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« NelMefistofele »

Così è (se vi pare)

Post n°393 pubblicato il 24 Gennaio 2008 da kiblyn
 

Così è (se vi pare)

Come talvolta succede ai grandi registi, anche Massimo Castri
ritorna sul "luogo del delitto": in questo caso a Pirandello, autore al
quale deve la sua iniziale notorietà e, nella fattispecie, a quel Così è (se vi pare) con cui si è confrontato più volte in epoche diverse.

Rispetto
alle prove di alcuni decenni di anni fa, segnate dalla necessità di un
approfondimento psicologico, esistenziale a Pirandello nel quale il
grottesco dell'autore si esaltava in una cruda tensione emotiva, questo
Così è (se vi pare) si distingue per molti aspetti, ai quali
senza dubbio hanno contribuito la motivazione e la destinazione dello
spettacolo. Che nasce da un corso di perfezionamento per attori che
vede virtuosamente consociati l'Ente Teatrale dell'Emilia Romagna e
l'Arena del Sole.

La libertà, la mancanza di condizionamenti per
così dire "produttivi" ha permesso a Castri di lavorare con calma, in
profondità, tenendo conto della realtà interpretativa ancora in
divenire con la quale si è confrontato. Ne è risultato uno spettacolo
di grande freschezza, incisivo e divertente, messo consapevolmente in
scena con l'idea non tanto di adattare gli attori a una visione
predeterminata quanto con la volontà di costruire un meccanismo
teatrale in tutto e per tutto costruito sui mezzi e anche sulla giovane
età degli interpreti. Così, senza troppo spaccare il cappello in
quattro Castri, pur non tralasciando la profondità, mette in scena uno
spettacolo che gioca moltissimo sul grottesco e sul ritmo quasi da
vaudeville impresso a tutta la storia.

A venire in primo piano,
dunque, in questa vicenda allucinata per la quale, come spesso gli
accadeva, Pirandello si era ispirato a un fatto di cronaca, sono
piuttosto la grettezza di una società borghese, dedita al pettegolezzo
e all'ipocrisia, una volta posta di fronte agli strani fatti familiari
di un segretario comunale che si dice che tenga relegata in casa la
moglie e che incrudelisca sulla madre di lei, impedendole di vedere la
figlia. Ma anche qui come in tutta la drammaturgia pirandelliana, la
verità è impossibile da conoscere e appare assai diversa a seconda del
punto di vista. Con il risultato che il mistero da cui la storia ha
preso l'avvio - la moglie del signor Ponza è la figlia della signora
Frola oppure un'altra? - resta sempre fitto malgrado il tentativo di
tutti di dissiparne il mistero e quel gran colpo di teatro che è
l'apparizione della giovane donna.

Castri costruisce lo
spettacolo a tempo di musica, con grande ritmo, fra l'andare e il
venire dei personaggi, fra porte che sbattono e intrighi che
s'intrecciano. Un ballo stralunato di fantocci in carne ed ossa e in
abito da sera, con una maschera sul volto o con un particolare del viso
grottescamente esagerati: l'immagine cruda ma anche ironica e quasi
comica di una società senza spina dorsale.

Nel folto gruppo degli interpreti che hanno seguito il loro regista con uno slancio formidabile sono da ricordare la brava Diana Hobel
che trasforma la sua signora Frola in una specie di Biancaneve un po'
stralunata, una nata ieri con abissi profondi di dolore, il signor
Ponza di Rosario Lisma con la sua quieta follia, Michele Di Giacomo
che del "ragionatore" Laudisi, al quale il regista regala anche due
baffetti alla Charlot, mette in luce non tanto la capacità di
filosofare sul nulla ma l'ironica consapevolezza di chi, in fin dei
conti ha capito il gioco di una società stupidamente vuota e gretta
dove spiccano Federica Fabiani, Giorgia Coco e Francesca Debri.



di
maria grazia gregori

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Commenti al Post:
le_psicopatiche
le_psicopatiche il 24/01/08 alle 18:58 via WEB
buona serata!! :)
 
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No te conoce el niño ni la tarde
porque te has muerto para siempre.

No te conoce el lomo de la piedra,
ni el raso negro donde te destrozas.
No te conoce tu recuerdo mudo
porque te has muerto para siempre.

El Otoño vendrá con caracolas,
uva de niebla y montes agrupados,
pero nadie querrá mirar tus ojos
porque te has muerto para siempre.

Porque te has muerto para siempre,
como todos los muertos de la Tierra,
como todos los muertos que se olvidan
en un montón de perros apagados.

No te conoce nadie. No. Pero yo te canto.
Yo canto para luego tu perfil y tu gracia.
La madurez insigne de tu conocimiento.
Tu apetencia de muerte y el gusto de su boca.
La tristeza que tuvo tu valiente alegría.

Tardará mucho tiempo en nacer, si es que nace,
un andaluz tan claro, tan rico de aventura.
Yo canto su elegancia con palabras que gimen
y recuerdo una brisa triste por los olivos.

Di

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