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Messaggi del 10/09/2015

 

Alessandro Gassmann voce degli artisti siriani da cinecittànews

Post n°12567 pubblicato il 10 Settembre 2015 da Ladridicinema
 

Ang10/09/2015
Serata di impegno sociale a Il cinema in giardino,  la serie di incontri organizzati nello spazio Garden alla 72ma Mostra di Venezia. Protagonista è Alessandro Gassmann, non solo come attore, ma come ambasciatore dell’Unhcr, Agezia delle Nazioni Unite per i rifugiati, per la quale ha realizzato il documentario Torn, resoconto del suo viaggio in Giordania e Libano per incontrare e filmare i figli della diaspora siriana, fuggiti da un paese dilaniato dalla guerra. “E’ il figlio di Vittorio? E’ bravo come suo padre?”, ci chiede un signore americano mentre aspettiamo che inizi l’evento. Aggiungendo: “perché secondo me Vittorio è meglio di Al Pacino!”. 

Complimenti a parte, il lavoro di Alessandro è veramente lodevole: ''Ci sono oltre 4 milioni di rifugiati costretti dalla guerra ad andare via da un paese millenario – racconta –  culla di civiltà, come la Siria, che oggi rischia l'estinzione. Sono andato alla ricerca di artisti, musicisti, attori, registi, pittori, poeti, che mi hanno raccontato quel che succede e il loro strazio. Sono loro che mantengono vivo il legame con la tradizione e la cultura di un popolo che oggi rischia di finire polverizzato. Gli artisti siriani mi raccontavano, e il fantasma della guerra ballava accanto e sopra noi. I caccia militari sfrecciavano verso il loro Paese con il carico di bombe. Di questa emergenza umanitaria - dice - non si parla abbastanza mentre il lavoro che fanno le organizzazioni umanitarie è eroico. I rifugiati sono argomento politico, strumentale e su cui spesso c'è cattiva informazione: solo il 2% è arrivato in Europa, il 98% è nei campi profughi. Bisogna essere accoglienti, dimostrare umanità, non certo essere spaventati da persone che hanno perso tutto casa e lavoro non per loro volontà. Ho pensato che non solo potevo essere utile alla sensibilizzazione essendo io un personaggio conosciuto, ma che potevo mettere il mio mestiere di attore e regista al servizio di questa operazione. Il Libano era per i siriani un posto di vacanza, quello che può essere l’Italia per i tedeschi. Ora bisogna fare i conti con la presenza di un milione e duecentomila persone che prima non c’erano. Eppure l’atmosfera è di assoluta fratellanza, accoglienza, normalità. Ce n’è di cose da imparare. E’ stato il viaggio più importante della mia vita”. 

Pivio & Aldo DeScalzi firmano la colonna sonora.“Aldo De Scalzi ed io - dichiara Pivio – teniamo moltissimo a testimoniare la nostra piena adesione al messaggio di un'opera che ha l'onore di avere il supporto dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. La nostra musica è, da sempre, ricca di contaminazioni fra oriente e occidente, fra nord e sud del mondo. E, in un momento così drammatico, ci sembra particolarmente importante dare un piccolo contributo allo sviluppo di una cultura dell'incontro e della solidarietà.”


 
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Maresco: il red carpet è un supplizio. A Venezia solo il mio film

Post n°12566 pubblicato il 10 Settembre 2015 da Ladridicinema
 

Stefano Stefanutto Rosa10/09/2015
Come l’anno scorso il regista Franco Maresco dà forfait alla conferenza stampa, questa volta de Gli uomini di questa città non li conosco, ritratto del drammaturgo, attore e regista Franco Scaldati
VENEZIA. Come l’anno scorso il regista Franco Marescodà forfait alla conferenza stampa, questa volta de Gli uomini di questa città non li conosco (fuori Concorso), ritratto del drammaturgo, poeta, attore e regista teatrale siciliano Franco Scaldati scomparso nel 2013. “Nessun segreto, nessun spirito polemico, è solo una questione caratteriale. Un festival impegnativo come Venezia richiede una disponibilità, una forza psicofisica che non possiedo, saranno l’età e gli impegni di lavoro - spiega Maresco - Attraversare il tappeto rosso sarebbe per me un supplizio. Certo c’è chi pagherebbe per farlo, il narcisismo è ormai patologico in Italia. Diciamo che mi sento inadeguato per questa mondanità, mi sento simile a Scaldati. Alla fine preferisco stare dietro le quinte, a lato”.

Scaldati è il protagonista del suo film con il suo teatro non tradizionale e d’avanguardia, cominciato nella seconda metà degli anni ’70 che ha raccontato il mondo palermitano degli emarginati, degli ultimi con una lingua reinventata. Un teatro che mette in scena una classe sociale che non ha mai avuto rappresentanza sul palcoscenico. Samuel Beckett sembra essere uno dei suoi riferimenti, ma lo stesso Scaldati si smarca affermando che nella sua poetica teatrale “c’è un percorso verso il divino, uno sguardo verso una possibile condizione della vita” e non il nulla.
Per Maresco il suo teatro costituisce uno straordinario esempio di resistenza morale e culturale di fonte alla barbarie che avanza senza tregua.
Il film si compone di immagini di repertorio della vita e della cronaca di Palermo, di spettacoli teatrali, di interviste e letture di Scaldati, di testimonianze di registi, amici e colleghi di teatro (tra i tanti Roberto Andò, Emma Dante, Roberta Torre, Giuseppe Tornatore, Goffredo Fofi, Letizia Battaglia, Elio De Capitani, Mario Martone).

Perché il film s’intitola Gli uomini di questa città non li conosco
Ho ripreso il titolo di due serate di letture e incontri dedicate a Scaldati che nel 2011 vennero organizzate a Palermo nella sala cinematografica Lubitsch che allora gestivamo io e Ciprì, un titolo che lui stesso scelse prendendolo dalla sua opera “Libro Notturno”. C’è un evidente riferimento al suo rapporto complicato e controverso con la città di Palermo, un rapporto che potremmo definire di odio e amore. Un titolo che racchiude il racconto di due storie che s’incrociano: quella di Scaldati e la sua lingua e le vicende palermitane degli ultimi 40 anni.

Le bellissime immagini in bianco e nero della Palermo sottoproletaria, prima del sacco edilizio degli anni ’60, da dove provengono?
Dal documentario di Robert Young Cortile Cascino, realizzato nel 1961, quartiere demolito nel ’68, un concentrato di miseria e povertà, scene di degrado che rimandano alle periferie del Terzo Mondo. Le immagini a colori di fine anni ’60 e primi anni ’70 sono state invece girate da Gianfranco Mingozzi. E poi ho anche utilizzato filmati amatoriali.

Quando e come ha conosciuto Scaldati?
L’ho incontrato grazie a Umberto Cantone attore e regista di teatro. Nonostante la differenza d’età, 15 anni più vecchio di me, avevamo radici comuni essendo cresciuti in quartieri vicini. E’ stata un’esperienza folgorante conoscerlo per me che allora lavoravo come regista in televisioni e radio private. Sentivo l’urgenza di mettere sotto racconto la Palermo di quel tempo, e Franco mi ha aperto l’orizzonte, da lui è arrivato l’impulso per trovare la mia strada artistica.

E’ tornato alla Mostra di Venezia dove l’anno scorso con Belluscone. Una storia siciliana vinse il Premio speciale della giuria di Orizzonti.
In verità pensavo di non farcela, il film non era ancora finito quando il direttore Barbera mi ha cercato. Nel giro di un mese, con l’angoscia di fare una minchiata, ho completato di corsa il lavoro. Una gran fatica con la consapevolezza che Franco meritasse questo sforzo. Quale altra migliore occasione di Venezia perché fosse conosciuto fuori dai confini siciliani?

Nel film all’uscita del Teatro Biondo di Palermo alla domanda ‘Conosce Scaldati?’, gli intervistati non sanno che rispondere. Sconfortante, no?
Si tratta di abbonati che dovrebbero conoscere un attore che per anni ha frequentato quel teatro. E’ il ritratto di un’Italia, non solo Palermo, che è cambiata, che ha assunto come modello la cultura televisiva, tutto quello che passa in questa vetrina. Una condizione che coinvolge giovani e non.

Nella sequenza finale dei funerali di Scaldati, c’è un affondo nei confronti degli amministratori locali che avrebbero fatto poco e niente per questo drammaturgo.
Scaldati per 40 anni è stato una delle voci più importanti e originali del teatro e della poesia italiani, ma non ha mai avuto uno spazio teatrale tutto suo stabile. Negli ultimi tempi le prove teatrali si tenevano a casa, in un piccolo studio dove s’accalcavano 10/15 persone. Negli anni in cui c’era abbondanza di lire, di finanziamenti alle imprese culturali, Scaldati ha ricevuto solo briciole, il minimo. L’amarezza di Franco era tanta. Ha pagato la scelta di non scendere a compromessi, di non far parte di un partito, di un gruppo che contasse. La sua unica priorità era il teatro.

Nel programma della Mostra la durata de Gli uomini di questa città non li conosco è di 115 minuti, ma in sala è stata proiettata una versione di 86 minuti.
Per rendere il ritmo del film più sostenibile ho preferito tagliare, per esempio, alcune parti di spettacoli teatrali.

Che vita avrà il suo film?
Non credo avrà una distribuzione in sala, ma essendo coprodotto da Rai Cinema, avrà una destinazione televisiva e poi in DVD.

Prevede di fare altro per tenere viva la memoria di Scaldati?
Il 24 febbraio andrà in scena nel ridotto del Teatro Biondo di Palermo con la mia regia “Tre di coppia”, uno spettacolo che riprende le coppie dei testi di Franco.

 
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Scamarcio papà ne "La prima luce": "Ho guardato con gli occhi di mio padre"

Post n°12565 pubblicato il 10 Settembre 2015 da Ladridicinema
 

Michela Greco10/09/2015
VENEZIA – Un dato reale di mille bambini all'anno sottratti solo in Italia e un film che nasce “dalla paura di quando, mentre stavo per diventare papà, un uomo mi ha raccontato la sua storia: un giorno è tornato a casa e non c'erano più la moglie e il figlio. Ci ha messo un anno per ritrovarli”. Partendo da queste premesse e da una forte urgenza personale, Vincenzo Marra ha realizzato La prima luce, con cui ha esplorato l'angoscia di Marco (Riccardo Scamarcio), un padre a cui la compagna Martina (la cilenaDaniela Ramirez) sottrae il figlio di 7 anni (Gianni Pezzolla) per portarlo lontano, nel suo Paese d'origine. 

Marra coglie la coppia quando la loro storia d'amore è già esaurita, tra recriminazioni, egoismi e violenze verbali, e fa partire il suo racconto – fatto di silenzi, sguardi e momenti sospesi – dalla fine del legame, quando la situazione sta ormai precipitando. La fuga di lei innescherà una via crucis disseminata di investigatori privati, psicologi, avvocati e giudici, che Marco dovrà incontrare a Santiago nella speranza di riavvicinarsi a suo figlio. “Questo è un tema moderno e inesplorato – ha spiegato il regista, il cui film è stato presentato alle Giornate degli Autori – ed è universale, perché chiunque può immedesimarsi nella situazione tragica di non trovare più il figlio al ritorno a casa. Nel film è la donna a fuggire con il bambino, ma io non volevo prendere una posizione, perché sono convinto che la persona più importante sia in ogni caso il bambino. Detto questo credo che un uomo possa dare a un figlio cose simili alla madre: ho dedicato parte della mia vita a dimostrarlo”.

Anche Scamarcio, che non ha figli, è convinto della pari capacità di uomo e donna nel crescere un bambino: “Ciò che conta è trasmettere l'amore, l'affetto, la sensibilità, i valori. Questo è stato un lavoro intenso, libero, di ricerca – ha detto l'attore – per prepararmi ho parlato con Vincenzo e incontrato alcuni genitori che hanno vissuto questa esperienza. Non essendo io padre, attingevo alla memoria del rapporto con mio papà e di come si comportava con me quando ero piccolo. Di quando mi portava al mare e facevamo le cozze, e io mi aggrappavo al suo collo. Ho guardato il piccolo Gianni con gli occhi di mio padre, una persona per me importante con cui ho sempre avuto un rapporto sano, e ho creato uno strano transfert. Ho anche pensato che la sensazione di paternità si può provare in altri termini, e vivere i film fatti come figli”. Per l'attore pugliese sono in arrivo, quindi, altri due “figli”: Io che amo solo te di Marco Ponti, con Laura Chiatti e Burnt di John Wells, in cui recita accanto a Bradley Cooper e un cast all-star: “Lì sono uno chef italiano che dispensa droga nella cucina di un cuoco (Cooper) che fa di tutto pur di ottenere la terza stella Michelin”. 

Ne La prima luce - il cui titolo rimanda alla “prima luce che vedono i bambini nascendo, e a quella che vedono a loro volta i genitori appena nasce un figlio”, ha detto Marra – c'è anche un ribaltamento dei confini: la protagonista Martina vuole tornare in Cile perché non riesce più a vivere in Italia. “Martina è una donna moderna – aggiunge il regista – che era venuta nel nostro Paese per amore e vuole tornare in uno Stato in espansione, in cui infatti la sua vita sarà migliore”. Prodotto dalla Paco Cinematografica di Isabella Cocuzza e Arturo Paglia, La prima luce sarà in 70 sale dal 24 settembre con Bim.

 
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Self/less

Post n°12564 pubblicato il 10 Settembre 2015 da Ladridicinema
 

Poster

Un uomo anziano e ricchissimo affetto da un cancro terminale si sottopone ad una radicale procedura medica che trasferisce la propria coscienza dal suo corpo a quello di un giovane uomo sano. Le cose sembrano andare per il meglio, finchè l'uomo non comincia a scoprire i segreti dell'origine del corpo che lo ospita.

  • FOTOGRAFIABrendan Galvin
  • MONTAGGIORobert Duffy
  • PRODUZIONE: Endgame Entertainment, Ram Bergman Productions
  • DISTRIBUZIONE: Eagle Pictures
  • PAESE: USA
  • DURATA117 Min

 
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Sangue del mio sangue

Post n°12563 pubblicato il 10 Settembre 2015 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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Sangue del mio sangue

Post n°12562 pubblicato il 10 Settembre 2015 da Ladridicinema
 

Poster

Federico, un giovane uomo d'armi, viene sedotto come il suo gemello prete da suor Benedetta che verrà condannata ad essere murata viva nelle antiche prigioni di Bobbio. Nello stesso luogo, secoli dopo, tornerà un altro Federico, sedicente ispettore ministeriale, che scoprirà che l'edificio è ancora abitato da un misterioso conte, che vive solo di notte.

NOTE:

Presentato in concorso al Festival di Venezia 2015.

 
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Non essere cattivo

Post n°12561 pubblicato il 10 Settembre 2015 da Ladridicinema
 

Poster

1995, Ostia. Vittorio e Cesare hanno poco più di vent'anni e non sono solo amici da sempre: sono "fratelli di vita". Una vita di eccessi: notti in discoteca, macchine potenti, alcool, droghe sintetiche e spaccio di cocaina. Vivono in simbiosi ma hanno anime diverse, entrambi alla ricerca di una loro affermazione. L'iniziazione all'esistenza per loro ha un costo altissimo e Vittorio col tempo inizia a desiderare una vita diversa: incontra Linda e per salvarsi prende le distanze da Cesare, che invece sprofonda inesorabilmente. Si ritrovano qualche tempo dopo e Vittorio cerca di coinvolgere l'amico nel lavoro. Cesare, dopo qualche resistenza, accetta: sembra finalmente intenzionato a cambiare vita, frequenta Viviana (una ex di Vittorio) e sogna di costruire una famiglia insieme a lei. Ancora una volta però il richiamo della strada avrà la meglio sui suoi propositi...

  • FOTOGRAFIAMaurizio Calvesi
  • MONTAGGIOMauro Bonanni
  • PRODUZIONE: Kimerafilm, Taodue Film, Andrea Leone Films
  • DISTRIBUZIONE: Good Films
  • PAESE: Italia
  • DURATA100 Min
NOTE:

Presentato Fuori Concorso al Festival di Venezia 2015

 
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Fantastic 4 - I Fantastici Quattro

Post n°12560 pubblicato il 10 Settembre 2015 da Ladridicinema
 

Titolo originale: The Fantastic Four

Poster

Fantastic 4 - I Fantastici Quattro, moderna re-interpretazione del team di supereroi più longevo della Marvel, è la storia di quattro giovani che vengono teletrasportati in un pericoloso universo alternativo, che altera la loro forma fisica in un modo sconvolgente. Le loro vite vengono inequivocabilmente stravolte, il team dovrà imparare a controllare le loro nuove abilità e a lavorare insieme per salvare la Terra da un loro vecchio amico diventato nemico.

 
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