Giornata di ricordi

Adoro ascoltarlo. Ha quel tono malinconico di chi racconta del proprio passato, di persone che non ci sono più.

E’ l’ultimo della sua generazione e lui ne è consapevole. Con quel velo di tristezza di chi teme essere il prossimo parlava con affetto di suo padre, della sua amata mamma, di quei cugini con cui è cresciuto…. oramai tutti scomparsi. Aneddoti divertenti o difficoltà dovute al tempo di guerra.

Lo ascoltavo rapita come lo sono sempre stata, sin da bambina. Da lui ho imparato a ricordare le date, il rispetto della puntualità, il senso del dovere, ma mi ha anche trasmesso il senso di diffidenza e la timidezza.

Oggi l’atmosfera era particolarmente nostalgica e non ho potuto fare a meno di restarne angosciosamente imprigionata.

Poi, ad un tratto, come una riflessione ad alta voce, esclama “non riesco ancora a credere di avere già ben 86 anni” e per un attimo tace pensieroso.

“Papà, neppure a me pare di averne 50…”  Gli sorrido, mentre la sua triste riflessione attraversa anche i miei pensieri.

Quando sono andata via mi ha accompagnata alla porta. Solitamente è solo mia madre a farlo. Il suo gesto significa che è stato particolarmente bene oggi. Lo sono stata anche io. Buonanotte papà.

La rosa

“Sorrido, come solo tu sai farmi sorridere.

Hai la meravigliosa capacità di comparire quando ne ho bisogno…. senza chiedere.

Mi basta la tua presenza per farmi stare bene, al sicuro, come un caminetto acceso in una fredda sera d’inverno, come la quiete di una giornata di sole a piedi nudi sull’erba.

Sai essere intransigente, a volte crudele, con i miei capricci ma resti… non vai via. Non in quel momento.

Sei una delle pochissime persone che è riuscita a vedere ogni sfumatura della mia anima e malgrado le mie ombre mi vuole bene davvero.

Ci conosciamo. Veramente. E nonostante questo sai stupirmi, con una frase, con un gesto, con una sorpresa mai banale.

Mi fai ridere, mi fai arrabbiare, a volte contemporaneamente.

Ma non riesco a tenerti il muso. Mai. Anzi.

Ma poi te ne vai. Ogni volta, come chi assolve al proprio compito per poi rientrare alla base.

Conosco il motivo, me lo hai spiegato ogni volta che te ne andavi e l’ho sempre condiviso. Sei sempre stata una persona più saggia di me, o forse solo meno impulsiva.

La volpe… già la volpe… il colore del grano…

Te ne andrai a breve, lo so, ma ora non voglio pensarci. Per una volta voglio credere….. voglio sperare….. di essere la rosa.”

Quando ieri ti ho mandato questa mail, tu hai risposto con una mail .. vuota.

Come fai ogni volta che ti scrivo, che scrivo di te.

Ricordo ancora le tue parole che spiegavano il significato di quel “silenzio”. E, ancora una volta, sorrido.

Italia .. amore mio

Nel periodo della quarantena non è inusuale ricevere, tramite i social, video in cui si decanta la meravigliosa Italia, elencandone le numerose bellezze e creazioni.

Abbiamo una storia straordinaria, un passato forse ingombrante per ciò che siamo diventati.

Siamo indubbiamente un popolo pieno di contraddizioni. Cultura, cucina, moda, patrimonio naturale ed artistico si contrappongono a svogliatezza, indisciplina, burocrazia e corruzione.

Ed è così che ci spacchiamo. Chi si vergogna di essere italiano, detesta il governo e la sua inefficienza amministrativa e chi non vorrebbe essere nato in nessun’altra parte del mondo perché considera questa nazione la migliore possibile.

Eppure la corruzione esisteva già durante l’impero romano, creatore di meraviglie che ancora oggi ammiriamo.

Siamo un popolo di furbetti, ma se fossimo inquadrati non saremmo stati così creativi.

Siamo avidi ed egoisti ma quando veniamo chiamati, dimostriamo di avere cuore immenso.

Siamo geniali ed ingegnosi in tutti i campi, truffe ed imbrogli compresi.

Siamo odiati ed amati dal resto del mondo.

Siamo tutto ed il contrario di tutto. Siamo meravigliosamente italiani.

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