La scaltrezza di Françoise

Françoise aveva l’aria di sapere che mentivo quando alludevo al prossimo ritorno di Albertine. E la sua convinzione sembrava fondata su qualcosa di più della verità, alla quale la nostra domestica si rifaceva abitualmente, secondo cui i padroni non amano essere umiliati di fronte ai loro servitori e non danno loro a conoscere, della realtà, che quanto non si discosta troppo da una finzione lusinghiera, atta a mantenere il rispetto. Stavolta la convinzione di Françoise sembrava fondarsi su qualcos’altro, come se lei stessa avesse risvegliato, alimentato la diffidenza nell’animo di Albertine, sovreccitato la sua collera, insomma l’avesse spinta al punto in cui le fosse possibile predire come inevitabile la sua partenza. Se era così, la mia versione d’una partenza momentanea, da me conosciuta e approvata, non poteva che suscitare l’incredulità di Françoise. Ma la sua idea dell’indole interessata di Albertine, l’esagerazione con cui, nel suo odio, ingigantiva il “profitto” che Albertine, secondo lei, ricavava da me, potevano in qualche misura indebolire la sua certezza. Così, se alludevo davanti a lei, come a una cosa affatto naturale, al prossimo ritorno di Albertine, Françoise fissava il mio volto (allo stesso modo di quando il maggiordomo, per farle dispetto, le leggeva, cambiando le parole, una notizia politica per lei difficilmente credibile, ad esempio la chiusura delle chiese e la deportazione dei curati, e lei, pur trovandosi all’altra estremità della cucina e non potendo leggere, fissava istintivamente e avidamente il giornale), come se avesse potuto vedere se c’era scritto proprio così, se non me lo stavo inventando.

Marcel Proust, Albertine scomparsa I

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

La scaltrezza di Françoiseultima modifica: 2022-11-25T16:05:17+01:00da ellen_blue

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