è dono e compito da imparare continuamente, lasciamoci amare,  salvare, chiediamo al Signore di aiutarci a rimanere in quell’amore così da cantare un “canto nuovo”, perché Lui ha compiuto meraviglie nella nostra vita, per noi e per gli altri.

“O uomo, resta.

Non scappare da chi Ti ha creato e amato,

non lasciare il tuo cuore senza Dio, resta.

Signore, aiutaci a dimorare in Te,

in quel cuore dove Tu ci hai fatto spazio.

Fa che lo ricordi nella fatica e nella gioia,

intoni un canto nuovo per gli incerti di cuore,

miei fratelli di cammino,

affinché restino con Te”.

(Shekinaheart eremo del cuore)

 

Credere

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06 APRILE 2024

SABATO FRA L’OTTAVA DI PASQUA

Il Vangelo di oggi, ci invita a renderci conto di quanto non è scontato credere, anche dinanzi a degli annunciatori pronti a dire che il Signore è risorto: il rischio è di non credere fino in fondo.

Sono passati tanti anni, eppure noi siamo ancora così… increduli!Crediamo a tante cose, ma su Dio non sempre la fiducia è totale, non lo possiamo vedere, né sentire, come credergli fino in fondo?

Magari il nostro cuore vorrebbe, ma le delusioni, le fatiche spesso lo chiudono alla relazione con Dio. Ecco che forse il tempo di Pasqua ci può aiutare; se prima abbiamo fatto fatica a credere a Gesù, che mutava l’acqua in vino, che guariva i malati, e in ultima analisi, se la nostra storia passata non ha dato a Dio un posto, ora ci viene consegnata un’occasione per credere in Gesù risorto.

Credere non in un futuro, ma in quel presente già preparato nel passato di Dio, e che per te, apre un nuovo futuro. L’evento della Risurrezione ci permette di poter “frequentare” un Gesù risorto, che a tutte le morti ha dato un senso, ha dato luce; persino il nostro non credere tenebroso, ha visto la luce di Dio, è avvolto dall’amore del risorto.

Non vi sono più preoccupazioni su come credere, perché il “come” è Lui, e quel “volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”, diventa lo sguardo che Lui volge a noi trafitti dalla vita, ma il suo sguardo è quello di un uomo risorto. Allora poniamo in Lui quella fatica di non credere mai abbastanza, lasciamo che la Sua luce invada il nostro cuore, così da poter scorgere quello sguardo, vivere di quella luce, credere e portare altri a credere in Dio.

“Signore,

aiutami a vedere il Tuo sguardo posarsi su di me,

Tu luce risorta,

illumina la mia oscurità.

Tu hai fiducia in me,

il Tuo amore non mi abbandona,

mio Dio, fa che queste convinzioni

scendano nel mio cuore,

affinché possa dire: credo.

Signore aiutami a credere in Te,

perché so che posso

grazie alla Tua forza.”

(Shekinaheart eremo del cuore)