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Sguardo
27 MAGGIO 2024
LUNEDÌ DELLA VIII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)
“Tutto è possibile a Dio”, perché Dio non toglie nulla. Seguire Lui è entrare sempre in una nuova possibilità di vita. Cosi la vita di ciascuno si “perde” e si “ritrova” in quello sguardo di Gesù, che dona la ricchezza più grande. Afferma S. Paolo: “Ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo” (Fil 3.8). La nostra ricchezza non dipende dal possesso, ma dal dono.
Dio ci ha fatto dono del suo amore a partire da uno sguardo: siamo nella profondità di un amore eterno e infinito, che tocca le radici dell’essere e chi se ne lascia afferrare, è spinto ad abbandonare tutto per seguirlo.
C’è un espressione molto bella nella poesia “Orly” di Jacques Brel, che racconta dell’addio di due innamorati, che in aereoporto si guardano da lontano: “Ils se tiennent par les yeux”, si tengono con gli occhi.
In quell’intensità di sguardi, passa tutto l’amore di cui il cuore è capace. Gesù passa dai nostri occhi per arrivare al nostro cuore e al cuore degli altri. E anche quando i meandri del nostro cuore risultano essere tortuosi e difficili, non dobbiamo smarrirci, né perderci di coraggio, perché lo sguardo di Dio ci colma di una nuova possibilità; una luce nuova di vita amata e perdonata: “tutto è possibile a Dio”.
Con il suo amore non ci manca nulla, allora fissiamo in Lui il nostro sguardo, non perdiamolo di vista, lasciamoci “tenere per gli occhi” e guidare dal suo amore.
“Signore,
guardami sempre,
perché è il Tuo sguardo che mi guarisce
ed è il Tuo amore
che mi permette di vedere
che Tu sei la mia unica strada da seguire.
Occhi che perdonano,
che non fanno la differenza,
che accolgono ogni oltre misura:
mio Dio questo sei Tu
ed io ti guardo e vedo
che sei vita per me.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
Vite e tralci
28 APRILE 2024
V DOMENICA DI PASQUA – ANNO B
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
L’immagine della vite nelle Scritture ha risonanze profondissime, soprattutto in rapporto alle premure di Dio per il suo popolo. Quando Gesù si dice vite vera, mostra agli apostoli la profondità del legame che li unisce e offre una chiave di lettura del mistero della sua vita e della sua persona.
Dio si prende cura della sua vigna, la pota perché crescano frutti più ricchi, più belli, la potatura toglie solo il superfluo, il tralcio che rimane unito alla vite vive nella linfa di quella pianta; in essa vi scorrono goccie di vita, goccie di amore.
Dio che scorre dentro ogni tralcio e lo rende più vivo e più fecondo, un amore che continua a pulsare a dare vita. Partecipare a tutta la bellezza di quell’amore, significa dimorare in Gesù e noi troviamo dimora, quando non attingiamo altrove motivazioni per far vivere la nostra vita, ma quando lasciamo che lo Spirito del Signore agisca e muova il nostro cuore in tutto ciò che sente e che fa, restando nella sua intimità.
Rimanendo in Gesù si realizza il desiderio di comunione di Dio con gli uomini. In noi scorre la vita di Dio, per questo grappoli maturi, frutti rigogliosi di un amore immenso vengono moltiplicati nei discepoli, perché porteranno altrettanti frutti, mostrando l’amore gli uni per gli altri.
Cosi come ogni albero dona i suoi frutti, anche la nostra vita unita a Gesù, impara a donare il frutto del suo amore. Rimanere, diventa il verbo del donare.
“Signore,
tienimi accanto a Te, stretto;
nessun dolore o fatica
mi separi da Te.
Senza di Te non posso nulla,
e Tu senza di me saresti una vite senza un tralcio,
ti mancherebbe un pezzo,
non perché io sia come Te,
ma perché mi hai reso così importante
da essere parte di Te.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
La voce del pastore
22 APRILE 2024
LUNEDÌ DELLA IV SETTIMANA DI PASQUA
LITURGIA DELLA PAROLA (clicca qui)
Dobbiamo abituarci a sentire la voce di Dio. Il Vangelo di oggi ci invita ad operare questo discernimento, si parla infatti di coloro che seguono la voce del pastore, mentre quella degli estranei no. Rendiamo la voce del Signore, una voce di casa perché è così realmente.
Egli è la voce che esprime questo desiderio: “io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. Tutto ciò che è vita, è Lui! Possono esserci fatiche, delusioni, incomprensioni, ma tutto deve dirigersi in quest’ottica: il Signore ci vuole per una vita di amore ed abbondanza, altrimenti ogni fatica e dolore non avrebbe senso. Il vero senso è comprendere che c’è un Dio che ci ama, che ci è accanto e che come un Padre non vorrebbe per noi il dolore.
La vita è già in quell’abbondanza di amore e misericordia dobbiamo solo coglierla. Mettiamoci in ascolto della sua voce, lasciamo che la Parola smuova le nostre convinzioni e sicurezze, e si radichi in noi.
La vita sarà abbondanza, quando finalmente, nonostante le fatiche, ci sentiremo radicati in Dio, ci accorgeremo che la nostra croce è portata da Colui che ha vinto la morte per la vita, e la Sua voce è già qui ben presente a dirci: coraggio, sono qui io per te.
“Signore,
fammi attento alla Tua voce,
sappia riconoscerla tra i tanti suoni del cuore.
Mi sappia voltare appena la sento,
per dirigermi verso di Te
e scoprire che la Tua direzione è la mia.
Tu stai venendo verso di me,
con la mia croce sulle spalle
e il sorriso di un Padre che dà tutto se stesso,
fino allo sfinimento, anche per me. “
(Shekinaheart eremo del cuore)
Amen
19 APRILE 2024
VENERDÌ DELLA III SETTIMANA DI PASQUA
Un Dio che per darci la vita si fa mangiare non è solo un’espressione molto forte, ma è la realtà a cui siamo invitati a partecipare.
“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna”.
Carne e sangue, sono segni concreti della della vita e del dono totale che Gesù compie per noi attraverso la sua umanità.
Mangiare e bere ci permette di assimilare cio che assumiamo. Per crescere bene abbiamo bisogno di mangiare bene, e nulla come il corpo di Cristo ci può far crescere e aderire a Lui, il Signore di ogni bontà.
Partecipando alla Cena Eucaristica, assimiliamo la sua vita: corpo e sangue, tutto di Lui perché nulla di Dio rimanga a Dio, ma tutto venga donato all’uomo. Perché partecipando al suo corpo e al suo sangue scenda su di noi la pienezza di ogni grazia e benedizione dal cielo.
Questa offerta totale della sua umanità, ci rende visibile quel Dio invisibile che è tutto e solo amore per noi; qui si celebra l’alleanza nuova e definitiva tra cielo e terra, tra la mia umanità e la sua grandezza.
Nel dono della carne e del sangue di Gesù, il Figlio di Dio, si svela e si compie il dono di una vita che dura per l’eternità, perché solo chi mangia la Vita, ovvero chi partecipa del suo amore vivrà sempre nell’amore, e di questo ricevendo nelle nostre mani il suo corpo, gioiamo dicendo: “Amen”.
“Signore,
a volte sono così stanco
e mi rifugio qui,
in uno di questi banchi della chiesa,
tra le gente, che come me,
viene per chiedere coraggio, conforto.
“Amen!”. Ti ho tra le mani,
eppure sono io che da sempre
sono nelle Tue.
Scendi nel mio cuore,
rassicuralo,
perché non ho altro che Te,
Sii Tu la mia ripartenza
quando il cuore fatica a vedere,
e fa che li ritrovi la forza
in quell'”amen” di Te.”(Shekinaheart eremo del cuore)
Rinascere dall’alto
09 APRILE 2024
MARTEDÌ DELLA II SETTIMANA DI PASQUA
L’esortazione che Gesù fa a Nicodemo, è rinascere dall’alto e ne da una motivazione: “Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo?”. Se il nostro cuore non è rivolto al cielo, a Dio, è per noi difficile credere. Il rischio è di rimanere a terra, il cui esempio non significa concretezza, ma incapacità di credere fondamentalmente a Dio.
In un versetto delle lodi di questa mattina si pregava: “sono stanchi i miei occhi di guardare in alto”. Il salmista riassume in una parola l’inquieto vivere nostro, quando ci sentiamo a terra, tanto che il cielo sembra così lontano. Eppure il vangelo ci eleva, ci porta a sperare in quel cielo perché è lì la concretezza: in Dio.
Lasciamoci amare così da Dio, facciamoci portare in alto, per rinascere. La nostra rinascita più grande è proprio la Pasqua, perché Gesù risorgendo, dà a noi la possibilità di risorgere da tutte quelle situazioni di morte che senza di Lui vivrebbero nel buio, nell’umidità, nella penombra. La luce del risorto scalda ogni parte di noi. Ci trasfigura e se anche le fatiche non sono cessate, in esse è entrato il calore, la luce è Lui, il cui abbraccio di conforto fa cessare ogni pianto.
“Signore,
vivi in me,
più di me.
Porta luce, porta vita
a questo cuore
che desidera rinascere.
Tu dal cielo, donami la Tua mano
così che io non mi senta a terra
e veda nella luce di ogni mattino
un dono per me.”
(Shekinaheart eremo del cuore)
Lunedì dell’angelo
01 APRILE 2024
LUNEDÌ FRA L’OTTAVA DI PASQUA
Nella tradizione spirituale, la gioia è il segno della presenza di Dio
Alla nascita di Gesù l’angelo dice: vi annuncio una grande gioia; le donne davanti al sepolcro vuoto corrono con gioia grande a dare l’annuncio della resurrezione. Non hanno ancora visto il Signore, ma la fede le spinge a credere, cosi tra la paura e la gioia, emerge la gioia più grande della paura.
La gioia da un annuncio di vita. Gesù si mostra, incontra le donne, “esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono”. Una gioia incontenibile, un amore che vuole trattenere. Lo stupore non basta, Dio lo si adora chinati a raccogliere un mistero di vita, un germoglio uscito dal cuore della terra per vedere il miracolo del cielo.
Dove cercare la gioia che dona pienezza di vita al cuore, se non in un Dio che risorge?
“Cerca la gioia nel Signore esaudirà i desideri del tuo cuore” (Sl 36,4). E qual’è la nostra gioia se non il desiderio di incontralo di trovarlo, vivo, presente?
La fede in Gesù risorto si fa audacia di annunciarlo, di mettersi in cammino lungo i sentieri della vita per raggiungere tutti, vicini e lontani, per raccontare un evento di salvezza.
Camminare è il verbo del discepolo, del Risorto, è abbandonare il sepolcro per correre sulle strade della storia, una storia gia abitata da Cristo risorto.
“Signore,
il Tuo annuncio corre sino a me:
sei risorto!
La Tua risurrezione è il passo di vita nelle mie “morti”.
Tu luce che rifletti nel buio,
sole del mattino,
stella delle notte,
vieni e risplendi nel mio cuore,
così che risorga anch’io io camminando verso di Te.”
(Shekinaheart eremo del cuore)