Gli uomini del passato

Gli uomini del passato ci sembrano infinitamente lontani da noi. Non osiamo accreditarli di intenzioni profonde al di là di ciò che esprimono formalmente; ci meravigliamo scoprendo un sentimento più o meno simile ai nostri in un eroe d’Omero o un’abile mossa nella tattica di Annibale durante la battaglia di Canne, quando lasciò che l’avversario penetrasse nel fianco del suo schieramento per circondarlo di sorpresa si direbbe che, nella nostra immaginazione, il poeta epico e l’antico generale siano remoti da noi come un animale visto in uno zoo.

[…]

Questa distanza immaginaria dal passato è forse una delle ragioni che consentono di capire come alcuni grandi scrittori abbiano potuto scorgere una bellezza geniale nelle opere di mediocri mistificatori come Ossian. Stupiti che dei remoti bardi abbiano idee moderne, restiamo a bocca aperta se, in quello che reputiamo un antico canto gaelico, ne incontriamo qualcuna che ci sarebbe parsa appena ingegnosa in un contemporaneo. Basta che un traduttore di talento aggiunga a un testo antico, restituito più o meno fedelmente, qualche brano che, firmato con un nome contemporaneo, e pubblicato a sé, parrebbe al massimo gradevole, e subito conferisce una commovente grandezza al suo poeta, che si trova a suonare sulla tastiera di svariati secoli. Quel traduttore non era capace che di un libro mediocre, se l’avesse pubblicato come un suo originale. Fatto passare come traduzione, sembra quella d’un capolavoro. Il passato non si limita a non essere così fugace; permane. Non è solo pochi mesi dopo l’inizio d’una guerra che delle leggi ben votate possono influire efficacemente sul suo corso, non è solo quindici anni dopo un delitto rimasto oscuro che un magistrato può ancora rinvenire gli elementi atti a far luce su di esso; dopo secoli e secoli, lo specialista che studia in una regione lontana la toponomastica, i costumi degli abitanti, potrà ancora cogliervi questa o quella leggenda di gran lunga anteriore al cristianesimo, già incompresa, se non dimenticata, ai tempi di Erodoto, e che nella denominazione data a una roccia, in un rito religioso, resta in mezzo al presente come un’emanazione più densa, fissa e immemorabile.

M. Proust, La parte di Guermantes II

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

Gli uomini del passatoultima modifica: 2021-12-27T10:07:31+01:00da ellen_blue

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