PENSIERI FUGACI
L'ironia è il sale della vita.
Quello sulla coda te lo mettono gli altri.
Post n°722 pubblicato il 22 Luglio 2008 da nimriel
Lo ammetto. Sono mesi che non mi va di scrivere. (mi veniva di scrivere qua ma, in effetti, era un'inutile precisazione. Poi stasera entro per un secondo, più per nulla facere che per altro e ancora più per nulla facere che altro mi soffermo a fare quello che per mesi non ho fatto e prima anche facevo poco (sì, ho scoperto di essere una snob del cazzo, perchè non saprei come altro definire questa poca voglia di affacciarmi sul mondo. Schifo? Repulsione? Uggia? Stanchezza? Chissenefreghismo?) e ZAC mi basta un istante per 1) incazzarmi 2) aver voglia di chiudere il pc e lasciare questo mondo per sempre. 3) fumare ('zz finite le sigarette, mannaggia a me) 4) scrivere la mia protesta sul mio blog. Ah già il mio blog. Toh... ciao! E ciao anche a chi, pervicacemente, passa da quest'angolo. Grazie. Insomma, parlavo di protesta. Ma ora che ci penso, non voglio protestare. Che poi, proprio perchè la maggior parte delle persone protesta (e spesso totalmente a cazzo - vedi la demente che mi ha fatto venir voglia di protestare-) e si accontenta di fare solo quello (aprire bocca e dare fiato e poi? Là. Finito. Zut. Nada mas.) non cambia mai un emerito piffero e tutti quanti continuano con la loro tranquilla insulsa vita di merda. Sono tornata. Eh già. E pare che sia tornata bella inviperita, se rileggo quanto ho scritto. Ma se rileggo quanto ho scritto, poi può darsi che decida di cancellare tutto. Ci metto un secondo a fare cose di questo tipo. Senz'altro molto meno che a decidermi di fare tante altre cose. Ah, ma quella sciocchina che ha scritto quel post... mmm. Che prurito alle mani. mmm. Che voglia di scrivere un commento, così, acidino il giusto, tanto per cavarmi una sciocca soddisfazione ogni tanto. Bah. Vado a letto, è meglio e un bacio forte agli amici che sono passati e passano da qua. Non dimentico. (nonostante tutto, Alzheimer e delirio senile compreso). |
L'ho conosciuto così. Più o meno. Comunque una gallina c'entrava. Ovaiola. E anche una rotella per pizza. Poi mi esce una roba strana, tipo, msì, vammi a comprare le sigarette, col cane, che così gli fai fare anche una bella pisciatina. Alla fine mi sono letta tutto ma proprio tuttotutto. Così mi son fatta delle belle risate. Ma non solo. BUON COMPLEANNO P_R (mille di queste galline ovaiole!) |
Post n°720 pubblicato il 27 Marzo 2008 da nimriel
Non mi capita più spesso di aver voglia di comprare una rivista di moda dopo anni e anni passati a sbirciarne le pagine piene di colori, forme ed immagini, nel tentativo di decifrare i codici nascosti ed ignorare le eterne, costanti, ripetitive cazzate camuffate da perle di saggezza, consigli di vita o di stile. Il lupo però perde il pelo ma non il vizio e così, ogni tanto, in un momento di umana défaillance, le mie mani raccolgono il tomo di turno, certe che il pesante oggetto potrà quanto meno tornar utile un domani, a fermare una porta che sbatte, in una giornata di vento. E così stasera, annoiata dall’ennesima pubblicità nel mezzo del tormentone nazionalpopolare settimanale che mi sorbisco ormai diligentemente, perfino volenterosamente, completamente rincitrullita -ammettiamolo pure-, forse dall’età o, forse, dalla monotonia di certe sere piovose che non sembrano passar mai, mi sono ricordata del pesante malloppo che avevo trasportato a casa qualche giorno prima ed ho iniziato a sfogliarlo. Così. Pigramente, lentamente, un po’ in sordina. Aria fritta, bla bla bla. Pubblicità, pubblicità. Qualche bella cosa qua e là. Pubblicità, pubblicità. Certe cose non cambieranno mai, mi sono detta, avvolgendomi meglio nelle tre coperte che ricoprivano il mio corpo intirizzito dal freddo, acciambellato sul divano. Intanto il programma in tv era ripreso ma visto il poco impegno intellettuale necessario a seguirlo, ho continuato a sfogliare la rivistona in grembo. Poi, all’improvviso, i miei occhi si fanno attenti. Leggo. La stronzetta è una delle enne figlie delle enne dinastie multimegafantastimiliardarie americane. La stronzetta, siccome non c’aveva un cazzo di meglio da fare nella vita, nonostante l’autrice (leccaculo) del testo faccia letteralmente colare la sua sbrodolosa ammirazione per la lodevole intenzione della stronzetta di non starsene a tirar di coca stravaccata ai bordi di una piscina a forma di Oscar in quel della magione familiare, dice che ha sentito il bisogno di esprimere la propria creatività disegnando gioielli ma che prima - o ammirevole modestia-, ha voluto imparare il mestiere da chi di mestiere ne aveva a sufficienza. Chiiii? direte voi, o miei piccoli lettori. Ma che domande sono queste? Ma dalla gavetta, no? Da gentuccia qualsiasi come un Ralph Lauren, un Giorgio Armani e via dicendo. E certo. Come fan tutti, no? L’articolo prosegue. Lo vedi, la differenza fra una come me e le vitaminizzate, ben più smart, ben più trendy, figlie d’oltreoceano? Adesso tutto mi è più chiaro. Infine, l’articolo si conclude con la stronzetta che accenna al marito, lo sconosciuto qualsiasi che ha fatto Spiderman, che tanto la ama e tanto la appoggia nelle sue ardite scelte professionali ed, et voilà, arrivano i fuochi d’artificio finali, davvero degni di nota che, ormai in pieno trip, trascrivo letteralmente, giusto con qualche commento mio qua e là: Intevistatrice sbrodolante: “La sua linea è nata pochi mesi prima di sua figlia (‘sti stracazzi, direi.) E’ entrata nel secondo anno e già aveva raddoppiato il budget… ( budget di che?) Replica modestina ma giustamente fiera ed orgogliosa dell' insipida stronzetta: “Cerco di non stabilire in partenza risultati da raggiungere ( eh, certo, così si ragiona!!!! Sei una grande! Pianificazione? Strategie? Piani imprenditoriali? ‘sti stracazzi!!!!!! Pensiamo naive! Siamo tutti creativi,yeeeee!). Il mio motto rimane “creare ed espandere”. E quando dico espandere intendo soprattutto la mia spiritualità e creatività, non soltanto il successo in affari. (e certo! I soldi? Ma che ce ne frega a noiiiiiiiiiiiiii. Siam tutti creativi, yeeeeee!!! E anzi, ooooooohhhmmmmm) Mi piacerebbe essere considerata un’ispirazione per altre giovani donne che abbiano voglia di osare investendo sulle proprie idee. ( con che coraggio?!?)Ma certo se potessi raddoppiare ogni anno il budget precedente non sarebbe affatto male.(ah ecco, l'unica cosa sensata detta)”. Diciamo che è tardi, adesso. Diciamo che se continuo a commentare come mi verrebbe spontaneo fare, forse questo post andrebbe cancellato e la sua proprietaria doverosamente bannata. Diciamo che certe cose proprio non dovrei leggerle. Diciamo che certi tomi proprio dovrei lasciarli in mezzo agli scaffali dove sono riposti. Diciamo che la mia pazienza si è esaurita e che continuo a dirmi che se la gente davvero si fa affascinare o peggio crede ciecamente, acriticamente, nelle stronzate che riempiono le riviste, siano esse di moda, di gossip o a volte pure serie o pseudoscientifiche o religiose o quel che più vi piace, alla tv, ai blog insulsi di gente scema come me, a internet, ma sì, esageriamo va, è tardi e sono stanca, a TUTTO quel che ci propinano a destra e sinistra, allora davvero avrà quel che si merita. |
Nevica. E non sarebbe nemmeno strano se fossimo, ad esempio, dall’altra parte del globo, in Patagonia magari. Ma dalla mia finestra si vede una magnolia coi boccioli mezzi schiusi e un albicocco dai petali mezzi sfioriti, non panorami sconfinati con pampas e guanachi. Si vedono merli cicciotti in competizione con passerotti piumosi, non pinguini goffi in lotta con orche potenti e maestose. Dall’altra parte della porta finestra miagola roca una sdentata gatta ottuagenaria, non un leone marino. Sarebbe tempo di primavera. Sarebbe ora di quel lieve tepore che riscalda il cuore e le ossa stanche. Sarebbe tempo di rinascita. Invece nevica. E se non nevica, piove. E se non piove, grandina. Uhm. Le stagioni non sono più quelle di una volta. |
Ho voglia di primavera. Ho voglia di svegliarmi, una mattina e avvertire quella specie di mutamento improvviso dell’atmosfera: una specie di tepore, un cambiamento quasi impercettibile, un addolcimento generale, una sorta di vibrazione. Ho voglia di sentire gli uccellini che chiacchierano, tanto da farmi venir voglia di accompagnarli con il mio fischiettio. Ho voglia di salutare il gelo e di dover accantonare i miei golfoni pesanti nei quali mi avviluppo e infagotto freddolosa come un chihuahua tremolante. Ho voglia di annusare qua e là e sentire il profumo della terra che riprende a vivere, dell’erba che si risveglia, degli alberi che tramutano le gemme in foglie e fiori. Ho voglia di farmi travolgere dall’entusiasmo di una stagione quasi miracolosa. Ho voglia di rinascita. (foto di: P_R) |
Post n°716 pubblicato il 07 Febbraio 2008 da nimriel
Ok, la vita non sempre va nelle direzioni che penseresti, figurarsi in quelle che vorresti. P_R stamattina mi fa: “Ho sentito l’oroscopo: per l’acquario sarà una giornata incredibile sul lavoro.” Fantastico, penso io, alla grande. “Ma io sono della vergine.” “Va be’ sì, vergine. Quello intendevo.” Boh. Non è successo nulla ( a parte un grosso grasso gatto nero che ha pensato bene di attraversare la strada proprio un secondo prima che io passassi con la mia macchina. Pure calmo calmo, il grosso grasso bastardone, pure vagamente canzonatorio). Sarà stato l’ascendente, sarà stato che le vergini attempatelle e malmesse, figurarsi se toscane e sboccate non valgono, sarà stato quel che è stato ma non è successo un granché. D’altronde, cosa poteva accadere? Beh, che so, potevo avere un’offerta per un lavoro da 7.000 € al mese. Potevo, che so, essere cercata per girare uno spot pubblicitario con George per sbevazzarmi un caffè corretto al no Martini no parti. Potevo. Eh già. Eh certo. Eh come no. Ma io alle favolette non ci credo, ho smesso da un bel po’. Da quando, forse, mio fratello, gran bastardo, quello magro alto e bello della famiglia, decise che era ora che una seienne dovesse smetterla di credere ciecamente in un ciccione con le renne dispensatore di regali a ufo e che di ciccioni veri e in carne ed ossa in famiglia ce n’erano solo due, io e il babbo, il mio babbo, basso, claudicante e grasso – ora un po’ meno, lui ma anche io, grazie a dio - e i regali dovevamo conquistarceli e non aspettare che ci piovessero giù dal camino. Eh beh ma d’altronde c’è una logica logicissima in tutto ciò. P_R aveva sentenziato: un gran giorno sul lavoro. SUL lavoro. Eh diamine, l’italiano è italiano, una paroletta, seppure apparentemente buttata là, ha ben la sua importanza. SUL lavoro. Il che implica averlo, un lavoro. Ahhhhhhhhhhhh ecco. Perciò io, che cazzo mi aspettavo? P.s Come forse avrete capito, il lavoro a progetto è terminato, finito, adieu. |
Post n°714 pubblicato il 25 Gennaio 2008 da nimriel
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Ci vuole un cappuccino, bofonchio mentre la porta finestra si apre misteriosamente, spinta dalle correnti d'aria che imperversano all'esterno. Entrano dentro, le maledette, e per questo le mie dita battono sui tasti del pc rigide come pezzi di stoccafisso. Ci vuole un cappuccino, mi dico e raccolgo la sciarpa dall'appendiabiti, prima di uscire dall'ufficio. La città è immersa nel suo tran tran. Esco per strada e un feroce vento gelido mi morde le caviglie. Ho sbagliato, penso, dovevo mettermi gli stivali. Avrei voluto comprarne un paio nuovo ma il barbone che ho incontrato ieri sera m'ha fatto andar via la voglia di fare spese inutili. Barcollava di macchina in macchina, con il solito cartello pietistico. Io stavo meditando se andare a cercare gli stivali o no; pensavo che avrei potuto approfittare dei saldi anche se con il mio 36.5 probabilmente sarebbe già stato tardi. Poi l'ho visto e mi si è stretto il cuore. Siamo fortunati qua nella mia città. Non è così e non sempre si può far finta di nulla. E non sempre ci si può scaricare la coscienza elargendo qualche spicciolo. |
Quando piove, o sta per piovere, non sono mai del mio miglior umore. Diciamo che il livello della mia pazienza, già pochina di per sè, si abbassa paurosamente. Specie se, quando piove, o sta per piovere, essendo costretta ad utilizzare la mia vetturetta, devo necessariamente affrontare l'ardua battaglia per il parcheggio. Cinque minuti fa, dopo un quarto d'ora di ricerca, ero in coda ad un semaforo e con la mia super-vista vedo un pedone che si avvicina ad una macchina in sosta dall'altra lungo la via.§ Un velo rosso mi cala sugli occhi. Do un colpo di clacson e ingrano la prima, bloccando il passaggio. Deve aver visto uno sguardo assassino perchè è montato in macchina e se n'è andato via senza fiatare ulteriormente. Eh, son soddisfazioni! |
Erano mesi che ci giravo intorno, cercando di evitarlo come la peste ma alla fine ho ceduto le armi. Tutta colpa dell’abbonamento a Sky,- mi sono detta. Sì, lo so, potrei disdirlo, anzi sarebbe l’unica soluzione sensata visto che, come dire, la programmazione fa schifo alla nazione ma, diamine, per ora c’è, lo pago e quindi, basta, non posso evitarlo per sempre, viste poi le alternative: zero, zero spaccato, in un cerchio così perfetto da far rigirar d’invidia Giotto nella tomba. Stravaccata sul divano, coperta da un plaiddino ikea sintetico che più sintetico non si può, me lo sono guardata, tutto. Scientemente. Consapevolmente. Con rassegnazione. Cazzo. O Muccino, ma che si pole? T’avevo dato un’altra chance, dopo quelle robe che hai fatto in passato e che tanto m’avevano indispettito ma stavolta hai superato te stesso. Intendiamoci, mica discuto che non sia un bel film, che non sia ben fatto. Will Smith è bravo,- povero, m’ha fatto una pena quando pure la luce sulle scale gli s’è spenta sul naso!- il bimbino anche, insomma, non discuto, no, no, nemmeno un po’ ma, cazzo, o Muccino, ma che si pole? Ok, ok, come tutte le cose che vedi, che fai, che senti, alla fine è il contesto in cui avvengono a renderle più o meno amplificate ma, il mio, di contesto fa già di per sé abbastanza schifo e quindi, insomma, o Muccino, ma che si pole?!? La prossima volta non mi becchi più, caro il mio geniaccio, m’importa un piffero che tu sia considerato uno dei registi più promettenti di questo paese da commediola caciarona e pecoreccia. Nanana, non fai per me. |
Il patto non era questo, se di patto si poteva parlare. Il piano in cui mi reco è suddiviso fra due dipartimenti: il mio (mio no, ovvio, mio in senso lato; io manco sono una regionale vera e propria e peraltro a fine mese devo smammare) e un altro (i cui occupanti devono essere dei fantasmi...mai visto nessuno... ma maimaimai!!!). In questo momento sto scrivendo seduta sugli scalini del dipartimento, dopo aver hackerato una connessione wi-fi alla Questura vicina. Non so cosa ne sarà di me ma, ho fede. Al massimo, finchè la sede rimane questa, c'è sempre il porticato esterno. Anzi, adesso che mi sovviene, vi hanno appena messo una panchina di cemento. |
Le parole hanno importanza. Possono essere musica; in un crescendo, lento, adagio o sussurrato possono farti volare come in un sogno o trasportare sulle ali di un vento impetuoso. Non tutte le parole sono arte, non tutte hanno un significato profondo, non tutte emozionano, non tutte suscitano reazioni. Bisogna saperle usare ed, anche, ascoltare. Per questo, a volte taccio, a volte no. A volte c'è bisogno di dire, qualsiasi cosa, anche apparentemente priva di importanza e con questo si dice perfino più di quanto si voglia, specie per chi ha orecchi per udire. Un grazie alle personcine care che tutte le volte mi stupiscono per i commenti lasciati sotto un post così, per dire che, forse, non voleva dire e nemmeno fare ma che, forse, ha detto a voi più che a me, tanto da farmi fare ancora un post così, per dire che se sono qua, parecchio lo devo a certe personcine belle che mi fanno aver voglia di dire e, qualche volta, pure fare. |
Fuori la finestra dell’ufficio, sul davanzale, si posa un passerotto. Zompetta un po’ sul balcone, ruota il capino e sbircia dentro. Probabilmente tornerà verso le cinque che, a quell’ora, precisi come la morte, lui e qualche decina di centinaia di storni o amichetti suoi, si posano sugli alberi di fronte in un frastuono di chiacchiere volatili e cagate sottostanti.
Ecco. Questo è il massimo che posso raccontare ultimamente senza trascendere troppo sul personale (leggi palloso, monotono, avvilente, cerebralmente piatto). Potrei, che so, narrare di qualche simpatico episodio da italietta italiota che immancabilmente si verifica, nonostante tutti i miei vani tentativi di distacco spirituale dalle quisquiglie del day by day, ma correrei il rischio di un travaso di bile e di un inspessimento delle rughe intersopraccigliari, quindi, no, lasciamo perdere. |
Il fatto è che a me Natale piace e soprattutto mi piace fare regali. Tanti. Belli. Copiosi. Abbondanti. Ben incartati e, possibilmente, dalle mie sante manine. Adoro vedere l'albero con ai piedi pacchi, pacconi, pacchetti e pacchettini. Adoro il cianfrusagliume dello scartamento congiunto e plurimo, adoro il casino del nonono apri prima il mio apri prima tu dai apriapriapriiiii. Preferisco essere l'ultima a scartare, voglio godermi il godimento altrui, in un'orgia di consumismo spendaccione e godurioso, con tanto di sottofondo musicale e zompettamenti vari. Quest'anno però il mio Natale sarà un po' a mezz'asta. Mi sono sforzata di essere austera, visto che di soldi ne ho ben pochi. Ho limitato il limitabile ma, ovviamente, non sono soddisfatta. Per niente. Nel tentativo bieco di non dover spendere un euro in più del dovuto sto perfino meditando di non andare a trovare un'amica cara che ha, per mia sfortuna, ben 3 figliolette... Farò una figuraccia, lo so ma le finanze ormai sono proprio agli sgoccioli e tant'è. Sì, Natale mi piace. E poco m'importa che sia una festa religiosa e come tale non dovrebbero essere i regali il primo pensiero. Tanto io con la religione ho chiuso da un bel po' e comunque sono in spirito: è una giornata che voglio passare con le persone che amo, in pace et letizia et spiritus dolcissimus. Insomma, era un po' che non venivo qua, non so quando ripasserò e quindi ecco, beccatevi i miei auguri di Natale. Siate beati e felici e godetevi i vostri affetti. |
Ci sono volte in cui mi pare di essere diventata una vecchia brontolona, di quelle che bofonchiano astiosamente, sputacchiando fra la dentiera: "Il mondo non più lo stesso di una volta". Il cammino che mi porta dalla stazione al luogo di lavoro attraversa la zona circostante il mercato di San Lorenzo (Firenze). Non è mai stato un luogo particolarmente curato ma un tempo aveva il suo fascino. Pieno di botteguccie artigiane, incastrato fra mura antiche, lo si esplorava accompagnati dagli scambi di battute degli abitanti, sempre pronti ad indirizzarti un commentaccio pesante o un fischio di apprezzamento gratuito. |
Tremo. O meglio, mi tremano le mani. O meglio, più che altro mi trema una mano. |
Stavolta mi sa che butto il pc fuori dalla finestra. Ultimamente ho uno strano rapporto con la tecnologia, cosa strana peraltro, visto che adoro incondizionatamente qualsiasi cosa abbia più di due tasti. Comunque, ero qua che digiticchiavo le mie stupidaggini quando per la centesima volta è sparito tutto. Da prendersi come una specie di segnale divino: erano senz’altro bischerate, le mie e per questo vengo punita. Oppure vengo punita perché nel corso degli ultimi mesi mi sto praticamente disinteressando al mondo e quindi non merito nulla. Fortuna che siamo quasi a Natale però e, visto che per il momento sto ancora lavorando e sul posto di lavoro una cappero di connessione ogni tanto la ottengo, posso rivolgermi al caro Babbino sul suo sitarello ad hoc e chiedergli: caro Babbino, la televisione non l’ho più ma non importa, costa troppo e non voglio approfittare di te per simili carabattole, invece, parliamo di telefono e internet, più internet che di telefono che tanto quello porta solo beghe e non posso sempre far finta di non esserci, ogni tanto mi tocca rispondere e non mi va. |
- Guarda che hai Saturno in transito nel tuo segno...- mi dice una collega, con un tono funereo che dovrebbe dirmela lunga. Così m'informo meglio, d'altronde sono della Vergine, ascendente Gemelli, sempre che i miei si ricordino bene quando fui scodellata in quella fatidica notte di 38 anni fa, in anticipo su ogni tabella di marcia, prematura, precipitosa, gran scassamarroni; poveraccia mia madre, tutta da sola, una roba da donne delle caverne. Ah che casino la vita... Tutto scritto insomma: un gran bordello, uno scatafascio, un ribaltamento generale, anzi una serie di ribaltamenti generali. Adesso mi spiego tutto. Sì c'è speranza. Tutto ciò alla faccia della collega iettatrice e menagrama che lei, eh sì, lei non ha Saturno contro. Se mi paga, glielo presto. |
Ci risiamo. Non mi viene nulla da scrivere. Ho il cervello in pappa, anzi, peggio, sto iniziando a perdere colpi. Ho poca capacità di concentrazione (mi vengono anche i crampi al piede destro ma questo c'entra nulla... O sì?) e non ricordo un nome nemmeno a pagarmi. Il che è decisamente un dramma visto che, ad esempio, nella sede in cui sto lavorando ci sono un sacco di persone e io ricordo il nome solo di poche. Per non parlare delle "entità sacrali" costantemente menzionate, delle quali non so assolutamente nulla e che mi dicono ancor meno. Mi limito ad annuire, con aria assorta, abbassando gli occhi che, di sicuro, non si illuminano con la reverenza dovuta. Me ne torno a lavorare va', prima che mi scordi di quel che devo fare. Ma...perchè? Dovevo fare qualcosa?!? |
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