I Guermantes

I Guermantes erano abbastanza diversi dal resto della società aristocratica: erano più preziosi e più rari. A prima vista m’avevano fatto l’impressione opposta, li avevo trovati volgari, simili a tutti gli uomini e a tutte le donne; ma solo perché, prima, avevo visto in loro – come in Balbec, Firenze, Parma – dei semplici nomi. Evidentemente, in quel salotto, tutte le donne che avevo immaginate come altrettante statuette di Sassonia assomigliavano comunque, assai di più, alla stragrande maggioranza delle donne. Ma, non diversamente da Balbec o da Firenze, i Guermantes, dopo aver deluso l’immaginazione perché assomigliavano più ai loro simili che al loro nome, potevano in seguito offrire all’intelletto, sia pure a un livello inferiore, un certo numero di caratteri distintivi. Il loro stesso fisico, il colorito – d’un rosa speciale che arrivava, a volte, sino al viola – della loro carne, la biondezza quasi luminosa, anche negli uomini, dei loro capelli delicati, raccolti in ciuffi dorati e dolci, una via di mezzo fra i licheni parietari e il pelame felino (…), tutte queste cose facevano sì che persino nella materia, già così preziosa, della società aristocratica in cui erano sparsamente inseriti, i Guermantes restassero riconoscibili e facili da discernere e seguire.

[…]

I Guermantes – quelli, almeno, ch’erano degni di questo nome – non avevano solo una qualità squisita di carnagione, di capelli, di trasparenza dello sguardo, ma un modo di stare in piedi, di camminare, di salutare, di guardare prima di stringere la mano, che li rendeva differenti, in tutto ciò, da una comune persona di mondo, nella stessa misura in cui questa differisce da un fattore in camiciotto di tela. E, a dispetto della loro amabilità, si era portati a chiedersi: non avrebbero realmente il diritto, anche se lo dissimulano, quando ci vedono camminare, salutare, uscire – tutte cose che, fatte da loro, diventano graziose come il volo della rondine o l’inclinazione della rosa -, di pensare: “Sono d’una razza diversa dalla nostra, e noi siamo i principi della terra”? Solo più tardi avrei capito che i Guermantes mi consideravano sì di un’altra razza, ma una razza che suscitava la loro invidia, perché possedevo pregi di cui ero ignaro e nei quali essi dichiaravano di credere come negli unici davvero importanti. Più tardi ancora, mi sarei accorto che tale professione di fede era sincera solo a metà e che, in loro, il disprezzo e lo stupore coesistevano con l’ammirazione e l’invidia.

M. Proust, La parte di Guermantes II

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

Enrico Baj, I Guermantes. 48 piccoli ritratti dei duchi di Guermantes, dei loro ospiti e amici e di Marcel Proust

I Guermantesultima modifica: 2022-01-02T16:27:30+01:00da ellen_blue

3 pensieri riguardo “I Guermantes”

  1. “48 piccoli ritratti dei duchi di Guermantes, dei loro ospiti e amici e di Marcel Proust”

    Perdonami se ho curiosato, ma l’ho fatto solo per curiosità pensando che fra i suoi amici, tu dovevi esserci per forza. Infatti, ultima fila in basso, la seconda da sinistra. Certo che, tolta te, il resto della comitiva non era un gran belvedere. Meno male che c’eri tu. :)))

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