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Messaggi del 21/09/2015

 

Emmy Awards 2015: Games of thrones vince e fa record. Poche sorprese dagli Oscar della televisione da ansa

Post n°12592 pubblicato il 21 Settembre 2015 da Ladridicinema
 

12 statuette alla serie Hbo. La Davis prima afroamericana

Games of Thrones  ha fatto la storia. Con 12 vittorie agli Emmy Award, gli Oscar della televisione che si sono tenuti nella notte a Los Angeles, la serie prodotta da HBO è quella che ha vinto più statuette in un anno. Migliore serie drammatica (vinta per la prima volta dopo cinque stagioni), migliore attore non protagonista, Peter Dinklage, miglior regista e sceneggiatore, più una serie di premi minori assegnati ai Creative Arts Emmys la domenica precedente.

Record anche per Viola Davis che ha vinto il premio alla migliore attrice protagonista per una serie drammatica, con Le regole del delitto perfetto" (How to get away with murder). La Davis è infatti la prima attrice afro-americana a portare a casa la statuetta da protagonista e, nel suo discorso di ringraziamento, ha sottolineato che la sua vittoria è stata resa possibile dal fatto che, finalmente, ci sono anche in tv ruoli per donne di colore.

Poche grosse sorprese sono arrivate da questa 67ma edizione degli Emmy, premi assegnati a settembre per le serie tv andate in onda durante la stagione precedente. Finalmente Jon Hamm, pubblicitario di Mad Man ha portato a casa la statuetta al migliore protagonista di una serie drammatica dopo sette anni di nomination andate a vuoto (ma la serie, nella sua stagione finale si è fatta soffiare il premio più importante da Games of Thrones, appunto).

Jeffrey Tambor, per il secondo anno consecutivo, ha vinto per la categoria migliore attore brillante grazie alla sua interpretazione di Maura, transgender protagonista di Transparent. La prima serie prodotta da Amazon, che in Italia arriverà in TV all'inizio del prossimo anno ha vinto anche per la categoria migliore regista di una commedia, statuetta andata a Jill Soloway, alle cui vicende famigliari la serie è inspirata. La Soloway ha chiesto al pubblico di votare il Trans Equality Bill, per dare uguali diritti alle persone transgender, mentre Tambor ha dedicato la sua statuetta alla comunità trans. Molto bene ha fatto anche Veep, risultando migliore serie comica e portando via il premio aModern Family che aveva vinto negli ultimi cinque anni. La protagonista Julia Louis-Dreyfus ha vinto la statuetta come migliore attrice brillante e Tony Hale ha ottenuto il suo secondo Emmy come migliore attore non protagonista in una commedia.

Allison Janney ha vinto per il secondo anno la statuetta alla migliore attrice brillante non protagonista, per Mom. In passato aveva vinto quattro volte per "The West Wing" e lo scorso anno aveva portato a casa anche un Emmy come guest star, per la sua interpretazione in Masters of Sex. Sette statuette in tutto, che non sono il record assoluto (che appartiene a Cloris Leachman, titolare di otto Emmy), ma che sono un ottimo risultato.

Per le miniserie, la migliore è risultata Olive Kittredge, presentata l'anno scorso a Venezia. Questa storia di un'insegnante di provincia interpretata da Frances McDormand ha vinto tutti i premi della sua categoria: la McDormand ha portato a casa la statuette per la migliore attrice di una miniserie, Richard Jenkins l'analoga statuetta maschile e Bill Murray, che però non era presente, ha vinto come migliore non protagonista. Premi anche alla regista Lisa Cholodenko e alla sceneggiatrice Jane Anderson.

    La serata è stata anche l'occasione per annunciare uncambiamento nelle regole del premio. Dal prossimo anno non sarà più solo un gruppo ristretto a votare, ma tutti i 15mila iscritti alla Television Academy. Una mossa che probabilmente favorirà gli show più amati dal grande pubblico.

 
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CANZONI DI RABBIA E D’AMORE: PIERANGELO BERTOLI da laspeziaoggi

Post n°12591 pubblicato il 21 Settembre 2015 da Ladridicinema
 

Ad ottobre saranno già tredici anni che quella maledetta sedia a rotelle è vuota. Denunciava con rabbia e coraggio le ipocrisie e i mali della società,Pierangelo Bertoli, ma sapeva anche raccontare l’amore. I suoi pensieri ne hanno fatta di strada, quella strada che non ha mai potuto percorrere con le proprie gambe essendo stato colpito dalla poliomielite a soli dieci mesi di vita. Nacque nel pieno dell’ultima guerra, a Sassuolo, da una famiglia operaia, in quell’Emilia sana e solidale che solo in seguito diventerà opulenta. In casa non avevano neppure la radio e la passione diPierangelo per la musica poté svilupparsi grazie al fratello che suonava con il proprio complesso in cantina. Aveva in mente i testi e riuscì a tradurli in musica solo quando alcuni amici gli prestarono una chitarra e di lì a poco iniziò ad esibirsi nelle feste paesane e a quelle di partito. Già, di partito perché Bertoli era militante della sinistra extraparlamentare e con altri musicisti fondò il Canzoniere Nazionale del Vento Rosso per la casa editrice Servire il Popolo. Molto legato alla propria terra, compose tante canzoni in dialetto sassolese collaborando anche con i due concittadini Caterina Caselli e Nek. Forse non tutti sanno che fu determinante per far conoscere un ancora acerbo Ligabue, il rocker emiliano, infatti, a Bertoli deve molto per la fase iniziale di carriera. Con ilCanzoniere incise il primo album che venne stampato anche nell’alloraGermania Ovest a cura del Partito Comunista Tedesco e ciò comportò una tournee nelle maggiori città teutoniche. A parte il circuito politico e locale, la prima notorietà nazionale giunse con l’album “Eppure soffia” il cui brano omonimo, incentrato sull’ecologia, veniva passato spesso nelle radio private (siamo nel ’76): “E l’acqua si riempie di schiuma, il cielo di fumi. La chimica lebbra distrugge la vita nei fiumi. Uccelli che volano a stento, malati di morte. Il freddo interesse, alla vita ha sbarrato le porte. Eppure il vento soffia ancora, spruzza l’acqua alle navi sulla prora…”.

Dopo un album composto solo di canzoni dialettali, nel ’79 esce “A muso duro”, lavoro che porta dei buoni riscontri a livello di vendite soprattutto grazie al brano che dà il titolo al 33 giri : “Ho sempre odiato i porci ed i ruffiani e quelli che rubavano un salario, i falsi che si fanno una carriera con certe prestazioni fuori orario. Canterò le mie canzoni per la strada ed affronterò la vita a muso duro, un guerriero senza patria e senza spada con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro…”. Questo brano, che meriterebbe di essere trascritto per intero, è un’articolata invettiva verso l’esterno ma anche una chiara rivendicazione del proprio modo di essere che ricorda, nello svolgimento, “L’avvelenata” del corregionale Guccini. E’ una fase importante nella vita di Bertoli perché oltre ad acquisire una maggiore notorietà, conosceBruna che diventerà sua moglie e gli darà tre figli, uno di questi, Alberto, seguirà le orme del padre e ne tiene vivo tutt’oggi il ricordo. Iniziano gli anni ottanta e Bertoli contribuisce a far conoscere una certa Fiorella Mannoia che duetta con lui nel brano “Pescatore”, pubblica diversi album che lo proiettano di diritto nel novero dei cantautori e da qui in poi non verrà più considerato un cantante folk. Colpito dalle vicende di cronaca riguardo la repressione in Polonia, abbandona le idee estremiste in favore di una visione piu’ libertaria e progressista rifiutando altresì la proposta di candidarsi per il PSI Craxiano che in quel periodo reclutava a mani basse nel mondo dello spettacolo (un anticipo degli anni a venire…).

Il decennio si chiude con un calo delle vendite, ma iniziano gli anni novanta e Pierangelo Bertoli vince il Telegatto per il famoso spot a favore della Lega per l’emancipazione dell’handicappato dove interpreta se stesso nell’atto di non riuscire ad accedere ad una cabina telefonica per poter chiamare la Polizia a seguito di un incidente. Questa fiammata di notorietà prelude al Sanremo ’91 dove spopola con il brano della band dialettale sarda dei Tazenda traducendo in italiano il brano “Disamparados” che diventa la celeberrima “Spunta la luna dal monte”. Questa canzone bellissima e di facile presa viene anche ricordata perché da Nord a Sud tutti si cimentavano a canticchiarla in un esilarante e maldestro sardo maccheronico, sardi esclusi, ovviamente. Passati i fasti del FestivalBertoli viene progressivamente messo da parte, partecipa a varie iniziative per beneficenza e Pippo Baudo boccerà la canzone pacifista contro la guerra in Afghanistan escludendolo dalla rassegna sanremese del 2002. Il 1° Maggio di quell’anno si esibisce in piazza aPotenza e cinque mesi dopo si spegne per le complicanze cardiache in seguito al tumore ai polmoni contro il quale stava combattendo. Un uomo schietto, indurito dalle prove della vita, un uomo buono e meraviglioso, messo in un angolo frettolosamente. La sua vena sentimentale è tutta nel brano “Gennaio” : “Giorni di gennaio, quando il tempo si è fermato e la natura sembra non svegliarsi mai ed anch’io, come lei, vorrei dormire per non pensare più… ti cercherò sospesa nella mia ragione, verrò tra i ricordi che ho di te, per ritrovarti ancora mia…”.

 
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Inside out

Post n°12590 pubblicato il 21 Settembre 2015 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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L'attesa

Post n°12589 pubblicato il 21 Settembre 2015 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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Per amor vostro

Post n°12588 pubblicato il 21 Settembre 2015 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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Colosseo, l’assemblea era stata chiesta per tempo e autorizzata. Ecco la prova da il fatto quotidiano

Post n°12587 pubblicato il 21 Settembre 2015 da Ladridicinema
 

Colosseo, l’assemblea era stata chiesta per tempo e autorizzata. Ecco la prova

Lavoro & Precari

La politica inveisce contro l'ennesimo "sciopero selvaggio". Un documento dimostra che in realtà l'assemblea era stata comunicata da una settimana e poi regolarmente autorizzata. Ma l'equivoco alimenta l'attacco frontale alla rappresentanza sindacale, anche se è la soprintendenza stessa a rivendicare la piena regolarità della riunione. Forse i fax e le affissioni in loco non bastano più

E’ un copione che si ripete. La manifestazione che oggi al Colosseo ha lasciato una fila di turisti allibiti davanti a un cartello di chiusura era stata notificata per tempo e regolarmente autorizzata. Eppure i turisti sono rimasti spiazzati. E tanto è bastato alla politica per lanciare l’attacco frontale alla rappresentanza sindacale. Si ripete così la vicenda di Pompei che a luglio tenne banco per giorni, con l’assemblea spacciata per “selvaggia” quando non lo era affatto. A rivelare come sono andate le cose è la convocazione dell’assemblea (leggi il testo delle Rsu) che è stata diffusa e trasmessa all’amministrazione il 16 settembre scorso, due giorni prima che si svolgesse (come vuole la legge). In calce anche l’indicazione dell’avvenuta comunicazione, a termine di legge, già l’11 settembre, e cioé una settimana prima che l’assemblea si svolgesse. Ma bastano l’equivoco e le foto dei turisti in coda per prestare il fianco al “licenziamoli tutti” (pronunciato dalle fila di un partito che di nome fa Scelta Civica) al “la misura è colma”, detto dal ministro Franceschini che è poi il primo destinatario della protesta dei suoi dipendenti, cui non viene versato il salario accessorio da gennaio. Fino a Renzi, che ha sferrato un attacco frontale ai “sindacalisti contro l’Italia”. Resta allora la domanda, cosa non ha funzionato?

1) L’assemblea improvvisa e selvaggia? Era autorizzata e il Ministero sapeva (da una settimana)
“Le Rappresentanze Sindacali Unitarie della SS-COL comunicano che in data 18 settembre p.v. dalle ore 8.30 alle 11, nella sala conferenze di Palazzo Massimo è stata indetta (secondo le norme contrattuali e regolarmente comunicata all’Amministrazione in data 11/09 u.s.)”. Questa la comunicazione che taglia la testa al toro sulla bufala della “protesta selvaggia”. Il ministero sapeva e da una settimana, non lo ha scoperto all’ultimo. “Si certamente”, spiega il coordinatore nazionale della Uil Beni Culturali Enzo Feliciani, sigla che appoggia la giornata assembleare che non si è svolta solo al Colosseo. Ad autorizzare quella romana è stato proprio il funzionario della Soprintendenza speciale per il Colosseo e l’area Archeologica, che non poteva fare altrimenti. Non a caso egli stesso ha poi tentato di ridimensionare la polemica, ormai fuori controllo: “Non si è trattato di chiusure ma di aperture ritardate”, precisano dagli uffici romani, “come previsto alle 11.30 hanno riaperto”. Di più. Lo stesso soprintendente di Roma, Francesco Prosperetti, precisa che “tutto si è svolto regolarmente l’assemblea non aveva come oggetto il Colosseo, il problema è nazionale e riguarda il mancato rinnovo del contratto e il mancato pagamento del salario accessorio: non ci sono rivendicazioni nei confronti della soprintendenza, ma del datore di lavoro generale che è Mibact”.

2) Perché farla proprio oggi e non in un’altra data?
“Ci era stato chiesto – spiega ancora Feliciani – di non fare assemblee nel periodo di luglio e agosto perché a maggior afflusso di turisti e così abbiamo fatto. Una volta terminato questo periodo e non ricevendo risposte ai problemi che abbiamo rappresentato in ogni sede l’abbiamo convocata, rispettando tutti i termini di legge”. Insomma, le due parti in causa concordano: nulla di illecito o di improvvisato. E’ solo la politica a parlare di “protesta scandalo” e di “danno irreparabile”.

3)  Non si poteva svolgere in un orario extralavorativo
“No – risponde Feliciani – le norme stabiliscono che si possano faremassimo 12 ore di assemblea ma sempre in orario di lavoro. Al mattino o al pomeriggio, quindi a inizio o fine turno. Abbiamo optato per l’inizio perché era la soluzione più indolore, altrimenti avremmo dovuto far entrare i visitatori e farli uscire e sarebbe stato molto peggio”. Lo conferma il soprintendente: “Tutto si è svolto regolarmente”.

4) Chi ha l’obbligo di dar comunicazione della chisura?
“Sempre i funzionari della Soprintendenza. Non le rappresentanze sindacali che comunque lo fanno, coi loro mezzi e cioè cartelli e affissioni. Ma se i canali di comunicazione istituzionale delle Soprintendenze non sono efficaci nel raggiungere turisti e cittadini non è certo da imputare ai lavoratori che non possono farsi carico anche di questo”.

5) E allora, cosa non ha funzionato? Cosa bisognerebbe cambiare?
Tocca capire perché ci si stupisce. Perché quei turisti stavano in coda apprendendo solo da un cartello, ormai giunti ai piedi dell’anfiteatro, della chiusura in corso. Il soprintendente dice di aver diffuso la comunicazione, come prevede la legge, 24 ore prima che l’assemblea si svolgesse, perché l’informazione viaggiasse sugli organi di stampa. Farlo prima del resto non si può, perché l’assemblea comunicata con largo anticipo potrebbe essere anche sconvocata, innescando un falso allarme che manda deserti i musei. Nello specifico, su Repubblica Roma e altri quotidiani la notizia è stata riportata. E tuttavia si vede che non basta, perché va da sé che un turista tedesco non legga le pagine locali di un quotidiano. I cartelli non sono stati posizionati con giorni di anticipo, non sono stati attrezzati info-point, non c’è stato alcun avvertimento sui siti ufficiali, se non a ridosso dell’assemblea. Tutto affidato a un servizio di informazione in loco il giorno prima dell’assemblea.

 

 
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Torre Eiffel, Louvre, National Gallery: anche nel resto del mondo gli scioperi fanno chiudere i musei da huffingtonpost

Post n°12586 pubblicato il 21 Settembre 2015 da Ladridicinema
 

Torre Eiffel, Louvre, National Gallery: anche nel resto del mondo gli scioperi fanno chiudere i musei (FOTO)

Pubblicato: 18/09/2015 17:38 CEST Aggiornato: 18/09/2015 17:49 CEST
NATIONAL

 

Ora sembra essere una peculiarità tutta italiana quella dei musei e dei siti archeologici chiusi per assemblea sindacale o per sciopero. Ma non è così.

Soltanto nell'ultimo anno, per fare un esempio, la National Gallery di Londra - uno dei musei più importanti al mondo e la seconda meta d'arte più visitata della Gran Bretagna con circa 6 milioni di ingressi l'anno - ha chiuso totalmente o parzialmente ai visitatori ben 50 volte. Nei mesi scorsi, invece, a chiudere è stato uno dei monumenti più famosi del pianeta: la Torre Eiffel.

E ancora, in questa ultima decade o poco più, a scioperare sono stati i dipendenti del Louvre, dell'Alhambra, del National Museum of Scotland e così via, non sempre con un preavviso come invece è accaduto il 18 settembre a Roma, con l'assemblea sindacale che ha fermato le visite per qualche ora al Colosseo, ai Fori Imperiali, al museo Palatino e in altri siti archeologici della Capitale.

National Gallery. I dipendenti protestano ormai da mesi - invano - contro la privatizzazione del museo e la trasformazione del luogo d'arte in una sorta di spazio culturale dove l'obiettivo non è più - sostengono i sindacati - ammirare quadri e statue, bensì bighellonare e prendere un caffé al bar. L'ultimo giorno di sciopero, dopo 70 giorni di agitazione sindacale che hanno impedito ai turisti di visitare oltre il 60% delle stanze e delle opere d'arte, risale al 9 settembre.

Nell'ultimo mese, i visitatori che speravano di vedere "La vergine delle rocce" di Leonardo da Vinci o "L'autoritratto" di Rembrandt, oltre ai celebri "Girasoli" di Van Gogh e ai quadri di Canaletto, hanno dovuto accontentarsi di entrare soltanto in una piccola parte del museo, corrispondente in media al 30-40% della superficie disponibile:

Torre Eiffel. Il 9 aprile i dipendenti del monumento parigino che stacca circa 7 milioni di biglietti l'anno hanno aderito a uno sciopero generale e dunque nessun turista ha potuto visitare la Torre.

Ecco il cartello destinato a spiegare le ragioni dello sciopero: ai visitatori che avevano prenotato viene consigliato di riempire un modulo per il rimborso.


Ma non è stata l'unica chiusura per cause sindacali. Il mese dopo, il 22 maggio, gli agenti della sicurezza impiegati nella Torre Eiffel hanno improvvisato una assemblea sindacale a pochi minuti dall'apertura e dopo poco hanno proclamato uno sciopero a sorpresa contro l'aggressività dei borseggiatori che si aggirano nelle code dei turisti.

La Alhambra di Granada. Si tratta del luogo più visitato dai turisti che si recano in Spagna. Nel 2012 i suoi dipendenti aderirono allo sciopero generale proclamato il 14 novembre dai sindacati contro il governo, al quale parteciparono in parte i lavoratori di tutti i siti d'arte spagnoli, compresi tutti i teatri di Madrid.

alhambra

Louvre. Il museo più importante della Francia, e uno dei gioielli del mondo, nel 1999 rimase chiuso una settimana di seguito per uno sciopero a oltranza che aveva coinvolto anche il famosissimo Musée d'Orsay: a causa di quell'agitazione sindacale non poterono entrare 100mila turisti- il 70% dei quali stranieri - con una perdita enorme di guadagno.

Oggi il Louvre di quando in quando chiude i portoni a causa dello sciopero del personale. E senza troppo preavviso, come è accaduto l'11 aprile del 2013 per la protesta dei vigilantes che, come i colleghi in servizio alla Torre Eiffel, devono vedersela con vere e proprie bande di minorenni dediti al borseggio.

Il 9 aprile di quest'anno, invece, anche i dipendenti del Louvre hanno aderito allo sciopero per il quale era rimasta chiusa la Torre Eiffel:


Nel 2012 uno sciopero degli addetti alle pulizie

I 25 migliori musei del mondo:

  • 25. Museum of Gold (Museo del Oro), Bogota, Colombia
  • 24. Museum of New Zealand (Te Papa Tongarewa), Wellington, New Zealand
  • 23. Inhotim, Brumadinho, Brazil
  • 22. The Museum of Qin Terra-cotta Warriors and Horses, Xi'an, China
  • 21. Smithsonian National Air and Space Museum, Washington DC
  • 20. The Rijksmuseum (National Museum), Amsterdam, Netherlands
  • 19. Musee du Louvre, Paris, France
  • 18. Galleria Borghese, Rome, Italy
  • 17. Instituto Ricardo Brennand, Recife, Brazil
  • 16. Hagia Sophia Museum, Church, Istanbul, Turkey
  • 15. British Museum, London, England
  • 14. National Gallery of Art, Washington DC
  • 13. Vasa Museum, Stockholm, Sweden
  • 12. National Gallery, London, England
  • 11. National WWII Museum, New Orleans, Louisiana
  • 10, Yad Vashem Holocaust Memorial, Jerusalem, Israel
  • 9. Prado Museum, Madrid, Spain
  • 8. The Acropolis Museum, Athens, Greece
  • 7. The Metropolitan Museum of Art, New York City, New York
  • 6. Musee d'Orsay, Paris, France
  • 5. Galleria dell'Accademia, Florence, Italy
  • 4. The Getty Center, Los Angeles, CA
  • 3. State Hermitage Museum and Winter Palace, St. Petersburg, Russia
  • 2. National Museum of Anthropology, Mexico City, Mexico
  • 1. Art Institute of Chicago, Chicag
 
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Con i lavoratori del Colosseo, senza se e senza ma

Post n°12585 pubblicato il 21 Settembre 2015 da Ladridicinema
 

Pubblicato: 19/09/2015 13:25 CEST Aggiornato: 19/09/2015 13:25 CEST

Il tweet di Matteo Renzi che inveisce contro i sindacalisti che sarebbero nemici dell'Italia è autentico linguaggio fascista. Il regime di allora considerava italiano tutto ciò che era dalla sua parte e antitaliana ogni opposizione. Che poi Renzi e Franceschini aggrediscano i lavoratori e il loro diritto democratico a riunirsi nel nome della cultura aggiunge beffa all'infamia.

I lavoratori del Colosseo e di altri beni culturali hanno completamente ragione. Gestiscono con competenza e passione un patrimonio di tutti mentre governi e burocrazia li mettono in condizioni di disagio permanente. Taglio degli organici, turni massacranti, straordinario e talvolta orario normale non pagati. È un miracolo che si rinnova tutti i giorni che i grandi siti archeologici ed i musei siano aperti. Si dovrebbe solo gratitudine all'abnegazione di chi fa funzionare un sistema sottoposto a tagli di risorse e di posti di lavoro. Invece il più inutile ministro della cultura, Dario Franceschini, compare in pubblico solo per minacciare chi il sistema culturale lo fa funzionare. E un presidente del consiglio che spende una valigia di euro in voli di stato, magari per andare a vedere il tennis, accusa di antitalianità chi vorrebbe che il servizio pubblico funzionasse meglio. Certo all'Expo di Milano ci sono lavoratori che in seguito ad accordo con CGIL CISL. UIL gratis ci lavorano davvero. In quel caso il sindacalismo diventa patriottico, mentre se rivendica la retribuzione delle ore lavorate danneggia il paese.

Ma tutta questa infamia è in realtà un pretesto. Per imporre il lavoro senza diritti e a titolo gratuito o quasi bisogna far sì che ogni forma di conflitto sia dichiarata fuorilegge in quanto danno al paese. Il governo conservatore britannico di Cameron sta varando un durissima legge antisciopero che i suoi stessi parlamentari hanno definito da dittatura fascista. Il pretesto in quel caso è stato il rifiuto dei lavoratori della metropolitana di Londra di lavorare di notte, anche in questo caso senza organici e retribuzioni adeguate.

Renzi ed i suoi hanno lo stesso obiettivo del primo ministro di sua maestà. Anche da noi si vogliono varare nuove leggi antisciopero, che si aggiungano a quelle pesanti già in vigore. Del resto il presidente del consiglio ha detto che a Marchionne spetta un monumento e se il capo della Fiat diventa un bene culturale, allora è giusto tutelarlo, imponendo a tutto il paese il regime di lavoro che vige a Pomigliano. A sostegno delle meschinità di Renzi e Franceschini si è scatenata la solita vandea della casta e del giornalismo di regime: i mostri del Colosseo hanno lasciato due ore i turisti ad aspettare che si svolgesse l'assemblea,vergogna! Il fatto poi che quella riunione sia un diritto garantito dalla legge e dalla Costituzione, non solo non fa riflettere il regime, ma lo incattivisce.

Le leggi e la Costituzione vanno cambiate se in esse trova ancora spazio la protesta, perché I lavoratori devono solo essere "usi a obbedir tacendo". Più di tanti discorsi sono vicende in fondo piccole come questa che mostrano il degrado raggiunto dalla democrazia italiana e dai suoi governanti, che ad ogni problema reagiscono manifestando tutta la loro arrogante ignoranza. Per questo, in nome della democrazia e della cultura bisogna stare senza se e senza ma con il lavoratori del Colosseo e con il loro diritto a lavorare con dignità e non come schiavi.

 
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